Da: "Novelle Nuove"
Usurai ed usurati, cravattari ed incravattati: due facce della stessa medaglia
Come
fu, come non fu, fatto sta che si ritrovò incravattata. Molto era dovuto alla
sua totale inesperienza di vita, era così giovane! Ma moltissimo alla sua
intelligenza di scarsa qualità. Eh, sì! Perché chi finisce nelle grinfie degli
usurai è sempre persona di scarsa intelligenza. Si può essere in difficoltà
economiche quanto si vuole, ma se si ha cervello si sa che chiedere i soldi
"a strozzo" fa stare anche peggio di come ci si trova. Dunque perché
farlo? Ma perché, appunto, il futuro usurato non ha una bella intelligenza mai!
Crede sempre di potersela cavare in qualche modo, vago, futuro.. Dunque non sa
valutare bene la realtà, non sa essere padrone della propria vita, asseconda le
proprie debolezze.. Dalla voglia di acquistare quello che non ci si può
permettere, al cedimento al vizio del gioco... Sono tutte strade che portano
all'indebitamento.
Chi
si ripete intimamente il detto "Non fare il passo più lungo della
gamba" non finirà mai nelle mani di nessuno, sarà sempre padrone della sua
vita. Una vita risicata? Una vita con scarsità di mezzi? Ma una vita libera da
padroni ignobili quali sono gli usurai. Una vita dignitosa e linda anche se con
poveri mezzi. Si possono chiedere aiuti alla Società se non si riesce più a
sostentarsi: Caritas, Servizi Sociali ed assistenziali dei Comuni, Associazioni
laiche e religiose, ormai sovrabbondanti, dedite all'aiuto dei socialmente più
deboli.
Ma
il futuro usurato, che spesso finisce per diventare a sua volta braccio
dell'usuraio che gli procura clienti, non è quasi mai persona totalmente priva
di mezzi, tanto da dover chiedere aiuto alle Istituzioni che offre la Società , egli è una
persona poco intelligente, dal carattere debole, non padrona di sé stessa ma
trascinata dalla propria testa stolta piena di debolezze e di voglie.
Lei,
Sabrina, si era sposata giovanissima con un operaio specializzato che aveva uno
stipendio sicuro: statale! Ma il marito, non molto intelligente neppure lui,
era però attento ai soldi e si accorse quasi subito che Sabrina spendeva in
modo incontrollato il non ricco stipendio, ma sufficiente ad arrivare alla fine
del mese qualora amministrato con oculatezza.
"Come
hai già finito tutti i soldi che ti ho dato? Ma che ci hai fatto?" Le
chiedeva il marito.
"Ma
non lo so! Costa tutto molto! I soldi non bastano mai..." Si confondeva
lei.
In
realtà comperava di tutto: cose inutili, paccottiglia che vedeva sui banchi del
mercato, vestitucci, trucchi, creme, bigiotterie... In una pulsione
irrefrenabile all'acquisto.
Il
marito se ne lamentò con sua madre: "Sabrina non sa amministrare i soldi.
Sembra una bambina, compera tutto quello che vede! Questo mese ha finito lo
stipendio il 20 e per i giorni rimanenti ho dovuto prendere da quei pochi soldi
che stanno sul libretto postale.."
"Come?!
Quelli che vi abbiamo regalato quando vi siete sposati? Ma quelli vi servono
per gli imprevisti! Non li devi toccare!" Si allarmò sua madre.
"E
dimmi tu come faccio allora?" Chiese il figlio con una punta di
esasperazione nella voce.
La
madre ci pensò un po' e, in presenza anche del padre che rimaneva in silenzio, disse:
"Ci penso io. Dai i soldi a me e io le darò giorno per giorno quello che
le serve, così dovrà farseli bastare per le cose essenziali. Alla fine del
mese, se avanza qualcosa, te li do e li metti sul libretto postale."
Così
fecero.
Ma la cosa non piacque a Sabrina che continuava ad avere la testa che aveva e che non dipendeva solo dalla giovane età...
Ma la cosa non piacque a Sabrina che continuava ad avere la testa che aveva e che non dipendeva solo dalla giovane età...
Si
lamentava con la vicina di casa, con le amiche, con la gente del quartiere...
Lei non poteva disporre di nulla, teneva tutto sua suocera!
