domenica 28 settembre 2014

Un articolo di raro equilibrio su De Magistris

Da: La Stampa

Di: GIUSEPPE SALVAGGIULO
Come mai è scoppiata una polemica su Luigi De Magistris, sindaco di Napoli?  
Tutto nasce dalla condanna in primo grado per abuso d’ufficio a 15 mesi di reclusione (pena sospesa) decisa dalla decima sezione penale del tribunale di Roma. I fatti risalgono al 2007, quando De Magistris era pm a Catanzaro e conduceva l’indagine «Why not» sull’uso di fondi pubblici per la formazione professionale in Calabria, delegando al poliziotto e consulente informatico Gioacchino Genchi (pure lui condannato) l’acquisizione di tabulati telefonici. Tra questi, i dati di otto utenze telefoniche riconducibili a parlamentari (tra cui Prodi, allora premier, e Mastella, allora ministro della Giustizia). Secondo la Procura di Roma che ha istruito il processo, De Magistris e Genchi violarono la legge che tutela la riservatezza dei parlamentari, acquisendo i loro dati telefonici (chi, quando e per quanto tempo ha chiamato ed è stato chiamato, non il contenuto delle conversazioni) senza la prescritta autorizzazione delle Camere. A conclusione del dibattimento, la Procura aveva chiesto l’assoluzione di De Magistris e la condanna di Genchi. Il tribunale ha condannato entrambi. 

Come mai si riparla della legge Severino?  
La legge Severino, approvata come decreto legislativo dal governo Monti alla fine del 2012, è la stessa applicata dal Senato un anno fa per sancire la decadenza di Silvio Berlusconi in seguito alla condanna penale definitiva per fronde fiscale. Il caso De Magistris è diverso: la sua condanna non è definitiva (ha già annunciato ricorso in appello). Ma la legge Severino prevede (articolo 11, comma 1) la «sospensione di diritto» per i sindaci che «hanno riportato una condanna non definitiva» per una serie di reati tra cui, appunto, l’abuso d’ufficio. 

Come funziona la sospensione?  
La legge Severino prevede che sia il prefetto, ricevuta notizia della sentenza dalla cancelleria del tribunale e accertata la «sussistenza della causa di sospensione», a renderla operativa. Ieri il prefetto di Napoli, Francesco Antonio Musolino, ha dichiarato di aspettare gli atti prima di decidere. 

Il prefetto potrebbe lasciare De Magistris in carica?  
Un’interpretazione restrittiva della legge Severino potrebbe ipotizzare che, vista la sospensione della pena decisa dal tribunale, il sindaco avrebbe titolo di rimanere al suo posto in attesa dei successivi gradi di giudizio. Ma la maggioranza dei giuristi propende per l’interpretazione sfavorevole a De Magistris: sospensione inevitabile, come del resto già accaduto in altri Comuni. 

Quali sono le conseguenze della sospensione?  
La sospensione può durare al massimo diciotto mesi. Il sindaco viene «congelato», ma la giunta non cade. Resta in carica retta dal vicesindaco (a Napoli, Tommaso Sodano della Federazione della Sinistra). De Magistris può opporsi facendo ricorso al Tar affinché ribalti la decisione del prefetto ed eventualmente chiedere di sollevare una questione di costituzionalità (la Carta fondamentale prevede la presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva, dunque perché sospendere un innocente?). Se entro i 18 mesi la Corte di appello lo assolve, De Magistris torna in carica. Se conferma la condanna, scatta una nuova sospensione di ulteriori 18 mesi in vista della sentenza della Cassazione. Se in questo periodo di sospensione la sentenza di condanna diventa definitiva, De Magistris decade e si scioglie il Consiglio comunale. In ogni caso, il mandato del sindaco scade nella primavera del 2016, dunque la sospensione - di fatto - esaurirebbe la sua esperienza amministrativa. 

Chi difende De Magistris? Chi lo attacca?  
A difenderlo sono in pochi. Politicamente, il sindaco di Napoli è isolato. Entrato in politica nell’Italia dei Valori, mollò ben presto il partito di Antonio Di Pietro. Per un periodo ha ipotizzato la creazione di un movimento personale. Poi ha aderito alla lista Rivoluzione Civile guidata da Antonio Ingroia, ex pm come lui, condividendo un fallimentare esito elettorale nel 2013. Negli ultimi mesi ha flirtato con la lista Tsipras, quindi ha manifestato apprezzamento per Renzi. Alle elezioni europee non si è schierato. Anche il vasto fronte di simpatizzanti non organici ai partiti si è dissolto negli anni. Ad attaccarlo, il centrodestra (che invoca un’applicazione draconiana della legge Severino, mentre per Berlusconi ne denunciava l’incostituzionalità), una buona parte del centrosinistra (a partire dal Pd, che fu sconfitto da De Magistris nel 2011), l’Associazione nazionale magistrati (i suoi ex colleghi, visto che dopo l’elezione ha lasciato la toga) e perfino il presidente del Senato Pietro Grasso (un altro ex pm). 

