Da: Il Fatto Quotidiano
Sindone, l’ostensione riaccende lo scontro tra sindonologi e scienziati
Dopo cinque anni l'esposizione del sudario che avrebbe avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione riapre il dibattito scientifico sull'autenticità della reliquia. Un nuovo libro dello studioso Nicolotti mette in fila tutti i dubbi. Ma i fedeli accorrono, anche il Papa ci sarà: "La venererò il 21 giugno"
Più di un milione di visite prenotate. Tre milioni di pellegrini attesi. Da oggi migliaia e migliaia di persone arriveranno a Torino per l’ostensione della Sindone, la seconda fatta in corrispondenza di un’Esposizione universale dopo quella del 1898. “Mi auguro che i pellegrini tornino a casa con questo grande dono, questo grande segno di speranza che è la Sindone”, ha detto ieri l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Nonostante sia la quarta ostensione in 17 anni l’evento non perde “appeal”: il Comune e i commercianti festeggiano l’arrivo dei turisti, mentre in città compaiono gadgets, souvenir, cartoni animati, puzzle e pubblicazioni sull’autenticità del telo che avrebbe avvolto il corpo di Cristo. Sulla falsariga dei romanzi di Dan Brown e delle trasmissioni di pseudoscienza e complotti, tanti volumi hanno messo in rilievo gli aspetti più arcani anziché quelli fondati sulla scienza e sulla storiografia. E tuttavia l’attrazione resta forte così come l’attenzione della Chiesa che viene suggellata dall’alto, con Papa Francesco che ha annunciato che si recherà a venerare la reliquia nella giornata del 21 giugno.
C’è però un libro chesbugiarda un po’ di miti. Si intitola “Sindone. Storia e leggende di una reliquia controversa”, pubblicato da Einaudi. Lo ha scritto Andrea Nicolotti, un ricercatore dell’Università di Torino ed esperto di storia del cristianesimo che ha dedicato quattro anni di lavoro alla realizzazione di questo libro. Parte dal confronto di testi sacri, apocrifi, cronache medievali e altri documenti evidenziando le incongruenze: quali erano i tessuti che hanno avvolto il cadavere di Cristo? Era un lenzuolo oppure erano bende di lino con un sudario per il solo volto? I testi sono molto generici, così come è generica la storia del percorso della reliquia verso l’Europa, per alcuni arrivata dalla Terra Santa coi pellegrini, per altri portata dai crociati che saccheggiarono Costantinopoli nel 1204. Alla fine si perde il conto di bende, lenzuoli, sudari e simili: in Italia ci sono frammenti a Roma, Aosta, Brescia, Genova, Livorno e Milano; c’è una sindone a Cadouin e un’altra ad Aquisgrana, mentre a Oviedo c’è un sudario. In Francia già nel Medioevo due vescovi qualificano la reliquia oggi conservata Torino come un falso fabbricato a fin di lucro, e quando il papa Clemente VII di Avignone ne autorizza l’ostensione mette in chiaro che era soltanto una raffigurazione.
Argomento chiuso? No, anzi. Negli ultimi decenni del XX secolo avviene la “creazione del mito”, come la chiama Nicolotti che ailfattoquotidiano.it spiega: “La fama è aumentata negli ultimi decenni, quando la Sindone è diventata un fenomeno mediatico mondiale. Oltre ai fedeli il reperto stuzzica molti curiosi, tra cui appassionati di esoterismo, templaristi, complottisti, rosacrociani”. Aumentano le attività di studiosi autenticisti e le ricerche. Nel 1988 le radiodatazioni al carbonio 14, compiute dall’Università di Arizona, di Oxford e dal Politecnico di Zurigo, collocano l’origine della Sindone al basso Medioevo, in un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Il risultato è “in perfetto accordo con i documenti storici sopravvissuti”, scrive Nicolotti. L’arcidiocesi resta cauta: “La Chiesa ribadisce il suo rispetto e la sua venerazione per questa veneranda icona di Cristo”, perché “il valore dell’immagine è preminente rispetto all’eventuale valore storico”, afferma nel 1988 l’arcivescovo di Torino Anastasio Alberto Ballestrero. Insomma, poco importa se non è autentica.
