Simone Borgese, il raptus e il racconto della tassista: “Io rovinata per sempre”
Il 30enne, al termine della corsa nei pressi di Ponte Galeria (periferia di Roma), ha picchiato la donna costringendola a un rapporto orale. Dopo il fermo ha confessato ed è stato portato al carcere di Regina Coeli. La tassista dice: "Tornerò a lavorare, ma rimarrà sempre la paura e il ricordo di quella maledetta corsa in taxi". La madre dell'uomo: "Non è un mostro, è il figlio di un padre alcolizzato"
Simone Borgese: violentatore e rapinatore |
“La mia vita è rovinata per sempre. Quello che ha lasciato in me non passerà mai, continuerò sempre ad avere paura. Dovrebbe rimanere in carcere a vita”. È la voce della tassista abusata venerdì scorso a Roma, intervistata da Repubblica. Non si sarebbe mai aspettata la violenza, non a quell’ora, né in quel luogo: “La mia terribile esperienza è cominciata in un quartiere tranquillo di Roma e di mattina”. Ma la donna è certa, non lascerà il suo lavoro: “Quella sensazione di sentirmi davanti a lui inerme ed implorante mi ha distrutto. Piango di continuo ripensando a ciò che ho provato durante quella maledetta corsa in taxi. Tornerò a guidarlo, è il mio lavoro, non so quando ma ricomincerò”.
Dall’altra parte, l’aguzzino racconta la stessa storia, dal suo punto di vista. E le sue parole, messe a verbale dagli inquirenti, sono riportate sul Messaggero. Simone Borgese ha confessato quasi subito, in Questura, di essere il responsabile dell’abuso: “La violenza è stato un raptus improvviso, neanche io so perché l’ho fatto”. Lui, Simone, un ragazzo 30enne, un volto pulito con alla spalle l’esperienza della separazione dalla moglie e l’affido a lei della sua bambina. Fino al fermo viveva con i nonni a Piana del Sole, proprio nei pressi del luogo della violenza. La mattina del raptus, l’ 8 maggio, stava aspettando l’autobus. Il mezzo non passava, quindi ha deciso di fermare il taxi: “Sapevo che vicino a casa dei nonni c’era una strada chiusa. Ho chiesto alla donna di lasciarmi lì anziché sotto casa. Il prezzo della corsa era circa 30 euro. Sono balzato sul sedile davanti. Mi sono sbottonato i pantaloni ed è successo quello che è successo. L’ho costretta ad un rapporto orale”.
La tassista racconta così la stessa storia: “Avrebbe dovuto pagare poco più di una ventina di euro. Ha iniziato a gridare, offendermi, insultarmi. Ha voluto salire sul sedile davanti per controllare il tassametro. Appena entrato in auto dal lato del passeggero mi ha subito dato un pugno sul viso che mi ha fatto sbattere la testa sul finestrino. Con una mano continuava a spingermi la testa con violenza e con l’altra mi prendeva a schiaffi e pugni. Ad un certo punto mi ha afferrato per i capelli, avevo iniziato a sanguinare dal naso e quasi non ci vedevo più. Ricordo solo l’odore e il sapore del sangue che perdevo e avevo ovunque mentre abusava di me. Aveva una forza sovrumana e mi guardava fisso con due occhi spiritati. Temevo di morire “.
Borgese non ha saputo dare una vera spiegazione per il suo gesto: “Non so cosa mi sia successo, ero molto nervoso quella mattina e mi sono sfogato su quella donna. Era così attraente“. Uno stato d’animo di tensione questo, di cui si era accorta anche la tassista: “Aveva iniziato a sudare e a essere molto irrequieto. Teneva lo sguardo basso e si agitava. Mi metteva fretta dicendomi di sbrigarmi e di accelerare”. Lui aveva l’apparenza del ‘tipico bravo ragazzo‘. Aveva frequentato l’istituto alberghiero, lavorava in un bar come cameriere. Poi c’era la passione per la Roma, per i film comici, per i videogiochi. I colleghi lo descrivono come un tipo “tranquillo e solare, sempre positivo e molto professionale. Nelle foto su facebook rideva, si metteva in posa, come un normale ragazzo della sua età. Poi il suo profilo è stato chiuso, per via della pioggia di insulti che stava ricevendo. Ma Simone aveva anche un’altra faccia: quella del duro che scriveva sui social: “A me i piedi in testa non li mette nessuno”. Anche per il suo datore di lavoro c’era qualcosa che non andava: “Chiedeva spesso anticipi sullo stipendio, una volta ha detto che era per il funerale del padre”.
