martedì 24 novembre 2015

Una grande sorella di una grande artista






Non tutti sanno che la bravissima cantautrice Mia Martini oltre alla più nota sorella Loredana Berté ne aveva altre due, maggiori rispetto a lei e a Loredana.
Questa sorella di cui ho ripreso l'intervista da You Tube è molto diversa dalla squinternata Loredana, al contrario è una donna positiva, equilibrata e capace nel suo lavoro, lontano dal mondo artistico.
E' stata vicina, con il suo affetto ed il suo sostegno, alla sorella morta in circostanze tristi, i giornali riportarono che avesse preso della droga e che fosse morta per questo. Di certo l'autopsia ha accertato questa causa di morte.
D'altra parte io ricordo che una Mia Martini molto giovane fu addirittura arrestata per possesso di sostanze stupefacenti, in un'epoca in cui la legge prevedeva l'arresto anche per la sola detenzione per uso personale. Pochi la conoscevano allora, ma io l'avevo sentita alla radio cantare una canzone scritta da lei che faceva così: "Padre davvero ma chi ti somiglia, credi davvero che io sia tua figlia"... Una canzone di una ragazza ribelle, mi apparve allora.
La sorella Leda qui ricorda l'indegna e assurda diceria, che tanto male aveva fatto a Mia, che lei portasse iella!!!
E' incredibile che in un mondo che DOVREBBE essere evoluto tale assurdità possa aver preso piede, come nella società involuta descritta da Pirandello nella novella sullo iettatore!
Il malocchio, le fatture, la iettatura, la persona che può portare sfortuna, attengono alle credenze della più buia ignoranza, in paesetti in cui la gente non sa neppure esprimersi in italiano, oppure nel basso popolino delle città scarsamente scolarizzato.
Come è potuto accadere che questa assurdità possa essere stata creduta nell'ambiente della musica leggera italiana?
Eppure questo è accaduto e razionalmente bisogna prenderne atto come di una realtà che può accadere, assurdamente, irrazionalmente. Onestamente credo che molto è sempre e comunque dovuto all'ignoranza. Una forma di ignoranza anche in persone, più o meno scolarizzate (a volte cantanti e musicisti conoscono la musica, ma scarseggiano nella formazione culturale di buoni studi e buone letture, i soli che aiutano a crescere e a capire la realtà del mondo) che con stupida ed ottusa vigliaccheria vogliono ghettizzare qualcuno. E allora, per contagio superficiale, credono o VOGLIONO CREDERE CHE QUELLO CHE E' PALESEMENTE FALSO SIA VERO, e la CALUNNIA, visibilmente smentibile dalla realtà oggettiva, viene portata avanti nonostante la sua palese falsità.
Personalmente so che questo può accadere per qualsiasi argomento di denigrazione, ma ha sempre presa su menti deboli: nessuna persona evoluta, colta ed intelligente crede alle dicerie, ma solo alla realtà oggettiva dei fatti. Dunque mai nessuna persona evoluta si farà veicolo di diffusione di calunnie. A meno che non sia così immorale e perversa da volere scientemente e con malvagità distruggere qualcuno.
Questo può avvenire per odio verso la vittima della calunnia, ma sempre un odio dovuto a sentimenti ignobili come l'invidia, il sentimento di inferiorità nei riguardi della persona calunniata, la frustrazione meschina provata dall'animo miserabile del calunniatore nei riguardi dell'inconsapevole vittima della calunnia.
Ben lo dice nell'intervista la Sig.ra Leda sottolineando con lucido pragmatismo "che questo avviene anche in altri ambienti, non solo in quello in cui viveva Mia".
Infine mi è piaciuto Gino Paoli nel breve inserto messo ad hoc dal bravo intervistatore  Fabio Bolzetta, il quale, vittima di qualcosa di simile a quanto accaduto a Mia, regolò i conti rompendo la faccia a suon di pugni a qualcuno dei miserabili che avevano provato a mettere in giro la diceria che lui "portava iella".
Ma Gino è un uomo, lucido e duro se serve, mentre Mia era più fragile ed indifesa.

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