"Tutto per bene" è una delle tante commedie di Luigi Pirandello. Posseggo tutta la sua opera fra cui "Maschere Nude", una bella edizione in due volumi in cui sono raccolte tutte le sue opere teatrali. Il genio della letteratura scende nell'animo umano meglio di uno psicanalista, scavando nei meandri della psiche dei personaggi che crea e che simboleggiano tipi e situazioni umane realissimi. Questo rende la sua opera universale. Chi ha il dono della scrittura, chi è un VERO scrittore, grande o piccolo che sia, ha la capacità di cogliere dalla realtà quegli aspetti che ai più sfuggono per fissarli sulla pagina, analizzando e scandagliando i caratteri delle persone, fino a vivisezionarli mettendone in evidenza le contraddizioni, le menzogne, i sentimenti più riposti.
Leggendo la cronaca recente e le vicende di quella donna che è la madre dell'uomo il cui DNA è stato trovato addosso al cadavere della piccola Yara Gambirasio, mi è tornata in mente questa commedia che vidi nel meraviglioso teatro televisivo in bianco e nero tanti anni fa. La parte dell'ignaro e disprezzato Martino Lori era recitata mirabilmente da Renzo Ricci e quella della figlia da una giovane e bella Raffaella Carrà, ancora non involgarita nelle lucrose parti di show-woman a cui poi si darà.
Questa la trama, presa da Wikipedia:
La commedia s'incentra sulla figura di Martino Lori il quale, rimasto vedovo della propria moglie, sembra non riprendersi da tale luttuoso avvenimento. Ha una figlia, Palma, affidata fino al diciottesimo anno di età ad un tutore, il senatore Manfroni: questa, raggiunta la maggiore età, si sposerà con Flavio lasciando solo ed abbandonato il padre, verso cui nutre un profondo disprezzo.
In realtà, l'odio coltivato da Palma ha ragion d'essere perché è convinta, come tutti coloro che credono di conoscere l'ingenuo Lori, che questi sappia la verità sulla sua famiglia ma per interesse e convenienza finga di non sapere che la moglie morta era un'adultera, che lei stessa, che passa per sua figlia, sia invece il frutto della relazione con il senatore Manfroni e che persino il lavoro, che egli esercita come dipendente di Manfroni, sia stata una copertura per permettere gli incontri e la tresca tra i due amanti.
Scoperta la verità con un tempestoso colloquio con la figlia, Lori è disperato, poiché è stato raggirato per la sua intera esistenza da tutti coloro che gli erano vicini: solo adesso, egli dice, la moglie gli «muore davvero uccisa dal suo tradimento».
Scoprirà l'onesto Lori che il suo amico, il rispettabile e onorato Senatore del Regno, non solo lo ha tradito e ingannato prendendogli la moglie, ma ha anche sottratto degli appunti al padre di lei, famoso scienziato, pubblicando a suo nome un'opera scientifica.
Egli dunque scopre di essere stato considerato da tutti non solo un miserabile ma anche un imbecille
« Lori: Ma io, ho potuto essere un imbecille, finché ho creduto a cose sante e pure: all'onestà! all'amicizia! Ora non più » |
Lori adesso potrebbe vendicarsi del miserabile Manfroni portandolo alla rovina ma capisce l'inutilità di rispondere al male con il male e preferirà cogliere l'affetto della figlia non sua che, riconciliatasi con lui, comprenderà che il finto padre, in buona fede, non ha simulato la sua ignoranza degli avvenimenti.
« Palma: Ma perché è vero, vedi! è vero ora il mio affetto per te! Non è mica inganno! Il mio affetto, la mia stima,sono una realtà in cui tu puoi vivere, e che s'imporrà a tutti e anche a te » |
(Tutto per bene, atto terzo)
Ecco, il povero Giovanni Bossetti, da quel che scrivono sui giornali, era ignaro di essere ingannato da sua moglie e credeva suoi i figli invece frutto di un adulterio. Chissà quanta gente che "sapeva" avrà pensato male di lui... come nella commedia pirandelliana...
Invece l'uomo a cui è stata rubata la vita, perché con l'inganno non gli è stato consentito di scegliere, magari di andarsene, piange e grida disperato per la vergogna.
Ecco la grandezza e l'universalità di Pirandello: la vita è commedia.
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