domenica 29 novembre 2015

Luca De Filippo: peccato!!!


E' morto Luca De Filippo a 67 anni. Era più piccolo di me...
I giornali scrivono che il tumore che lo ha ucciso si è palesato solo poco prima di portarlo a morte..
Forse è meglio così piuttosto che il tormento di operazioni, chemioterapie e radioterapie che ho visto in tante persone che ho conosciuto, finite in mesi o un anno comunque.
Era molto bello, oltre che bravo come tutti i De Filippo, e racchiudersi nei personaggi, spesso goffi, creati dal padre, per lui era ancora più difficile che per Eduardo stesso, che aveva una faccia scavata e irregolare che lo favoriva.  
Luca in scena con il padre
Questo articolo del Corriere della Sera che ho ritrovato credo che sia la migliore celebrazione di Luca, per le parole che sia lui che suo cugino Luigi dicono, dimostrando una unione nonostante il conflitto dei loro due padri.

NEL ' 44 LA SEPARAZIONE DEI FRATELLI: DECENNI DI INCOMPRENSIONI, ORA L' ACCORDO TRA GLI EREDI

De Filippo, finisce la grande lite Pace a teatro con una commedia

Luigi: porto in scena per la prima volta un' opera di zio Eduardo

«Caro zio Eduardo, ci ritroviamo in palcoscenico: tu come autore e io come attore di una tua commedia». Una lettera immaginaria, ma commossa quella che Luigi De Filippo scrive al celebre zio, scomparso nell' 84. È la prima volta, dopo cinquantaquattro anni di carriera, che il figlio di Peppino mette in scena una commedia di Eduardo: Non ti pago debutta il 28 luglio al Teatro Romano di Benevento, nella rassegna «Sannio Estate». Dice il protagonista e regista della messinscena: «Nella mia lunga avventura artistica, è un evento. Perché ho aspettato tanto tempo? Beh, sono stato distratto da altri progetti, ma soprattutto volevo una maturità artistica che mi consentisse di affrontare Eduardo, un grande autore». L' ammirazione che il nipote nutre per lo zio è incondizionata: «Ho sempre sostenuto che il premio Nobel, oltre giustamente a Dario Fo, sarebbe stato giusto conferirlo a Eduardo: le sue opere resteranno non solo nella storia del nostro teatro, ma in quello di tutto il mondo». Ammirazione e rimpianto sincero per la lite che divise i fratelli De Filippo. Racconta: «Ero un ragazzino, quando nel 1944 si verificò la crisi: dopo 14 anni di palcoscenico, vissuto anche con la sorella Titina, decisero di dividere la compagnia. La gente mi domandava il perché, ma io mi meravigliavo: con il carattere che avevano entrambi, mi sembrava un miracolo che avessero resistito tanto tempo insieme. Avevano personalità molto forti e secondo me fecero bene a dividersi, perché in seguito poterono sperimentare, separatamente, il teatro che amavano. Il loro destino di artisti richiedeva libertà espressiva». Ma i torti e le ragioni da che parte stavano? Risponde Luigi: «Si volevano un gran bene e si stimavano. Ma Peppino era soprattutto un grande attore, voleva cimentarsi con autori diversi; mentre Eduardo era un grande autore, preferiva interpretare i suoi testi, e non quelli degli altri». Al tempo circolarono voci su contrasti di interessi tra i due fratelli, ma Luigi smentisce: «Assolutamente no. Si sono separati perché due galli in un pollaio non ci potevano stare. Peppino, anche come autore, inventava macchine comiche perfette per far scattare la risata. Eduardo andava più nel profondo, scavava nella psicologia, nell' anima dei personaggi. Anche in privato erano diversi: Peppino aveva un carattere solare; Eduardo era più introverso». Luigi, che oggi ha 74 anni, non nasconde che all' epoca soffrì molto per la crisi familiare: «Ho cercato in tutti i modi di riunirli. Ho sempre continuato ad avere un rapporto stretto con mio zio: sin da giovane mi piaceva scrivere, così gli portavo in lettura i miei testi, per avere un giudizio. Quando poi nel 1980 mio padre si ammalò, telefonai a Eduardo: ci volle un po' per convincerlo, ma alla fine venne. Fui felice, perché si erano ritrovati». Un dispiacere che Luigi condivise con la zia Titina: «Tentò di tutto per mettere pace in famiglia. Riuscì anche a organizzare qualche incontro, ma appena si parlava di teatro, i due ricominciavano a litigare. Mi addolora che sia morta nel ' 63, senza vederli riappacificati». Spesso, quando si litiga fra parenti, ne risentono anche le generazioni successive. È stato così anche tra Luigi e il cugino Luca, figlio di Eduardo? Assicura Luigi: «Non ci siamo molto frequentati quando i nostri padri erano in vita, ma non ne abbiamo subito i malumori. Anche se in palcoscenico non abbiamo lavorato mai insieme, ci stimiamo molto. Ci hanno chiesto di recitare insieme, ma Luca ed io non vogliamo far rivivere fantasmi del passato: personalità eccezionali come i nostri genitori, non possono resuscitare attraverso di noi. Forse, se trovassimo un testo inedito dei De Filippo, mai interpretato da Peppino e Eduardo, chissà...». Luigi nega difficoltà nell' ottenere i diritti delle opere di Eduardo: «Luca giustamente non vuole inflazionare il mercato, ma non mi risulta sia difficile nella cessione dei diritti, al contrario...». Ma perché proprio Non ti pago? Risponde: «Perché da ragazzino, avevo 12 anni, assistetti alla nascita in palcoscenico di quest' opera, recitata proprio dai tre fratelli: un' indimenticabile lezione di teatro. Rammento che in famiglia si rideva del fatto che il personaggio di Don Ferdinando, all' epoca impersonato da Eduardo, testardo, pirandelliano nella sua lucida follia, era Eduardo stesso con il suo carattere». Lo spettacolo che debutta a Benevento rientra in un più ampio progetto che Luigi dedica alla sua tradizione familiare, una trilogia che si intitola Casa De Filippo: nella passata stagione ha portato in scena Non è vero ma ci credo del padre; ora si cimenta in Non ti pago (a ottobre al San Babila di Milano poi al Quirino di Roma); e fra due anni rappresenterà una propria commedia, Tutto suo padre. Conclude: «Un omaggio alla leggenda dei De Filippo, 150 anni di storia teatrale, che per fortuna ancora continua». 
Luca, 56 anni, è figlio di Eduardo. Attore, ma anche regista teatrale, esordisce a 7 anni in una commedia del padre. Nell' 83 fonda la sua compagnia. Nel 2003 ha recitato in «Napoli milionaria», diretto da Francesco Rosi LUCA «Mio cugino è un bravo attore, gli auguro successo» È contento Luca De Filippo: «Seguo da anni mio cugino Luigi come attore: è molto bravo e giustamente ha scelto questo testo, perché il ruolo di Don Ferdinando è perfetto per lui. Sono certo che avrà un grande successo». Il figlio di Eduardo non vuole sentir parlare delle crisi del passato: «Sarebbe banale affermare che questa messinscena rappresenti una sorta di "pietra sopra" su ciò che è avvenuto sessant' anni fa e con cui né Luigi né io abbiamo a che fare. Lo spettacolo che debutterà a Benevento è un avvenimento artistico di per sé, al di fuori di tutto: io andrò a vederlo, non per suggellare chissà quale rappacificazione, ma solo perché mio cugino è un bravo attore e regista». Concorda con Luigi, riguardo all' eventualità di allestire insieme un lavoro teatrale: «È vero, ci hanno chiesto di recitare insieme e capisco che tale richiesta è dettata da una forte curiosità, che riguarda il passato, e anche da ragioni "commerciali". Condivido l' analisi esatta che fa Luigi: sarebbe come voler far rivivere dei fantasmi. Ma, come lui, aggiungo che, se mai si verificasse una ragione artistica reale e significativa, per cui valesse la pena lavorare insieme, sarebbe giusto e bello farlo». 
Costantini Emilia
Pagina 26
(26 luglio 2004) - Corriere della Sera

