lunedì 30 giugno 2014

L'Africa è un continente: l'Italia è piccola

Da: Il Messaggero - data del post

Migranti, 30 disperati morti asfissiati: in 600 ammassati in un barcone. Caso clinico sospetto a bordo

Sull'imbarcazione c'erano oltre 500 persone


Una trentina di vittime, corpi di profughi stipati all'interno di un peschereccio morti per avere respirato monossido di carbonio e un sospetto caso di malattie infettiva che ha fatto gridare all'allarme virale letale. 

Da ebola al vaiolo: sono state ipotizzate tutte le patologie, ma i medici specialisti sono rimasti a bordo della nave Orione, dove si trova il malato, anche se, per precauzione, il mezzo della marina militare non entra in un porto. Solo gli ultimi dati che arrivano dall'emergenza migranti, che non si ferma.

"Che fai? Li ributti in mare? Gli spari?"
Dice la gente con la ineluttabile accettazione di questo esodo biblico.
Certamente no!!
Ma altrettanto certamente non si può continuare ad accettare un'invasione che il nostro Paese non può reggere in nessun verso: non abbiamo le risorse per mantenerli, non abbiamo spazio... Poco più di 300.000 Km. quadrati non possono assorbire l'Africa.

Cosa fare dunque?
Non si può assistere al genocidio quotidiano da parte di traghettatori di esseri umani che ricordano gli schiavisti che andavano a requisire poveri neri in Africa, imprigionandoli nelle loro stive e traghettandoli come schiavi nelle piantagioni di cotone...

Si potrebbe emanare una legge speciale che preveda la fucilazione per l'indegno reato di strage di esseri umani, privati dei diritti più elementari, operato dai traghettatori..
Ma so già che i benpensanti contro la pena di morte non lo consentiranno mai, consentendo quindi la morte a mucchi dei traghettati..
Un'idea di civiltà ipocrita che gratifica solo chi la professa.

L'Europa degli egoismi se ne fotte dell'Italia e i soldi che dà per l'operazione di salvataggio sono risibili contro quelli che l'Italia versa nelle casse europee ogni anno.

I medici sul campo sanno benissimo che malattie scomparse e debellate in Italia si sono ripresentate in quantità notevole rispetto ad un tempo da quando sono arrivati soggetti defedati e malcurati dai Paesi dell'Est: un esempio è la tubercolosi. Da anni i casi sono aumentati. Non se ne parla come si dovrebbe per la solita ipocrisia: perché c'è il mito dell'accoglienza ed altre baggianate simili.
Ora con l'Africa ben altri rischi sanitari si potrebbero diffondere.
L'Italietta turistica di qualche anno fa, oggi con le difficoltà economiche un po' meno, che andava in vacanza in paesi africani dovrebbe ricordare le previdenze sanitarie che doveva affrontare prima durante e dopo quando visitava quei Paesi.

Alle menti di quell'Italietta non si affaccia il pensiero che i disperati dei barconi non vengono dai villaggi turistici ben controllati dove loro sono stati in vacanza, ma non si sa da dove, né come hanno vissuto, né da quale nulla sanitario provengono..

Quando arriverà l'epidemia vedrete come chiuderà le frontiere di Schengen l'Europa degli egoismi!

Spero di non essere Cassandra, lo spero per tutti noi. 

Pie donne - Fra realtà e letteratura

Il caso Guerinoni, venuto fuori grazie alla mappatura del DNA, ha scoperto scientificamente quello che si è sempre saputo e che passa di bocca in bocca nel mondo ristretto di ambienti circoscritti in città, (ma il mondo è piccolo e a volte il fato gioca brutti scherzi a chi vive nella menzogna), e di piccoli centri in provincia. Non c'è religione e frequentazione della chiesa che tenga... la morale è qualcosa di intimo e di personale e certi soggetti sono incorregibili.
Pubblico qui, come esempio, questa novella già pubblicata nella raccolta "Mostri e Ritratti" in cartaceo pochi anni fa.
Vi si narrano fatti reali di un luogo indefinito della provincia italiana, fatti che, come dimostrato nel recente caso di cronaca legato alla uccisione di Yara, sono costume comune nelle valli del nord, come nei paesini del centro e del sud di Italia. 