Eppure di fronte ai risultati scientifici i sindonologi criticano le analisi e propongono le tesi più disparate: l’inconsistenza del metodo del carbonio 14; l’esistenza di complotti massonici per screditare la reliquia; fenomeni paranormali come gli influssi di campi elettromagnetici e le radiazioni provocate dalla resurrezione. La Chiesa tentenna: se gli arcivescovi di Torino Michele Pellegrino e poi Ballestrero sono stati cauti, i successoriGiovanni Saldarini e Severino Poletto hanno fortemente spinto in direzione dell’autenticità, mentre Nosiglia parla di “simbolo” o “immagine”. Prudenti anche alcuni papi come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nel 2014 a screditare il radiocarbonio si aggiunge il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, per il quale a causa dell’anticlericalismo degli scienziati “non sarebbe stato prudente riaprire la questione fino a che non saranno escogitati altri sistemi scientifici di identificazione”. C’è bisogno di altre ricerche? “I documenti storici e la radiodatazione – conclude Nicolotti – sono affidabili e significativamente concordi nell’assegnare una data medievale. Restano aperte le questioni sulla natura dell’immagine e sul sistema usato dall’artefice per realizzarla. Potrebbero essere utili altri esami, a patto che siano compiuti in un clima di piena libertà”.
"perché “il valore dell’immagine è preminente rispetto all’eventuale
valore storico”, afferma nel 1988 l’arcivescovo di Torino Anastasio Alberto Ballestrero. Insomma, poco importa se non è autentica"
Ha ragione l'arcivescovo, ai credenti la verita' non interessa. loro, da buone pecore, si bevono qualunque cosa...
Sono convinto che la sindone sia una falsa reliquia, realizzata nel periodo precedente alla sua comparsa.
Tuttavia dal punto di vista tecnico è certamente la più affascinante ed interessante.
Premetto che sono ateo, per cui non credo a niente che non sia scientificamente provato, ma penso che nemmeno i cattolici credano sul serio che quella è proprio il sudario di Cristo, ma solo un simbolo. E i simboli, per chi ci crede, sono importanti. Del resto come legge noi abbiamo il vilipendio alla bandiera, non è molto differente come cosa. Per cui la querelle, vero o falso, mi pare ormai un discorso abbastanza
noioso.
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Fra tutti i commenti sotto questo articolo de "Il Fatto Quotidiano" ho scelto i tre sopra riportati perché emblematici del pensiero comune di chi lucidamente si accosta alla realtà.
Ma guai a ragionare con chi attacca la Scienza come se fosse una voluta cattiveria! La Scienza è la massima espressione dell'intelligenza umana e frutto di paziente ricerca che si pronuncia solo quando, secondo il metodo galileiano, provando e riprovando l'esperienza si ripete e si fa certezza.
Il metodo del Carbonio 14 ha datato con certezza questo sudario a circa 800 anni fa. La Chiesa, con la sua plurimillenaria saggezza e, mi si consenta, furbizia, ha accettato che fosse solo una reliquia, un simbolo per ricordare la Crocefissione di Cristo di oltre 2000 anni fa.
Ma, come al solito e come sempre nella Storia dell'Uomo, c'è sempre chi "è più realista del Re", e dunque si assiste a gente che nega l'evidenza e si arrampica sugli specchi per dimostrare che no, essa è vera, è proprio il lenzuolo che avvolse Cristo e la Scienza sbaglia.
Fra i vari "servi dell'idea" ho assistito ad un servizio televisivo in cui un tizio, che sciorinava i suoi titoli professorali e pubblicizzava come al solito il suo libro, affermava che la prova del Carbonio 14 era stata fatta sul bordo della Sindone per non rovinarla, là dove delle suorine 800 anni fa circa avevano operato un rammendo e dunque è su quel filo che era stata fatta la datazione!
Naturalmente la datazione fu fatta, con l'assenso potente della Chiesa di Roma che sapeva di non potere sottrarsi a questa verifica, con tutti i crismi e non con sciocca superficialità prendendo "solo il filo del rammendo delle suorine".
Va bene così! In fondo anche i musulmani alla Mecca vanno ad adorare la famosa Pietra Nera che altro non è che un grosso meteorite che tanto tempo fa qualcuno vide fiammeggiante scendere dal cielo e, non sapendo darne altra spiegazione, lo prese come un segno di Allah.
All'umanità smarrita nella sua fragilità non si possono togliere i simboli: ma non chiamiamo selvaggi i pellerossa che danzavano intorno al Totem.