venerdì 19 settembre 2014

Cerchiamo di incastrare Renzi... dai!!

Da: Il Secolo XIX

Il padre di Matteo Renzi indagato a Genova

Genova - Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio Matteo, è indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura di Genova. Un’indagine avviata da tempo e collegata al fallimento di una società di distribuzione di giornali. Nei giorni scorsi ha ricevuto un avviso di prosecuzione delle indagini e dunque l’iscrizione nel registro degli indagati risale verosimilmente a diversi mesi fa. Le altre due persone indagate sono due ex amministratori, Antonello Gabelli e Gian Franco Massone.
La società è fallita nel 2013, quando il padre di Renzi l’aveva già ceduta a un imprenditore genovese. La stessa società risulta essere stata intestata proprio a Matteo Renzi e alle sue sorelle tra il 1999 e il 2004. Risultano anche contributi figurativi versati all’attuale presidente del consiglio.
I genitori di Matteo Renzi
Le indagini sono partite dopo il fallimento, dichiarato un anno fa, della società Chil che si occupa di distribuzione di giornali. Aveva lavorato con Il Secolo XIX e anche con il Giornale della Toscana, inserto del “Giornale” di Milano edito da Denis Verdini. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta.
Chil era arrivata a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia: la Eventi 6 Srl. La vecchia Chil, ormai svuotata, finisce a un imprenditore genovese e fallisce. Mentre la Eventi 6 decolla dai 2,7 milioni di fatturato del 2009 ai 4 milioni di euro del 2011. Dopo il suo collocamento in aspettativa, il dirigente Matteo Renzi segue il destino del ramo d’azienda.
Il premier zittisce i suoi: nessuno parli di “giustizia a orologeria” 
Matteo Renzi non vuole nemmeno pensare che le notizie su suo padre siano una “vendetta” della magistratura, come risultato del braccio di ferro con i giudici. La giustizia farà il suo corso e in ogni caso c’è la massima serenità che l’inchiesta si risolverà in un nulla di fatto, è la linea del premier. Dal giorno dell’inchiesta a carico dei candidati alle primarie del Pd, Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, tra i fedelissimi del premier gira l’impressione che ci sia qualcuno che voglia dar fastidio al Pd e al premier. Una mossa che bilancia, in qualche misura, le dichiarazioni nette degli scorsi giorni: «Sono i cittadini e non i magistrati a scegliere i candidati», aveva detto circa le primarie, e sull’inchiesta Eni aveva criticato «gli avvisi di garanzia citofonati ai giornali». Al punto di trovare una sintonia politica con i berlusconiani.
Anm di Milano durissima con Renzi: «Decreto senza senso»
In un lungo comunicato stampa i magistrati milanesi dell’Anm criticano il decreto legislativo del Governo Renzi «di cui, oltre al merito, stupisce il metodo, in quanto adottato con decretazione d’urgenza senza alcun confronto con le indicazioni che potevano provenire dagli operatori della giustizia», criticando «una indifferenza (per non dire dileggio) delle posizioni e della funzione della magistratura, di cui si svilisce il ruolo attraverso la diffusione di dati inesatti (sospensione feriale dei termini = ferie dei magistrati) e incongruenti (i tempi medi di definizione dei processi civili in Italia ed all’estero) nonchè di prospettive falsate (meno ferie ai magistrati = giustizia più veloce)». Per le toghe milanesi, quindi, «emerge con evidenza la necessità di tutelare non solo l’immagine e la dignità della magistratura» ma «di porre un freno a quel meccanismo perverso che ha condotto a scaricare sui magistrati e sul personale amministrativo i limiti di un sistema che finora non si è voluto riformare e dotare delle necessarie risorse». Da qui alcune «proposte concrete idonee ad accelerare i tempi della giustizia» tra cui «l’estensione (con adeguate modifiche) del rito del lavoro a tutte le controversie civili, con eliminazione del rito a citazione diretta, e con individuazione di termini a comparire non superiori a trenta giorni. E infine la provocazione, «l’eliminazione totale della sospensione feriale di cui all’articolo 1 della legge 742/1969».
Tiziano Renzi: «Non sono preoccupato»
«Sono un indagato, non posso parlare». Così Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, risponde al telefono riguardo l’inchiesta. È preoccupato? «No - ha risposto dopo una breve risata - anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato». «Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno», ha affermato Tiziano Renzi in una nota.
La procura: possibili nuovi indagati
Potrebbero esserci nuovi indagati nell’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della Chil Post, la società di distribuzione giornali con sede a Genova, e che vede indagati Tiziano Renzi, padre del premier Matteo, e altre due persone. «Le indagini - ha detto il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce - sono ancora in corso. Tant’è vero che è stata chiesta una proroga. Non è escluso che in futuro ci possano essere altri indagati».

