Squilli dal passato
Novella della raccolta "Le Verità Nascoste":
II parte
*****
In quella stessa casa il telefono squillò e questa volta rispose il marito di Renata, perché lei era al lavoro.
"Pronto."
"C'è Renata?" Chiese una voce femminile leggermente incrinata come da una rattenuta emozione.
"No, è al lavoro. Chi la desidera?" Chiese con cortesia l'uomo.
"Sono Rita Gianni." Disse la voce incrinata. L'uomo ammutolì dalla sorpresa.Anche se, in questo caso, di anni ne erano passati almeno dieci, aveva ben presente chi fosse la persona, anche perché non aveva detto, come la scema Elisa, solo il nome, ma anche il cognome.
Sapeva chi era perché, anche se erano almeno dieci anni che non si faceva viva con loro, era una persona la cui casa frequentava uno dei suoi figli, ormai uomo fatto che sceglieva chi frequentare. E di quella casa, di quella persona e della sua famiglia, ogni tanto arrivavano notizie attraverso quel figlio di Renata e suo, che da tempo non viveva più con loro, essendo sposato, ma che ogni tanto parlava spontaneamente delle vicende di quelle persone. Erano frammenti di notizie a cui non seguivano domande da parte di Renata e di suo marito che, per valide ragioni, ritenevano tali persone infrequentabili.
L'uomo era molto ben educato e seppe dissimulare la sorpresa di quella voce che tornava da un passato in cui c'era stata una breve conoscenza attraverso suo figlio, la quale si era interrotta perché Rita Gianni, suo marito e suo figlio erano letteralmente spariti ed i loro scarsi contatti si erano volatilizzati, né Renata e suo marito li avevano cercati o incentivati.
La ragione di quella improvvisa telefonata dopo dieci anni era alquanto strana giacché, frequentando suo figlio, sia pure sporadicamente, la donna sapeva che egli abitava altrove e raramente era in visita a casa dei genitori. Inoltre aveva un cellulare, dunque volendo lo si poteva rintracciare attraverso quello: comunque aveva chiesto di Renata.
Ma in mancanza di Renata la donna si aggrappò al marito, senza ritegno alcuno, eppure l'uomo era persona riservata, che non invitava certo alla confidenza.
"Sono disperata, - esordì lasciando l'uomo basito e senza parole - a causa dei vostri vicini, i Disegni. Vi dobbiamo delle scuse, voi ci avevate avvertito... ci avevate detto di stare attenti, ma noi...." L'uomo taceva aspettando il resto, mentre pensava che allora l'avviso l'avevano recepito, anche se avevano fatto finta di nulla ed avevano preferito sparire con chi li aveva preavvisati piuttosto che con le conoscenze appena fatte. “Affaracci loro" avrebbe pensato Renata a posto suo, ma l'uomo era più educato di sua moglie o... forse ... più inibito e rimase in ascolto meravigliato ma sulla difensiva. Ricordava che quella donna un poco volgare e superficiale aveva pensato e cercato di sfruttare le profferte della loro vicina, che si metteva a disposizione per elargire favori vantando poteri che non aveva ma, chiedendo ad ometti che corteggiava, a volte riusciva ad ottenere qualcosa. Era, così, paga nel suo malato narcisismo e credeva di dar ad intendere che lei era una donna importante. In realtà era una donnetta ignorante e molto disturbata che, da informazioni che Renata aveva avute casualmente ma inconfutabilmente, allacciava relazioni con uomini a cui poi chiedeva soldi o favori per sé, per i suoi familiari o per terzi, a cui li offriva in cambio di regali che poi quelli le facevano per ringraziarla.
"Da due anni so che mio marito è l'amante di Cristina, la vostra vicina, - disse con voce tesa - lo so con certezza perché me l'ha confessato lui quando ha avuto l'infarto. La cosa dura da dieci anni." L'uomo non sapeva cosa dire a quella esternazione che gli entrava in casa dalla diretta interessata, la quale confessava comunque qualcosa che lui e Renata già sapevano per altre vie, pur rimanendo a distanza da quelle persone che, certo, se l'erano voluta. Cosa poteva mai volere da loro ora quella donna? Addirittura faceva loro delle scuse... Evidentemente per piena coscienza di essersi comportati male con loro, sparendo per far piacere a quel soggetto che tanto bene si era intrufolato nella loro precaria esistenza.