Un uomo in buonafede che ha fatto il suo dovere: isolato.
Il silenzio del dott. Antonio Di Pietro è assordante: non una parola pubblica su un magistrato che in IdV aveva portato il prestigio di una persona che faceva il suo dovere senza timori e alla quale, altri magistrati, avevano tolto l'inchiesta che coinvolgeva politici. Se se ne è andato da IdV è perché quelli puliti se ne sono andati tutti vedendo tanti piccoli razzi, scilipoti e marucci vari di cui Di Pietro, pur essendone a conoscenza, non faceva parola. Ai voglia a scrivergli come hanno fatto in tanti... De Magistris e l'eurodeputata Alfano, che però è sempre stata indipendente (ma a Vasto c'era pure lei), glielo hanno detto in una infuocata riunione che un conto era la facciata ed un conto era l'andazzo all'interno del partito, che bisognava far combaciare i fatti con le parole... Dunque se ha cercato di fare il sindaco della sua disastrata città senza l'etichetta, svalutata dal leader, di IdV, si può capire. Ora gli fanno pagare il lavoro fatto. Nessuno gli è vicino: bella gente davvero! Travaglio scriveva interminabili post sul blog di Di Pietro vantando il furbo Genchi, ed ora... Ricordo di aver fatto un commento critico allora per il fatto che Genchi si era messo in aspettativa sindacale (se non ricordo male) e si faceva pagare come consulente esterno per le intercettazioni che faceva per conto della procura. Da qualche parte sul vecchio blog di Di Pietro forse si può ancora leggere quel commento a fronte delle lodi sperticate di Travaglio.
Spero che De Magistris tenga duro e mantenga la sua dignità che altri, mi pare, stanno dimostrando di non avere. 

Nulla cambia

Dal sito Facebook della Deputata Carla Ruocco, che io ho votato, apprendo:
24/09/2014
Oggi al Senato questi parlamentari hanno votato contro un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle a prima firma Mario Giarrusso che chiedeva lasospensione del vitalizio agli onorevoli in carcere per custodia cautelare. Come se non bastasse, il Pd ha evitato il voto su un odg che avrebbe soppresso il vitalizio ai senatori condannati come Dell'Utri e Berlusconi.
Come hanno fatto? Hanno cercato di "dissolvere" l'ordine del giorno M5S dentro un altro ordine del giorno proposto dal Pd che è una promessa di Pinocchio: leggiamo infatti che anziché sopprimere i vitalizi per i condannati, il documento invita a: "a concludere nel minor tempo possibile l'esame della proposta che il consiglio di presidenza (la proposta è di Laura Bottici-M5S depositata lo scorso 9 giugno ndr) ha avviato lo scorso 25 luglio" .
Un gioco di parole per guadagnare tempo e non decidere ancora nulla.
Questo giochino non impegna affatto il Senato in maniera inequivocabile a sopprimere i vitalizi per i condannati come da noi proposto: concludere l'esame non significa approvare la soppressione dei vitalizi per i condannati. L'ufficio di presidenza potrebbe anche bocciare la proposta diLaura Bottici del M5S!
Il Bilancio del Senato poteva essere una buona occasione per tagliare i privilegi della casta. Per questo, con una serie di odg, il M5S aveva chiesto innanzitutto la riduzione di indennità, vitalizi e diaria dei senatori. Ma indovinate cosa ha fatto l'Aula di Palazzo Madama? Ovviamente ha votato contro.

Il M5S ha chiesto di ridurre l'indennità dei senatori portandola a un massimo di 5mila euro lordi. Stessa cosa per la diaria, che chiediamo non superi i 3.500 euro lordi e che venga erogata sulla base delle effettive presenze in Aula. La riposta è stata no.
Abbiamo proposto di abolire da subito l'assegno di fine mandato e di destinarlo alle finanze statali, di ridurre i vitalizi per gli ex senatori, che ci costano ben 82,5 milioni di euro solo nel 2014. La nostra proposta è stata bocciata.
Infine, il M5S ha previsto una sforbiciata anche alle figure dirigenziali del Senato che costituiscono uno spreco: ad esempio abbiamo chiesto che il Vice Segretario Generale sia uno solo. Ne ricaveremmo un risparmio di almeno 300mila euro. Ma l'Aula del Senato ha detto no.
Mentre il Movimento 5 stelle continua a lavorare per abolire sprechi e privilegi nei palazzi della politica, la maggioranza al governo da una parte dichiara di voler cambiare verso e dall'altra opera per conservare intatti tutti i privilegi acquisiti dalla casta.

Noto nomi eccellenti come quello di Vannino Chiti! Uno degli oppositori ai cambiamenti proposti da Matteo Renzi...
Bravo. Eccone un altro che ha votato contro l'O.d.g. Giarrusso: Nicola Latorre... e poi Anna Finocchiaro... e, che te lo dico a fà, Formigoni! Ma lui non è del partito di Renzi.. ma non fa niente è esattamente come Chiti, Finocchiaro e Latorre!
Fra quelli che hanno votato, ovviamente, a favore la senatrice del Movimento 5 Stelle Paola Taverna "de' Torre Maura", anche lei ha preso il mio voto  alle politiche.
Differentemente da loro io però spero molto su Matteo Renzi nonostante i suoi inqualificabili compagni di partito.