Da: La Stampa
POLITICA
07/07/2014
Italicum, salta l’incontro Pd-M5S
Di Maio: restiamo al tavolo con Renzi
Annullato il vertice sulla legge elettorale. Il premier ai dissidenti dem: «Serve responsabilità». Guerini: «Anche noi per il confronto». Stasera resa dei conti
ROMA
È saltato l’incontro di questo pomeriggio tra Renzi e i Cinque Stelle. Dopo le avvisaglie della vigilia oggi è arrivata la conferma. Che porta la firma di Roberto Speranza, capogruppo del Pd, a Montecitorio: in una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini ha spiegato che «il confronto potrà svolgersi solo dopo formali risposte» da parte del movimento di Grillo. Eppure, in casa Cinque Stelle, poco prima, era invece arrivata la conferma del vertice: «Oggi io, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e Maurizio Buccarella incontreremo il Pd per l’incontro decisivo sulla legge elettorale», annunciava il vicepresidente M5S della Camera, Luigi Di Maio, dalla sua pagina Facebook e Twitter.
Di Maio (M5S): “Gli accordi erano diversi”
Di Maio non l’ha presa bene. «Da ora in poi parleremo solo con Renzi, nel Pd gli altri non sono affidabili, siamo esterrefatti», ha sottolineato il vicepresidente della Camera, raccontando come dai due vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani siano arrivati notizie diverse sull’incontro che doveva tenersi oggi pomeriggio alle 15. Poi ragiona su quello che è successo:«Quello che a noi dispiace è prima di tutto il fatto che si è persa un’occasione oggi, per gli italiani, per arrivare a punto concreto», afferma il vicepresidente M5s: «Noi abbiamo le idee molto chiare, ma vediamo dall’altra parte molta confusione», aggiunge.
Il M5S: “Ma non vogliamo fare saltare il tavolo”
Però il Movimento 5 Stelle cambia verso. E nonostante lo smacco dell’incontro saltato i pentastellati aprono alle trattative. «Ora aspettiamo quali sono le reazioni dall’altra parte», dice Di Maio, «non c’è nessuna volontà di far saltare questo tavolo». «Il nostro è stato un weekend di lavoro per cercare di mettere a punto le nostre proposte». Tra queste il nodo delle preferenze. Per il M5S «i cittadini devono poter scegliere e noi vogliamo dal Pd una risposta chiara su questo», puntualizza il vicepresidente della Camera nel corso della conferenza stampa a Montecitorio.
Guerini: “Neanche il Pd vuole fare saltare il tavolo”
Ma il Pd non ci sta a passare per volta gabbana. «È chiaro - afferma Guerini - che neanche il Pd intende far saltare il tavolo, consapevole del fatto che l’urgenza delle riforme chiama tutti a lavorare con impegno e tempestività, confrontandoci con tutti». «Ho l’impressione - aggiunge- che Di Maio scambi la logistica con la politica. Nei giorni scorsi più volte abbiamo chiesto al M5s di esplicitare la sua posizione rispetto ai dieci punti proposti, pubblicamente, sulla legge elettorale e sulle riforme». «Ciò che è importante - aggiunge Guerini - è che il confronto non si esaurisca e da questo punto di vista è chiaro che neanche il Pd intende far saltare il tavolo, consapevole del fatto che l’urgenza delle riforme chiama tutti a lavorare con impegno e tempestività, confrontandoci con tutti».
Il Pd alla resa dei conti coi «dissidenti»
Al di là dello scontro tra Pd-M5S, questa settimana sarà decisiva per le riforme costituzionali a partire da quella elettorale, con l’approdo in Aula del disegno di legge Boschi. E il dibattito interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso. Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, ieri è stato Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, a respingere al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. Renzi non ha intenzione di cedere: «Siamo ad un bivio, adesso ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni», è la sfida che questa sera, all’assemblea del gruppo, Matteo Renzi lancerà alla ventina di dissidenti dem che minacciano di votare contro il Senato delle Autonomie.
