Sempre più spesso assistiamo alla messa sotto accusa delle Forze dell'Ordine quando debbono intervenire, chiamati da cittadini spaventati, per fermare persone che sotto l'effetto di droghe, liberamente assunte, danno in escandescenze agendo in modo scomposto tale da recare danno a sé stesse e agli altri.
Il caso triste, per l'età del ragazzo, 18 anni, di Federico Aldrovandi è stato emblematico di questo conflitto fra chi deve mantenere l'ordine e la sicurezza e la discussa libertà di assumere droghe dei singoli.
Una libertà che comporta danni e spese per la Società.
Federico urlava e si agitava in preda ad uno stato alterato in cui si era messo assumendo sostanze tossiche che ne hanno alterato il comportamento, tanto da spaventare chi chiamò la Polizia.
La Polizia ha pagato caro l'errore di non aver chiamato l'ambulanza con medico a bordo prima di intervenire, eccedendo nel protocollo di immobilizzazione.
Federico è morto anche per quell'eccesso di immobilizzazione e gli agenti hanno subito processi su processi, infine lo Stato, quindi i soldi di noi tutti, ha dovuto risarcire la famiglia con una cifra considerevole.
Quindi la libertà di drogarsi comporta costi troppo alti e coinvolge troppa gente che con questa libertà del singolo non c'entra nulla.
Per Federico, dunque, ci sono stati errori nell'intervento della Polizia. Non aveva armi, dunque non poteva costituire pericolo grave.
Ho cercato di documentarmi sul protocollo che Polizia e Carabinieri sono tenuti a tenere in caso di fermo di persone in stato di agitazione violenta.
Le Forze dell'Ordine hanno un obbligo cautelare, sembra prescritto da tutti i manuali, di limitare la posizione
prona e la compressione sul dorso fuori di necessità, ponendo al più presto la persona da immobilizzare
seduta o distesa su un fianco.
Questo, certo, nell'immediatezza dell'intervento va valutato. Se la persona è agitata è ovvio che avrà un rialzo della pressione sanguigna e dunque può trovarsi in una situazione medica a rischio. L'ho già scritto nel post che dedicai a Federico Aldrovandi. Conviene, dunque, agli agenti per primi cercare di tenere il meno possibile il soggetto prono, giusto il tempo di ammanettarlo, poi i manuali stessi consigliano di dargli la possibilità di respirare. Questo per non incorrere nell’eccesso colposo nell’adempimento del dovere.
Il verificarsi di un altro episodio increscioso, anche se diverso nella modalità e nel soggetto, conosciuto come cocainomane, dal caso Aldrovandi, parlo del rinvio a giudizio dei carabinieri e degli infermieri dell'ambulanza che intervenirono nel caso Magherini, rende tristi e dispiaciuti, perché si manda a processo gente che è intervenuta come al solito chiamata da cittadini preoccupati e spaventati e, in questo caso, anche aggrediti, dal drogato in stato di agitazione psicomotoria.
Ecco che di nuovo l'assunzione di droghe coinvolge gente e società, mettendo in moto un meccanismo dispendioso e che crea angosce e dolore a persone che cercano di svolgere il loro lavoro. Forse in questo caso male?
Forse bisognerebbe consentire a questi soggetti di sfasciare tutto, urlare, sbattersi a destra e a sinistra finché la crisi non passa?
Il caso Magherini è stato ampiamente documentato sui giornali e in televisione. Gridava sotto l'effetto delle sostanze che aveva assunto, cuore e tutto il resto in stress ed alterazione massimi..
Ma è davvero colpa di chi doveva fermarlo avendo già rotto una vetrina e dato un colpo in testa ad un tassista che lo ha dichiarato in un reportage della trasmissione "Chi l'ha visto?"?
Si dà molto risalto alle morti di queste persone, che in parte creano da sole danno al proprio organismo, e ho notato che l'opinione pubblica non si indigna altrettanto per episodi in cui il morto è il tutore delle Forze dell'Ordine e l'assassino, in questo caso volontario, è un drogato o persona adusa alle droghe.
Quanti hanno parlato in televisione, con ripetute trasmissioni, del Carabiniere morto dopo un anno di coma per le bastonate dategli in testa da uno che si stava recando ad un rave-party e che il carabiniere, insieme ad un collega, anche lui aggredito e ferito a sprangate ma sopravvissuto con lesioni invalidanti, aveva fermato per un controllo nell'adempimento del suo dovere??!!
