Da: La Stampa
Il meglio di un uomo
21/03/2015
MASSIMO GRAMELLINI
Il cortile di un pronto soccorso californiano. E un medico, appena uscito dalla sala operatoria dove ha
provato invano a salvare un ragazzo ricoverato in condizioni disperate, che si appoggia al muretto con la
testa china. La foto, scattata da un collega forse coinvolto nel medesimo intervento, è l’istantanea
di una sconfitta, il momento in cui ogni persona si ritrova sola con i propri fantasmi.
Eppure in poche ore l’emozione catturata da questa immagine ha fatto il giro del mondo.
Deve avere toccato qualche corda viva che le dosi quotidiane di cinismo non sono ancora
riuscite ad anestetizzare. Racconta la storia drammatica e purtroppo comune di un medico
che voleva risolvere un caso disperato e non c’è riuscito. Ci ha creduto, ci ha provato, ha perduto.
Per lui quel ragazzo era uno sconosciuto. Però era lo sconosciuto che la vita gli aveva affidato,
assegnandogliene la responsabilità.
provato invano a salvare un ragazzo ricoverato in condizioni disperate, che si appoggia al muretto con la
testa china. La foto, scattata da un collega forse coinvolto nel medesimo intervento, è l’istantanea
di una sconfitta, il momento in cui ogni persona si ritrova sola con i propri fantasmi.
Eppure in poche ore l’emozione catturata da questa immagine ha fatto il giro del mondo.
Deve avere toccato qualche corda viva che le dosi quotidiane di cinismo non sono ancora
riuscite ad anestetizzare. Racconta la storia drammatica e purtroppo comune di un medico
che voleva risolvere un caso disperato e non c’è riuscito. Ci ha creduto, ci ha provato, ha perduto.
Per lui quel ragazzo era uno sconosciuto. Però era lo sconosciuto che la vita gli aveva affidato,
assegnandogliene la responsabilità.
La foto rubata compie il miracolo. Cogliendo la dimensione umana in un’intimità quasi pornografica,
trasforma la tragedia in riscossa. Il dolore di questa persona dà improvvisamente un senso a tutto
quello che fa.
Dovrebbero farne un poster e appenderlo nelle facoltà di medicina.
trasforma la tragedia in riscossa. Il dolore di questa persona dà improvvisamente un senso a tutto
quello che fa.
Dovrebbero farne un poster e appenderlo nelle facoltà di medicina.
Non ce n'è bisogno, anche se credo
nell'educazione.
nell'educazione.
Non nelle Facoltà di Medicina in cui
insegnano pessimi esempi di Professori
Ordinari interessati a sistemare subito e
bene i propri figli. Se sotto gli occhi degli
studenti si mette un simile poster nulla cambia
se la struttura in cui quotidianamente debbono vivere
mostra un mondo in cui il valore viene umiliato.
insegnano pessimi esempi di Professori
Ordinari interessati a sistemare subito e
bene i propri figli. Se sotto gli occhi degli
studenti si mette un simile poster nulla cambia
se la struttura in cui quotidianamente debbono vivere
mostra un mondo in cui il valore viene umiliato.
Quello che conta è la formazione che ciascuno di noi ha
ricevuto nella sua formazione privata, come in ogni
professione e mestiere. I valori che si sono assorbiti
nella propria famiglia sono fondamentali.
ricevuto nella sua formazione privata, come in ogni
professione e mestiere. I valori che si sono assorbiti
nella propria famiglia sono fondamentali.
Non mi meraviglio del dolore di questo medico, perché
conosco il coinvolgimento di un medico della mia famiglia
per i suoi pazienti.
conosco il coinvolgimento di un medico della mia famiglia
per i suoi pazienti.
Il vero medico ha come avversaria la Morte.
Quando essa vince il medico è sconfitto come uomo di scienza
e come essere umano. La tensione, il dolore, lo scoramento
ci sono sempre se hai dei valori, come c'è la soddisfazione
e la gioia quando si riesce a salvare una vita, come c'è
una dolorosa partecipazione quando si sa che non si può
fare nulla di più che alleviare la sofferenza.
Quando essa vince il medico è sconfitto come uomo di scienza
e come essere umano. La tensione, il dolore, lo scoramento
ci sono sempre se hai dei valori, come c'è la soddisfazione
e la gioia quando si riesce a salvare una vita, come c'è
una dolorosa partecipazione quando si sa che non si può
fare nulla di più che alleviare la sofferenza.