Matteo "non lo vuole nemmeno pensare" ma tutti sappiamo che i magistrati sono tutt'altro che santi. Inoltre la summa delle Leggi in questo Paese consente a costoro un'alta discrezionalità. I tempi, se occuparsi di un caso o meno, poi, li stabiliscono loro, come e quando gli pare. 
Da quello che si legge la Società è fallita dopo che il padre di Matteo l'aveva ceduta. Indagassero. Ci sono i bilanci da verificare, dunque...
Per quel che riguarda la mia piccola esperienza di vita debbo dire che mi sono sempre chiesta come mai in questo Paese falliscono tante Società, chiudendo, per poi riaprire con altra ragione sociale bellamente e senza problemi. Mi chiedevo e mi chiedo, probabilmente per totale ignoranza della materia, come facciano tanti a vivere così senza pagare mai.. Basta che cambi ragione sociale e i creditori non sanno più a chi rivolgersi? Intanto ricicci con un altro nome e chi se ne frega dei debiti? Come mai, mi chiedevo e mi chiedo, la Legge non fa nulla per i poveri creditori consentendo che nascano nuove Società a cui non si può chiedere il proprio credito?
Uno dei miei figli trovò la sua prima occupazione presso una piccola società di certificazione ISO a normativa CEE. Lavorò per un anno come consulente con contratto a Collaborazione Coordinata e Continuata. Scoprì che il suo titolare, un Ingegnere, aveva cambiato in poco tempo almeno tre volte ragione sociale... conservandone addirittura i bigliettini pubblicitari. Chissà perché... e come mai questo è consentito con tanta facilità in questo Paese... che però con alcuni si scopre rigido ed indagatore...

Ospedali Italiani sacrificati, Ospedali del Vaticano salvati



Da: Corriere della Sera

S.Filippo Neri, ferma cardiochirurgia primario sospeso: rischio sicurezza

La Regione: «Gravi problemi di funzionamento, allarme per la salute dei pazienti. Il piano di rientro non c’entra nulla». La conferma degli operatori

12 settembre 2014 | 21:09 di Redazione Roma Online

ROMA - Il reparto di cardiochirurgia del San Filippo Neri chiuso per colpa della spending review sulla sanità? La Regione Lazio smentisce le voci allarmistiche riguardano l’ospedale su via Trionfale e spiega che si tratta solo di una interruzione temporanea dovuta alla sospensione del primario per sei mesi per motivi disciplinari e alla necessità di rivedere l’organizzazione interna della struttura . «L’attività, come è stato ampiamente e dettagliatamente spiegato dal commissario straordinario Angelo Tanese, è stata sospesa per motivi di sicurezza circoscritti al solo reparto di cardiochirurgia, in seguito all’emergere di gravi problemi di funzionamento» spiega in una nota la Regione Lazio.