Errore di valutazione

Da: La Tecnica della Scuola

Lascia l’incarico il preside che ha cancellato le feste per il Natale a scuola

 Sabato, 28 Novembre 2015
Prima le polemiche, poi le richieste di spiegazioni del Miur: il preside dell'Istituto di Rozzano non ha retto la pressione.
E ha lasciato la reggenza della scuola cui aveva 'cancellato' gli eventi natalizi. Deve essersi sentito stretto in una morsa, Marco Parma. In mattinata, sabato 28 novembre, l'assessore all'Istruzione della Regione Lombardia, Valentina Aprea, aveva chiesto formalmente al direttore generale dell'Ufficio Scolastico per la Lombardia, la dottoressa Delia Campanelli, di convocare un incontro a tre con il preside della scuola di Rozzano perché "le istituzioni vogliono e devono comprendere le motivazioni che stanno alla base del grave gesto da lui compiuto nel cancellare ogni iniziativa scolastica che riguarda il Natale cristiano".
Di lì a poco, la richiesta è stata girata al preside, convocato d’urgenza per lunedì proprio dall'Usr lombardo. L'incontro a tre, però, non si farà mai: prima è trapelato che il preside 63enne avrebbe anche scritto una lettera allo stesso ufficio periferico del Miur. Per spiegare che la decisioni di non autorizzare feste di carattere religioso a scuola sia stata presa per non creare situazioni di disagio tra i bambini, soprattutto in un momento delicato come quello che si sta attraversando, dopo gli attentati di Parigi.

Perché quell’istituto comprensivo da lui diretto, il Garofani, è frequentato da un migliaio di studenti, dalle materne alle medie. Il 20% sono di origini straniere. Per questo il preside ha deciso di rinviare il solito Concerto di Natale dei bimbi della primaria al 21 gennaio, trasformandolo in concerto di inverno, mentre quelli delle medie terranno l'evento natalizio il 17 dicembre in un teatro fuori scuola.
"Le beghe degli adulti non devono ricadere sui bimbi e a me interessa solo che a scuola ogni momento sia condivisibile per tutti e che nulla possa creare imbarazzo o disagio a qualcuno - aveva detto ieri mentre infuriavano le polemiche - Credo sia un passo avanti verso l'integrazione e non indietro rispettare la sensibilità di chi la pensa diversamente, ha altre culture o religioni - ribatte il preside - Questa è una scuola multietnica, sarebbe stato giusto se nelle feste di classe una parte dei bambini avessero cantato della canzoni dalle quali erano esclusi altri? E poi dopo quello che è successo a Parigi qualcuno lo avrebbe considerato una provocazione".
In giornata, però, i commenti negativi per la sua scelta si sono moltiplicati. Un riferimento, seppure indiretto, è giunto persino dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, interpellato sulla faccenda mentre era in visita al teatro Pirandello di Agrigento. "Quest'anno si fa il presepe al Viminale. L'idea dell'integrazione non presuppone di cancellare la propria identità", ha tenuto a dire Alfano.
Per il preside Marco Parma la pressione, evidentemente, è diventata insopportabile: in serata, da fonti della Regione Lombardia, riportate dall’Ansa, è trapelato che “ha rimesso il mandato di reggente ma limitatamente alla scuola primaria dell'istituto comprensivo Garofani di Rozzano”. La cui reggenza verrà sicuramente affidata ad un preside meno intransigente e più cattolico.


Per chi non lo sapesse avere la Reggenza di una scuola o parte di essa significa SOLDI in più nella busta paga del Preside.
Questo discutibile, e non solo per me, Reggente non si presenta neppure al confronto con i rappresentanti del Ministero, preferendo defilarsi rinunciando alla reggenza della sola scuola elementare.
Insomma la scuola media se la tiene stretta perché i soldi servono.
La Reggenza comporta che il Preside, titolare in una scuola, se ne prende pure un'altra perché vacante di un Preside.
Come si possa, nel coacervo di impegni che, soprattutto con le norme della cosiddetta Buona Scuola, cadono in capo ai Dirigenti Scolastici, nuovi compiti nuova dicitura, arrivare a fare bene tutto, non si sa.
Ma questo discusso personaggio ha avuto una pulsione a cancellare una festa scolastica che non avrebbe ferito nessuno, tantomeno bambini che con gli eventi di Parigi, da lui evocati a giustificazione della sua discutibile scelta, non hanno proprio a che fare. Persino alcuni genitori di religione islamica, intervistati, hanno detto saggiamente che "a loro qualsiasi festa va bene, purché si faccia allegria per i bambini".
Quindi NON di "beghe fra adulti" si tratta, quanto di costruzioni mentali del tutto personali del Prof. Marco Parma molto preoccupanti, non esistendo alcuna "bega fra adulti che ricade sui bambini" in quanto gli eventi di Parigi non sono beghe, ma un fenomeno vasto su scala mondiale che si chiama TERRORISMO. 

