Da: Il Giornale.it - Lucio Di Marzo
L'ultima lettera di Foley ai parenti, affidata a un compagno rilasciato
A recapitare le parole del reporter fu Daniel Rye Ottosen, un fotografo danese liberato a giugno
La famiglia di James Foley, il reporter statunitense ucciso in Siria dagli uomini dello Stato Islamico, ha pubblicato oggi su facebook una lettera che era riuscito a fare uscire di nascosto dal carcere, grazie all'aiuto di un compagno di prigionia, Daniel Rye Ottosen, fotogiornalista danese liberato a giugno.
A recapitare le parole del reporter fu Daniel Rye Ottosen, un fotografo danese liberato a giugno
La famiglia di James Foley, il reporter statunitense ucciso in Siria dagli uomini dello Stato Islamico, ha pubblicato oggi su facebook una lettera che era riuscito a fare uscire di nascosto dal carcere, grazie all'aiuto di un compagno di prigionia, Daniel Rye Ottosen, fotogiornalista danese liberato a giugno.
Il padre di Fole
mi torna in mente l'andare al centro commerciale con papà, un giro in bicicletta molto lungo con mamma. Ricordo così tanti bei momenti di famiglia, che riescono a portarmi via da questa prigione. Sogni in cui vedo la famiglia e gli amici mi portano via e riempiono di gioia il mio cuore.
So che mi state pensando e che pregate per me. E ne sono davvero riconoscente. Vi sento vicini, soprattutto quando prego. Prego perché continuiate a essere forti e a credere. Sento davvero di potervi toccare, anche nell'oscurità in cui prego.
In diciotto siamo stati rinchiusi nella stessa cella, cosa che mi ha aiutato. Abbiamo conversato a lungo di film, piccolezze e di sport. Abbiamo inventato giochi dagli scarti trovati nella nostra cella...abbiamo trovato il modo di giocare a dama, scacchi e a "Risk"[simile al RisiKo! (ndr)]. Abbiamo messo messo in piedi tornei, spendendo certe giornate a prepare strategie per il gioco o la conferenza del giorno dopo. Giocare e insegnarci l'un l'altro hanno aiutato a passare il tempo. Sono stati molto d'aiuto. Ci raccontiamo storie e ridiamo per spezzare la tensione.
Ho avuto giorni buoni e altri meno. Siamo così grati quando qualcuno viene lasciato andare; ma chiaramente desideriamo con forza la nostra libertà. Cerchiamo di incoraggiarci e di farci forza l'un l'altro. Ora siamo nutriti meglio e ogni giorno. Ci danno il tè, ogni tanto anche caffè. Ho ripreso molto del peso perso nell'ultimo anno.
Penso molto ai miei fratelli e alle mie sorelle. Ricordo le volte in cui con Michael giocavano al buio ai lupi mannari e molte altre avventure. Penso a quando mi rincorrevo con Mattie e T attorno al bancone della cucina. Mi rende felice pensare a loro. Se c'è ancora qualcosa nel mio conto in banca. voglio che vada a Michael e Matthew. Michael, sono così fiero di te e grato nei tuoi confronti per i ricordi d'infanzia e nei tuoi e nei confronti di Kristie per quelli dell'età adulta.
E big John, quanto mi ha fatto piacere venire in Germania per fare visita a te e a Cress. Grazie per avermi accolto. Penso molto a RoRo e provo a immaginare com'è Jack. Spero abbia la personalità di RoRo.
E Mark...sono così fiero anche di te. Ti penso ora che sei sulla costa Ovest e spero che tu stia campeggiando e usando lo snowboard. Mi ricordo soprattutto quando siamo andati al Comedy Club a Boston insieme e il nostro grande abbraccio dopo lo spettacolo. I momenti speciali fanno sì che la mia speranza non si spenga.
Kate, sono tanto fiero di te. Sei la più forte e la migliore di noi!! Ti immagino lavorare duramente, per aiutare gli altri nel tuo mestiere di infermiera. Sono davvero felice del fatto che ci siamo scritti, prima che io fossi catturato. Prego di poter esserci al tuo matrimonio...e quasi sembro la nonna da quello che scrivo!
Nonna, ti prego, prendi le tue medicine, fai qualche passeggiata e continua a ballare. Ho in programma di portarti al Margarita's quando tornerò a casa. Sii forte perché avrò bisogno del tuo aiuto per riavere la mia vita indietro.
Jim
Gli U.S.A., Guantanamo, sono pretesti come altri per dar sfogo al proprio Nulla della Belva che esiste solo se sopraffà e uccide, per il solo abominevole gusto di farlo.
A Guantanamo non uccidono. Certo torturano, pare. Ma non si tratta di innocui reporter ma di terroristi che hanno fatto scorrere sangue umano...
Uccidere in un simile modo, a freddo, cosa guadagnerebbe alla loro "causa" di islamici che ritengono di essere i soli depositari della volontà divina?
Solo scuse per dar sfogo alla loro barbarie, come è sempre stato e, purtroppo, sempre sarà, perché questa tipologia umana muore e altra ne rinasce, non si estingue.
Nell'ascoltare le ultime parole di questo povero giovane reporter che inginocchiato dice quello che il vigliacco carnefice che si copre il volto vuole che dica, mi sono chiesta perché si è piegato a dirlo: per paura? La paura di morire quando era certo come l'avrebbero ucciso? Di fronte alla certezza della privazione dell'unico bene irripetibile dell'esistenza perché non sputargli in faccia al vile carnefice? Cosa poteva fargli di peggio di ciò che si accingeva a fare? Forse qualche illuminato studioso della mente può spiegare il meccanismo che si ingenera nella vittima sacrificale: forse si blocca ogni lucidità che possa far pensare che peggio di quello che sta accadendo non può accadere e dunque far reagire con il massimo del disprezzo verbale e fisico verso la bestia immonda armata di coltello, a calci e sputi, visto che le mani le aveva legate.
Invece docile ha recitato quello che volevano per poi subire una morte orrenda.
Da persona che un poco di Anatomia Umana Normale l'ha studiata mi chiedo con quanta fatica quel mostro abbia potuto recidere una serie di muscoli potenti, di tendini ed infine le vertebre cervicali forti e spesse con il loro contenuto: non si recide facilmente una testa dal busto, l'unico modo per farlo di netto e senza orrenda macelleria lo trovò il Dottor Guillotin.
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