Provò
anche a lavorare, ma siccome non era andata oltre la licenza di scuola media
inferiore, tutto quello che trovò fu un lavoretto di vendita porta a porta di
detersivi per la casa.
Poi
un giorno che si stava lamentando per l'ennesima volta con una anziana
conoscente del quartiere, sul marciapiede davanti ad una vetrina dove stava
sbirciando vogliosa dei vestiti, si sentì fare la proposta: "Ma bella mia
comprateli i vestiti, comprateli! Sei giovane e carina adesso! Quando te li vuoi
mettere addosso? Quando sarai vecchia come me?! - Fece con un sorriso
accattivante. - Quando non figureranno più perché avrai le rughe e la
pancia?" E si toccò la pancetta sempre con quell'aria piena di bonomia
quasi familiare.
"E
come faccio?! - Sbottò la sciocchina sgranando gli occhi. - "Mia suocera
mi dà i soldi per fare la spesa e basta! Gestisce tutto lei quella disgraziata!
Se mi voglio comperare un vestito mi dice "che
ci fai?", "che non ce l'hai
i vestiti?", "non è mica il
cambio di stagione"..." Concluse
con esasperazione.
"Ma
guarda quanto è carino questo che sta in vetrina sul manichino! E' un amore! Ti
starebbe un incanto! Ma pure quello con quei fiori sul verde ti starebbe
proprio bene! Sembri una bambolina! Sai quanto saresti carina!"
Alla
stupidina quasi venivano le lacrime agli occhi: "Eh, lo so! Ma ha visto
quanto costano? Cinquantamila lire l'uno! E chi ce l'ha?! Centomila lire!"
"Ma
amore mio comprateli, te li presto io! Mi fai quasi pena! Me li ridarai quando
potrai, non ti preoccupare!"
La
scemetta la guardò attonita a quella inattesa ed insperata proposta e disse con
meraviglia: "Ma... perché ..
tu..?"
"Ma
perché te lo meriti! Sei così caruccia! Io quando ti incontro mi dico sempre "Quanto è carina Sabrina! Sembra una
bamboletta! Peccato che va vestita..." Scusa.. non lo vorrei dire.. ma
co' questi straccetti!"
Alla
stupidina si stringeva la gola per la pena di sé stessa che quelle parole le
suscitavano e per la voglia che le si stava accendendo in cuore. "Ma io
non so quando potrò ridarteli.." Fece combattuta fra il desiderio che le
si era acceso di poter avere una chiave per soddisfare i suoi desideri e
l'incertezza che le dava l'impossibilità momentanea di poter disporre di
denaro.
"Ma
non stare a preoccuparti?! Te l'ho detto che me li ridarai quando puoi! Mica
tuo marito lo farà sempre gestire a sua madre lo stipendio no?! Adesso è perché
siete sposati da poco... Vedrai, vedrai che poi lo farà gestire tutto a te e me
li potrai ridare con comodo!" Il tono era accattivante, amichevole, quasi
protettivo e la donna sorrideva intimamente soddisfatta del pesciolino che
aveva abboccato all'amo.
Al
marito iniziò a dire bugie, cosa che le veniva facile: i vestiti li aveva
comperati al banco del mercato pagandoli poche lire, forse erano rubati, forse
erano un usato quasi nuovo.. Così i vestitini per la bimba che intanto le era
nata, così tutto... L'aiutava in questo la dabbenaggine di suo marito,
decisamente un poco tardo... Ma dopo tre anni di questa storia i nodi vennero
drammaticamente al pettine. Nel frattempo era nata una seconda bambina e le
esigenze erano aumentate: si lasciava trascinare ad ogni sorta di spesa
seguendo i consigli della sua anziana "amica" e
"benefattrice". La bimba stava poco bene? Ma perché accontentarsi del
pediatra della mutua?
"Ma
portala dal privato no? C'è un maggior riguardo! Che fai? Risparmi sulla salute
di tua figlia?" Consigliava il braccio dell'usuraio.
Finalmente,
l'ignaro ed ottuso marito, decise che ora i soldi li poteva gestire lei: ormai
era madre assennata ed attenta e le bambine le teneva così bene con quei soldi
che lui guadagnava!
