Da: Corriere della Sera.it
«Ecco come ho ritrovato
mio figlio dopo 42 anni»
Gianluca Marucchi a «Chi l’ha visto» cercava la propria madre. Ha trovato il padre e quattro fratelli
di Iacopo Gori
«Stamattina è morto Nerino, il mio cane: aveva 19 anni. Ho pianto. Stasera ho ritrovato mio figlio, Gianluca. Non avevo notizie di lui da 42 anni. Oggi è il 19 marzo, la festa del papà. Ma ti rendi conto? Una cosa fantastica, incredibile». La telefonata finisce così, senza altre parole.
Giacinto Migliori - «nome difficile da portare, mi chiamano tutti Romolo» - ha 69 anni. Una vita movimentata. Fa il pittore, dipinge acquarelli con gli olivi argentati e i tetti delle case della campagna toscana, vive da oltre venti anni in un piccolo mondo meraviglioso che sembra finto chiamato Poppiano, sulle colline intorno a Firenze.
Giacinto (Romolo) con il figlio Gianluca in braccio
È orgoglioso delle sue origini, viene da Castro dei Volsci («Il paese di Nino Manfredi»). Ha una faccia pasoliniana, del secolo scorso. Un accento romanesco mai attutito. Una scarsa attitudine alle pubbliche relazioni perché le cose le dice sempre e in faccia a tutti ma a Firenze - nonostante il carattere - lo conoscono in tanti. Da più di venti anni vende i suoi acquarelli in via Calzaiuoli, tra piazza del Duomo e piazza della Signoria. Non a tutti, solo a chi vuole lui. Non è un problema di soldi ma di persone. Sceglie lui a chi vendere. Perché è fatto così, controcorrente da sempre. Un personaggio. Come quando legge Gesualdo Bufalino o Ettore Petrolini per gli amici o recita pezzi di Pasolini.
Non parla molto volentieri della sua vita passata. Intensa quanto movimentata. Ma nel muro accanto al caminetto, vicino a dove dormiva Nerino, insieme alle foto degli amici più cari ha da sempre una foto ingiallita, tagliata da una parte: un ragazzo con in collo un bambino. «Quello è Gianluca, mio figlio, e quell’altro sono io». E dov’è ora Romolo? «E chi lo sa? Non ho notizie da 41 anni». Inutile chiedere a Romolo. Se vuole ti dice lui. «La madre chiamava la polizia quando io arrivavo a Torino. Io poi andai in Olanda. Seppi che fu dato in adozione. L’ho cercato con il cognome Migliori, il mio, o Freddi, quello della mamma. Niente». Storie di altri tempi. Inconcepibili nell’era dei social media e del dna.
Gianluca in realtà cercava la madre. Sapeva di avere dei fratelli. Una madre e un padre. Era stato adottato da una famiglia di Torino, a sei anni. E ora voleva sapere la verità. Si è rivolto a «Chi l’ha visto». Mercoledì scorso ha raccontato la sua storia su RaiTre. Gianluca Marucchi è un uomo forte. «I bracci doppi» dice Franco Casaglieri «Un bello sguardo, da ragazzo per bene». Gianluca ha avuto una vita in salita. Da solo (e grazie a una famiglia che l’ha adottato) si è costruito pezzo per pezzo la sua vita, non in maniera facile. Ha fatto il fotomodello per grandi marche di moda. Poi il paracadutista nella Folgore. Poi ha messo su un’impresa di onoranze funebri, un’azienda che funziona bene. E una bella famiglia con due figli. Ha affrontato la vita a viso aperto, senza paure. Quella vita che non era stata molto tenera con lui. Ma aveva delle risposte fondamentali che gli mancavano. È andato a «Chi l’ha visto» a cercare la madre. Ha scoperto che era morta e che lui aveva quattro fratelli (avuti da sua madre con quattro uomini diversi) e un padre vivo.
Gianluca Marucchi
È squillato il telefono di Romolo. Era Fanny, un’amica pittrice. «Non riattaccare. Guarda che su RaiTre c’è tuo figlio, accendi subito». Romolo ha cambiato canale e si è attaccato al telefono. Mercoledì prossimo, nella nuova puntata di «Chi l’ha visto», andrà in onda l’incontro tra Romolo (Giacinto) e Gianluca. Loro si sono visti domenica a Poppiano. Gianluca è voluto andare da solo a trovare suo padre. Emozione troppo forte. Si sono visti dopo che Romolo ovviamente aveva litigato con la produzione del programma che rallentava l’incontro per organizzare al meglio le riprese. «Quando mi ha visto mi ha detto “Non c’è bisogno di fare il dna, sono tuo figlio”». E te che gli hai risposto? «Oh, nun c’è bisogno de fà la colletta quando mmuoio..ce pensi te ar funerale».
