Dal blog di: Giovanni Preziosi
“Come quadri alle pareti”: la triste storia dei 20 bambini di Bullenhuser Damm
Il 20 aprile 1945, tra le mura della scuola amburghese di Bullenhuser Damm, 20 piccole vite di bambini ebrei – dieci maschi e dieci femmine – provenienti dalla Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, venivano spezzate crudelmente. In queste immagini drammatiche si ripercorre il loro calvario che inizia dal momento della detenzione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dalla separazione dai genitori, dagli esperimenti medici per giungere fino al triste epilogo.
I bambini, infatti, strappati dall’affetto dei loro cari, furono inviati al campo di concentramento di Neuengamme distante circa 30 chilometri da Amburgo dove, con la complicità dell’ineffabile angelo della morte Joseph Mengele, furono adoperati come cavie umane dal turpe medico nazista Kurt Heissmeyer, per i suoi aberranti esperimenti – avviati nel gennaio del 1945 – condotti senza alcun metodo scientifico, per trovare un vaccino sulla tubercolosi. Difatti, come gli eventi successivi si incaricheranno di dimostrare, falliranno miseramente nell’aprile i quello stesso anno. Tuttavia, poiché le truppe inglesi erano ormai alle porte di Amburgo, all’improvviso giunse l’ordine perentorio di eliminare quelle tenere vite innocenti allo scopo di cancellare tutte le prove dei loro orrendi crimini di cui si erano resi responsabili. Così, nella notte del 20 aprile, col favore delle tenebre, quei 20 bambini furono repentinamente trasferiti nella vicina scuola di Bullenhuser Damm, trasformata per l’occasione in un macabro luogo di sterminio, dove i nazisti provvidero dapprima a narcotizzarli con la morfina, dopodiché – senza alcun senso di umanità – li impiccarono “come quadri alle pareti”.
Di fronte a questi infami e spietati crimini verrebbe da rivolgere una sola domanda ai cosiddetti “revisionisti” nostrani che, accecati dall’odio, dimostrano di ignorare completamente questa triste pagina della storia, continuando pervicacemente a “negare” che tutto ciò sia realmente accaduto e che la Shoah sia soltanto un’invenzione degli storici…
Forse queste immagini potrebbero servire a fargli cambiare parere, se solo riuscissero ad immaginare lo stato d’animo e la terribile angoscia provata da queste bambini e dai loro genitori mentre i loro figli venivano barbaramente sottoposti a questi ignobili torture. Chissà, forse, qualche lacrima furtiva solcherà il loro viso, anche se francamente ne dubito…
Da una dichiarazione rilasciata dalla dottoressa Paulina Trocki, si apprende che: “Da fine settembre, primi di ottobre 1944 i bambini che arrivavano con i trasporti ad Auschwitz non venivano più mandati al gas (o meglio, non tutti). Alla fine dell’anno i bambini erano circa 300 in una baracca”. Ecco come viene raccontata questa sconvolgente storia, con dovizia di particolari, da Maria Pia Bernicchia nel suo bel libro dal titolo fin troppo eloquente: “I 20 bambini di Bullenhuser Damm”.
È il 14 maggio 1944 quando alcuni bambini vengono visitati, vengono sottoposti a prelievo di sangue… È in questa occasione che al “bambino A 179614” viene fatto un prelievo di saliva per accertamenti sulla difterite. Quel bimbo è Sergio de Simone. Quel bimbo che era così bello… “Nessuno oserà fare del male a un bimbo così bello”… erano le parole che uscivano dal cuore di mamma Gisella. Per il cuore sono una ferita le parole che il carnefice di Auschwitz, il dottor Mengele inventerà… Servono dei bambini, ma come fare perché non si diffonda il panico, perché l’intervento sia il più asettico, il più chirurgico possibile? L’uomo nero si vestirà di infame cattiveria.
