Ascoltavo oggi, intorno alle h. 10:00, su Radio 24 l'ottimo Giovanni Minoli in un servizio su Enzo Tortora, con vari inserti narrativi dalla viva voce della figlia Silvia.
Enzo Tortora l'ho visto una sola volta da vicino: ero un'adolescente e lui era già famoso. Andavo a scuola in Via Caposile, a Roma, e per arrivarvi passavo davanti agli studi della RAI di Via Asiago. In quegli anni fu creata la sede di Via Teulada per la Televisione, ma ancora il grosso delle trasmissioni andavano in onda da Via Asiago. Mi è capitato dunque di vedere tantissimi personaggi di quel mondo. Corrado, semplice e bonaccione che si fermava anche a parlare con il cartolaio dove comperavo i fogli protocollo, Pippo Baudo solitario e pensieroso, e lui, Tortora, che sembrava molto pieno di sé. In realtà era solo una persona molto molto intelligente e che non faceva nulla per riuscire simpatico.
Quando scoppiò l'assurda storia delle accuse di un suo coinvolgimento nello spaccio di droga con adesione camorristica, mettendo insieme tante notizie e facendo nella mia mente una personalissima analisi delle stesse, non dubitai neppure per un attimo che tali accuse fossero vere. E ne ero così convinta che dicevo con la massima tranquillità che era tutto falso, che era una montatura, a chi commentava le martellanti notizie di quei giorni. Ma non tutti hanno capacità di analisi lucida ed acuta e così mi sentivo obiettare: "Ma se lo dicono qualcosa di vero ci sarà!"
Teoria aberrante su cui si fonda la calunnia e prospera.
Perché non ho creduto mai neppure per un attimo a questa orrenda e stupida accusa a cui, però, hanno creduto magistrati ed inquirenti, chissà perché, visto quello che è venuto fuori in Appello?
Non ci ho creduto perché Enzo Tortora era famoso, ricco e non aveva certo bisogno di mettersi a fare lo spacciatore di droga per sbarcare il lunario.
Non ci ho creduto perché il racconto dei due figuri, il "pittore" e la sua consorte con la storia squallida delle "mutandine", era così misero e detto da persone così mediocri che il credito dato loro, palesi millantatori, dai magistrati destava il mio stupore.. allora, perché oggi ho di molto ridimensionato la figura del Magistrato! Fra essi, come in ogni carica o professione, c'è l'onesto ed il disonesto, l'intelligente e l'idiota, il capace e l'incapace. Oggi lo so perché ho 68 anni e ho visto, ascoltato, sentito, pensato e riflettuto sui fatti che mi sono passati davanti per una vita.
Non credetti alle accuse perché fu chiaro che a qualcuno era andato di traverso quello che Enzo Tortora disse ai terremotati dell'Irpinia quando portò loro i soldi raccolti tramite Antenna tre : "Ora non fateveli mangiare dalla camorra!"
Quello che è inquietante è come e perché tali magistrati e tali inquirenti, che condussero Enzo Tortora al Processo in Assise sulla Camorra, abbiano montato un tale castello di carta senza veri riscontri e senza vere prove: fu davvero solo incapacità professionale? Io non lo credetti allora e non lo credo adesso.
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