Infine un commento sull'ultima frase dell'articolo di : NON C'E' alcun bisogno di un Dirigente Scolastico Cattolico per gestire la Scuola Primaria con BUONSENSO, posso assicurare che Dirigenti Scolastici assolutamente laici e addirittura atei hanno criticato la scelta di questo Preside che Giuliani definisce intransigente ma che non lo è affatto: è un'altra cosa. 

sabato 28 novembre 2015

L'Italia e le sue tradizioni

Da: Treccani.it

crocifisso (o crocefisso; ant. crucifisso) agg e s. m. [part. pass. di crocifiggere, dal lat.crucifixus, part. pass. di crucifigĕre]. – 

1. agg. Messo in croce, inchiodato sulla croceGesù c.; anche con valore verbale: a l’occhio mi corse un, crucifisso in terra con tre pali (Dante). 


Vedo scritto dappertutto crocifisso mentre per me è più corretto, se se ne scrive al singolare, crocefisso, dato il suo significato: Messo in croce, inchiodato sulla croce.
Se debbo intendere "uomo inchiodato sulla croce" egli è "fisso sulla croce" e non "fisso sulle croci".
Mi sta bene, se si parla di più uomini "fissi sulle croci", scrivere "crocifissi".
Cristo e i due ladroni furono crocifissi, Cristo da solo fu crocefisso. 
E dopo questa mia considerazione meramente linguistica passo alla notizia:
Da: RAINews
Scuola-Rozzano-niente-concerto-di-Natale-ne-crocifisso
Salvini-Facciamo-ridere-Isis-

Concerto di Natale rinviato e crocifisso rimosso in nome della "laicità", esplodono le polemiche. La protesta parte dai genitori, il preside non fa marcia indietro: "Beghe degli adulti non ricadano sui bambini". Salvini: "Regalerò un presepe alla scuola", Ufficio Scolastico Territoriale avvia verifiche.

28 novembre 2015 Esplodono le polemiche sulla decisione di un istituto di Rozzano, nel milanese, di rinviare il concerto di Natale e di rimuovere il crocifisso in nome della "laicità". L'Ufficio Scolastico Territoriale di Milano ha già avviato delle verifiche su quanto accaduto e non si è fatta attendere la reazione di Matteo Salvini, "Cancellare le tradizioni è un favore ai terroristi" e dichiara che lunedì porterà nella scuola un presepe. Contro la decisione si è scagliato anche il Pd. "A Rozzano abbiamo assistito a un'operazione di laicismo esasperato, un'operazione di desertificazione della nostra cultura - afferma il deputato del Pd Edoardo Patriarca - Non è annullando la nostra identità che si tutelano le minoranze". Ma il preside non fa marcia indietro. 

Il caso Il concerto di Natale trasformato in concerto di Inverno e rinviato a dopo le vacanze natalizie, il 21 gennaio. La decisione presa all''istituto comprensivo Garofani di Rozzano è stata spiegata come un'applicazione di una "linea rigorosamente improntata alla laicità in occasione dei festeggiamenti natalizi che cadono dopo la strage terroristica di Parigi". Marco Parma, 63 anni, anni fa candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle, preside della scuola si difende: "Le beghe degli adulti non devono ricadere sui bimbi e a me interessa solo che a scuola ogni momento sia condivisibile per tutti e che nulla possa creare imbarazzo o disagio a qualcuno. Credo sia un passo avanti verso l'integrazione e non indietro rispettare la sensibilita' di chi la pensa diversamente, ha altre culture o religioni".




Non credo che Salvini sia un fervente ed osservante cattolico: Da Wikipedia
Vita privata
Si sposa nel 2001 con Fabrizia Ieluzzi, giornalista presso una radio privata, di origini pugliesi: da lei ha avuto un figlio, Federico, nel 2003.
Dopo aver divorziato dalla moglie, Salvini ha convissuto con la compagna Giulia Martinelli, dalla quale ha avuto, nel dicembre 2012, una figlia: Mirta.
All'inizio del 2015 la rivista Novella 2000 svela la storia tra Salvini e la conduttrice televisiva Elisa Isoardi, confermata in seguito da entrambi.
E' evidente che la sua vita privata non è certo improntata ai principi religiosi cattolici.
Dunque debbo pensare che la sua difesa della cultura italiana, fondata anche sul credo cattolico, sia una scelta politica a difesa di detta cultura.
Io, l'ho scritto più volte, non sono più credente né apprezzo più codesta religione per tante ragioni sia filosofiche che etiche. Ma è indubbio che gran parte del popolo italiano fonda le proprie credenze su questa tradizione. Dunque queste azioni (perché in passato ce ne sono state altre, fortunatamente poche ed isolate) sono veramente pretestuose e castranti per la cultura italica, e non posso che dare ragione a Salvini.
La Comunità ebraica in Italia è antichissima e numerosa (anche se le orrende Leggi Razziali di Mussolini li hanno decimati), eppure non si sono MAI sentiti "turbati" dalla presenza del crocefisso nelle Scuole Italiane, né MAI nessun Preside si è preoccupato che i bambini di religione ebraica si turbassero!
Al contrario io, in prima persona, ho assistito vergognandomi alla pretesa, della mia maestra della Scuola Elementare "Luigi Pianciani" di Roma, che la mia compagna di classe Disegni si alzasse ogni mattina dal suo banco "per rispetto" a noi che dovevamo dire la preghierina ad inizio lezione!! Il mio era un sentimento spontaneo e naturale che mi nasceva dentro sentendo con che tono sibillinamente spregiativo tale stupida insegnante si rivolgeva a Disegni, che si alzava ogni volta con faccia umiliata mentre tutte le compagne si giravano a guardarla.
Era una scuola da cancellare insieme alle classi differenziali, la bacchetta di legno sulle mani ed altro, e l'abbiamo cancellata.
Ma attenzione a non cadere nel versante opposto. Soprattutto perché con i musulmani non esiste il concetto di RECIPROCITA', esiste invece un radicalismo tale che porta facilmente all'intolleranza verso culture diverse.
Inutile ricordare quello che sanno tutti: ci sono Paesi a religione musulmana in cui non ci si può mettere a prendere il sole in bikini, non si può bere alcool, anche se non si condivide quella religione si deve soggiacere ai suoi precetti lo stesso.
Bene fa l'Ufficio Scolastico Regionale a mandare un'ispezione, giacché questa iniziativa di questo Preside è fasulla proprio sul piano etico, di cui lui vorrebbe vestirla, in quanto è debole ed ipocrita la motivazione: è evidente che chi si dovrebbe turbare sono i bambini di religione musulmana, in gran parte frutto di immigrazione, e non già bambini di religione induista o buddista provenienti dall'India o italiani ebrei...
L'induismo è improntato ad una filosofia di tolleranza:spirito di tolleranza e di buona volontà per comprendere e apprezzare il punto di vista dell'interlocutore, basato sulla rivelazione che la verità possiede molteplici apparenze.
Nessun induista e nessun buddista, come nessun ebreo, ha mai protestato per il simbolo della cristianità, al contrario, molti anni fa, un politico palestinese ospite di una trasmissione RAI si permise di dire: "Che mi significa un cadaverino appeso al muro." E lo disse con tono spregiativo suscitando la mia indignazione e la mia meraviglia che la RAI consentisse ciò!
Provate a non rispettare i principi religiosi musulmani o a permettervi una critica: farete una brutta fine. 
Dunque questo Preside è da censurare con severità, come altri rappresentanti delle nostre Istituzioni che abbiano avuto in passato idee balzane di questo tipo.
 Rita Coltellese *** Scrivere: Il nemico in casa 