Il dottor Mengele, l’angelo della morte, si presenterà una fredda mattina di novembre del 1944 nella baracca 11 e dirà:
“Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…”
La storia potrebbe finire qui… ma se lasciassimo al lettore il compito di trovare un finale, se anche gli dicessimo di immaginare la sorte più tragica, nessuno riuscirebbe ad avvicinarsi al vero!
… e i bambini si sono fatti avanti, sognano l’amore negato, sperano di ritrovare il calore dell’abbraccio della mamma, confidano nella dolce promessa di quelle parole, si affidano al sogno, assaporano i baci, si struggono dal desiderio, pregustano la gioia di quel volo, del tuffo fra quelle braccia tanto sognate…ritrovano per un attimo le gioie rubate… si fidano e… piombano nell’inferno più nero. Li aspettano non le braccia della mamma a far loro da culla, non i baci che consolano, non la ninnananna che scalda e accarezza… ma mesi di strazi, di febbre, di abbandoni, di interventi chirurgici alle ghiandole linfatiche. Dalla baracca 11 vennero presi 10 maschi e 10 femmine con la promessa delle “braccia della mamma”. I 20 bambini di età compresa fra i 5 e i 12 anni furono caricati su un camion che li portò da Birkenau alla stazione ferroviaria di Auschwitz.
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Mi fermo qui, il resto lo potete leggere nell'articolo pubblicato dal Dott. Giovanni Preziosi sul suo blog "Gocce di memoria" alla data del 2 febbraio 2013. Leggere tutto questo e molto altro ancora, corredato dalle foto delle creature dolcissime e innocenti torturate dagli uomini-mostri, mi ha dato un dolore difficile da sopportare, sentivo il cuore stretto fino a temere un infarto... Ma ho voluto continuare perché dai miei 14 anni ad oggi vedo che ho ancora altro orrore da scoprire. Odio questi mostri che facendo tanto male sono riusciti a togliermi l'idea del mondo e degli uomini che mi avevano dato i miei buoni genitori. L'ho già scritto tante volte, sola davanti al televisore che mandava le immagini dei Campi girate dai liberatori, la quattordicenne che ero rimase sconvolta tanto da provare un sentimento forte e violento che si tradusse in un pensiero: "Non vorrei mai essere nata in un mondo dove è potuto accadere tutto questo!" Così come mi avevano costruito i miei genitori la ferocia era relegata ai secoli bui dell'ignoranza, ma quello che vedevo in quel momento, che mi si rivelava, era accaduto solo poco prima che io nascessi... Nel secolo delle più importanti scoperte scientifiche... E' rimasto inspiegabile e lo è ancora di più leggendo questa ennesima cronaca storica che mi fa tanto male. E' la negazione di tutto, soprattutto di Dio, comunque lo si voglia immaginare, secondo il pensiero ebreo, cattolico, protestante, musulmano... Dio non c'è. Non capisco poi la definizione che qualcuno ha dato e qualcun altro sempre riprende di "angelo della morte" per quel mostro di Mengele ... La parola angelo è in antitesi a questo essere deforme nel cervello: egli non dà la morte sic et simpliciter, egli tortura senza ragione alcuna, psicologicamente e fisicamente, nulla di scientifico c'è nel suo agire da mostro se non il pretesto... Cosa che rende ancora più orrendo il mostro che egli è. Ma non è il solo, e questa è l'altra riflessione che mi ha sempre accompagnato nel corso della mia vita quando il pensiero andava all'orrore nazista. Un pazzo si isola, un mostro si disprezza, invece milioni di tedeschi l'hanno seguito.
Le sorelle Bucci, sopravvissute, con il loro cuginetto Sergio De Simone, abbindolato con la speranza di vedere la mamma dal mostro "sperimentatore", per poi essere sottoposto ad orride pratiche che oggi si fanno solo negli stabulari sugli animali da esperimento e vengono comunque contestate dagli "antivivisezionisti".
Il piccolo morì orrendamente.
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2 commenti:
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