Pie donne

Il paesino rurale era poggiato sul fianco della collina, le poche case sparse erano collegate tra loro da strade sassose e sconnesse, sporche del letame lasciato dai muli, dai somari, dai cavalli, dagli armenti e dalle mucche. Unico edificio imbiancato era la chiesetta che si ergeva col suo piccolo campanile nell’aia grande, che costituiva anche la piazzetta del paese. Le altre case, nere del fumo dei camini, erano costruite in pietra grigia e risalivano al 1200.
Le famiglie che l’abitavano erano dedite alla coltivazione dei campi ed all'allevamento del bestiame solo per uso familiare. Vivevano così, semplicemente. Tutti possedevano la casa dove abitavano. Il prete veniva la domenica e tutte le feste comandate a dir Messa. Tutti erano credenti e cattolici.
Nella chiesetta ogni famiglia aveva il proprio banco. Le famiglie più ricche avevano il banco fatto con legno buono, ben lavorato e sopra c’era la targhetta metallica con il nome. Nessuno si sedeva nel banco di un altro a meno che non fosse esplicitamente invitato. A turno le famiglie si prendevano cura della chiesetta: si occupavano di tenerla pulita ed in ordine e preparavano l’altare per la Messa, cambiando i fiori appassiti con quelli freschi che coltivavano nei propri orti, lavando le ampolle per l’acqua e per il vino e riempiendo quest’ultima con il loro vino migliore.
Una delle donne della famiglia di turno si preoccupava di assistere il prete nella vestizione e lavava e stirava i paramenti in cotone e lino, riponendo con cura quelli ricamati in oro ed argento nelle cassapanche della chiesa. Si dedicavano a questa bisogna con devozione e si sentivano onorate del compito. 
Dopo la S. Messa il prete veniva invitato a colazione da una delle famiglie del paese: facevano a gara per avere questo onore. Apparecchiavano con le tovaglie ricamate a mano del corredo di nozze custodito gelosamente, con la tazza del servizio buono e tiravano fuori il dolce fatto in casa la sera prima e qualcuna chiedeva al prete se voleva l’uovo fresco sbattuto con un goccio di Marsala. Il prete accettava: era piacevole essere vezzeggiati come bambini. L’uovo fresco, negato al figlio gracile, veniva sbattuto per il prete e la bottiglia del Marsala, usato con il contagocce, veniva tirata fuori dallo stipo. Il prete non era sempre lo stesso: a volte veniva don Ivano, un vecchietto di un paesino della valle, a volte don Cosimo, anch’egli veniva da un paese a valle, in riva al fiume.
Don Ivano aveva un viso pallido e tondo, la tonaca spesso impolverata. Lo andava a prendere un uomo del paese con il mulo o con il somarello: intorno al 1955 ed anche oltre non vi erano che tratturi e mulattiere per raggiungere il paesino. Nei mesi caldi si vedeva arrivare don Ivano sul somarello, come Cristo a Gerusalemme, con un fazzoletto bianco legato intorno al collo a raccogliere il sudore ed un altro, con quattro nodi fatti agli angoli, messo sulla testa pelata a proteggersi dai raggi del sole. Davanti l’uomo, scuro negli abiti e nella pelle cotta dal sole, che tirava per la cavezza il somaro. 
    Non appena arrivava il prete uno della famiglia di turno suonava la campana. Veniva suonata altre due volte ad intervalli di dieci minuti, mentre il prete si preparava, poi iniziava la Messa.
Dalle case uscivano, fra un rintocco e l’altro, le donne per prime, con l’abito della domenica ed il libro della messa in una mano, chi sapeva leggere, e nell’altra il fazzoletto per il capo. Si affrettavano seguite dai figli più piccoli, anche loro con gli abiti puliti della festa, si incontravano cammin facendo e si salutavano chiamandosi per nome. Entravano compunte nella ombrosa chiesetta, intingevano la mano nella piccola acquasantiera e si segnavano frettolosamente con il gesto della croce, piegando il ginocchio volte verso l’altare e si affrettavano al banco aggiustandosi il fazzoletto sul capo. Avevano un’aria fervida ed intenta: pregavano. Poi arrivavano gli uomini che fino all’inizio della Messa erano rimasti fuori a chiacchierare nello spiazzo antistante la chiesa: tutti sbarbati e profumati di pulito nei loro abiti buoni. Entravano con il cappello in mano, in fila per intingere le mani nell’acqua benedetta, si segnavano con pudore poi si sistemavano in piedi in fondo alla chiesa. Solo i vecchi ed i bambini sedevano nei banchi con le donne.
Ecco che entrava anche “Morsichella”, la donna considerata la puttana del paese. In realtà si chiamava Maria ed era una donna con una faccia dai lineamenti forti, la pelle scura ed uno splendido sorriso. Aveva di natura un temperamento caldo e sensuale che era stato apprezzato dai maschi del posto per un verso ma che, per la mentalità ipocrita e retriva, era stato disprezzato per un altro. Era rimasta incinta, si diceva, di un uomo sposato con una donna nata in paese, ma che viveva col marito in città e tornava solo d’estate, ed era stato subito scandalo. La madre, una vedova che si era risposata, non sapeva come fare per difendere la figlia dalla sarcastica malignità della gente. Tutti si conoscevano da sempre, da generazioni, ma non c’era nessuna pietà per chi cadeva. La povera donna mandò la figlia in città, presso una parente, per sottrarla alla curiosità dei compaesani ma, all’approssimarsi del parto, la ragazza prese la corriera e tornò a casa.
La madre andò a prenderla alla fermata, fece in modo che arrivasse con le ombre della sera, ma la voce del suo ritorno si era sparsa comunque ed alcuni uscirono in strada per vederla passare con il vergognoso pancione. Qualcuno con rozzezza sottolineò la vergogna di Maria e la madre, oppressa, sbottò per difenderla: “Anche la moglie di Matteo è incinta!” Matteo era colui che l’aveva ingravidata. L’inusitata difesa fu ricusata:”Ma quella è sposata!!” La moglie dell’adultero conosceva le infedeltà di suo marito e le subiva, quando le fu riportata la frase della madre di Maria non se la prese nemmeno troppo e disse quasi timidamente: “Certo fra poco partorirò anch’io, ma io sono sposata...” A lei nacque una bimba, bionda e con gli occhi azzurri come Matteo, ed a Maria un maschietto, anche lui biondo e con gli occhi azzurri.