A rischio la sicurezza dei pazienti

«Nelle ultime settimane con un procedimento disciplinare attivato dal commissario è stato sospeso per sei mesi dall’attività il primario della cardiochirurgia e, contestualmente, è stato chiesto un audit clinico alla Regione che ha rilevato nel reparto elevati fattori di rischio per la sicurezza dei pazienti peraltro confermati dagli stessi operatori - prosegue la Regione - In questa storia dunque il piano di rientro non c’entra nulla». A quanto sembra, già prima di agosto, il reparto è formalmente senza primario: la sospensione, a quanto trapela dal muro del riserbo, non sarebbe in alcun modo connessa a vicende relative alla salute dei pazienti ma riguarderebbe i regolamenti interni e l’organizzazione della struttura ospedaliera.
«Rischio segnalato dagli operatori»
Il primo a parlare della chiusura del reparto è stato il sindacato Uil. Con una nota del segretario regionale Fpl Paolo Dominici, aveva denunciato «la cessazione delle attività della gloriosa Cardiochirurgia», a causa appunto del «Piano di rientro dal disavanzo sanitario» che sta «causando i primi effetti di disagio a malati e lavoratori». Perché l’accusa della Uil è anche quella di «non aver anticipatamente coinvolte le organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione e il conseguente ricollocamento dei lavoratori».Trovo gravissimo - la replica del commissario straordinario del San Filippo Angelo Tanese - che la Uil utilizzi in modo strumentale notizie non veritiere per creare allarme: la temporanea sospensione - spiega il dirigente - si è resa necessaria in modo del tutto imprevedibile e urgente a seguito di situazioni di rischio segnalate dagli stessi operatori».
Difficoltà di organico
«I chirurghi e gli anestesisti, l’8 settembre scorso - afferma Tanese - avevano segnalato le difficoltà di organico legata alle ferie ed evidenziato un livello organizzativo che non rispetta gli standard bisogna tutelare la salute dei pazienti». Quattro in tutto, che hanno preso due la via del Gemelli e due quella del San Camillo, mentre al 118 è stato comunicato di non portare al San Filippo, almeno per ora, pazienti con criticità cardiochirurgiche..
Ancora non c’è la data per la riapertura
«È il momento di lavorare tutti insieme per rilanciare il San Filippo Neri,che è presidio ospedaliero di eccellenza» la conclusione di Tanese. Per ora, in ogni caso, non sarebbe prevista una data esatta di riapertura della Cardiochirurgia del San Filippo ma in Regione assicurano che non c’è alcuna intenzione di indebolire il nosocomio, ma anzi si vuole dare «una nuova missione allo storico ospedale sulla Trionfale che resta un punto di riferimento».


Chissà come mai gli Ospedali del Vaticano, ma che paghiamo noi Italiani con le nostre tasse, non vengono mai presi di mira con scuse varie per chiudere reparti calpestando professionalità eccellenti, in alcuni casi.
Questo Ospedale è sotto subdoli attacchi da anni. Basta scorrere la cronaca dei governi passati. Ci provò Monti tanto per citarne uno. Il Gemelli, ad esempio, invece non si tocca, neppure quando avvengono casi come quello della tbc di un'infermiera che era in contatto con i bambini.
Ogni tanto spariscono soldi in questi Ospedali di proprietà dello Stato Vaticano ma pagati con i fondi regionali della Sanità: ricordate l'IDI di Roma ed il S. Raffaele di Milano? Poi, complici i sindacati e con la scusa "della conservazione dei posti di lavoro", ecco pronti i soldi dei contribuenti dello Stato Italia per rimediare ai buchi dei soldi NON SI SA BENE FINITI DOVE, o forse si sa benissimo come molte cose che i telegiornali non diranno mai...
Poi, per i piani di rientro, si taglia con scuse di facciata là dove non ci sono potenti protezioni politiche del Vaticano e dei partiti che dragano i voti dei "credenti".
In questo piccolo blog io non sono di parte: l'unica parte che mi sta a cuore è la verità, facendomi schifo la menzogna e l'ipocrisia di cui si veste.
Vedo che Renzi o non Renzi qui le cose non cambiano e che nonostante la bonomia di Papa Francesco la Chiesa è sempre un potentissimo centro di potere: che fa vittime con la complicità dei nostri inqualificabili politici.

Da questo blog:

sabato 13 aprile 2013


Ospedali di proprietà delle Congregazioni Religiose Cattoliche, quindi dello Stato Vaticano

Bossetti-Arzuffi: Apparenza e menzogna

Da: La Stampa

Delitto Yara, il cognato smentisce Bossetti: “Mi disse che quella sera era lì”

Il muratore raccontò di aver visto i carabinieri vicino a casa della 13enne, ma questi arrivarono solo alle 19.30 quando lui in teoria doveva essere a casa
BERGAMO
Massimo Bossetti, commentando la scomparsa di Yara, raccontò al cognato Agostino Comi di essere passato vicino alla casa dei Gambirasio il giorno della sua scomparsa e di aver notato «la presenza delle forze dell’ordine». Ma quella sera, il 26 novembre 2010, i carabinieri arrivarono a Brembate di Sopra per cominciare le ricerche della ragazzina solo dopo le 19,30. Come fece allora il muratore di Mapello a notare la loro presenza se ha sempre sostenuto che a quell’ora si trovava già a casa «come sempre», in compagnia della sua famiglia? 