Non è comparabile che uno che sta lavorando muoia, senza aver fatto altro che il proprio dovere, per mano di un altro che ritiene giusto andare a drogarsi e che uccide perché non vuole che gli controllino neppure i documenti e nel timore che gli trovino addosso la droga occorrente a sé e ai suoi amici per sballarsi.
GROSSETO: ERGASTOLO A GORELLI PER UCCISIONE CARABINIERE Pubblicato Venerdì, 11 Gennaio 2013 - Scritto da matteo brighenti
Ergastolo per Matteo Gorelli, vent’anni, di Cerreto Guidi (Firenze), che a Pasquetta del 2011 aggredì una pattuglia di carabinieri ad un posto di blocco, ferendo il carabiniere Antonio Santarelli, morto per le percosse inflittegli con un palo di legno dopo un anno di coma.Nell’aggressione, che Gorelli fece con altre tre ragazzi, tutti minorenni, fu ferito anche il carabiniere Domenico Marino, che nell’agguato ha riportato gravissimi danni ad un occhio. I quattro stavano andando a un rave party a Sorano, in Maremma.
Da: La Nazione
Omicidio del carabiniere al rave: via al ricorso contro l'ergastolo
I legali di Matteo Gorelli chiedono ora appello
Gorelli, sottoposto al test dell’etilometro e trovato positivo, ebbe una reazione agghiacciante: armatosi di un bastone colpì più di una volta Santarelli fino a ridurlo in coma (è poi morto un anno dopo)
Grosseto, 27 marzo 2013 - Matteo Gorelli non era del tutto capace di intendere e di volere quando massacrò a bastonate il carabiniere Antonio Santarelli. Per questa ragione i legali del giovane condannato all’ergastolo hanno deciso di presentare istanza di appello alla sentenza di primo grado emessa tre mesi fa dal gup di Grosseto, Marco Belisari. Era il giorno di Pasquetta del 2011 quandol’allora diciannovenne di Cerreto Guidi stava andando di primo mattino a un rave party in Maremma insieme a tre amici. Nelle campagne intorno a Sorano la sua auto fu fermata da una pattuglia dei carabinieri.
Gorelli, sottoposto al test dell’etilometro e trovato positivo, ebbe una reazione agghiacciante: armatosi di un bastone colpì più di una volta Santarelli fino a ridurlo in coma (è poi morto un anno dopo) e ferì in modo grave a un occhio l’altro militare di pattuglia, Antonio Marino.
Tre mesi fa la sentenza di primo grado: ergastolo. Nonostante i difensori del giovane avessero chiesto il rito abbreviato confidando in una pena meno pesante anche per il riconoscimento di attenuanti. Non è andata così, dunque ieri i legali hanno presentato ricorso di appello alla Corte di Assise del tribunale di Firenze perché, come spiega l’avvocato Luca Tafi: «Matteo al momento del fatto non era del tutto capace di intendere e di volere».
«La richiesta di appello è molto articolata — spiega l’avvocato di Castelfiorentino Luca Tafi, difensore di Gorelli assieme al collega grossetano Francesco Paolo Giambrone — Per prima cosa crediamo, come hanno dimostrato le nostre perizie, che Matteo, al momento dell’aggressione, non fosse del tutto capace di intedere e di volere. Il giudice ha riconosciuto il suo disturbo borderline, ma non il nesso tra il disturbo e i suoi gesti. Invece, la sua patologia ha inciso nella reazione di mattina, così come determinante è stato il suo passato difficile».
«Allo stesso modo — continua Tafi — non condiviamo il fatto che non siano state riconosciute le attenuanti generiche. Parliamo di un reato gravissimo, nessuno si sogna di pensare altrimenti. Le attenuanti, però, dovevano essere riconosciute per il suo disturbo di personalità, appunto, e per la giovane età. Oltre al fatto che Matteo ha confessato tutto e si è pentito».
«Allo stesso modo — continua Tafi — non condiviamo il fatto che non siano state riconosciute le attenuanti generiche. Parliamo di un reato gravissimo, nessuno si sogna di pensare altrimenti. Le attenuanti, però, dovevano essere riconosciute per il suo disturbo di personalità, appunto, e per la giovane età. Oltre al fatto che Matteo ha confessato tutto e si è pentito».
Morale: siete drogati, bevete alcool, avete qualche turba?
Potete ammazzare un uomo, anche in divisa che rappresenta lo Stato: meritate le attenuanti.
Non le aggravanti per il vostro comportamento irresponsabile, stolto, aggressivo e violento: le attenuanti....
Il mondo alla rovescia!!!