Maria, condannata ad un ruolo dall’ambiente, provò a sposarsi con uno di fuori. Il tempo di mettere al mondo un altro innocente ed il matrimonio era finito. Dopo ebbe una relazione con un altro uomo sposato del paese, un tale che di sua moglie diceva che “a letto era come avere fra le braccia un sacco”. Poi anche questa relazione finì. Ormai sulla strada della maturità, un po’ sfiorita, si mise con uno che viveva fuori del paese, in un casolare isolato, solo con la madre. Scapolo, di lui si diceva che andava con le galline e che con quel sistema ne aveva fatta morire più d’una. Era un uomo più giovane di lei, stupido, ottuso e rozzo.
Non gli parve vero di avere una donna in casa e cacciò la vecchia madre che non voleva “la puttana” in casa sua. Prima di cacciarla ci fu una lite in cui lui picchiò sua madre duramente. Intervennero i suoi fratelli, che abitavano tutti in città, e si ripristinò la presenza della madre in casa, ma Maria non ne uscì. 
Lavorò sodo, Maria, aiutando il suo rozzo convivente nei campi ed a sopportare meglio la vita; la cosa convenne anche alla vecchia madre che trovò in lei un valido appoggio per la conduzione della cascina.
Delle donne che entravano in chiesa la domenica Maria era la sola che aveva vissuto alla luce del sole una vita di promiscuità.
C’era l’Elvira, per esempio, che era stata fidanzata tutta la vita con Serafino, anche se aveva un marito e due figli di cui la prima, una bella ragazza, molto somigliante a Serafino. Il marito faceva il finto tonto, anche se in paese parlavano di quei due come di una coppia, tant’è vero che la gente di fuori pensava che l’Elvira non fosse sposata, visto che accostavano il suo nome sempre a quello di Serafino che era scapolo.
E la moglie di Vittorio? Chi l’avrebbe mai detto che una donnetta scialba, grassottella e bianchiccia, sposata ad un uomo bello, alto, magro e bruno, di notte sgusciasse dal letto coniugale per andare a gettarsi fra le braccia di un certo giovanotto che si chiamava Quinto. Forse Vittorio, pur bello, non l’appagava e preferiva dormire profondamente.....Chissà?! Quando Quinto si sposò raccontò i suoi trascorsi galanti alla moglie e quella raccontò in giro.....e così via....
Per non parlare di Piera. Tutti sapevano che aveva sempre riempito di corna il marito con tutti, anche con forestieri. La vita era dura e le consolazioni poche: solo le tempre oneste e gli spiriti forti resistevano al richiamo della carne, che era senz’altro più forte del richiamo delle leggi di Dio che ascoltavano compunte la domenica dalla bocca del prete.
Piera aveva fatto finire anche il fidanzamento della sua figlia più grande, comportandosi come la Lupa del Verga, ed il suo figlio più piccolo somigliava proprio all’ex-fidanzato della sua infelice figlia.
E che dire di Elisabetta? Uno dei suoi figli era uguale, anche nella voce, a Livio, un tipo che aveva molto successo con diverse donne sposate del paese perché, si diceva, era ben provvisto “da quelle parti”. Uno dei figli avuti dalla moglie era quasi identico a quello di Elisabetta e la gente, senza cattiveria, a volte li scambiava chiamando l’uno con il nome dell’altro. Quando poi si accorgeva dell’errore, siccome era del tutto involontario, si confondeva e si vergognava, non essendo stato lo scambio intenzionale. Ridacchiare e malignare era ammesso, ma la cattiveria doveva essere volontaria per essere giusta, non involontaria. Anche questo era un chiaro fallimento del prete e della religione che avrebbero dovuto inculcare in quella gente un senso morale. La moglie di Livio era serenamente cornuta, un po’ meno il marito di Elisabetta, che l’aveva anche picchiata più volte, senza però riuscire a correggerla. Il pover’uomo aveva cresciuto quell’anatroccolo fra i paperotti della sua nidiata e salutava Livio quando lo incontrava e gli sorrideva pure. Bisognava mantenere la faccia. Inutile fare il matto come il marito di Piera che una notte si voleva buttare nel fiume ed aveva tenuto desto tutto il paese che l’era andato a cercare con le lanterne. A voce alta dicevano che era il vino che gli aveva dato alla testa, che faceva così perché era ubriaco, ma sussurravano che era per la moglie che lo tradiva ed era una puttana.
Anche Pasqualina non mancava mai alla S. Messa. Ormai era vecchia e brutta, ma quando aveva circa quarant’anni attirò nella stalla un giovinetto di sedici anni e gli tolse la verginità. Una volta diventato uomo questi si sposò e raccontò a sua moglie la sua prima volta, la moglie raccontò alla figlia e così via.... Alla fine si sapeva tutto di tutti: un paese piccolo e tanti adultèri.
Pasqualina ebbe molti figli con suo marito ed uno di questi, un brav’uomo, sposò una ragazza della vicina regione Marche.  Questa giovane, dopo la nascita di due figli, si mostrava scontenta ed annoiata di vivere in quel piccolo borgo, ma ad un tratto cambiò: sorrideva, era allegra, ma sorrideva un po’ troppo al solito Livio.
Si seppe che il superdotato del paese aveva fatto un’altra “vittima”. Il figlio di Pasqualina fece la valigia e se ne andò. Abbandonava tutto: aveva un negozio con annessa osteria e qualche camera da locare ai pochi che si avventuravano lassù.
Qualcuno lo inseguì e lo fermò lungo la strada scoscesa che portava giù a valle, alla strada statale dove passava la corriera. Lo convinse a tornare non si sa con quali argomenti, forse i figli..... E lui tornò. Ma non fu più come prima: un velo di tristezza era sceso sul suo viso ridente, prima gli ridevano anche gli occhi che aveva di un bel colore celeste.  