A parlare di Borgese è anche sua madre, che su Il Tempoafferma: “Mio figlio deve pagare per quello che ha fatto. Però vi prego di credermi, vi supplico: Simone non è un mostro, è il figlio di un padre alcolizzato, un barbone, un violento con il quale ha vissuto da quando me ne sono andata via di casa nel 2005, stanca di essere picchiata e maltrattata ogni giorno”. La donna aggiunge: “È un ragazzo che ha sofferto, e anche se voi pensate che le parole di una mamma non contano niente, è quella la causa di tutto. Non è cattivo. Io non voglio giustificarlo ma insisto, Simone non ha avuto una vita facile. Quando me ne sono andata di casa, lui è cresciuto con il padre che ci ha lasciato tantissimi debiti”. La madre poi sottolinea come il figlio sia peggiorato dopo la separazione dalla moglie: “Si è sentito abbandonato due volte. Prima da me, dieci anni fa, poi dalla moglie. Soffriva da morire”.
Borgese è stato preso grazie ad un identikit e alla testimonianza di un collega della donna, che ha riconosciuto l’uomo. Una volta non gli aveva pagato la corsa, per questo si era fatto lasciare il numero di telefono. E così le forze dell’ordine sono risalite al 30enne, che ha confessato l’aggressione: “Lo confesso subito e mi tolgo un peso, sono stato io: chi cercate sono io”. È stato quindi mandato al carcere di Regina Coeli, poi la Procura di Roma ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo e l’emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere. Spetterà al giudice per le indagini preliminari fissare l’interrogatorio di garanzia.
E' giusto che una madre difenda suo figlio: ma ci fermiamo qui, al rispetto di una madre.
Per il resto, premetto, sarò molto dura.
Nessuna disgrazia, ripeto nessuna, può essere portata a motivazione o giustificazione di un efferato atto delinquenziale. Basta con la deresponsabilizzazione dell'individuo tanto cara a certa sinistra ipocrita radical-chic.
Non certo la sinistra operaia e laboriosa del vecchio PCI.
Gli operai in tuta, con le mani callose e pulita dignità avevano un'etica che certa sinistra se la sogna!!!
Questo soggetto non è altro che un vigliacco, squallido ed immorale come ce ne sono tanti, che cerca improbabili spiegazioni ai suoi atti "nel raptus", come se commettere atti immondi e violenti per un "raptus" possa costituire una giustificazione. Spero che la lassa giurisprudenza attuale non consenta ai magistrati di turno di essere indulgenti con questo soggetto. Spero, altresì, che l'incomprensibile Decreto Legge sulla depenalizzazione dei reati "tenui" non comprenda anche la violenza sessuale con percosse e rapina!!! Questo della depenalizzazione è uno degli atti più sbagliati del Governo Renzi.
A questo aggiungo la critica sarcastica su certi commenti giornalistici di incommensurabile idiozia sulla "faccia da bravo ragazzo così normale!" Come se codesti commentatori vivessero in un mondo diverso da questo che ci ospita, in cui assistiamo a "facce di bravi e sorridenti ragazzi" che uccidono a coltellate la moglie e i piccoli figlioletti per poi andare a vedere la partita al bar per crearsi un alibi, oppure a "facce di buonuomini" che recitano ripetutamente davanti alle telecamere la loro patetica storia sulla "moglie o compagna scomparse", che invece hanno fatto scomparire loro uccidendole ed occultandone il cadavere!!
Siamo all'asilo?! Siamo alle menti infantili che si aspettano che il delinquente, il mostro cinico o pazzo abbia l'aspetto dell'Orco brutto e cattivo? Così le menti affette da infantilismo acuto si sentono rassicurate! Perché se chi commette delitti ha un aspetto NON normale, è repellente e ha modi odiosi, le menti infantili si sentono rassicurate! Possono regolarsi! Possono distinguere il buono dal cattivo!
Che crescano costoro e capiscano che non è dalla faccia e dall'apparente normalità che si distinguono i malvagi e perversi, ma dalle azioni, anche da piccole cose, forse impercettibili per chi non ha empatia o NON vuole vedere, o è superficiale... Non sempre esplode nell'azione eclatante, ne deve avere l'occasione, ma dietro la pirandelliana maschera il malvagio-perverso c'è sempre! Dopo che ha commesso la sua pessima azione non si pente e non corre a confessarla a meno che non venga scoperto! Allora iniziano le recite della serie: "Non so perché l'ho fatto.."
"Non ero in me...!
Mi viene da dire alla romana: "Perché n'do stavi? Eri uscito? Bussate sulla testa e vedi se ce stai!"
In realtà è tutta una manfrina difensiva di cui la Giustizia non deve tener conto, in quanto costituisce un copione noto e ripetuto: sono sempre tutti innocenti o si fanno passare per pazzi, ma solo QUANDO VENGONO SCOPERTI!
Questo sapeva benissimo che messo a confronto con la povera signora offesa ed umiliata lei lo avrebbe riconosciuto: purtroppo per lei che è stata costretta a vederlo da vicino e a subirne l'odiosa fisicità!