«Sì sono commossi sì, tu vedrai - dice Franco Casaglieri, uno degli amici storici di Romolo nonché compagno di giochi di Roberto Benigni, pratese doc, esperto di donne e filati - se tu vedi gli occhi lo capisci subito che sono babbo e figlio. E’ stata una cosa da schiantare da ridere. Una cosa bellissima, incredibile. Il miracolo di Nerino o uno scherzo di Carlo Monni?»
Giacinto Migliori (Romolo), il figlio Gianluca e Fanny, l’amica pittrice di Romolo (Foto Gianni Frati)
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Questo articolo non può rendere le immagini che ho visto nella trasmissione "Chi l'ha visto" e le parole dette da quest'uomo emozionato a cui è capitato il miracolo di ritrovare un figlio mai dimenticato ma che, per vicende ora da lui chiarite, in pratica gli è stato sottratto.
Con una rara freschezza umana, data l'età che le vicende difficili dovrebbero appannare, il padre di Gianluca ha narrato la sua vicenda.
Forse perché è un artista si è conservato spontaneo in modo addirittura ingenuo e non ha nascosto la sua emozione, fino al punto che, incalzato dalle domande della giornalista di "Chi l'ha Visto" che gli smuovevano ricordi e sentimenti, la voce gli si è incrinata cedendo alla commozione che, con pudore, ha cercato di nascondere senza riuscirci.
Egli è stato un ragazzo padre, non essendo sposato, mentre la bella donna alta ed imponente, da cui Gianluca ha preso la corporatura e che è sua madre, era sposata ed egli ha detto anche il cognome del marito, che poi chiese il disconoscimento della paternità ottenendolo e Gianluca fu iscritto all'anagrafe con il cognome della madre: Freddi.
"Perché non lo riconobbe?"
Chiede l'inviata della benemerita trasmissione.
L'uomo, piccolo, magro, scattante, ha un moto sincero:"Io volevo dargli il mio cognome! Ma lei non volle e inizialmente Gianluca si chiamava ... - e dice il cognome del marito della madre - Poi il marito fece il disconoscimento di paternità e lei non volle dargli il mio perché sapeva che io lo avrei mandato da mia madre e dalle mie sorelle in Francia. Lei aveva già quattro figli... Io avevo 24 anni e lei 38."
Sorride ai ricordi della notte d'amore nella quale generò il figlio ritrovato, dimostrando un certo romanticismo... Dice:"Lei l'aveva con me.. capisci..perché io l'ho lasciata."
Da una busta tenuta con cura trae delle vecchie immagini tenute come reliquie: in una foto egli appare giovanissimo con Gianluca in braccio e la bellezza imponente della madre, ormai morta, accanto.
Lui è un bel giovane con il disegno della bocca che richiama il disegno della bocca di Gianluca.
Il piccolo ha la fisionomia tenera del Gianluca adulto. Il padre tiene al suo bambino e si vede da come lo regge amorevolmente in braccio e lo guarda protettivo e orgoglioso.
Ma egli non poteva rivendicare nulla su quel bambino di fronte alla legge. La madre ha preferito metterlo in un istituto piuttosto che farlo vivere con i suoi consanguinei: nonna paterna e zie che vivevano in Francia.
Perché lo avrebbe avuto lontano? Difficile ammetterlo, visto che lontano è finito comunque, abbandonato fra estranei finché addirittura non è stato adottato ed ha cambiato per la terza volta il cognome.
Un aspetto non chiaro è dato dal fatto che fosse sposata ma che i suoi 4 figli avessero tutti il suo cognome: Freddi. Forse il matrimonio è successivo a queste sue maternità di padri diversi? Forse, anche se Gianluca è frutto di un ennesimo amore non coniugale, voleva che almeno lui non portasse il suo cognome di ragazza madre?
Forse il fratellastro che ha telefonato in trasmissione potrà chiarire a Gianluca questo aspetto della madre ormai defunta.
Dal punto di vista del padre è una storia bella e commovente: egli per tutta la vita si è chiesto che destino avesse avuto il suo bambino e, evidentemente, ne parlava con tutti mostrando le due uniche foto-reliquia, perché la pittrice che vende i suoi quadretti per strada a Firenze, come lui, ne era così edotta che appena ha sentito la storia di Gianluca in televisione lo ha chiamato gridandogli: "C'è tuo figlio a "Chi l'ha visto"!!!"
Una bella storia perché finita bene. L'ennesima di un essere umano che, pur avendo avuto genitori adottivi amorevoli, cerca sempre i suoi genitori naturali, quei genitori naturali che ad Anna Giulia Camparini sono stati negati.