*****

Accadde un fatto clamoroso in uno dei paesini della valle da cui veniva don Cosimo: suo fratello lo sorprese con sua moglie in flagrante adulterio! Fu uno scandalo di cui tutti i paesini lungo il fiume e sui colli intorno parlarono. Prete! E per di più con la cognata! Il fratello sconvolto dal doppio tradimento voleva partire, lasciare tutto: aveva una trattoria rustica con annessa locanda, vi si mangiavano delle meravigliose trote fresche cucinate dalla sua sciagurata moglie, ma lui voleva andarsene, abbandonare tutto! 
Poi le acque si calmarono, tutto si aggiustò, forse qualcuno intervenne, gli parlò.... Rimase. 
Suo fratello, dopo un periodo di tempo neppure tanto lungo, tornò a dir messa. I fedeli guardavano il suo faccione rubizzo e ascoltavano quel che diceva durante la predica, non si sa con quale credibilità. Il cerchio si era chiuso.   

sabato 28 giugno 2014

Gente incredibile... ma purtroppo vera...nella menzogna

Da: Il Giornale.it

L'ultima bugia di una madre che nega l'evidenza

Ester Arzuffi sostiene ancora di non aver tradito il marito. Ma la famiglia non le crede più
Tutto contrasta con ciò che lei ripete. Il riscontro del Dna. Le testimonianze di chi conosce il suo passato. Il risentimento di alcuni parenti. Ma lei, Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti, è incrollabile nelle sue certezze. «La scienza ha sbagliato», ha detto al «Corriere della Sera». È un'affermazione così paradossale che può fare o chi è talmente disperato da negare l'evidenza, oppure chi dice semplicemente il vero.
Con un legale a fianco, la madre del presunto killer di Yara Gambirasio si difende. Difende anche il figlio, ma prima di tutto tutela se stessa, la storia della sua vita, la sua reputazione. Puntella i 47 anni di matrimonio, nega la relazione clandestina con Giuseppe Guerinoni, ripete che Giuseppe Massimo e la gemella Laura Letizia sono figli di suo marito, Giovanni Bossetti. E si stupisce che la nuora non le presti fede. Dice che non crederà nemmeno a una confessione del figlio: «Dovrei guardarlo in faccia per capire se dice la verità. Ma non può accadere, perché non è lui l'assassino». Smentisce i test del Dna secondo i quali Massimo è figlio suo e di Giuseppe Guerinoni: «No, al cento per cento. Non sono mai stata con Guerinoni. A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto, questa è la verità». Eppure viveva nello stesso paese, lui la portava al lavoro, si frequentavano, si dice fossero molto amici. «Era solo una conoscenza. Tra conoscere una persona e avere intimità con lei ce ne passa. Ci siamo trasferiti nel 1969, sarà stato marzo o aprile, e i miei figli sono nati a ottobre del 1970, per altro con un mese di anticipo. Come possono essere figli di Guerinoni?». Ex operaia di una fabbrica tessile della Val Seriana, poi donna delle pulizie nelle case e in un asilo, ora da 10 anni badante di una signora di Terno d'Isola malata di Alzheimer. Una vita di sacrifici ha forgiato il carattere duro di Ester Arzuffi che resiste perfino alle evidenze scientifiche: «La scienza ha sbagliato. So che vado alla gogna, ma è così».
La sorella dell'indagato conferma la versione della mamma. È l'unica. Il primo a non crederle è il marito Giovanni, qualche vicino di casa l'ha sentito urlare tutta la rabbia e la vergogna per la tresca e per quasi 50 anni di imbrogli. Non le crede neppure Marita Comi, la madre dei tre figli di Massimo. Tra nuora e suocera non sempre fila tutto liscio, ma la donna che ha condiviso questi ultimi 15 anni con il presunto omicida di Yara dubita dei Bossetti. Non fornisce alibi al marito e ha urlato in faccia alla suocera tutto il risentimento per non aver saputo la verità sul padre del marito. Ma Ester Arzuffi non arretra di un passo: «Mia nuora mi ha ferito perché la verità è un'altra». Anche la cognata rifiuta la versione di una famiglia unita e irreprensibile. Piera Bossetti, sorella di Giovanni, non ha dimenticato le voci che si rincorrevano lungo la Val Seriana su Ester Arzuffi prima che diventasse sua cognata. «Eh, andava...», ammicca in un'intervista trasmessa dal programma «Matrix». Andava dove? «Con gli uomini andava, da giovane andava anche in giù di là, a Seriate. Avevo sentito voci che andava con gli uomini, cose sue, che faceva lei. Poi non ho più saputo niente perché non siamo mai stati a contatto».
Il marito, la nuora, la cognata: quanti familiari non escludono che Ester Arzuffi abbia avuto un amore segreto con Giuseppe Guerinoni dopo il matrimonio. «Mio fratello era un po' così - sospira Piera Bossetti - sempre stato così, non diceva mai niente, gli andava bene tutto». I ricordi si intrecciano con le malelingue, segreti mai detti trovano sfogo nella tragedia. Amori clandestini, figli della colpa, misteri sepolti nelle valli bergamasche. E questa donna di 67 anni che nega di avere avuto una doppia vita, come il figlio dagli occhi di ghiaccio nega di essere un killer nascosto dietro una vita irreprensibile.


COMMENTI
Cassandra2005
Sab, 21/06/2014 - 14:19
La verità è che non ho mai avuto rapporti intimi con Guerinoni. Al 100%. A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto. La verità si può cancellare come il disco fisso di un pc. Complimenti all'avvocato, la dichiarazione suggerisce sfiducia nella tecnologia e ci titilla, voi ricordate forse tutte le scappatelle di 40 anni fa? Facile pruderie alle spalle di un morto: che il Guerinoni, pace all'anima sua, ricordato nostalgicamente dalla pensionate delle valle come un gran bel pezzo d'uomo che qua e la ha marcato il territorio, si possa ridurre ad un'esperienza della mente.
oldpeterjazz
Sab, 21/06/2014 - 14:57
Se nel DNA si potesse individuare il "gene della menzogna" se ne troverebbero 30 chili tra Ester, Giuseppe e sua sorella.

Raoul Pontalti
Sab, 21/06/2014 - 15:48
"voi ricordate forse tutte le scappatelle di 40 anni fa?" frase che è l'epitaffio sulla moralità padana. Si tratta di una moglie, sposata da tre anni che avrebbe le scappatelle in numero tale da non ricordarsi nemmeno con chi possa averle fatte... Che uno o una non possa ricordare tutte le trombate con il proprio partner passi, ma non ricordare se ha avuto un partner diverso dal marito in costanza di matrimonio, ma cos'era un bordello ambulante? In realtà la frase è rivelatrice della moralità dell'autrice e di un certo mondo.

Non credo ci sia molto da aggiungere per la gente normale...
Poi, si sa, c'è gente che passa la vita a rimuovere la realtà.. aggiustandosi la propria e quella degli altri.

venerdì 27 giugno 2014

Ultime su Rocca Priora (RM)

Ricevo dal referente del Comitato Acqua Pubblica di Rocca Priora (RM) Alessandro Bacco il resoconto del suo incontro del 24 giugno u.s. con il Segretario Comunale Dott.ssa Giuditta Silvia Liantonio  

considerazioni sull'incontro con la dott.ssa Liantonio. 
A parte la sua disponibilità nel ricevermi e raccontarmi di come il comune sia in torto per la questione depurazione e per cui alcuni componenti di Ex giunta siano ancora sotto giudizio da parte del tribunale di Velletri, Si è resa disponibile a farmi visionare tutta la documentazione in merito, Ma al momento ha negato una copia cartacea della stessa in tempi brevi contrariamente a quanto scritto nella sua risposta a penna sulla lettera di richiesta protocollata in data 15 maggio di cui devo rimediare copia. Martedì prossimo visionerò 2 Faldoni zeppi di documenti da cui Forse potrò estrapolare le info cercate. Detto ciò è assodato Che la depurazione e la fognatura dal 1 marzo 2006 è a carico del comune di ROCCA PRIORA.
Inoltre è stata molto pervasiva sulla questione dei canoni adducendo che il comune è stato in dissesto per cui non si può permettere di restituire i soldi ai cittadini (anche se terminato il 31 dicembre 2013) inoltre assevera che il vecchio consorzio della doganella ha un debito di circa 120mila euro Col comune per cui è in giudizio. È caduta Dalle nuvole quando le ho comunicato Che ogni anno acea versa al comune circa 120mila  euro per il 2013 mentre per gli anni precedenti la somma era maggiore fino a sfondare i 400 mila euro nel biennio 2006-2008, somme derivate dalla riscossione in bolletta dei canoni di depurazione e fognature da parte dei cittadini. L'atto di indirizzo del febbraio 2014 per il passaggio completo al servizio idrico integrato e Quindi anche dei depuratori e fognature ad acea è ferma in commissione consiliare perché quest'ultime sono prossime alla rinomina, visto il recente rinnovo del consiglio comunale e tra le righe ha dichiarato Che questa amministrazione difficilmente approverà lo schema di convenzione per il passaggio. Inoltre ha decretato la totale incapacità gestionale dell'emergenza sanitaria sia dal punto di vista amministrativo che tecnico del sindaco e del vecchio assessore all'ambiente Dott. Giuseppe Giovannetti su cui pende ancora il giudizio del tribunale. Si attendono sviluppi...

