mercoledì 16 maggio 2012
Piccolo racconto dello sbracamento quotidiano:
un condominio di villette, causa l'incuria del comune che non compie alcuna opera per la canalizzazione delle acque di impluvio sulla via comunale, si allaga. A nulla valgono denunce e proteste. Sulla via si forma un lago in cui non può passare nessuno a piedi. Chi non possiede un'auto è sequestrato in casa. Un giorno di grande pioggia in quel lago rimane impantanata addirittura la camionetta dei Carabinieri. Ma nulla accade. La strada comunale continua ad essere abbandonata a sé stessa. Non si vede neppure l'ombra di un operaio comunale che pulisca i sassi che dilavano, la terra ecc. ecc..
Il condominio fa causa al comune. Dopo 10 anni e tante spese la vince. Il Comune non segue il suggerimento del perito pagato dal condominio, ma fa un'opera orribile per far defluire le acque in un terreno privato dove esiste una vecchia tubazione fatta da privati.
Il condominio, comunque, non risolve totalmente le problematiche alluvionali e tutta la rete privata per le acque di impluvio all'interno di esso sta in precario equilibrio.
Una villetta viene venduta ad un poliziotto e costui, uomo di legge, comincia una serie di lavori abusivi: aprendo finestre, costruendo tettoie ed infine, visto che nessuno lo ferma, costruisce una vera villetta in miniatura a confine della strada condominiale e pensa di scaricare le acque scure e chiare nel condotto condominiale per le acque di impluvio, visto che è proprio lì sul confine dove lui ha pensato bene di costruire... Qualcuno però lo ferma: a parole ma, non sperando che desista dal suo proposito, pensa bene di rivolgersi ai Vigili Urbani. Consegna i suoi timori al protocollo del comune e attende. Non si fa vivo nessuno. Nel frattempo il poliziotto viene convinto a desistere dall'insano proposito e chiude il condotto delle acque scure (esiste documento fotografico del prima e del dopo fatto da chi l'ha convinto, bontà sua!). Però ci si continua a chiedere come mai i Vigili non si siano fatti vivi e, per curiosità, si telefona. Il Vigile che risponde cade dalle nuvole, traccheggia sulla competenza, dice che forse la segnalazione andava fatta all'Ufficio Tecnico del Comune! Purtroppo per lui il cittadino con cui parla conosce le leggi ed i regolamenti e gli ricorda che è compito dei Vigili Urbani controllare. Miracolosamente ritrova la segnalazione protocollata dall'Ufficio Protocollo del Comune, ma non sembra molto intenzionato a fare il suo dovere. Dà il suo nome solo su insistenza del cittadino e finisce lì.
Il 15 di maggio 2012 suona al cancello di chi aveva fatto la segnalazione in data, da protocollo, 20 marzo, una vigilessa dall'aria severa e con fare accusatorio chiede all'interlocutore:
"E' lei che ha fatto una segnalazione per uno scarico abusivo?"
"Sì, ma nel frattempo è stato risolto, la segnalazione è del..."
"4 aprile." Proferisce la vigilessa sempre con aria molto professionale e molto severa, guardando il foglio che ha davanti.
L'interlocutore non ha in quel momento copia del foglio con la data del protocollo, anche perché sono passati 56 giorni... dunque non puntualizza e dice: "Comunque nel frattempo lo scarico è stato chiuso, l'abbiamo convinto a chiuderlo."
"Dove era?" Chiede sempre severamente la vigilessa, come se a commettere l'abuso fosse chi le sta davanti.
Chi le sta davanti però è ben cosciente delle leggi e di quelli che dovrebbero essere i comportamenti e registra quello che appare come un atteggiamento non consono a chi dovrebbe far rispettare la legge. Incomprensibile infatti è il tono quasi accusatorio che la vigilessa inalbera nei confronti di chi ha fatto il suo dovere di cittadino, per evitare abusi che potrebbero causare danni al denunciante stesso. Forse la vigilessa, fra l'altro, non conosce l'articolo del Codice Civile che parla "del danno temuto".
"Era qui." Indica l'interlocutore.
"Questa costruzione qui? Lei ha scritto che è abusivo, se ne assume la responsabilità." Dice con tono di minaccia, sempre più scura in viso.
L'interlocutore la guarda con aria ironica tanto appare assurdo un simile comportamento. La costruzione è sorta in un terreno di mq. 1500 circa, dove già esiste una villetta. Il piano regolatore non prevede rilascio di licenze edilizie né tanto meno di concessioni per altre cubature e la zona è anche soggetta al preventivo controllo delle Belle Arti. Tutto questo è ignoto alla severa vigilessa?
"Me l'assumo." Risponde non senza un sottile sorriso ironico l'interlocutore. Ma poi aggiunge: "Dovete sapere voi se lo è: esiste un piano regolatore."
Non avendo ottenuto l'effetto dell'intimidazione che forse sperava, la vigilessa chiede un poco scorbutica: "Sa di che anno è?"
L'interlocutore fa una pausa, guarda la costruzione ancora fresca di cemento e tace, pensando che la vigilessa vuole addossare a lui quello che dovrebbe essere un suo dovere: gli occhi li ha anche lei e la testa pure si spera, in quei luoghi non si rilasciano licenze per quei piccoli terreni; non conosce i coefficienti di edificabilità, non conosce le leggi ed i regolamenti del comune che le passa uno stipendio?
"Non lo so." Dice calmo scuotendo la testa piano piano. Il tono e l'atteggiamento dicono: "Che ci state a fare tu e questo tuo collega che passeggia a naso per aria con aria di sufficienza? Volete saperlo da me? Credete che io viva appuntandomi le date delle costruzioni che, come funghi, in questo comune sorgono ovunque? Non ci sto alla vostra ipocrisia infingarda che ha la stizza verso chi pretende che facciate il vostro dovere."
Con aria di riprovazione la vigilessa guarda la persona che ha fatto la segnalazione e proferisce: "Assurdo!"
Al segnalante viene da ridere e pensa: "Assurdo io?!" Ma non dice niente e con lo stesso sorriso ironico saluta e chiude il cancello, lasciando la vigilessa al suo forzato dovere.
Chissà cosa avrà scritto nel verbale quel giorno l'accigliata vigilessa...