venerdì 27 novembre 2015

Italia come Nairobi?

Da: TGCOM24


Il Papa visita la bidonville di Nairobi: "Acqua potabile e fogne sono diritto di tutti"

Terzo giorno di Papa Francesco in Kenya. Il Pontefice ha visitato in mattinata il quartiere povero di Kangemi a Nairobi, uno degli slam che circondano la capitale. Bergoglio ha voluto sottolineare come l'accesso a servizi base, quali acqua potabile e fogne, istruzione e ospedali, rappresentino un fondamentale diritto umano. Nel pomeriggio prevista la partenza per l'Uganda, seconda tappa del viaggio in Africa.


Giusto quello che dice il Papa.

Dirlo non costa niente.

Che il governo del Kenya provveda.

E in Italia? Lo sa il Papa che ci sono varie zone sparse per la penisola che sono senza rete fognaria?

Eppure è così. Basta fare una piccola ricerca.

E lo sa il Papa che ci sono centri abitati sparsi nella penisola che non hanno acqua potabile?
 
Eppure i comitati per l'Acqua Pubblica, nati per rivendicare il risultato di un Referendum Popolare che è costato tanti soldi dei contribuenti, lo denunciano continuamente: acqua con arsenico in molte zone di Italia, oppure con altri metalli come il manganese.

Ci dispiace per le baraccopoli di Nairobi, ma ci dispiace prima per noi.


giovedì 26 novembre 2015

Ezio Mauro lascia "La Repubblica", arriva Mario Calabresi

Da: Il Sole24Ore

Ezio Mauro, il grande «traghettatore»

Non era un compito facile, per Ezio Mauro, raccogliere quasi vent’anni fa l’eredità di Eugenio Scalfari. Scalfari è stato un grande fondatore, direttore e comproprietario di giornali: il settimanale «L’Espresso», lanciato nel ’55 insieme ad Arrigo Benedetti, cui subentrerà alla direzione nel ’63; e «la Repubblica», nata nel ’76 e diventata, nel giro di pochi anni, uno dei due più diffusi quotidiani italiani, in un serrato testa a testa con il «Corriere».

Ezio Mauro, invece, quando il 14 gennaio 1996 succedette a Scalfari aveva un passato di giornalista puro.

Di Ezio Mauro penso ogni bene, ha un unico difetto per me: essere amico di Adriano Sofri, che rappresenta un estremismo politico che ha generato odio e lutti.
Lui non si sente il responsabile morale della morte del Commissario Calabresi e questo, per me, ne fa una persona senza pentimenti che, dunque, ritiene giusto che si spari ad una persona disarmata in un agguato.
Lui può dire quello che vuole, ma le copie del giornale che dirigeva, "Lotta Continua", parlano storicamente per lui.
Non ritengo quindi che questo signore possa fare considerazioni morali di alcun genere e le sue dotte opinioni non mi interessano. Ezio Mauro, per amicizia, ospitava i suoi articoli di opinionista sul giornale di cui sarà Direttore fino a gennaio 2016.

mercoledì 25 novembre 2015

Anche chi ha fallito ritorna

Da: Il Corriere del Mezzogiorno

Bassolino ovvero l’alternanza 
di dottor Jekyll e mister Hyde

Le primarie saranno un referendum sul nome dell’ex sindaco, che non lascia mezze misure: può essere associato alle stazioni dell’arte o ai rifiuti, alla cura dell’arredo urbano o alla cogestione con De Mita, ai progetti per Bagnoli o al loro fallimento.

di Paolo Macry



Chi volesse leggere l'articolo può cercarlo sul WEB, a me interessava il titolo come spunto per parlare di questo politico di mestiere che ha guadagnato TANTI soldi facendo il Sindaco di Napoli, poi il Presidente della Regione Campania, poi il Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. E tutto questo senza particolari successi mi pare.
Dunque ai napoletani si ripropone un tizio che ha fallito solo perché non c'è di meglio sulla piazza?
Un po' come a Palermo dove poi alla fine si sono ripresi Orlando, che almeno conosceva la città e le sue problematiche, essendone stato sindaco diverse volte, per il quale, come per De Magistris, non contava certo l'etichetta "Italia dei Valori", giacché tale insegna aveva già dimostrato il suo fallimento.
A Napoli non va più bene De Magistris a cui non serve il bollino della squalificata IdV?
De Magistris non si ripresenta?
E i 5Stelle cosa fanno di napoletani come Carla Ruocco o campani come Luigi Di Maio? Si tagliano i testicoli da soli con le loro rigide regole, peggio che francescane, che impongono di non candidare chi già ha altre cariche?
Auguri a tutti.
Ma Napoli si vuole così male da prendersi Bassolino, graziato da un processo della serie "siamo in Italia e le responsabilità non vanno mai in capo ai politici", che la sfangano pure quando rubano a man bassa.
Non si tratta di candidare il vecchio o il giovane: si tratta di candidare uno che ha una gran faccia tosta a ripresentarsi senza rimorsi, oppure uno che tutto deve ancora dimostrare. 


Orrore da non dimenticare mai

Da: Il Corriere del Mezzogiorno

Deportata a soli 8 mesi ad Auschwitz,

morì sul treno. Per lei la strada 
ora dedicata al fascista Azzariti

di Natascia Festa


Piccolo fiore inconsapevole ed innocente, ma purtroppo in grado di soffrire, piombata dentro un vagone di un treno con tanti altri deportati, senza il minimo necessario per una creaturina di 8 mesi!
E' morta e non si può nemmeno pensare allo strazio dei suoi genitori.