Alessandro Bacco

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Sull'avvio della raccolta differenziata, invece, riporto la mia personale esperienza.
Dopo aver scaricato l'Ordinanza del Sindaco ed il calendario dei ritiri (ho già una rodata esperienza nel Comune di Sabaudia LT dove ho delle case) ho atteso questa benedetta consegna del kit che Rocca Priora ha stabilito debba avvenire porta a porta e, avvicinandosi la data dell'inizio (30 giugno p.v.), ho telefonato due volte al Comune incontrando gentilezza e collaborazione ma senza alcun esito.
Alla prima telefonata mi è stato fornito il nominativo del referente per la SARIM, ditta vincitrice dell'appalto, il quale contattato ha dato due giorni per la consegna nella zona dove abito: entrambi passati senza che si facesse vivo alcuno.
Stamane seconda telefonata, l'impiegata saputa la zona si è informata e mi ha richiamato: la consegna secondo le sue informazioni doveva avvenire stamane. Sono le h. 16:00 passate e non si è visto nessuno.
Ad un sms l'incaricato SARIM risponde gentilmente che "In queste ore ci sono 15 ragazze che stanno consegnando a tutti... mi scuso per il disagio".
Ma non si poteva iniziare prima tale distribuzione?
Molti partono per il fine settimana e dovranno ritirare il kit a proprie spese di benzina e tempo percorrendo Km. 3 all'andata e 3 al ritorno, quando nell'appalto sicuramente questa consegna "porta a porta" è stata conteggiata e pagata dai contribuenti.
E quelli che non guidano e si muovono con i mezzi pubblici come faranno? Prenderanno l'autobus carichi di secchietti e buste?




Trasparenza fra amministrazione e cittadini

COMITATO ACQUA PUBBLICA ROCCA PRIORA
Referente: Bacco Alessandro


                                                      
                                                                       Comune di Rocca Priora
                                                                       Ufficio Protocollo
                                                                       Piazza Umberto I
                                                                       00040
                                                                       Rocca Priora (RM)





OGGETTO: RICHIESTA RILASCIO COPIE

        Il sottoscritto Bacco Alessandro, per conto del Comitato Acqua Pubblica, chiede, ai sensi del Decreto Legislativo n. 33 del 14 Marzo 2013 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, il rilascio in copia del contratto stipulato da codesta amministrazione con la Soc. gestore del Servizio Idrico ACEA ATO2 SpA, avente ad oggetto l’affidamento del “servizio idrico integrato”, in base al D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 recante “Norme in materia ambientale.
Inoltre si richiede copia della delibera comunale o delibere comunali sia di consiglio che di giunta che autorizzano la cessione del servizio idrico e il passaggio dal “Consorzio Acquedotto Doganella” al gestore subentrante ACEA ATO2 per la fornitura idrica nel territorio comunale. In particolare si richiede l’attestazione documentata in cui si evince il mancato passaggio delle infrastrutture della rete fognaria esistente e dei depuratori attivi nel 2006 al nuovo gestore.

Certo di una risposta nei termini di legge previsti, cordialmente saluto.


Rocca Priora lì


                                                                                  Il Referente
                                                                              Alessandro Bacco

Il giorno giovedì 15 maggio 2014 13:06:11 UTC+2, alessandro bacco ha scritto:
Vi rilascio copia della richiesta di copia al comune di Rocca Priora che presenterò oggi all'ufficio protocollo.



Alla prossima

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L'ACQUA NON SI TOCCA!!! 

giovedì 26 giugno 2014

Bravo Renzi! Finalmente un Capo del Governo di cui essere orgogliosi

Da: TGCOM 24

Renzi: "Europa, diamoci una smossa" Ma non c'è l'accordo sulle nomine

Rinviata a venerdì la ricerca di un'intesa. Intanto il premier si scontra con la Merkel, e le rinfaccia lo sforamento di Berlino, nel 2003, del limite del 3% nel rapporto deficit-Pil. E nel toto-nomi spunta anche quello di Enrico Letta per la presidenza del Consiglio Ue

 - "Se vogliamo bene all'Europa, dobbiamo darci una smossa". Lo ha detto Matteo Renzi al suo arrivo all'incontro del Pse di Elverdinge, in Belgio, che precede l'inizio del vertice Ue di Ypres. A quanto pare, però, l'invito non è stato raccolto: l'accordo tra i 28 leader Ue sulla ricetta per rilanciare crescita, investimenti e occupazione non c'è, e la ricerca di un'intesa è stata rinviata a venerdì.
Nella notte gli "sherpa" torneranno al lavoro sulla bozza programmatica presentata dal presidente Ue, Herman Van Rompuy, per "esplicitare in modo più chiaro" il tema di una maggiore flessibilità rispetto al documento consegnato ai leader. Tra i promotori dell'incontro c'è stato il premier italiano, Matteo Renzi, convinto che ci siano spazi per rendere più evidente il legame tra riforme e flessibilità. "Non c'è una posizione dell'Italia contro altri. C'è una posizione del Pse e del Pd, il partito che ha preso più voti di tutti. Ed è la posizione di chiedere tutti insieme di scommettere sulla crescita preoccupandoci un po' di più dell'Ue e delle famiglie e non solo della burocrazia", ha ribadito il presidente del Consiglio.

Tensione tra Renzi e la Merkel - La discussione è però stata segnata da un momento di tensione tra Renzi e la Merkel: tra i due ci sarebbe stata "una discussione accesa". Il premier italiano, secondo fonti europee, si sarebbe rivolto alla cancelliera tedesca sottolineando che l'Italia non farà come la Germania nel 2003 (quando Berlino sforò il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil) ma, al contrario, rispetterà i patti. I toni tra i due, però, si sono fatti più concilianti durante la cena.

I capi di Stato e di governo dell'Unione devono comunque ancora trovare un'intesa complessiva che consenta di sciogliere il nodo che lega la designazione di Jean-Claude Juncker (Ppe) per il posto di presidente della Commissione europea a un programma di lavoro per il prossimo esecutivo comunitario che soddisfi le richieste degli eurosocialisti di Renzi e Hollande. La richiesta è di andare oltre la formula sul "buon uso" dei margini di flessibilità, specificando come questo principio sarà applicato. Magari concedendo più tempo per la riduzione del debito, oppure eliminando le spese per investimenti produttivi dal calcolo del deficit o concedendo deroghe all'obbligo di cofinanziare con fondi nazionali i progetti che beneficiano degli aiuti Ue.