«È significativa la circostanza che l’indagato non è riuscito a chiarire agli inquirenti le affermazioni del cognato Agostino Comi che ha dichiarato di aver appreso direttamente dall’indagato la circostanza...». Così scrive il gip Ezia Maccora nel provvedimento con cui lunedì ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata appena tre giorni prima dai suoi legali, Gazzetti e Salvagni. E giudica quello di Bossetti «un comportamento incoerente» con «ricostruzioni diverse e confuse» che «non possono considerarsi spontanee essendo state effettuate da Bossetti solo dopo aver letto l’ordinanza della misura cautelare».  

Ci vogliono appena cinque pagine al gip Maccora per smontare l’istanza di 40 pagine presentata dagli avvocati in cui si sostiene, tra l’altro, che il pm avrebbe nascosto al giudice alcuni elementi rilevanti «già parte degli atti istruttori, la cui conoscenza avrebbe portato a un differente provvedimento», ovvero a scagionare il loro assistito. Accusa alla quale il gip risponde rammentando che le sue decisioni sono sempre state prese sulla base degli atti raccolti fino al giorno dell’arresto, ampiamente noti anche alle difese. Bossetti, dunque, deve continuare a rimanere in carcere «giacché la valutazione negativa della personalità dell’indagato può desumersi da criteri oggettivi e dettagliati».  

Vale a dire, che rimane ancora intatta tutta la forza della prova del Dna eseguita su una traccia «di ottima qualità, conservata grazie al tipo d’indumenti su cui è stata trovata, gli slip e i leggings, indumenti più interni, meno esposti e quindi più protetti dagli agenti esterni». E dato che Bossetti «ha negato qualsiasi conoscenza o contatto con la vittima», «non ci sono elementi che giustificano la presenza di tale traccia del Dna dell’uomo sul corpo della ragazza, se non il contatto tra i due soggetti avvenuto al momento dell’aggressione subita da Yara Gambirasio la sera del 26 dicembre 2010».  

C’è poi l’aggancio della cella telefonica di Bossetti alle 17,45 «nel medesimo ambito territoriale in cui si trovava la ragazza la sera della sua scomparsa» che esclude «nel contempo la presenza del muratore da contesti lavorativi o personali territorialmente diversi». L’unica vera novità, nota ancora il gip, è rappresentata dai due verbali resi da Bossetti l’8 luglio e il 6 agosto, per altro conosciuti dalle difese. Due verbali che in realtà complicano la posizione dell’indagato ed evidenziano le sue contraddizioni. In particolare quando il muratore racconta di essere passato da Brembate la sera della scomparsa di Yara tornando dal lavoro nel cantiere del cognato. Dice Bossetti: «...Non mi sono mai spostato dal cantiere, sono stato dal commercialista, dal meccanico, da mio fratello Fabio, all’edicola…».  

Ricostruzioni diverse e confuse, nota il gip visto che «ciò che aveva dichiarato in sede di udienza di convalida non era stato riscontrato dai successivi e specifici accertamenti investigativi». In particolare il fatto che quel pomeriggio è risultato che Bossetti non andò in cantiere e quindi non si capisce perché si trovasse a Brembate tra le 18 e le 19, come hanno rilevato i filmati di diverse telecamere acquisiti dai carabinieri.  


Da: Il Giornale.it

Piera Bossetti, sorella di Giovanni, non ha dimenticato le voci che si rincorrevano lungo la Val Seriana su Ester Arzuffi prima che diventasse sua cognata. «Eh, andava...», ammicca in un'intervista trasmessa dal programma «Matrix». Andava dove? «Con gli uomini andava, da giovane andava anche in giù di là, a Seriate. Avevo sentito voci che andava con gli uomini, cose sue, che faceva lei. Poi non ho più saputo niente perché non siamo mai stati a contatto».
Il marito, la nuora, la cognata: quanti familiari non escludono che Ester Arzuffi abbia avuto un amore segreto con Giuseppe Guerinoni dopo il matrimonio. «Mio fratello era un po' così - sospira Piera Bossetti - sempre stato così, non diceva mai niente, gli andava bene tutto». I ricordi si intrecciano con le malelingue, segreti mai detti trovano sfogo nella tragedia. Amori clandestini, figli della colpa, misteri sepolti nelle valli bergamasche. E questa donna di 67 anni che nega di avere avuto una doppia vita, come il figlio dagli occhi di ghiaccio nega di essere un killer nascosto dietro una vita irreprensibile.