Appena
tutta trionfante disse all'"amica" che ora poteva gestire l'intero
stipendio del marito, quella tirò la rete in barca: "Bella mia, te lo
avevo detto che prima o poi i soldi dello stipendio sarebbero tornati a te!
Sono proprio contenta, proprio contenta! Adesso, magari un po' per volta... mi
ridarai i soldi che ti ho prestato cocca!"
"Ma
certo Assunta! Però te li do, come hai detto tu, un poco per volta. Ho tenuto i
conti: mi hai dato tre milioni in tre anni... Te li posso ridare a... 100..
150.000 lire al mese?"
"Come
ti pare cocca. Però non sono più tre milioni, ci sono gli interessi." Il
tono era ora dolce ma secco, e l'espressione degli occhi strana: fredda, quasi
dura.
La
scema ebbe una prima stretta al cuore: "E.. quanto sono gli
interessi?"
"Tesoro
mio, - fece quella con tono sbrigativo - in tre anni, tu capisci, la cifra è
raddoppiata: mi devi sei milioni di lire."
L'inconsapevole,
incosciente usurata quasi stramazzò a terra.
"Ma,
ma... come è possibile.. non capisco.."
"Bella
mia, non capisci? Tre milioni congelati per tre anni! Tutti chiedono gli
interessi! Più tardi li ridai, più tempo passa e più corrono! Si sa!"
"Ma
come faccio?!" Fece la squinternata disperata.
A
questo punto il tono di Assunta si fece ancora più duro e sbrigativo:
"Parlane con tuo marito. Ha uno stipendio e potrà fare fronte al tuo
debito. Te l'ho detto "Me li ridarai
con comodo, quando tuo marito ritornerà a farti gestire lo stipendio",
e tu hai accettato, hai firmato le ricevute ricordi?"
Mezzo
svenuta dal trauma e dalla paura che suo marito potesse venire a sapere
qualcosa tornò a casa. Inventò che doveva pagare una visita privata per una
delle bambine e prese duecentomila lire pensando così di tenere buona
l'usuraia.
Quella
prese i soldi ma ribatté che aspettava in tempo breve gli altri, altrimenti gli
interessi sarebbero cresciuti: "Il tempo Sabrina, ricordi? Il tempo scorre
e più scorre più gli interessi crescono!"
La
fragile intelligenza di Sabrina iniziò a vacillare e il marito si accorse che
qualcosa non andava. La interrogò e alla fine, vinta dall'angoscia,
l'incosciente gli scaricò addosso il carico che non riusciva a sostenere da
sola. L'uomo crollò su una sedia con la testa fra le mani. Disperato informò i
suoi genitori del disastro. La madre andò su tutte le furie: "Hai sposato
una matta! Questa donna è una rovina! Ah, ma i suoi genitori debbono saperlo,
lo debbono sapere che razza di scema è la loro figlia! Debbono rimediare loro a
questo guaio!"
Ci
fu una drammatica riunione familiare in cui ognuno riversò la propria angoscia
in una lite collegiale e in cui i genitori di Sabrina tentarono di difendere la
loro figlia non riuscendoci.
"Lo
pagate voi il debito che ha fatto vostra figlia! Lo pagate voi!" Urlava la
suocera sostenuta dal marito. Il figlio era attonito e assente in mezzo a
quell'urlìo. Sabrina piangeva cercando con le lacrime di lavare il disastro che
aveva fatto.
Quando
fu sola con i suoi, per levarsi dalle spalle la sua colpa, accusò la suocera di
essere stata lei ad accumulare quel debito: "Che ne so io, che ne so io! -
Diceva continuando a piangere - Era lei che gestiva i soldi del figlio negli
ultimi tre anni e chissà che ha fatto!"
E'
tipico dei deboli che finiscono nella rete degli usurai dire bugie e inventare
accuse e scuse fantasiose per coprire le loro malefatte.
Giustamente
malefatte, giacché lo sono, anche se non possono essere invocate a detrazione
dell'enorme carico di merda che ricopre gli usurai: insetti più che esseri
umani, perché non hanno remore né ritegno nel lucrare sulle malefatte altrui.
Una delle peggiori genìe umane è la specie usuraia.
Il
debito di Sabrina fu pagato in parte dai suoi genitori, in parte dal marito, in
parte dai suoceri, ma ci fu una inevitabile, tristissima coda.