"Io non posso perdere tutto, - stava dicendo intanto la donna - ho fatto tanti sacrifici! Ma il marito di questa Cristina che razza di uomo è?!! E' morale o immorale?!!" Chiese disperata all'esterrefatto interlocutore, il quale non seppe cosa rispondere a quella domanda che già conteneva in sé la risposta. Cosa voleva da lui? Che l'appoggiasse e la sostenesse in un giudizio morale che era nei fatti? Per risponderle qualcosa disse:
"Ma i vostri figli cosa dicono?" Sapeva che uno dei figli era al corrente della situazione ed era quella una delle vie attraverso le quali già conosceva quei fatti, che drammaticamente la donna veniva a riversare su di loro dopo dieci anni di silenzio e di distanza. Lei non si stupì di quel riferimento, dando forse per scontato che la sua situazione fosse nota a molti.
"I miei figli hanno detto che siamo maggiorenni e vaccinati..."
"Ed hanno pure ragione..." Pensò l'uomo. Uomini di trenta anni e più cosa potevano dire o fare, non volevano proprio entrarci in affari così squallidi riguardanti i loro genitori ormai alle soglie della vecchiaia. Un'età che dovrebbe essere della saggezza e del buon esempio... invece.. davano scandalo rendendosi grotteschi più che ridicoli. Ma la donna andò allo scopo della telefonata, che, come quella di Elisa, un fine l'aveva:
"Posso venire da voi?" L'uomo si allarmò.
"Per...?"
"Per parlarne."
"Ma parlare di che?"- Pensò il marito di Renata. Poi: "Cosa c'entriamo noi?" E pensò che sua moglie aveva fatto più che bene ad allontanare gli scomodi vicini che invece Rita Gianni e suo marito avevano scelto di frequentare. Cercò una plausibile scusa:
"In questo periodo stiamo andando spesso nella casa al mare che abbiamo comperato da poco... Siamo un po' occupati perché la stiamo arredando..."
La donna capì che il suo disperato tentativo di coinvolgere i vicini di chi le stava creando tanti problemi era fallito. Ringraziò e salutò, battendo in ritirata.
Il marito di Renata raccontò a sua moglie l'assurda telefonata allibito. Sua moglie fu come al solito cattiva e sarcastica: "Quella voleva venire qui a fare la piazzata alla vicina chiamandola "puttana" dal nostro cortile e chiedere conto "all'immorale" delle loro comuni corna, te lo dico io! Hai fatto benissimo a scaricarla! Li avevamo avvertiti credendoli due persone perbene, lo sanno ed infatti ha chiesto scusa al plurale, quindi anche per lui a cui, sicuramente, sta carpendo soldi con qualche ricatto. Qualcuno l'ha detto: "Lo ricatta, lo ricatta." Non so su cosa, non voglio saperlo, che stiano a distanza.
"Infatti ha detto proprio: "Io non posso perdere tutto, ho fatto tanti sacrifici." "
"Già. - Concluse la moglie asciutta. - Ricordi quello che ci raccontò il nostro figlio più piccolo degli affittuari di Giulia? Sì, quello che spacciava all'ingrosso e si era messo con quella modella fallita da cui aveva avuto una figlia. Nostro figlio era tornato dal liceo, aveva mangiato e si era seduto sul muretto a prendere un po' di sole in attesa che io tornassi dal lavoro: sentì quei rumori pazzeschi che facevano quei due copulando... Probabilmente avevano assunto quello che lui vendeva... Per fare quei versi, così forte... Ricordo ancora la faccia sbalordita di nostro figlio quando me lo raccontò appena rientrata... Poi scoprimmo che in casa c'era la figlia che lui aveva avuto dalla moglie, una ragazzina di tredici anni che era ospite del padre in quei giorni... La ragazzina deve aver telefonato alla madre chiedendole di venirla a riprendere e la madre venne il giorno dopo. Di nuovo nostro figlio mi venne incontro con gli occhi sbalorditi: "Mamma..." mi disse, ed io pensai "L'hanno fatto di nuovo: copula con strilli e versi.." Ma lui mi lesse nel pensiero dall'espressione del viso e mi disse: "No, no! Oggi no! Però è venuta la madre della ragazzina a riprendersela ed è rimasta fuori e, mentre la ragazzina usciva per raggiungerla, la modella è uscita sul balcone e quella ha cominciato ad urlarle: "Puttana, sei una lurida puttana!" E l'altra, per nulla intimorita, le urlava dal balcone le stesse cose. Mamma, una scena da borgatari quali sono: se ne sono dette di tutti i colori! "
"Sapendo chi sono i soggetti abbiamo evitato di essere coinvolti, nostro malgrado, in una scena simile; - disse il marito di Renata - l'unico modo che Rita Gianni aveva per avvicinarsi alla casa di quella lì era dal nostro cortile, è chiaro."