Il Fatto Quotidiano, Domenica 25 maggio 2014
Acea, gli affari di
Caltagirone Editore passano anche per l’appalto del call center
Appalto
ottenuto senza gara dal 2008. Nel 2012 business favorito dal caso delle bollette
pazze che ha però impattato sui conti della società romana dell'acqua e della
luce
di Fiorina Capozzi
Una volta trovata la quadra sul nuovo amministratore delegato di
Acea, al sindaco di Roma
Ignazio Marino
resteranno da regolare ben altre questioni con il socio
Francesco
Gaetano Caltagirone, proprietario del 16,34% della
società capitolina
dell’acqua e della luce. Prima fra tutte quella del
call center
Acea800 e dei suoi rapporti con l’azienda di outsourcing
E-Care di cui il costruttore-editore è socio al 15 per cento attraverso
la Caltagirone Editore, poco dietro alla Astrim (47,8%) che ha come primo
azionista
Unicredit, anche se ha dato le sue quote in pegno a
Mittel, la finanziaria bresciana cara a
Giovanni
Bazoli. Fino alla campagna elettorale del 2013 per il Campidoglio, poi,
della E-Care era azionista anche
Alfio Marchini, ex candidato
sindaco al comune di Roma che interpellato in merito ricorda di non avere da
tempo il controllo diretto o indiretto della società. Nel 2008 la Acea, tramite
la controllata Acea8cento, assegna alla E-Care i servizi di “gestione overflow
chiamate”, ovvero il surplus di telefonate della clientela che la società da
sola non riesce a smaltire attraverso il suo call center in pieno conflitto
d’interesse e senza alcuna gara d’appalto. La società, in buona sostanza,
eredita il contratto triennale vinto nel 2005 dalla neoacquisita
B2win di Caltagirone con una gara europea. I vertici di Acea,
all’epoca guidata dal manager in area Pd,
Andrea Mangoni, ora a
capo della
Sorgenia dei De Benedetti, ritengono infatti di
poter assegnare la gestione delle chiamate in eccesso senza ricorrere a un bando
perché si tratta di una piccola quota dell’insieme delle telefonate ricevute
(10%).
Nei fatti però il rinnovo dell’appalto si trasforma in un ottimo affare
per la E-Care. Complice anche lo scandalo delle
bollette pazze,
ovvero dei problemi del sistema informatico Acea che, per errore, recapitava
bollette sovradimensionate provocando le ire e le denunce degli utenti.
Risultato: all’inizio dello scorso anno la multiutility, di cui il
Comune di Roma ha il 51%, è stata costretta a
ricapitalizzare
Acea8cento, l’azienda dei call center controllata al 100% da Acea che
nella prima semestrale 2012 ha registrato un peggioramento della marginalità
della divisione energia per via dei “maggiori costi esterni registrati da
Acea800 in parte legati alle attività di outsourcer per complessivi
1,9
milioni”. Alla fine dell’anno il bilancio risulta poi anche più
oneroso: l’incremento dei costi di gestione delle telefonate della clientela,
legato a doppio filo con la vicenda delle
bollette pazze con
cifre stratosferiche per consumi solo presunti, aveva infatti portato Acea8cento
a chiudere il 2012 con una
perdita da quasi 1,7 milioni, in
netto peggioramento rispetto all’esercizio precedente. Come se non
bastasse l’azienda, di cui è amministratore unico
Rita Bizzoni, moglie
del segretario nazionale del
Sunia (Sindacato
Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), Luigi Pallotta, è poi anche
appesantita dall’indebitamento di 6,8 milioni. Di questa somma, 4,5 milioni sono
denari da versare ai fornitori fra cui principalmente la E-Care spa (3,5
milioni) “per gestione di overflow e overtime del contact center”, cioè per
integrare i servizi di Acea8cento.
Manna dal cielo per la E-Care che non naviga in acque tranquille. La
società, nella quale quattro anni prima Caltagirone aveva apportato la sua
omologa azienda di outsourcing, B2Win appunto, aveva dovuto infatti utilizzare
la riserva sovrapprezzo azioni per parte della copertura di 3,3 milioni di euro
di perdite 2011 realizzate l’anno antecedente. Nel 2012 poi, quando l’affare
delle bollette pazze era nel pieno e la
Federconsumatori
offriva ormai delle vere e proprie guide per salvarsi dagli indebiti salassi
targati Acea, E-Care, che a maggio 2012 ha incorporato la E-Care Contact,
migliorava decisamente i conti chiudendo l’esercizio con un utile prima delle
imposte da 477mila euro. Certo, in termini di risultato netto, l’azienda era
rimasta in rosso (621mila euro), ma in una situazione nettamente migliore
rispetto all’anno prima e con un fatturato in crescita del 5,5% a 62
milioni.
Di sicuro E-Care, azienda che impiega 1.732 persone, ha beneficiato
della crisi che ha spinto diverse imprese ad esternalizzare alcuni servizi fra
cui i call center. Tanto più che può già contare su una serie di società
pubblico-private come l’azienda pubblica dei trasporti
milanesi
Atm e quella romana
Atac o il gestore
degli spazi commerciali
Grandi Stazioni (controllata dallo
Stato attraverso le Ferrovie, ma partecipata dallo stesso Caltagirone tramite
la
Vianini Lavori), oltre che su imprese private importanti
come la
Sorgenia di De Benedetti,
Banca
Intesa, Vodafone, Fastweb, Telecom e persino il
Gruppo 24
Ore editore del quotidiano economico
Il Sole24Ore e la
principale agenzia di stampa del Paese, l’
Ansa. Senza contare la
commessa dell’
Istituto nazionale di
statistica.
“Sulla base dei contratti esistenti e delle iniziative commerciali in corso,
– si legge nella relazione sulla gestione del bilancio chiuso al 31 dicembre
2012 della E-Care spa – nel 2013 si prevede una
crescita del fatturato
ancor più marcata (+7%) anche in ragione del previsto avvio di nuove
attività a più alto valore aggiunto”. E del resto, secondo il management di
E-Care, il
buon portafoglio di clienti permette alla società di
dormire sonni tranquilli: “Il miglioramento della redditività operativa
conseguito nel 2012 è stato principalmente raggiunto tramite il mantenimento
della
profittabilità delle commesse che, a fronte di un
incremento del 5% del fatturato, hanno mantenuto un livello di marginalità in
linea con quello dell’esercizio precedente”. Comunque, a scanso di equivoci, per
meglio riorganizzarsi, E-Care indica già nel bilancio 2012 che per l’anno
successivo ha intenzione di avvalersi della
cassa integrazione in
deroga per una parte del proprio personale. Così oltre ai fortunati
appalti della multiutility controllata dal Comune, la società di Caltagirone e
soci potrà fruire anche degli ammortizzatori sociali pagati dai
contribuenti. Di positivo c’è che alla fine, nel 2013, la E-Care tornerà
in pareggio mantenendo i livelli occupazionali. Quanto ad Acea, al momento è in
corso una gara d’appalto per chiamate in eccesso per l’affidamento dei servizi
di call-center e back office “da aggiudicarsi al prezzo più basso”. La gara
dovrebbe concludersi entro l’autunno. Intanto E-Care continuerà a gestire il
servizio. A prezzi che però già oggi Acea800 ha tagliato di circa il 20 per
cento. Non resta quindi che attendere per vedere chi vincerà l’ambita commessa