Si chiamerà Luciana Pacifici una via del Borgo Orefici dove la piccola nacque. 

L’idea della fondazione Valenzi accolta dal Comune di Napoli. La cerimonia martedì 17 col rabbino capo Nico Pirozzi e Sandro Temin dell’Unione delle Comunità Ebraiche

NAPOLI - Era nata al Borgo Orefici il 28 maggio 1943. Ha vissuto giusto il tempo per essere messa su un treno di deportazione verso Auschwitz. Ma nel campo di sterminio non è mai arrivata perché Luciana, figlia di Loris Pacifici e Elda Procaccia, morì a soli otto mesi in quel vagone-bara. È la più piccola vittima napoletana della Shoah. 

Da martedì 17 novembre, una strada a due passi dalla sua casa natale, per beffa intitolata nel 1970 a Gaetano Azzariti, il giurista fascista presidente del Tribunale della Razza, porterà finalmente il suo nome. È il punto d’arrivo di una perorazione della Fondazione Valenzi, accolta dall’assessorato alla cultura del Comune di Napoli guidato da Nino Daniele. 

La cerimonia
Napoli è con le vittime non con gli assassini per questo la strada ribalterà il suo nome per decisione del Comune. Alla cerimonia (alle 12) parteciperanno il sindaco Luigi de Magistris, l’assessore alla Cultura Nino Daniele, Lydia Schapirer, presidente della Comunità ebraica di Napoli, Umberto Piperno, Rabbino capo della Comunità ebraica di Napoli, Nico Pirozzi, coordinatore del progetto «Memoriae», Irio Milla, in rappresentanza della famiglia Pacifici, Sandro Temin, rappresentante dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. 
In un suo recente articolo dedicato a Luciana Pacifici, Gian Antonio Stella ha ricordato che sono stati ben 558 i bambini sotto i dieci anni rastrellati nell’autunno 1943
. Erode non è mai morto ma è ora che muoia.

Mi chiedo di chi fu l'idea aberrante di intitolare una strada ad un giurista fascista con la vergogna di essere stato addirittura il Presidente del "Tribunale della razza"!
Sarebbe il caso di pubblicarne NOME e COGNOME!
Era il 1970! Ed eravamo in pieno post 1968!!!
Come è potuto succedere?


martedì 24 novembre 2015

Una grande sorella di una grande artista






Non tutti sanno che la bravissima cantautrice Mia Martini oltre alla più nota sorella Loredana Berté ne aveva altre due, maggiori rispetto a lei e a Loredana.
Questa sorella di cui ho ripreso l'intervista da You Tube è molto diversa dalla squinternata Loredana, al contrario è una donna positiva, equilibrata e capace nel suo lavoro, lontano dal mondo artistico.
E' stata vicina, con il suo affetto ed il suo sostegno, alla sorella morta in circostanze tristi, i giornali riportarono che avesse preso della droga e che fosse morta per questo. Di certo l'autopsia ha accertato questa causa di morte.
D'altra parte io ricordo che una Mia Martini molto giovane fu addirittura arrestata per possesso di sostanze stupefacenti, in un'epoca in cui la legge prevedeva l'arresto anche per la sola detenzione per uso personale. Pochi la conoscevano allora, ma io l'avevo sentita alla radio cantare una canzone scritta da lei che faceva così: "Padre davvero ma chi ti somiglia, credi davvero che io sia tua figlia"... Una canzone di una ragazza ribelle, mi apparve allora.
La sorella Leda qui ricorda l'indegna e assurda diceria, che tanto male aveva fatto a Mia, che lei portasse iella!!!
E' incredibile che in un mondo che DOVREBBE essere evoluto tale assurdità possa aver preso piede, come nella società involuta descritta da Pirandello nella novella sullo iettatore!
Il malocchio, le fatture, la iettatura, la persona che può portare sfortuna, attengono alle credenze della più buia ignoranza, in paesetti in cui la gente non sa neppure esprimersi in italiano, oppure nel basso popolino delle città scarsamente scolarizzato.
Come è potuto accadere che questa assurdità possa essere stata creduta nell'ambiente della musica leggera italiana?
Eppure questo è accaduto e razionalmente bisogna prenderne atto come di una realtà che può accadere, assurdamente, irrazionalmente. Onestamente credo che molto è sempre e comunque dovuto all'ignoranza. Una forma di ignoranza anche in persone, più o meno scolarizzate (a volte cantanti e musicisti conoscono la musica, ma scarseggiano nella formazione culturale di buoni studi e buone letture, i soli che aiutano a crescere e a capire la realtà del mondo) che con stupida ed ottusa vigliaccheria vogliono ghettizzare qualcuno. E allora, per contagio superficiale, credono o VOGLIONO CREDERE CHE QUELLO CHE E' PALESEMENTE FALSO SIA VERO, e la CALUNNIA, visibilmente smentibile dalla realtà oggettiva, viene portata avanti nonostante la sua palese falsità.
Personalmente so che questo può accadere per qualsiasi argomento di denigrazione, ma ha sempre presa su menti deboli: nessuna persona evoluta, colta ed intelligente crede alle dicerie, ma solo alla realtà oggettiva dei fatti. Dunque mai nessuna persona evoluta si farà veicolo di diffusione di calunnie. A meno che non sia così immorale e perversa da volere scientemente e con malvagità distruggere qualcuno.
Questo può avvenire per odio verso la vittima della calunnia, ma sempre un odio dovuto a sentimenti ignobili come l'invidia, il sentimento di inferiorità nei riguardi della persona calunniata, la frustrazione meschina provata dall'animo miserabile del calunniatore nei riguardi dell'inconsapevole vittima della calunnia.
Ben lo dice nell'intervista la Sig.ra Leda sottolineando con lucido pragmatismo "che questo avviene anche in altri ambienti, non solo in quello in cui viveva Mia".
Infine mi è piaciuto Gino Paoli nel breve inserto messo ad hoc dal bravo intervistatore  Fabio Bolzetta, il quale, vittima di qualcosa di simile a quanto accaduto a Mia, regolò i conti rompendo la faccia a suon di pugni a qualcuno dei miserabili che avevano provato a mettere in giro la diceria che lui "portava iella".
Ma Gino è un uomo, lucido e duro se serve, mentre Mia era più fragile ed indifesa.