Il Pse spinge ancora Juncker - Renzi su questo è stato chiaro. "C'è un ok su Juncker - ha detto al termine del pre-vertice socialista - ma solo con un documento che indichi dove vuole andare l'Europa. Come Pse siamo d'accordo su questo, ora vediamo con gli altri". Poco prima Renzi aveva incitato l'Europa a occuparsi "di più di crescita e occupazione" spostando l'attenzione dalla burocrazia alle famiglie.

Renzi può contare anche sul pieno appoggio della Francia e di quello del vicecancelliere tedesco, l'Spd Sigmar Gabriel. Ma è con la Merkel che bisogna fare i conti: la cancelliera, pur avendo aperto al concetto di flessibilità, sembra restia ad andare oltre. E anche sul fronte delle nomine la partita non è semplice. Oltre alla candidatura Juncker ci sono infatti altre caselle importanti da riempire, a cominciare da quella del presidente permanente del Consiglio Europeo. Un fronte sul quale incide la posizione del premier inglese, David Cameron, fermamente deciso a dire "no" all'ex premier lussemburghese perché ritiene che "non rappresenti il cambiamento", bensì un errore che l'Europa sta commettendo.

Spunta il nome di Enrico Letta - L'opposizione di Cameron a Juncker potrebbe essere superata venerdì con un voto a maggioranza, ma intanto la posizione inglese sembra aver fatto cadere l'ipotesi di candidare al Consiglio la premier danese Helle Thorning-Schmidt, socialdemocratica liberista gradita al Downing Street, che ha però fatto sapere di non avere interesse a questo genere di "compensazioni". Il nome della premier danese è però rilanciato anche dal Financial Times, che indica pure per la presidenza del Consiglio l'ex premier italiano Enrico Letta. E mentre i leader socialisti insistono per arrivare entro venerdì a definire il pacchetto nomine, il premier irlandese, Enda Kenny, ritiene che "ci sarà un nuovo Consiglio europeo il 17 luglio", cioè solo dopo che il Parlamento Ue avrà votato il successore di Barroso.
Divertente l'immagine degli schiavi (sherpa) che scrivono alacremente correndo dietro a chi decide, cambia, valuta...
Grande il nostro Renzi che ha le palle per ricordare alla Merkel i loro "sforamenti": quando ha fatto comodo a loro si è potuto farlo.
Dunque continua ad essere un'Europa senza solidarietà e vera Unione: l'unione è solo di interessi, quanto più possibili della nazione di ciascuno...
Fa bene Renzi ad essere deciso e chiaro su "dove si vuole andare", verso "quale" Europa, perché così non va tanto bene.

mercoledì 25 giugno 2014

Calcio che da alla testa

Da: Libero quotidiano.it

Mario Balotelli: "I fratelli negri non mi avrebbero mai tradito"


Mario Balotelli
La risposta di Balotelli è arrivata proprio sui social,su Instagram. Dove scrive: "Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano - premette -. L'ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA. Ci tenevo fortemente a questo mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso. Si magari potevo fare gol con la costa rica (minuscolo, ndr) avete ragione ma poi? Poi qual'è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo?".
"Non ho sbagliato niente" - Ribatte alle accuse, Balotelli, colpo su colpo. Non ha nulla da rimproverarsi, o quasi, o quantomeno non nei termini in cui stanno fioccando i rimproveri e le critiche. "La colpa - prosegue - non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente. (a livello caratteriale)". Frasi un po' scomposte e sgrammaticate, scritte di getto, probabilmente, nel pieno della furia e del rammarico. Ma rimbomba e rimbomberà a lungo quel "non ha sbagliato niente". E ancora: "Quindi cercate un'altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo Paese".
"I negri non mi tradirebbero" - Poi la parte finale. La più dura. La più accesa. La più rabbiosa. Quella che rimbomba e rimbomberà ancor di più. "O forse - riattacca -, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro 'fratello'. MAI. In questo noi negri, come li chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?". Insomma, per Super Mario i "fratelli negri" non lo avrebbero mai tradito. Quegli italiani che lo chiamerebbero con disprezzo "negro" invece sì. Nessuno però lo ha attaccato per il colore della pelle, nessuno lo ha "tradito" o accusato per questo, ma solo per ciò che non ha fatto sui campi di calcio e che invece "ha fatto" - o meglio, combinato - negli spogliatoi, con i compagni di squadra, durante gli allenamenti, con chi ha creduto in lui senza mai essere ricambiato.

Ma basta con questa storia della "negritudine"! Basta!
Ogni volta che ci si deve difendere da qualcosa o giustificare di qualcosa si fa la vittima con il fatto di avere la pelle nera!
Eh! No! Allora si vuole essere degli intoccabili!
"Mi critichi perché sono nero, ce l'hai con me perché sono nero ecc. ecc."
A parte i pallidi sottosviluppati umani che girano e chiamano "negro" le persone della razza di Cam per reazione al sentimento di inferiorità che sentono, avvertendo la loro nullità intellettiva e culturale, nessuno in Italia è scioccamente e barbaramente razzista! Dunque Balotelli è un ragazzo immaturo e può dire "che non ha sbagliato in niente" solo se il suo comportamento in questo mondiale è dovuto a precise indicazioni tecniche del CT.
Se ha dovuto obbedire ad un tatticismo perdente e frenante di Prandelli allora ha ragione, se no cerchi di crescere e in fretta perché è pure padre!
Poi la frase "non ho scelto di essere italiano" è assurda, seguita da " L'ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA" ... Ah Balotè... ma guarda che ogni italiano può dire la stessa cosa eh?!
Ognuno nasce dove capita: e allora?
Poi questa storia degli africani che sono meglio di noi italiani ... ti prego leggiti un po' di cronaca e storia recenti per favore...
Ti sfugge che i peggiori nemici del popolo nero sono i loro governanti che li affamano e li costringono a fuggire dalla loro terra mentre loro vivono da nababbi?
Ti sfuggono i massacri in vari Paesi africani in cui neri massacrano altri "fratelli" neri?
Leggi bello di mamma, leggi documentati perché ti farebbe tanto bene!

Educazione stradale

Per gli idioti che non sanno comportarsi in rotatoria


Dalla Newsletter della Assicurazione LINEAR

Negli ultimi anni, le rotonde (o rotatorie) si sono diffuse su tutto il territorio nazionale perché utili a smaltire il traffico più velocemente. Ma i guidatori sembrano ancora in difficoltà nell’attraversarle. Come si guida nelle rotonde?