Tanta gente vive in una apparenza diversa dalla sostanza.
In questo caso il Male ha tracimato riversandosi su una povera creatura amatissima dalla sua famiglia, i dignitosissimi Gambirasio, e togliendola al loro amore in modo laido e cruento.
E' di questi giorni la notizia che ignoti, rozzi a mio avviso, hanno tracimato anche loro il loro sdegno picchiando la seconda figlia di Guerinoni perché sorella del presunto assassino (bisogna sempre scrivere e dire presunto per la Legge, fino a sentenza definitiva).
Sono giuste le parole dell'avvocato dei Bossetti-Arzuffi: «Una cosa è l’amore per un parente, un’altra è la complicità in un delitto». Come a dire: è naturale che difendano Massimo, ciò non significa che stiano nascondendo o siano responsabili di qualcosa. "(Corriere della Sera).

Scozia: ha prevalso il NO

Da: La Stampa
EDIMBURGO

La Scozia ha detto no all’indipendenza in un referendum che ha spaccato la nazione e tenuto la Gran Bretagna e l’Europa con il fiato sospeso, secondo dati ormai quasi definitivi.Con 30 dei 32 collegi elettorali scrutinati, tra cui la capitale Edimburgo e la città più grande Glasgow, gli unionisti sono al 55% contro il 45% degli indipendentisti, secondo la BBC.  

Alex Salmond, il leader indipendentista che ha trascinato la Scozia alle soglie di una decisione storica, ha riconosciuto la sconfitta a scrutinio ancora aperto: “Accetto il verdetto del popolo e invito tutti gli scozzesi a fare altrettanto”, ha detto a Edimburgo. Alistair Darling, leader del fronte del no all’indipendenza, ha parlato di “notte straordinaria” e ha ricevuto le congratulazioni di David Cameron per una campagna “ben combattuta”. Il Primo Ministro britannico, che negli ultimi giorni di campagna elettorale si era impegnato personalmente e aveva promesso maggiore autonomia alla Scozia, ha parlato al Paese in mattinata: “Insieme siamo migliori, ora nuovi poteri per tutto il Regno”. E mentre gli unionisti riuniti nella sede di Glasgow esultano, gli indipendentisti piangono per aver fallito un’occasione storica.  

Il drammatico spoglio, durato tutta la notte, è stato seguito con un misto di apprensione e speranza da tutto il Paese, con centinaia di scozzesi riuniti nei pub rimasti aperti per l’occasione. I primi dati sono arrivati dalle più piccole e remote contee della Scozia, e il trend è apparso subito favorevole agli indipendentisti. La prima vittoria per il sì è arrivata dopo sette aree scrutinate nel collegio di Dundee, roccaforte indipendentista nota come ’Yes City’, dove il sì ha registrato il 57,35% contro il 42,65% del no. Anche Glasgow vota per l’indipendenza, 53.5% contro 46.5%. Ma non basta. In mattinata arriva anche il dato di Edimburgo, che vota convintamente per gli unionisti, 61% al no contro il 39% del no. 

La giornata storica ha visto enorme partecipazione degli scozzesi: l’81.4% dei 4.2 milioni che si erano registrati per votare si sono recati alle urne. Gli indipendentisti, che hanno promesso un Paese sovrano, prospero e ancorato alla sterlina e alla casa reale, avevano compiuto una clamorosa rimonta e sembravano ad un passo dal successo. Ma alla fine ha prevalso il timore per i rischi economici e per 
l’incertezza politica che l’indipendenza avrebbe potuto comportare. 