Valeria è diventata un simbolo

Valeria veniva da una famiglia laica ed è stata uccisa in nome di un Allah che non esiste.
La cerimonia di addio che l'Italia ha voluto decretarle è stata bellissima, commovente ed emblematica.
E' stata l'emblema di quello che i suoi genitori, colti, intelligenti e di nobilissimi sentimenti umani, le avevano dato e l'Italia delle Istituzioni si è ritrovata, una volta tanto, in una manifestazione che è un messaggio di amore umano e di civiltà.
Bellissimo l'intervento delle tre religioni che si ispirano ad un Dio unico e diversamente concepito in un funerale che era però laico.
Valeria era la figlia e la nipote di tutti noi, ha detto una signora presente nella Piazza S.Marco in mezzo ad una folla commossa, ed è vero: i figli che si impegnano, studiano, cercano di crescere anche all'estero con dottorati di ricerca, stage e lavoro. Valeria era impegnata anche nel sociale come volontaria di Emergency.
Come accadde anche con i nazisti che soffocarono tante anime belle, una fra esse, anche lei simbolo, Anna Frank, così dei rozzi bruti, che nulla hanno capito della vita e sanno solo usare le armi per distruggere, hanno spento Valeria in un momento di svago rubato ad una vita di impegno.

sabato 21 novembre 2015

Preside "sceriffo" o galeotto per forza?


Da: "Il Centro" 11 novembre 2015


L'Aquila, in carcere Livio Bearzi, ex preside del Convitto

Nel crollo morirono tre studenti, deve scontare una condanna definitiva di quattro anni. Il suo legale: «Anche lui è una vittima del terremoto»
L’AQUILA. A sei anni e mezzo dal terremoto arriva il primo arresto legato ai crolli con vittime. Il friulano Livio Bearzi, 58 anni, che la notte del 6 aprile 2009 era il preside del Convitto nazionale “Domenico Cotugno”, da ieri è in una cella del carcere di via Spalato a Udine.
Livio Bearzi
La polizia lo ha raggiunto nella sua casa di Cividale per notificargli l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Corte d’Appello dell’Aquila. È stata così data esecuzione – dagli agenti della squadra mobile e del commissariato di Cividale – alla sentenza definitiva di condanna a quattro anni di reclusione (più la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni) emessa dalla Cassazione il 23 ottobre scorso.
Il pronunciamento è stato l’ultimo atto di un procedimento giudiziario che vedeva Bearzi imputato per omicidio colposo plurimo e lesioni personali.
Nel crollo del Convitto nazionale persero la vita Luigi Cellini, 15 anni di Trasacco, e due studenti stranieri, Ondreiy NouzovskyMarta Zelena, rispettivamente di 14 e 16 anni. Altri due ragazzini rimasero feriti.
Il procedimento vedeva imputato anche Vincenzo Mazzotta, dirigente della Provincia dell’Aquila, condannato a 30 mesi dai giudici della Suprema corte.
Al preside Bearzi sono state contestate la mancata ristrutturazione del vecchio edificio dell’Aquila (costruito nell’Ottocento) e l’assenza di un piano per la sicurezza.
In sintesi, ricordando le motivazioni dei giudici d’Appello che sostanzialmente ricalcano quanto avevano già evidenziato i colleghi di primo grado, al dirigente friulano è stata attribuita una «totale inerzia, a fronte di una situazione di evidente rischio per le condizioni in cui versava la palazzina, in presenza dello stillicidio di scosse». La sua colpa, sempre secondo i giudici, è stata quella di «omettere di valutare l’enorme pericolo incombente sul vetusto palazzo e il sol fatto di avere consentito la prosecuzione dell’attività».
Già durante il processo di primo grado, il giudice Giuseppe Grieco, in trenta pagine di motivazioni depositate a inizio 2013, aveva più volte evocato la «negligenza».
«Bearzi» secondo Grieco, «operò in totale spregio del piano di sicurezza vigente e delle più elementari norme cautelari. La mancata evacuazione dell’edificio, protrattasi per un intollerabile lasso temporale, rappresenta il punto nodale della sua responsabilità».
«Rispettiamo la decisione della magistratura, a tempo debito presenteremo le istanze per l’eventuale applicazione di misure alternativa al carcere, visto che per l’entità della pena, superiore a tre anni, il mio assistito non è rientrato nei benefìci di legge», commenta l’avvocato Paolo Enrico Guidobaldi, difensore di Bearzi. «Ho un grande magone. Perché se è vero che a tre famiglie è stata inflitta la sofferenza più profonda che ci può essere, quella di perdere un figlio, una sofferenza per la quale ci vuole rispetto a partecipazione, è anche vero che pure la situazione del dottor Bearzi è dolorosa. Anche lui in qualche modo è una vittima del terremoto. Anzi di tre terremoti. Dopo essere sopravvissuto ai due che hanno colpito il Friuli nel ‘76, è stato segnato definitivamente da quello dell’Aquila. È una persona eccezionale e finora ha saputo sopportare tutta questa vicenda con estrema dignità. La legge 107 di quest’anno, quella sulla cosiddetta Buona scuola, individua nel dirigente scolastico il responsabile della sicurezza. E di certo la sentenza sul caso Bearzi ha anticipato tale orientamento. Esprimo vicinanza ai familiari di tutti coloro che hanno trovato la morte in un evento così tragico».
Dal Friuli tanti messaggi di solidarietà a Bearzi, che fino a pochi giorni fa era il preside dell’istituto comprensivo più grande di Udine e faceva il reggente ad Ajello. «Il preside Livio Bearzi ha la nostra stima e la nostra solidarietà umana e professionale» la parole di Nerina D’Angelo, vicepreside. «È una brava persona», scrive un’insegnante
su Facebook, «e un dipendente dello Stato coscienzioso che paga per tutti. Con le nefandezze che si sono viste e sentite a L’Aquila, lui, preside lì da pochi mesi, doveva prevedere il terremoto e ristrutturare uno stabile? Da brividi. Tenga duro, preside!».