Ci sono diversi tipi di rotonde ma le più diffuse sono quelle “alla francese” (in cui la precedenza spetta sempre a chi è già dentro alla rotatoria) che hanno incontrato il gradimento degli amministratori locali italiani negli ultimi anni perché smaltiscono il traffico in modo più fluido e veloce. A patto di sapere come ci si deve comportare.
Cosa dice il Codice della Strada - Il Codice della Strada non prevede disposizioni specifiche per la circolazione nelle rotatorie: di conseguenza, il comportamento corretto può consistere soltanto in consigli generali, pur nel rispetto delle regole della circolazione disposte dal Codice della Strada.
Dare la precedenza, entrando - Di norma, all’imbocco della rotatoria “alla francese” c’è un segnale che impone di dare la precedenza a chi è già all’interno, e tale indicazione deve essere tassativamente rispettata, come in qualunque altro caso. Può sembrare un’ovvietà ma la realtà ci pone spesso di fronte a continue infrazioni. Provate a pensare all’ultima rotatoria che avete affrontato: quanti guidatori hanno effettivamente dato la precedenza a chi era già in rotonda, nonostante il cartello?
L’uso dei segnalatori di direzione (le cosiddette "frecce") - Per le sue caratteristiche, la rotonda alla francese va considerata come una carreggiata normale. Per questo, non è necessario segnalare con la freccia a sinistra l'entrata in rotonda ma è fondamentale, anzi, obbligatorio segnalarne l’uscita perché equivale alla svolta a destra su altra carreggiata (il Codice della Strada prevede l’obbligo di segnalarlo, art. 154).
In presenza di più corsie, l'uso delle frecce diventa ancora più utile perché chiarisce a chi deve entrare e a chi è già in rotonda quale traiettoria si intende tenere.
L'utilizzo delle frecce ha un valore pratico ed esalta la caratteristica della rotonda, quella cioè di velocizzare il traffico pur garantendo sicurezza. Infatti, chi è in attesa per entrare in rotonda ha un'indicazione precisa sulle intenzioni di chi la sta già percorrendo. Chi si trova a transitare nella rotonda, d'altro canto, potrà utilizzare al meglio le corsie a disposizione.
Link Utili:
- Consigliamo di consultare la voce "Rotatoria" su Wikipedia, dove è possibile vedere un'immagine di simulazione del traffico (e dell'uso delle frecce) su una rotonda, e una guida redatta da un’autoscuola.
- Segnaliamo che molti Comuni, nell'adottare le rotatorie, mettono a disposizione dei cittadini/automobilisti dei veri vademecum sul loro corretto utilizzo, attraverso il sito internet: consigliamo, perciò, di rivolgersi all'Ufficio Relazioni con il Pubblico del proprio Comune per verificare la disponibilità di tale documento. Ad esempio, quello tratto dal sito del Comune di Modena, ma un motore di ricerca potrà dare molti altri risultati.

Vorrei tanto che lo leggessero gli stupidi arroganti come quello che ho incontrato venerdì 20 giugno in Grottaferrata alla piccola rotatoria di Via XXIV maggio incrocio con Via Anagnina... Non è possibile non capire niente e guidare ugualmente. L'individuo non era in grado neppure di capire cosa vuol dire la segnaletica orizzontale e verticale visibilmente presente prima di entrare in rotonda!
Sapranno certi sottosviluppati cosa vuol dire questo cartello?

Sapranno cosa vogliono dire questi triangolini rovesciati che stanno prima di entrare in rotonda?

martedì 24 giugno 2014

Raccolta differenziata

Rocca Priora RM - Via Mediana una settimana fa
Oggi è ancora così.








Speriamo di non vedere più fra poco questi squallidi spettacoli grazie all'introduzione della raccolta differenziata in questo comune dal 30 giugno prossimo.
In realtà il materiale edile che si intravede accanto al sacco nero è lì da un preciso giorno in cui, quasi contemporaneamente, una signora che conosco, e che ha il figlio iscritto al Movimento 5 Stelle, l'ho involontariamente sorpresa a scaricare una grossa pianta con un altrettanto grosso apparato radicale, aiutata dal suo giardiniere, accanto agli indifesi cassonetti.
A motivazione di una non certo corretta scelta, la insospettabile signora mi ha detto che la discarica è aperta solo il sabato o la domenica e allora....
E allora noi che andiamo in discarica siamo scemi si vede! 
Qualche giorno dopo la pianta è stata portata via dai pietosi incaricati del ritiro della nettezza urbana, ma il materiale di risulta edilizia (non so da chi scaricato) è ancora lì!
Il livello di inciviltà è massimo e andrebbe sanzionato. Tanto questo tipo di persone non ha vergogna né remore: per loro conta solo la multa.

Per la differenziata ormai noi siamo rodati grazie al comune di Sabaudia che l'ha introdotta da un po'.
Anche lì, l'ho documentato con foto, gente incivile continua a volte a gettare sacchetti in giro: addirittura in zone protette e di interesse naturalistico. Ma credo che qualche sanzione fiocchi, perché i trasgressori sono pochi.

Vedremo cosa avverrà nel comune dove vivo più stabilmente.
Una gentile impiegata dell'Ufficio Tecnico mi ha spiegato stamane che stanno ancora distribuendo il kit agli abitanti porta a porta. Nel caso non trovino gli interessati in casa lasciano un avviso su dove poterlo ritirare.
Dal sito del comune, comunque, ho già scaricato l'ordinanza del sindaco con il calendario dei ritiri.  

Per la guida è importante il cervello, non gli occhi

Ravenna, pirata della strada travolge e uccide un bambino di 3 anni

L'automobile, probabilmente una Mercedes di colore scuro, l'ha colpito mentre stava attraversando la strada con la madre sulle strisce pedonali. Il proprietario del veicolo non si è fermato e ora è ricercato dalla polizia

Ravenna, pirata della strada travolge e uccide un bambino di 3 anni
Un bambino di 3 anni è stato ucciso ieri sera da un pirata della strada mentre stava attraversando sulle strisce pedonali insieme alla madre. Dopo averlo travolto l’automobilista non si è fermato a prestare soccorso e ora è ricercato dalla polizia. L’incidente è avvenuto intorno alle 21 di ieri sera aPonte Nuovo, alle porte di Ravenna, davanti all’abitazione della famiglia del bambino. Secondo le prime ricostruzioni a investirlo sarebbe stata una Mercedes di colore scuro, probabilmente con una targa straniera. Dopo essere stato travolto dall’automobile il piccolo è stato trascinato per un’ottantina di metri. Trasportato in ospedale, è morto poco dopo. 
Solo in questi primi sei mesi del 2014, le piraterie hanno provocato la morte di 47 persone e hanno fatto 473 feriti. Gli incidenti che hanno coinvolto anche i bambini sono 29, di cui 2 sono morti mentre 32 sono rimasti feriti. Tragico anche il bilancio 2013, con 52 bambini morti in 832 incidenti.

