Strasburgo condanna Italia, riconosca unioni civili
Corte diritti umani accoglie ragioni di tre coppie omosessuali
21 luglio, 19:36
STRASBURGO - L'Italia deve introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo hanno condannato l'Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare di tre coppie omosessuali, che da anni vivono insieme in una relazione stabile. E ha stabilito che lo Stato dovrà versare a ognuno di loro 5 mila euro per danni morali.
La Corte di Strasburgo ritiene che l'Italia debba introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso perché considera che "la protezione legale disponibile attualmente a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze". A fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani sono state tre coppie di omosessuali che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (provincia di Milano). Tutte e tre hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste rifiutare la possibilità. La sentenza di oggi della Corte di Strasburgo diverrà definitiva tra 3 mesi se i ricorrenti o il Governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.
Quella di oggi potrebbe essere solo la prima di una serie di sentenze con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo si pronuncerà sulla necessità di introdurre nell'ordinamento nazionale una norma che riconosca le unioni civili. Davanti ai giudici di Strasburgo sono infatti pendenti altri quattro ricorsi riguardanti la registrazione di matrimoni contratti all'estero e uno in cui si chiede di condannare l'Italia perché ha impedito il ricongiungimento familiare di una coppia formata da un cittadino italiano e dal suo compagno neozelandese. La Corte di Strasburgo ha già comunicato al governo i ricorsi presentati da varie coppie (di cui una formata da donne e le altre da uomini) che essendosi sposate in Canada e Olanda hanno chiesto alle autorità italiane di registrare l'atto di nozze.
Tutte le coppie si sono viste rifiutare la trascrizione perché la legge italiana non riconosce il matrimonio tra persone dello sesso sesso. Le coppie si sono quindi rivolte alla Corte di Strasburgo sostenendo che l'Italia sta violando il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare, al matrimonio e a non essere discriminati perché nella legislazione non è prevista alcuna forma di riconoscimento legale della loro unione. In pratica, le stesse argomentazioni sostenute dai ricorrenti a cui oggi Strasburgo ha dato ragione. L'altra causa pendente davanti alla Corte è invece incentrata sull'impossibilità per un cittadino della Nuova Zelanda di ottenere un permesso di soggiorno come membro della famiglia per raggiungere il suo compagno italiano. Nel suo ricorso, la coppia - che ha finito per trasferirsi per ora in Olanda - accusa l'Italia di averli discriminati sulla base del loro orientamento sessuale rispetto agli altri cittadini.
La Corte di Strasburgo ritiene che l'Italia debba introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso perché considera che "la protezione legale disponibile attualmente a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze". A fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani sono state tre coppie di omosessuali che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (provincia di Milano). Tutte e tre hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste rifiutare la possibilità. La sentenza di oggi della Corte di Strasburgo diverrà definitiva tra 3 mesi se i ricorrenti o il Governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.
Quella di oggi potrebbe essere solo la prima di una serie di sentenze con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo si pronuncerà sulla necessità di introdurre nell'ordinamento nazionale una norma che riconosca le unioni civili. Davanti ai giudici di Strasburgo sono infatti pendenti altri quattro ricorsi riguardanti la registrazione di matrimoni contratti all'estero e uno in cui si chiede di condannare l'Italia perché ha impedito il ricongiungimento familiare di una coppia formata da un cittadino italiano e dal suo compagno neozelandese. La Corte di Strasburgo ha già comunicato al governo i ricorsi presentati da varie coppie (di cui una formata da donne e le altre da uomini) che essendosi sposate in Canada e Olanda hanno chiesto alle autorità italiane di registrare l'atto di nozze.
Tutte le coppie si sono viste rifiutare la trascrizione perché la legge italiana non riconosce il matrimonio tra persone dello sesso sesso. Le coppie si sono quindi rivolte alla Corte di Strasburgo sostenendo che l'Italia sta violando il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare, al matrimonio e a non essere discriminati perché nella legislazione non è prevista alcuna forma di riconoscimento legale della loro unione. In pratica, le stesse argomentazioni sostenute dai ricorrenti a cui oggi Strasburgo ha dato ragione. L'altra causa pendente davanti alla Corte è invece incentrata sull'impossibilità per un cittadino della Nuova Zelanda di ottenere un permesso di soggiorno come membro della famiglia per raggiungere il suo compagno italiano. Nel suo ricorso, la coppia - che ha finito per trasferirsi per ora in Olanda - accusa l'Italia di averli discriminati sulla base del loro orientamento sessuale rispetto agli altri cittadini.
Le pressioni sono tali, anche a livello europeo, che il cambiamento della Società italiana dovrà adattarsi e tenere conto di una realtà che non ha precedenti nella Storia dei popoli.
Infatti, se l'omosessualità era socialmente accettata in alcuni popoli antichi, ad esempio l'Antica Grecia, il matrimonio o una forma di unione legalizzata della coppia era sempre rigorosamente eterosessuale, rispettando i dettami della Natura volti alla procreazione e alla difesa ed educazione della prole.
Il Diritto ora invece invoca protezione anche per la coppia che, non seguendo i dettami naturali, segue quelli sentimental-sessuali e chiede la protezione sociale per queste coppie.
Questo vuol dire che il problema pensionistico relativo alle pensioni di reversibilità graverà sul bilancio dello Stato.
E' un cambiamento epocale sul piano del Diritto.
Se sarà una scelta giusta, soprattutto se verrà riconosciuta la reversibilità pensionistica al compagno superstite, questo lo dirà il futuro.
Un'altra notizia dell'ultima ora è la sentenza che ha concesso ad un uomo, che psicologicamente si sente donna da molti anni, di cambiare sul suo stato civile il genere da maschile a femminile anche se egli non si è sottoposto a trattamento chirurgico con asportazione del pene.
Dunque un giudice ha stabilito che un uomo biologicamente tale, che quindi in ogni cellula del suo corpo ha 46 cromosomi di cui 2, la coppia dei cromosomi che determinano il sesso, sono XY, può essere dichiarato femmina sui documenti.
Anche qui c'è uno stravolgimento epocale del Diritto ma, mentre nel caso delle Unioni Civili delle coppie omosessuali il cambiamento epocale può essere ritenuto un'acquisizione di civiltà, non ghettizzando chi è diverso dall'inclinazione data dalla Natura e così regolamentando alla luce del sole dei sentimenti stabili, in contrapposizione al disordine di chi si vede costretto a nascondersi, cambiare il sesso sui documenti di un uomo che lo è biologicamente, con tutti i caratteri sessuali primari e secondari dati dal suo DNA, è creare un artefatto dei documenti di riconoscimento i quali nascono e sono stati istituiti proprio per il contrario: per riconoscere e stabilire chi è veramente una persona.
E' facile intuire a quali inganni può portare concedere siffatti documenti che attestano qualcosa che non è biologicamente reale.
Nel caso in cui l'uomo o la donna, che ottengano il Diritto di cambiare genere sui propri documenti, non svelino ad eventuali partner cosa sono veramente possono trarre in inganno questi ultimi con il beneplacito dell'Autorità dello Stato fino alle estreme scioccanti conseguenze.