Può il Preside ristrutturare uno stabile di proprietà dello Stato?
NO, non può.
Egli può soltanto SEGNALARE le criticità dell'edificio alla Provincia, se è Scuola Superiore, al Comune se è Scuola Inferiore. Provincia e Comune sono gli Enti di competenza.
Perché dunque dei magistrati hanno distrutto la vita di quest'uomo di 58 anni sbattendolo in carcere per  4  anni e dandogli l'interdizione dai Pubblici Uffici per altri 5?
Non avendo davanti a me il dispositivo della sentenza di condanna ma solo notizie giornalistiche, spesso imprecise e contraddittorie, mi fermo a quelle scarne righe che dicono che i testimoni hanno riportato la sua ostinazione a far rimanere i ragazzi nell'edificio invece di dichiararne l'inagibilità.
Non ho alcuna fiducia nella magistratura per fatti ripetuti e ripetuti che ho visto nella mia lunga vita: eppure spero che codesti magistrati abbiano correttamente valutato le RESPONSABILITA' del Preside e gli STRUMENTI CHE LA LEGGE GLI METTE A DISPOSIZIONE PER ATTUARLE.
Mi spiego meglio: se lo Stato mi affida delle Responsabilità DEVE anche darmi gli STRUMENTI per esercitarle. Altrimenti è uno Stato Despota che scarica sulle mie spalle pesi che SONO di Altre Istituzioni e ai quali io non sono in condizione di sopperire, ANCHE VOLENDO, in quanto lo Stato medesimo non me ne da la POSSIBILITA'.
Questo Preside poteva scrivere alla Provincia dichiarando le criticità dell'edificio e chiedendo il suo intervento. Lo ha fatto?
Se non l'ha fatto è colpevole.
Mi informano però che lo stragrande numero degli edifici scolastici Italiani hanno delle criticità: più o meno gravi. In conseguenza di ciò ad inizio anno ogni Preside stila un documento segnalando al Ministero della Pubblica Istruzione e all'Ente preposto alla manutenzione degli edifici scolastici tutto ciò che per LEGGE dello STATO manca.
E' sistema standardizzato che il Ministero, pur sapendolo, NON fa NULLA e i Comuni e le Province (ora anche abolite!)  NIENTE AFFATTO.
Cosa deve fare il Preside a cui certe teste vuote hanno affibbiato la stella di "Sceriffo"?
Può, sotto la sua Responsabilità, dichiarare CHE LA SCUOLA NON E' AGIBILE, elencando i motivi di LEGGE di tale inagibilità!
Ma qui, che è l'unica strada per non fare la fine del Preside del Convitto de L'Aquila, interviene un altro reato: INTERRUZIONE DI PUBBLICO SERVIZIO!
Infatti, se i Presidi, data la precaria situazione degli Edifici Scolastici, attuassero la giusta chiusura in mancanza dei requisiti che la LEGGE stessa chiede per l'agibilità, mezza Italia resterebbe con le Scuole chiuse.
E allora?
Allora, come quasi tutto, il Carrozzone Italia, lento ed inefficiente a parte rari settori, VA AVANTI COSI' NELLA PRECARIETA' E SPERANDO CHE NON ACCADA NULLA DI GRAVE, nel qual caso però un capro espiatorio si trova sempre: IL PRESIDE.
Dunque ma che Sceriffo! Questa figura con la Buona Scuola, soprattutto, è stata messa in una posizione tale di Responsabilità SENZA la possibilità di attuarle, che più che Sceriffo è un sicuro galeotto!
Ora il povero Preside del Convitto de L'Aquila arrivato da soli tre mesi come può essere il VERO colpevole della morte dei tre ragazzi?
Eppure il Dirigente della Provincia ha preso una pena inferiore alla sua!
PERCHE' LA PROVINCIA DE L'AQUILA NON HA STABILITO L'INAGIBILITA' DELL'EDIFICIO?
EPPURE ERA DELLA PROVINCIA IL COMPITO DELLA SUA MANUTENZIONE.
IL PRESIDE E' UN GEOMETRA? E' UN INGEGNERE EDILE?
COME MAI GLI SI CHIEDONO COMPETENZE IN MATERIA DI EDILIZIA?
EGLI PUO' SOLO FARE UNA VALUTAZIONE DI BUONSENSO COME CIASCUNO DI NOI: NULLA DI PIU'.
Dunque appare folle lo scarico che lo STATO fa ipocritamente sulle spalle di chi ha e deve avere competenze essenzialmente educative e incomprensibile la sentenza che stronca per sempre la vita di questo poveruomo.

Da: Orizzonte Scuola
"A pochi giorni dalla Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, il 22 novembre, ho depositato oggi un'interrogazione ai ministri dell'Istruzione, della Giustizia, del Lavoro e delle Politiche sociali, per risolvere sul piano legislativo gli aspetti controversi dell'applicazione della Legge sulla sicurezza in ambito scolastico".
Lo afferma la parlamentare Serena Pellegrino (SI-SEL) vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio.
"La sentenza della Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna di Livio Bearzi per le tragiche morti di tre ragazzi a causa del crollo del Convitto nazionale de L'Aquila durante il terremoto del 2009 - prosegue Pellegrino - ha evidenziato l'urgenza di una revisione delle norme vigenti, che attribuiscono ai dirigenti scolastici responsabilita' in ordine alla sicurezza e manutenzione degli edifici scolastici esorbitanti dalle loro effettive competenze e possibilita' di intervento, ordinario e straordinario, rispetto le inadeguatezze e i rischi delle strutture. La gestione della sicurezza nelle scuole promana dalla Legge sulla sicurezza nel Lavoro: ma le scuole non sono aziende, i nostri figli non sono dei lavoratori e i loro presidi non sono datori di lavoro, gli strumenti di tutela e prevenzione e l'attribuzione delle relative responsabilita' vanno rimodulati sulla specificita' del contesto''.
ALCUNI PASSI DELLA SENTENZA BEARZI RIPORTATI DAI QUOTIDIANI:
A rendere il quadro «inequivocabile», a parere della Corte, sono state le testimonianze dei ragazzi scampati alla tragedia. «Vi erano già state infiltrazioni d’acqua - scrivono i giudici -, crepe sui muri, cadute di intonaco e “metà tetto giù” in una stanza e certamente fu tale allarmante precarietà che destò panico nei ragazzi, il cui racconto dipinge con efficacia tutta la drammaticità di quel momento, affrontato dal Bearzi in modo scellerato».
Di eclatante evidenza «la mancata adozione di una qualche misura di salvaguardia degli alloggianti e, in particolare, lo sgombero del convitto». Che sarebbe dovuto avvenire anche senza autorizzazione dei genitori, aggiungono i magistrati, «vista la contingenza di elevatissima urgenza» e derivando al dirigente scolastico, nell’esercizio della propria funzione educativa, «uno specifico e ulteriore obbligo di protezione».
Dall’istruttoria dibattimentale era emerso come Bearzi «avesse in pratica costretto i ragazzi minorenni che avevano chiesto di andarsene a restare, dicendo loro “male che vada, domani siamo tutti morti”».
Per il procuratore generale, si trattò di «crolli annunciati». Realizzato nella prima metà dell’800, l’edificio si presentava ormai fatiscente e - relazioni tecniche alla mano - in condizioni di «inadeguatezza statico-strutturale» in diverse sue parti, oltre che privo di una serie di certificati obbligatori.
«Da tempo - si legge nelle motivazioni - avrebbe dovuto esserne decisa la chiusura e la sistemazione». Interventi di consolidamento di cui, a parere dell’Appello, avrebbe dovuto occuparsi lo stesso Bearzi. «L’obbligo della Provincia di provvedere alla manutenzione straordinaria - scrivono i giudici - non esclude certo quello a carico del dirigente scolastico, al vertice dell’ente proprietario e quindi custode dell’immobile».

