Per spiegarsi i comportamenti dei figli si cerca sempre qualche colpa nei genitori: a volte ci sono. Ma a volte no.
Il padre di questo giovane assassino che aveva circa l'età di Valeria, forse vittima di un proiettile sparato proprio da lui, ha fatto di tutto per riportare a casa suo figlio. In Francia aveva un lavoro: conducente di Autobus... Il fatto che fosse cresciuto in una periferia non è spiegazione sufficiente per la fine che ha fatto: una donazione estrema all'odio, sparare su gente come Valeria, ignara e senza armi, ed infine finire in mille pezzi consapevolmente.
Lo strazio di suo padre, il viaggio faticoso e difficile per un uomo di 67 anni, mi rendono dolorosamente partecipe del suo dolore di genitore che umilmente e disperatamente cerca di recuperare quel figlio perduto.
Da: Il Sole 24 Ore
Samy Amimour, 28 anni francese. Nato nella banlieue parigina nel 1987, originario di Drancy, nella regione della capitale francese, è tra gli assassini del Bataclan. La famiglia risiederebbe a Bobigny, una delle zone dove sono scattati raid della polizia. I servizi francesi lo tenevano d'occhio da tempo, era stato incriminato nell'ottobre 2012 per associazione a delinquere legata ad un'organizzazione terroristica «per un progetto di partenza verso lo Yemen, poi accantonato». Dopo aver «violato il controllo giudiziario nell'autunno 2013», è stato spiccato un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti. È più o meno in questo periodo che Amimour, descritto dalla famiglia come un giovane gentile e timido durante l'adolescenza, è partito per la Siria, dove si trovava ancora nell'estate 2014. La sua famiglia ha spiegato che le speranze di vederlo tornare si sono ulteriormente affievolite perché l'assassino si era sposato in Siria.
di Angela Manganaro
Da: TGCOM24
Attacchi Parigi, viaggio in Siria per salvare il figlio dall'Isis: ma è stato tutto inutile
Samy Amimour, 28 anni, è uno dei kamikaze del teatro di Bataclan. La storia pubblicata su "Le Monde"
Il padre di uno dei kamikaze che si sono fatti esplodere al Bataclan era volato in Siria nel vano tentativo di strappare il figlio alle file dello Stato Islamico. Nel 2014, il quotidiano "Le Monde" raccontò la sua storia che oggi, ripubblicata sul sito internet del giornale, dopo gli eventi di Parigi, assume una dimensione ancora più tragica.
Il viaggio - Dopo un lungo viaggio di tre settimane, tra mille peripezie e rischiando la vita, Mohamed, un commerciante franco-algerino di 67 anni residente nella banlieue di Parigi, riesce finalmente ad arrivare nel campo dell'Isis in Siria dove si è arruolato un anno prima il figlio ventisettenne.
L'incontro con il figlio - Siamo nel giugno del 2014. Il caldo insopportabile. E l'incontro è glaciale. Samy "era accompagnato da un altro tizio che non ci ha lasciati soli neanche per un attimo. E' stato un incontro molto freddo. Non mi ha voluto portare a casa sua, nemmeno mi ha detto come si era ferito (il futuro kamikaze del Bataclan, reduce da Raqqa, camminava allora con le stampelle, ndr.), né se era un combattente".
Il padre tenta il tutto per tutto - Quella sera, nel campo dell'Isis, il papà a pezzi per il mutismo del figlio si gioca l'ultima carta. Sfila dalla tasca una lettera della madre: "Nella busta avevo infilato 100 euro. Lui si è messo a leggere in un angolo, poi mi ha restituito i cento euro dicendo che non aveva bisogno di soldi". Devastato da tanta freddezza e già indebolito da un'intossicazione alimentare e con il passaporto sequestrato dai jihadisti Mohamed cerca un cenno di apertura da parte dei compagni miliziani di Samy. Ma niente. Questi si limitano a mostrargli le immagini di altri jihadisti torturati dal regime di Bashar al-Assad.
Il ritorno in Francia - L'uomo riottiene il suo passaporto, rientra in Francia, sconfitto. Presto capirà che il suo viaggio non è servito a niente. Che è stato un fallimento. Samy è perso per sempre, il figlio non tornerà più in Francia. Anzi lo farà. Ma solo per un'ultima tragica spedizione di morte al Bataclan. Ex conducente dei bus parigini della Ratp licenziatosi nel 2012, Samy Amimour era nato a Parigi nel 1987. Dal 2013 era oggetto di un mandato di cattura internazionale perché aveva violato la sua libertà vigilata, dopo essere stato messo sotto inchiesta, nell'ottobre 2012, per associazione a delinquere con fini di terrorismo.
L'incontro con il figlio - Siamo nel giugno del 2014. Il caldo insopportabile. E l'incontro è glaciale. Samy "era accompagnato da un altro tizio che non ci ha lasciati soli neanche per un attimo. E' stato un incontro molto freddo. Non mi ha voluto portare a casa sua, nemmeno mi ha detto come si era ferito (il futuro kamikaze del Bataclan, reduce da Raqqa, camminava allora con le stampelle, ndr.), né se era un combattente".
Il padre tenta il tutto per tutto - Quella sera, nel campo dell'Isis, il papà a pezzi per il mutismo del figlio si gioca l'ultima carta. Sfila dalla tasca una lettera della madre: "Nella busta avevo infilato 100 euro. Lui si è messo a leggere in un angolo, poi mi ha restituito i cento euro dicendo che non aveva bisogno di soldi". Devastato da tanta freddezza e già indebolito da un'intossicazione alimentare e con il passaporto sequestrato dai jihadisti Mohamed cerca un cenno di apertura da parte dei compagni miliziani di Samy. Ma niente. Questi si limitano a mostrargli le immagini di altri jihadisti torturati dal regime di Bashar al-Assad.
Il ritorno in Francia - L'uomo riottiene il suo passaporto, rientra in Francia, sconfitto. Presto capirà che il suo viaggio non è servito a niente. Che è stato un fallimento. Samy è perso per sempre, il figlio non tornerà più in Francia. Anzi lo farà. Ma solo per un'ultima tragica spedizione di morte al Bataclan. Ex conducente dei bus parigini della Ratp licenziatosi nel 2012, Samy Amimour era nato a Parigi nel 1987. Dal 2013 era oggetto di un mandato di cattura internazionale perché aveva violato la sua libertà vigilata, dopo essere stato messo sotto inchiesta, nell'ottobre 2012, per associazione a delinquere con fini di terrorismo.
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