Il secolo scorso, in cui io sono nata, si è caratterizzato per orribili bagni di sangue in cui, anche chi non era Caino dentro di sé, ma Abele, è stato costretto ad uccidere per non essere ucciso, restandone segnato per sempre: le due Grandi Guerre ne sono stata la causa.
Essendo nata in Italia nel 1946 ho potuto godere di un momento storico in cui il Paese voleva solo la pace. Ma dopo poco più di 20 anni c'era già chi pensava di risolvere le ingiustizie sociali sparando: si pensi alle varie organizzazioni che, ritenendosi rivoluzionarie, sparavano ai servitori dell'ordine, ai magistrati, ai professori universitari, ai giornalisti... insomma anche ad uomini inermi e disarmati, a tradimento.
Cosa c'è di più vile che sparare su un uomo disarmato tendendogli un agguato che non si aspetta mentre cammina tranquillamente per le strade del suo Paese?
Oggi una devianza nel mondo dell'islam genera mostri che, apparentemente normali, trovano "normale" sparare a freddo su persone inermi, intente a svolgere le più pacifiche attività..
Si figurano un Allah che vuole il sangue, la morte della gente che non vive secondo i precetti che loro si sono dati in nome di Allah.
La morte, certezza finale per tutti noi, viene comminata da un folle che decide, che si erge a Dio: può essere l'ingegnere mancato sconvolto dalla morte per disgrazia di un fratello colpito da un fulmine, che trova sfogo alla sua depressione nel terrorismo islamista, può essere un giovane tedesco che sa guidare macchine complesse come un aereo di linea ma che comunque è Caino, un Caino come tanti che decide della vita altrui.
Noi, gente normale nel vero senso della parola, che cerca di vivere senza nuocere agli altri, siamo sconvolti.
Vorremmo, là dove si può, là dove la società civile non è disgregata, avere giustizia. Ma, quando Caino colpisce, non sempre ci si riesce.
Ed allora assistiamo ad una banalizzazione della Morte: diffusa sui mezzi d'informazione prende la forma della Banalità!
Lo vediamo nelle sentenze assurde, lo leggiamo in certi commenti sotto gli articoli dei giornali on line, oppure sul WEB in generale.
E' una devianza orribile del pensare comune, soprattutto in chi deve amministrare la Giustizia che tende ad essere cauto nella pena, uccidendo chi la vittima amava una seconda volta.
Innumerevoli purtroppo sono i casi ormai.
Due giovani, due fratelli, trascorrono insieme una serata di svago, già il fatto di stare insieme invece che in comitive diverse dice che sono due ragazzi che sono cresciuti in una famiglia che ha insegnato loro ad amarsi, a condividere dunque anche lo svago. Sono le due di notte, non tanto tardi per gli usi comuni nella nostra Società, e scelgono di fermarsi un poco al Gianicolo prima di rientrare a casa. Siamo a Roma e il Gianicolo è uno dei luoghi più belli da cui si può ammirare un panorama superbo della città illuminata: si vedono i monumenti, le cupole, e si apprezza il fresco degli alberi e delle siepi del Gianicolo. Fa caldo, uno scende dall'auto lasciando l'autoradio accesa, la tiene un poco alta per sentirla anche da fuori mentre prende il fresco e ammira il panorama. Al Gianicolo non ci sono palazzi, abitazioni, solo costruzioni lontane dalla strada e immerse nel verde. Dunque non si può disturbare la quiete di nessuno. Siamo in una città che è la mia città e che io conosco bene: ormai chi abita nei quartieri, del centro o in periferia non fa differenza, ai piani bassi d'estate non può tenere le finestre aperte, perché "bori" di ogni tipo ritengono loro diritto tenere "a palla" le loro autoradio sotto le vostre finestre.
Questo giovane non poteva sapere che il Gianicolo veniva usato come "campeggio" dalla roulotte, generosamente elargita dalla Comunità caritatevole di S. Egidio, abitata da un indiano pregiudicato, il quale disturbato dalla musica è uscito e ha infilato un lungo cacciavite nella pancia del giovane sotto gli occhi orripilati del fratello.
lunedì 28 aprile 2014
Italiani dovete subire e pagare
Ho firmato per la petizione voluta dalla sfortunata ma coraggiosa mamma di questo ragazzo, Carlo, ucciso da un indiano a cui la Comunità di S.Egidio aveva dato una roulotte sistemata al Gianicolo (neanche fosse un campeggio) che, ritenendo di essere disturbato da Carlo e da suo fratello che si erano fermati alle 2 di notte, di ritorno da una serata insieme, proprio lì, ha ficcato un lungo cacciavite nella pancia di questo giovane davanti agli occhi sgomenti e orripilati del fratello.