Quando
Sabrina consegnò il denaro alla sua aguzzina era passato un poco di tempo da
quando quella le aveva comunicato l'ammontare del suo debito di tre milioni
gravato dagli interessi usurari e l'accolse così: "Per me va bene
bambolina mia, ma da quando me li dovevi dare sono passati due mesi e...."
"Il
tempo di metterli insieme!" L'interruppe Sabrina con affanno.
"Va
bene. Ma ora non dipende più da me, - fece quella con arida e fredda
indifferenza - ma da chi mi passava i soldi per darteli e quello vuole di più.
Te la vedi con lui."
La
povera sventurata si sentì diventare un nulla, più di quanto già non fosse
nella sua umana realtà, e chiese: “ Come?... N..non erano soldi tuoi?"
"Noooo!
Bella mia, io sono una pensionata! E chi me li dava? E' il Sig. Casali che me
li dava e tu hai tardato e ora tutta la faccenda è lievitata a venticinque
milioni di lire! Io li do tutti a lui questi, trattengo solo una piccola
percentuale per l'incomodo. Veditela con lui."
"Ma
chi me la da la differenza fino a venticinque milioni?!!! - Proruppe la giovane
disperata. - Questi me li hanno dati i miei, mio marito e i miei suoceri! Non
posso chiedere più niente!"
"Vai
da Casali, - disse calma e sicura il braccio dell'usuraio - vai e
parlaci."
Questo
Casali era un vecchio pensionato fra i 60 e i 70 anni, noto nel quartiere per
essere uno che, su richiesta, prestava soldi. C'era chi diceva che lo faceva
per aiutare la gente e chi, non tanto a bassa voce, che era un usuraio.
L'aspetto era incolore e mite, dunque non si sapeva quale fosse la verità. Chi
aveva ricevuto da lui prestiti aveva tutto l'interesse a rimanere zitto e
dunque nessuno sapeva dire cosa accadeva se chi aveva ricevuto il prestito non
restituiva i soldi. Apparentemente tutto si svolgeva regolarmente: Casali
prestava e riaveva sempre indietro i soldi dalle persone a cui aveva fatto quel
favore.
Quando
Sabrina andò da lui senza aver detto nulla a suo marito, quello la ricevette
nella sua casa grigia e senza lussi e l'ascoltò. Quando lei ebbe finito di
piangere e di supplicare lui con estrema calma e indifferenza le disse:
"Vieni a letto con me qualche volta e il tuo debito sarà estinto." La
poveretta non credeva ai suoi orecchi. Guardò interdetta quell'ometto freddo ed
incolore che apparentemente non aveva nulla del satiro o dello sporcaccione, ma
non fece in tempo a riaversi dallo stupore che quello le stava già addosso con
una insospettata forza infilandole una mano fra le gambe. La vittima rispose
con ripulsa a quell'assalto e respinse il vecchio con tutte le sue forze.
Quello si ritrasse senza insistere dicendole: "Domani mi devi portare la
differenza di quello che mi devi oppure manderò gli esattori a casa tua, o dei
tuoi suoceri o dei tuoi genitori."
"E
chi sono?" Chiese tremante.
"Gente
come te che per ripagarmi mi fa di questi favori." La gelida indifferenza
con cui lo disse annichilì la poveretta che, come una lepre presa alla
tagliola, cedette alle schifose voglie dell'usuraio.
Ma
da quel momento non fu più la stessa. Stupida rimaneva stupida ma senza più
candore e iniziò a ripagarsi infliggendo agli altri quello che aveva ricevuto.
Da
sola non sarebbe mai riuscita ma fu il vecchio usuraio stesso ad instradarla.
Le fece conoscere persone insospettabili, con mestieri inseriti nel tessuto
sociale, che erano fra loro complici di un giro infame e semplice al tempo
stesso. La tecnica era sempre la stessa: la ricerca delle vittime. Individuarle
era semplice: o giocavano e perdevano a qualsivoglia gioco, molti al Totonero,
le scommesse clandestine, oppure bastava stimolare certe donne a spendere
facendo apparire che le cose costose erano necessarie, oppure qualcuno che,
volendo acquistare o ristrutturare una casa, avendo delle difficoltà con la
banca, si sentiva suggerire di rivolgersi ad una finanziaria che faceva
condizioni ottimali.