Gli altri partiti in fermento
E mentre in casa Pd si continua a discutere, anche gli alleati di governo iniziano a alzare la posta. Ci pensa l’Ncd che - con Angelino Alfano - avverte: la riforma del voto così come è non va. Ad iniziare dalle soglie che devono essere cambiate: «Quella per il premio di maggioranza va alzata al 40%, le diverse soglie di sbarramento andrebbero armonizzate e razionalizzate», dice il leader del Nuovo Centrodestra. «Ed è inaccettabile - aggiunge - che se in una coalizione la soglia la supera solo un partito il premio vada solo a quello benché guadagnato con i voti di tutta la coalizione». «Renzi - aggiunge poi Fabrizio Cicchitto - non può forzare su materie come la legge elettorale, che non hanno conseguenze in materia di conti ma solo di quadro politico». Ma anche l’Udc mostra la propria insofferenza: «L’Italicum così com’è non soddisfa», dice Antonio De Poli facendo convinto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che «è cominciato il festival del panico dei partitini che vorrebbero soglie più basse».
Non ci siamo: così non va bene affatto!
La melma della Palude cerca di rallentare i passi di Matteo Renzi e, raffreddandosi, cerca di farsi argilla intorno alle sue gambe per frenare il rinnovamento.
E' vero, i grillini si sono svegliati tardi ed in questo hanno torto e pagano il prezzo di un leader politico che, ha saputo coagulare la protesta contro lo sfascio dell'Italia in 8.600.000 voti circa, ma non ha avuto il fiuto politico di trattare con Renzi il quale, da buon politico invece, ha capito che doveva trattare con quella parte del Paese (10.000.000 di persone) che votano Berlusconi. Si chiama pragmatismo e Beppe l'ha capito quando ha perso voti.
Meglio tardi che mai, comunque, mettetevi al lavoro!!
Se quelli del PD vogliono che mettiate per iscritto quanto, sembra, avete dichiarato al Corriere della Sera, allora fatelo! Poi incontratevi per definire i punti e trovare una convergenza.
Quelli del PD, invece, devono stare attenti... Se non l'hanno ancora capito che il Paese vuole il modo di agire di Renzi peggio per loro, e spero che il popolo glielo faccia capire non votando più per questo partito delle Finocchiaro, dei Bersani che si facevano finanziare le campagne elettorali dal patron dell'Ilva, di gente come la Bindi ecc. ecc. ecc.
Hanno già stravolto la riforma del Senato introducendo l'immunità invece di toglierla anche ai Deputati: l'ipocrita motivazione era "il senso di giustizia fra le due camere".
Quale migliore senso di giustizia è toglierla ad entrambi i rappresentanti del popolo?
L'altra ipocrita motivazione che alcuni adducono nel volere un "Senato eletto dal popolo" non regge alla semplice logica, in quanto il Senato voluto da Renzi e dalla Boschi è eletto dal popolo quando vota per i rappresentanti dei territori (Regione, Comune ecc.).
La verità vera è che non vogliono cedere potere = soldi!!!
Aveva ragione la professoressa in pensione che incontrai poco tempo fa in metropolitana: la colpa è di noi italiani per come votiamo. Se Berlusconi prende 10.000.000 di voti è ovvio che avrà un peso sulle riforme: glielo hanno dato quei dieci milioni di individui, ed è ovvio che lui e i suoi sodali vogliano l'immunità dei parlamentari!!
Renzi da solo non può fare tutto, anche perché la vecchia zavorra pesa... e ... frena.
Infine mi è piaciuto un commento giornalistico su un TG di qualche giorno fa sull'argomento: "I padri Costituenti avevano giustamente previsto l'immunità per i parlamentari ma, dati i fatti degli ultimi decenni, oggi non avrebbe più motivo di esistere in quanto più che immunità diventa di fatto impunità!"
Riguardo alla legge elettorale, personalmente penso che i partitini se sono tali debbono scomparire: servono solo ai loro famelici leader a cui interessano solo i soldi dei contribuenti e il potere che, pure se minuscolo, è sempre meglio di niente.
Sono negozietti dove vivacchia il peggio che c'è in giro in fatto di vivere di politica... Gente senza arte né parte, tanto meno ideali politici: per loro è un mestiere in cui sperano di fare soldi a buon mercato.