TREVISO - “Sono qui oggi all’Ospedale di Treviso per tranquillizzare tutti i Veneti e le molte mamme allarmati che mi hanno telefonato e inviato mail. La situazione è totalmente sotto controllo”. Lo ha detto questa mattina il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, durante la conferenza stampa con la direzione strategica dell’Ulss 9 e alcuni specialisti, a seguito del caso
di lebbra diagnosticato ieri ad un cittadino bengalese di 37 anni, residente a Quinto di Treviso, ricoverato da metà luglio per problemi cardiaci.
Primari e medici specialisti in malattie rare hanno tranquillizzato l’opinione pubblica in merito a possibili rischi di contagio da lebbra. “Il caso in oggetto – ha spiegato il Direttore Sanitario dell’Azienda Ulss 9, Michele Tessarin - riguarda un paziente giovane adulto, proveniente dal sub-continente indiano e residente in Italia da 8 anni. Ricoverato per accertamenti al Ca ‘Foncello da metà luglio per dolori e gonfiori agli arti inferiori con affaticamento, nel corso del ricovero gli sono state rilevate lesioni cutanee atipiche che hanno portato ad eseguire più biopsie per confermare i sospetti diagnostici. Il paziente è sempre stato assolutamente stabile ed in buone condizioni generali. L’esame istologico ha confermato la diagnosi di“Lebbra Lepromatosa””. “Questo tipo di patologia – hanno spiegato i sanitari – è a basso tasso di infettività e si trasmette solo con contatto diretto prolungato di anni con i soggetti affetti”.
I medici hanno così ritenuto necessario e sufficiente ricoverare solo il paziente in uno stato di isolamento, in una camera singola, e di controllare con una visita dermatologica, così come previsto dalla normativa, le cinque persone che convivono con l’uomo nella stessa abitazione a Quinto di Treviso.
La lebbra, è stato spiegato, è veicolata da un batterio simile a quello della Tbc ma più lento che viene distrutto quasi sempre dai globuli bianchi. L’incubazione della malattie dura in media dai sei agli otto anni e con ogni probabilità il paziente è stato contagiato dalla malattia quando ancora si trovava nel suo paese natale, prima di arrivare in Italia. “Il paziente - ha precisato la direzione dell’ospedale - è stato segnalato al Centro Nazionale di Genova e posto in terapia con tre farmaci come da linee guida nazionali ed internazionali e verrà dimesso dall’ospedale di Treviso tra pochi giorni”.
“Ciò nonostante – ha detto Zaia – dobbiamo prendere realisticamente atto della possibilità, non escludibile a priori, che alcune malattie da tempo debellate possano riprendere vigore anche da noi e la salvaguardia della salute dei cittadini Veneti è un mio obbligo costituzionale. Per questo l’attenzione dell’intero sistema sanitario veneto rimane al massimo, sia sul piano della prevenzione che su quello della profilassi dove e quando necessaria”.
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Da: La Stampa
Psicosi Ebola tra i poliziotti di Palermo: il 90% si dà malato per timore di contagio dagli immigrati
Secondo il sindacato in molti non si sarebbero
presentati al lavoro. Ma la Questura smentisce:
“Percentuale fisiologica”. Tra le malattie temute
anche tubercolosi e scabbia.
ANSA
07/08/2014
Psicosi da infezione tra i poliziotti della questura di Palermo, secondo quanto sostiene in un comunicato il sindacato autonomo di polizia, Consap. Gli agenti di polizia temono la possibilità di venire contagiati dagli immigrati in arrivo dal nord Africa e danno forfait. Cosi lo sbarco a Palermo di 530 profughi con la nave Urania ha visto la presentazione di un numero record di certificati di messa in malattia. Il 90% degli agenti, teoricamente a letto per i malanni più disparati, non si è oggi presentata al lavoro.
La paura? Venire contagiati dai virus di cui i profughi sarebbero portatori. Tubercolosi, scabbia, Ebola, questi i nomi delle malattie temute dagli uomini delle forze dell’ordine. Un trend che se continuasse potrebbe privare Mare Nostrum del proprio braccio operativo. In questo scenario, il Consap, minaccia addirittura una class action contro il Ministero dell’Interno.
La questura di Palermo però smentisce: «Le complesse attività di accoglienza, identificazione, fotosegnalamento e vigilanza dei migranti arrivati in porto si sono svolte regolarmente» sottolinea la questura in un comunica e aggiunge che «va quindi decisamente smentito» che il 90% dei poliziotti palermitani comandati oggi di servizio al Porto, si sarebbe «dichiarato malato».
Secondo la questura «l’assenza per motivi di salute ha, infatti, interessato solo una esigua, fisiologica percentuale (poche unità) del complessivo dispositivo impiegato nei relativi servizi. La temporanea indisponibilità -prosegue la nota- non ha pertanto minimamente inficiato l’operatività o compromesso le condizioni di sicurezza delle attività di accoglienza che, svolte nel massimo rispetto dei vigenti protocolli sanitari e con il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, hanno avuto termine addirittura in anticipo rispetto all’orario previsto. Nessuna particolare preoccupazione si registra negli operatori di Polizia, regolarmente sottoposti ai previsti controlli», conclude il comunicato.
Abbiamo responsabilità verso noi stessi e verso chi abbiamo messo al mondo ed in genere verso la nostra discendenza: prima di tutto.
Apertura verso il prossimo, qualsiasi sia la filosofia di vita che ispira la nostra esistenza, non può voler dire mettersi a rischio. Chi vuole farlo per particolare scelta di vita lo faccia, ma non si può imporre ad un popolo. Le scelte politiche debbono tenerne conto.
E' giusto non creare allarmismi nella popolazione per non ingenerare allarme sociale, ma è giusto altresì non trascurare il fatto che malattie debellate in Italia con spese e fatica sono ricomparse.
C'era un lebbrosario in Puglia, come è noto, ma in anni passati stavano per chiuderlo in quanto credo che erano rimasti due pazienti...
E' vero che le lebbra non è di facile contagio, ma è anche vero che ha una incubazione anche di decenni. Dunque, se l'hai contratta, potresti accorgertene fra molto tempo...
La tubercolosi ancora, in soggetti predisposti, poteva comparire... Ma i controlli anche sulle scolaresche (ho 68 anni e ricordo che quando ero a scuola ci facevano controlli di routine, per intere scolaresche, sottoponendoci a Rx al torace e reazione alla tubercolina) hanno quasi debellato tale malattia in Italia. Però un medico, già più di dieci anni fa, mi aveva detto che, a causa di soggetti immigrati dall'est post comunista impoverito, si erano diffusi molti casi di Tbc anche in fase avanzata... Non mi addentro nelle descrizioni... ma certo a quegli stadi era di certo più infettiva, mettendo a rischio la salute stessa dei sanitari che operavano nell'Ospedale Italiano dove lavorava il medico che mi segnalò questo nuovo fenomeno.
Certo i giornali non possono allarmare la popolazione... ma certi fenomeni sociali si vengono a sapere lo stesso, venendo a contatto gli uni con gli altri.
E' legittimo, dunque, che i nostri poliziotti, ed in generale il personale esposto al contatto con grandi quantità di gente che arriva da zone dove ancora esistono malattie da noi debellate, abbiano timore di contrarre malattie, anche poco conosciute e letali, come Ebola.
A loro va tutta la mia solidarietà, perché i poliziotti hanno figli e il timore è anche per loro...