Le
vittime ringraziavano pure per il prestito che alla lunga però si rivelava
sempre con un cavillo che faceva scattare gli interessi in su... Allora si
rivolgevano al gentile conoscente che aveva dato loro il suggerimento di
rivolgersi a quella certa Finanziaria chiedendo se poteva fare qualcosa, ma
quello diceva che non poteva fare niente, che avrebbero dovuto leggersi meglio
il contratto che avevano sottoscritto, che gli dispiaceva, però se avevano
bisogno di denaro lui poteva prestarglielo.. Oppure, fingendo di volerli
aiutare, li indirizzava a qualche lavoro saltuario da gente a cui faceva vedere
che li raccomandava: ad esempio a ristoratori, magazzini, commercianti... Poi
gran parte di quei soldi, pagati rigorosamente in nero, prendevano la via delle
tasche di chi riscuoteva gli interessi.
Sabrina
era ormai dentro un giro del genere e procedeva con un cinismo che aveva preso
piede dentro la sua testolina bacata. Cadevano nella sua rete, ovviamente,
persone senza intelligenza, che si rendevano conto sempre troppo tardi di chi
era quella donnetta sempre pronta a proporre favori.
Non
vi erano rischi di denuncia perché le vittime si vergognavano di rendere palese
la loro dabbenaggine, le loro debolezze.
Nella
sua limitata e disturbata mente Sabrina a volte ci provava con persone
intelligenti che la osservavano proporre spese faraoniche per una borsa, ad
esempio, millantando che lei ne aveva una uguale che costava cinque milioni di
lire. Nella sua recita furbetta si spingeva ad entrare con grande faccia tosta
nei negozi più costosi per dimostrare a chi sperava di abbindolare che la borsa
l'aveva comperata proprio lì, chiedendo se potevano venderle la chiusura di
ricambio perché si era rotta! Avuto il diniego dai sorpresi ma gentili commessi
usciva, dicendo a chi l'accompagnava in una passeggiata, da lei richiesta con
insistenza alla conoscente che sperava di acchiappare nella rete, che quella
chiusura costava trecentomila lire, peccato che non l'avevano!
Con
questo genere di persone non le andava bene, ovviamente, ma con quelle stupide
stimolava una voglia di emulazione e, per non essere da meno e per far vedere
che potevano permettersi anche loro oggetti di lusso, si davano alle spese
esagerate ritrovandosi poi in difficoltà.
Oltre
i tipi come Sabrina c'erano dei commercianti con avviate e floride attività
commerciali che, per stupidità e noia, si davano al gioco, soprattutto
scommesse al Totonero.
Uno,
il Rosso, aveva un negozio di articoli sportivi e viveva nell'agiatezza, finito
nel giro dei prestiti usurari per rimediare alle perdite del gioco, arrivò a
perdere il negozio e finì su tutti i giornali per una brutta storia di minacce:
lo avevano beccato che inseguiva un probabile debitore di usurai per conto di
questi. Fu denunciato per aggressione e minacce, arrestato e messo ai
domiciliari. Da commerciante benestante si era ridotto a fare il braccio armato
degli usurai.
Un
altro, tale Del Re, aveva un negozio di ferramenta ricchissimo di clienti e
viveva nel benessere. Finito in mano agli usurai per il vizio del gioco
cominciò a fare discorsi riconoscibili a chi ha intelligenza per capire: se si
andava nel suo fornitissimo, grandissimo e bellissimo negozio per acquistare,
ad esempio, gli alari per il caminetto, ci si sentiva proporre solo oggetti
costosissimi e non una gamma di tutti i prezzi, come un tempo.
"Ma
ha solo questi da Lit. 500.000
in ottone?" Chiedeva il cliente un po' stupito.
"La
gente ha ville da miliardari e camini adeguati! Tutti comperano alari e
parascintille in ottone!" Rispondeva con sufficienza. Doveva alimentare i
suoi aguzzini.
Poco dopo queste affermazioni magniloquenti il suo negozio storico, situato al
centro della città, chiuse i battenti. Dopo poco riaprì in una stradina
laterale un bugigattolo ad una sola porta in cui vendeva le rimanenze del suo
grande, sfumato, bellissimo Ferramenta.
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