QUESTI I COMPITI, LE RESPONSABILITA' E GLI OBBLIGHI IN CAPO AI PRESIDI STABILITI DALLA LEGGE SULLA "BUONA SCUOLA": colpisce la PRETESA dello STATO a fronte della TOTALE ASSENZA DI STRUMENTI per attuare tali pretese.
Per contro la LEGGE sulla DIRIGENZA PUBBLICA esclude i Dirigenti Scolastici (Presidi) e i Dirigenti Medici (gli unici esposti penalmente) dai medesimi BENEFICI economici dei Dirigenti Burocrati dei Ministeri e degli Enti Pubblici in generale, che difficilmente rispondono di qualcosa. 

(1) Responsabili per l’organizzazione, la gestione e la rendicontazione delle Istituzioni scolastiche statali eroganti servizio pubblico, con un numero considerevole di dipendenti mediamente 100 a fronte dei Dirigenti che dirigono Uffici pubblici composti mediamente da 10 unità; 
(2) Responsabili, come datori di lavoro, nel Sistema di prevenzione e protezione delle Istituzioni scolastiche e di quanto attiene la sicurezza degli edifici scolastici, della gestione dei rapporti interistituzionali finalizzati alla “gestione della sicurezza” (EE.LL., territorio etc..); (D.lgs n.81/2008 e successive integrazioni); 
(3) Rappresentanti la Parte Pubblica, ovvero lo Stato italiano, nel tavolo di contrattazione sindacale; 
(4) Responsabili, nella contrattazione, per quanto riguarda le materie dell’informazione preventiva e successiva, per la regolare applicazione del contratto e per la redazione della relazione pubblica di accompagnamento dello stesso contratto integrativo; 
(5) Responsabili per tutte le procedure della privacy D.lgs n. 196/2003; 
(6) Responsabili dell’applicazione delle norme sul trattamento dati come per la trasparenza, l’anticorruzione, la semplificazione, la dematerializzazione con realizzazione dei siti scolastici nuovi albi pretori D.lgs n. 33/2013; 
(7) Responsabili delle procedure di indizione e svolgimento dei bandi di gara finalizzati all’erogazione dei servizi; 
(8) Sottoscrittori di contratti di lavoro, nonché di tutti i contratti che regolano la vita scolastica; 
(9) Responsabili della gestione dei TFR, dei pensionamenti, delle ricostruzioni di carriera del personale, delle graduatorie docenti e alunni e dei contenziosi; 
(10) Datori di lavoro nell’applicazione dei regolamenti disciplinari docenti e ATA e per l’applicazione delle sanzioni ai dipendenti fino a dieci giorni di sospensione dall’attività lavorativa; 
(11) Nominati con delega dall’Amministrazione in qualità di difensori del MIUR in contenziosi amministrativi e civili; 
(12) Responsabili per la redazione del Programma annuale, dei risultati perseguiti mediante questo e della regolarità amministrativa e finanziaria da sottoporre ai revisori dei conti mediante dettagliate relazioni di accompagnamento sia del Programma annuale che del Conto consuntivo 
(13) Responsabili per il buon andamento degli OO.CC. sia in qualità di Presidenti e coordinatori del Collegio docenti e della Giunta esecutiva che come garanti della sollecita e corretta regolarità nell’applicazione delle delibere dei Consigli d’Istituto; 
(14) Responsabili del PAI (Piano annuale di Inclusione), dell'integrazione degli alunni con disabilità, della gestione dei casi di alunni con Bisogni Educativi Speciali pur nella concreta difficoltà di garantire il diritto al sostegno didattico in assenza di organico e con l’obbligo di doverlo assicurare in applicazione delle sentenze del TAR che seguono i ricorsi presentati dalle famiglie; 
(15) Responsabilità in merito all’esecuzione degli opportuni interventi programmati dal GLI e dei GLH Operativi e ai rapporti con le ASL, le cooperative degli assistenti igienico-sanitari, educativi e tecnici; 
(16) Presidenti dei consigli di classe, degli scrutini quadrimestrali e finali; (17)Presidenti del Comitato di valutazione del servizio dei docenti e Referenti per il Gruppo di lavoro sull’Inclusione; 
(18) Responsabili del sistema di valutazione e autovalutazione (prove Invalsi, questionari scuola, RAV...) e dei risultati complessivi raggiunti in riferimento agli obiettivi previsti nel piano dell’offerta formativa da rendicontare all’utenza; 
(19) Curatori dei rapporti con gli Enti istituzionali esterni e rappresentanti legali dell’Istituzione scolastica 13 nelle reti territoriali orizzontali e verticali; 
(20) Preposti all’organizzazione di tutti gli Uffici, anche degli Uffici di segreteria (D.lgs n.150/2009); (21)Presidenti, a titolo gratuito, ma obbligatorio (in quanto incaricati d’Ufficio), delle Commissioni d’esame di Stato di sc. secondaria di I grado in altra Istituzione per il mese di Giugno e di fatto responsabili per tutta la durata degli esami di quanto accade in due differenti Istituzioni scolastiche.

È lecito quindi porsi la solita domanda dalla ovvia risposta: perché un Dirigente Scolastico non deve trovare il giusto inquadramento in riferimento alle responsabilità sopra elencate ed essere relegato fuori dalla dirigenza pubblica (ruolo unico) con tutto quello che questo comporta anche a livello stipendiale oltre che ovviamente motivazionale? Si impone quindi una revisione completa, come detto, sia dal punto di vista dell’inquadramento professionale sia dal punto di vista economico per questa figura di Dirigente, suo malgrado Manager.
Rita Coltellese *** Scrivere: Renzi e le ingiustizie sulla Dirigenza Pubblica