In Europa tutti i Paesi in cui esistono rivendicazioni separatiste avevano gli occhi puntati sulla Scozia. Più di tutti la Spagna, dove la Catalogna ha già convocato, nonostante l’ostilità di Madrid e l’irrilevanza giuridica, un suo referendum indipendentista per il 9 novembre. Faceva il tifo per il sì anche la Lega in Italia, con il segretario Matteo Salvini arrivato in Scozia. 
Per la Scozia è stato il giorno più lungo, quindici ore per decidere se separarsi per sempre dalla Gran Bretagna o mantenere intatto un legame che dura dal 1707. A Edimburgo e in molte altre città le file erano cominciate ancor prima dell’apertura dei seggi alle 7 di giovedì mattina, mentre volontari distribuivano bandierine e spillette agli angoli delle strade cercando di convincere gli indecisi.  
Per alcuni votare per l’indipendenza è stato il sogno di una vita, adesso infranto. “Sono nazionalista da quando ho 13 anni,” ha detto Tommy Moore, 59 anni, spilletta “YES” appuntata sulla maglietta. “Gli unionisti dicono di amare la Scozia ma sono dei traditori”. Altri si erano detti pronti ad abbandonare una Scozia sovrana. “E’ un’idea ridicola, alimentata da miti e sciocchezze, tra cinque anni saremmo alla bancarotta,” ha dichiarato Graeme Halkerston dopo aver barrato il no in un seggio nel quartiere finanziario. “Se vince il sì, ci trasferiamo in Inghilterra”.  

Il voto ha costretto gli elettori a confrontarsi con la fondamentale questione della loro identità e senso di appartenenza: Sono più le cose che ci dividono dalla Gran Bretagna o quelle che ci uniscono? Una studentessa di 18 anni al suo primo voto, Shonagh Munro, racconta: “Mia madre è inglese, mio padre scozzese, sono nata a Glasgow, studio a Edimburgo. Mi definisco scozzese ma sono orgogliosa di far parte del Regno Unito e non ci rinuncerei per nulla al mondo”.

Sean Connery: sostenitore di comodo dell'indipendenza della Scozia


Da: Yahoo Notizie
(AGI) - Londra, 17 set. - Sean Connery, uno dei piu' noti sostenitori dell'indipendenza, non sara' in Scozia per il referendum a causa del suo status di "esule fiscale". A raccontarlo all'Edinburgh Evening News e' stato il fratello dell'attore, Neil, smentendo le voci che fossero problemi di salute a impedire al piu' famoso James Bond, ormai 84enne, di presentarsi nella terra dei suoi avi per sostenere il si'. "Non credo veramente che fara' un'apparizione questa settimana in Scozia", ha spiegato Neil, sottolineando che "Sean puo' soggiornare sul suolo britannico solo per un numero limitato di giorni all'anno per ragioni di tasse" e "intende usarli con accortezza". Nonostante sia sempre stato un grande sostenitore del distacco scozzese da Londra, il famoso attore vive da tempo alle Bahamas con la moglie Micheline Roquebrune, un fatto che suscita critiche anche tra gli indipendentisti. Su Twitter, sostenitori del si' hanno comunicato tutto il loro rammarico per la mancata partecipazione di Connery, mentre un attivista del fronte no ha ironicamente suggerito, in caso di vittoria degli indipendentisti, di chiedere indietro all'attore milioni di sterline di tasse non versate. 


La mia previsione si è rivelata sbagliata.
Per quanto sia forte la presenza del pensiero indipendentista, fino al punto di stampare una Lira Sterlina Scozzese già, come ho verificato di persona, 14 anni fa, e forse anche di più ma di questo non ne ho contezza, la maggioranza degli scozzesi ha preferito saggiamente di restare attaccata al Regno Unito, nel male e nel bene.
Colpisce la totale incoerenza dell'attore Sean Connery, anzi, più che incoerenza si può parlare di opportunismo che sempre rivela contraddizioni e meschini egoismi. 
Da anni si espone per l'indipendenza della Scozia e, al momento di dare il suo voto con coerenza, si sottrae con una scusa risibile: può stare solo pochi giorni in U.K. per ragioni fiscali e "intende usarli con accortezza" ... Quale migliore occasione dunque per usarne 1 o 2 al massimo per votare dopo aver sbandierato con baldanza le proprie idee? 
La statura delle persone si vede al dunque... e l'attore Connery non è certo un eroe come i personaggi che interpreta...