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Da: Il Messaggero
14 giugno 2014

Neonato in carrozzina investito sulle strisce pedonali, non è grave

Un neonato in carrozzina è stato investito sulle strisce pedonali stamattina a Roma, in via Salaria all'angolo con via Yser. Secondo quanto ricostruito dalla polizia municipale, il bambino di appena due mesi era con la madre e stavano attraversando sulle strisce quando l'auto ha investito la carrozzina. Il piccolo è stato trasportato in codice giallo al Bambino Gesù e non è in gravi condizioni. Il conducente della macchina si è fermato a prestare soccorso. Sul posto per i rilievi i vigili del II gruppo.
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Non voglio dilungarmi in altri esempi di cui la cronaca è tristemente piena: le statistiche già raccolgono i dati e ne traggono le conclusioni.
La legge sul rilascio delle patenti va cambiata, come molte cose in Italia.
Come molte cose in Italia si è severi con chi può fare poco male e si è permissivi con chi ne può fare molto.
I controlli sono inefficaci, fatti a caso e dunque inutili.
Mi baso su fatti concreti. Ogni giorno, anche nel fare un breve percorso, vedo trasgressioni ribalde del Codice della Strada. I trasgressori sono di tutte le età e arroganti. Perché? Perché sono sicuri dell'impunità.
La persona corretta ci rimette, giacché per evitare lo scontro si deve fermare per far passare il prepotente che non rispetta la precedenza che dovrebbe dare, il quale spesso parla sfacciatamente al cellulare, insulta chi protesta per il sopruso... e così via! A volte, accanto a questi microepisodi quotidiani e continui, passano auto della Polizia Municipale, della Polizia di Stato, dei Carabinieri.. e tirano dritto. Un tempo era impensabile che non si fermassero di fronte ad una evidente trasgressione, oggi i controlli vengono programmati: si ferma la pattuglia e fa i controlli fermando, più o meno a caso, gli automobilisti.

Pochi giorni fa, mentre transitavo dentro una rotonda all'europea, ho incrociato un tizio che si è immesso con prepotenza tagliandomi la strada a pochi metri dal muso della mia auto: ho suonato il clacson e ho preteso la mia precedenza ma il prepotente, un uomo sui trenta anni, mi ha gridato: "Devi da dà la precedenza a destra!"
Ho tentato di gridargli: "Ma quale precedenza a destra?! Questa è una rotonda all'europea! Ma hai i triangoli rovesciati prima di immetterti, che vogliono dire che devi dare la precedenza!"
Quello ha continuato ad urlare come un disco rotto:  "Devi da dà la precedenza a destra!"
Dietro di me guidava mio marito con un'altra auto ed ha visto la scena.
Dice che la bestia che, evidentemente, oltre ad essere un prepotente è anche all'oscuro di cosa è il Codice della Strada, mi si è attaccato al paraurti per farmi paura per un buon tratto di strada, cosa frequente nei bruti che guidano, ma è difficile che una automobilista esperta e con i nervi saldi come me si metta paura, tutt'altro, so attuare delle tecniche di guida che mettono in difficoltà gli idioti che provano a fare della strada un Far West.

Questa mia abilità e assenza di incidenti (ad eccezione di tre o quattro piccoli urti alle carrozzerie nell'arco  di 47 anni di guida) non mi salva dai "rigorosi" controlli medici sulla vista!
Ho già scritto della mia parziale disabilità visiva: già all'età di 9 mesi mia madre si accorse che strabizzavo l'occhio destro. Si scoprì in seguito che si trattava di una lesione alla retina che oscurava la visione centrale lasciando fortunatamente la visione periferica che consente di muoversi a piedi e dunque non è cecità totale. Grazie all'altro occhio, che in seguito ha avuto anch'esso delle lesioni periferiche, posso leggere e guidare l'auto.
Sempre per mia fortuna, queste lesioni si sono fermate e sono almeno 38 anni che i miei occhi presentano la medesima situazione. Da sempre debbo rinnovare la patente ogni 5 anni e passare la visita con la Commissione Medica Provinciale per gli invalidi: insomma quella per le patenti speciali. Le patenti speciali danno delle limitazioni: non solo per il controllo più frequente (5 anni contro i 10 delle patenti normali), ma anche, ad esempio nel mio caso, nel non poter guidare macchine sportive e superiori ad una certa cilindrata.
Pur guidando benissimo (cosa riconosciutami da molti) e anche in ore buie e con forte pioggia, sono soggetta a queste leggi vessatorie ed umilianti per una persona autonoma ed attiva come sono a 68 anni. Cinque anni fa, al penultimo rinnovo, hanno voluto un ulteriore esame della vista, oltre quelli sempre fatti in loco, la campimetria. Credevo fosse una cosa chiesta una tantum da un Presidente di Commissione pignolo, invece è una precisa richiesta di legge del tutto nuova. Anche oggi, al rinnovo quinquennale, hanno chiesto questo esame da fare però soltanto in una struttura pubblica!
Sappiamo tutti che gli esami nelle ASL del SSN si debbono prenotare con largo anticipo... mesi.. Nel frattempo non si guida più!
La frustrazione e la limitazione della mia libertà personale sono grandissime! E lo sono ancora di più nella consapevolezza che, se si è così rigorosi con chi ha disabilità visive, non lo si è altrettanto con chi ha il cervello bacato e guida in modo dissennato.
Anche scremando la popolazione automobilistica da drogati, gente che fa uso abituale di psicofarmaci, gente che beve alcool, rimangono le persone, frequentissime, che disdegnano il Codice della Strada inventandosi un Codice a loro uso e consumo personale: dunque di fatto degli alienati, degli asociali che non vogliono piegarsi alle Regole che una Società deve darsi per dirsi civile e vivere gli individui nel rispetto degli uni con gli altri. 
E sono soprattutto quest'ultimi che creano grossi incidenti e danni e non certo chi ha disabilità visive: giacché un buon cervello può usare molto bene poca vista, mentre un cervello balzano può usare molto male la migliore vista possibile!