Il Fondo europeo di stabilità finanziaria ( in ingleseEuropean Financial Stability Facility,EFSF) è uno speciale mandato creato dai 27 Stati membri il 9 maggio 2010, in seguito alla crisi economica del 2008. Lo scopo di tale mandato è quello di salvaguardare la stabilità finanziaria in Europa, favorendo aiuti finanziari agli stati dell'area Euro. E' una vera e propria società, registrata in Lussemburgo, che oltre ad elargire prestiti agevolati ai paesi con difficoltà finanziarie, emette obbligazioni o altri strumenti di debito per ricapitalizzare le banche e intervenire nei mercati sul debito primario e secondario. L'accesso ai finanziamenti avviene solo nel caso in cui il paese richiedente è impossibilitato a pagare il proprio debito a tassi accettabili, una condizione che viene valutata e approvata in seguito ad un negoziato tra Bce, Fmi e la Commissione europea.
Il Fondo salva stati, così comunemente definito, è sostenuto da impegni di garanzia da parte di tutti gli Stati dell'area dell'euro per un totale di 780 miliardi ed ha una capacità di prestito di 440 miliardi. Tra i paesi che hanno usufruito di un prestito dal Fondo ci sono Portogallo, Irlanda e ultima la Grecia: proprio per questo motivo, il Efsf potrà terminare il proprio mandato solo dopo aver pagato tutte le obbligazioni in essere pari a 200 miliardi. In caso contrario, il fondo avrebbe dovuto cessare il suo mandato nel 2013.
Questo fondo verrà comunque sostituito da settembre 2012 - in anticipo di un anno - dall' Esm (in inglese European Stability Mechanism), il Meccanismo europeo di stabilità nato dalle modifiche al Trattato Europeo il 23 marzo 2011 e ratificato l'11 luglio 2011 dal Consiglio Europeo a Bruxelles, in seguito alla situazione sempre più grave del debito sovrano. Sostituendo l'Efsf, l'Esm incorporerà anche la dotazione residua del vecchio fondo, pari a circa 500 miliardi. La differenza con il vecchio fondo sta proprio nella gestione, che in questo caso è affidata ai ministri delle Finanze dei paesi membri, che decideranno sull'erogazione a maggioranza qualificata (anzichè all'unanimità), sotto la supervisione del Commissario agli Affari Economici e del governatore della Bce. Questo nuovo meccanismo andrà ad implementare il vecchio come copertura dai rischi di rifinanziamento degli stati e preservare l'aumento dei rendimenti dei titoli pubblici, attribuendo agli stessi la possibilità di acquistare titoli di debito pubblico sul mercato secondario, per conto della Banca centrale europea. In poche parole, gli stati membri diventano veri e propri azionisti sulle proprie emissioni obbligazionarie.
L'Economia, essendo soggetta a tanti parametri, lascia spazio anche a tante opinioni diverse.
Non deve sorprendere, dunque, che illustri economisti dicano cose in contrasto fra loro, addirittura antitetiche.
Pare che anche le analisi siano influenzate ed influenzabili.
Questo Professore Associato dell'Università di Pescara:
Alberto Bagnai
Associate Professor of Economic Policy
Department of Economics, Gabriele d'Annunzio University
Viale Pindaro, 42, 65127 Pescara (Italy)
ha aperto un suo blog di informazione in cui analizza la situazione greca alla luce, a suo avviso, anche della falsa informazione che se ne fa: http://goofynomics.blogspot.it/
Non entro nel merito di quanto scrive, dato che, come ho già detto, è materia che non solo non mi appartiene affatto, ma in cui gli analisti stessi si scontrano, con scritti e grafici alla mano.
Nel suo post sulla Grecia il Professore si spreca in grafici e dimostra che dietro quello che dice c'è un attento studio.
Quello che so io è quello che sappiamo in molti: anche noi italiani abbiamo prestato tanti soldi alla Grecia.
Quello che ricordo io, persona qualsiasi, del mio viaggio in Grecia, è che tornammo con le dracme che, per superficialità forse, non avevamo cambiato in Grecia con la nostra Lira, e la nostra banca ci dette un cambio in cui perdemmo parecchio, dato che si trattava di valuta di scarso valore.
Quando venne annunciato, pochi anni dopo, nel 1981, che l'Unione Europea inglobava la Grecia, mi chiesi come avesse potuto raggiungere i parametri richiesti per l'ingresso, visto come stava messa.
Poi siamo finiti tutti nell'Euro senza prima creare una vera Unione equilibrata... ed ora la strada diventa sempre più difficile.
Da: Blitz Quotidiano
Non entro nel merito di quanto scrive, dato che, come ho già detto, è materia che non solo non mi appartiene affatto, ma in cui gli analisti stessi si scontrano, con scritti e grafici alla mano.
Nel suo post sulla Grecia il Professore si spreca in grafici e dimostra che dietro quello che dice c'è un attento studio.
Quello che so io è quello che sappiamo in molti: anche noi italiani abbiamo prestato tanti soldi alla Grecia.
Quello che ricordo io, persona qualsiasi, del mio viaggio in Grecia, è che tornammo con le dracme che, per superficialità forse, non avevamo cambiato in Grecia con la nostra Lira, e la nostra banca ci dette un cambio in cui perdemmo parecchio, dato che si trattava di valuta di scarso valore.
Quando venne annunciato, pochi anni dopo, nel 1981, che l'Unione Europea inglobava la Grecia, mi chiesi come avesse potuto raggiungere i parametri richiesti per l'ingresso, visto come stava messa.
Poi siamo finiti tutti nell'Euro senza prima creare una vera Unione equilibrata... ed ora la strada diventa sempre più difficile.
Da: Blitz Quotidiano
Era il 1990 quando Helmuth Kohl sfidò la Bundesbank e impose la parità tra il potentissimo marco e la moneta dell’Est, che sul mercato nero venivano scambiati 10 a 1. Ma quella scelta che non fu mai rinnegata dalla Germania e ancora oggi viene ricordata come l’ultima lezione del cancelliere: quella per cui alcuni ideali (la riunificazione del popolo tedesco) vengono prima dell’economia. Quel cambio 1 a 1, però, costò caro anche alle altre monete europee. E la Germania di oggi, paladina del rigore, sembra aver scordato quella lezione di indiretta solidarietà.
Accadde infatti che, per contenere la grande immissione di nuova moneta, la Bundesbank adottò tassi altissimi, attorno al 10% nel 1993, scongiurando così l’inflazione. Risultato? In quella economia pre-euro, retta dal meccanismo dello Sme, i rialzi dei tassi decisi a Francoforte si riverberarono quasi automaticamente sulle altre monete, traducendosi in recessione per molte economie. L’allora rettore della Bocconi, Mario Monti, davanti alla Commissione Bilancio e Tesoro, diceva: “Il 1992 è stato per la Cee un anno di disavanzi pubblici elevati, anche a causa della riunificazione tedesca”. E fu così che nel settembre nero, 1993, con una spesa pubblica senza freni, un deficit alle stelle e un debito sul 120% l’Italia fu costretta con la sterlina ad uscire dallo Sme.
Magari non c'entra nulla (o forse sì?), ma nel 1991 fu acquistata la casa per gli sposi dai miei consuoceri (noi avevamo la liquidità per contribuire alla cerimonia e ad alcuni mobili) e per la cifra rimanente mia figlia e suo marito si accollarono un mutuo a tasso fisso che in quegli anni era al tasso stratosferico del 16,5%.
Nessun commento:
Posta un commento