Da: Il Messaggero
Marò, battaglia al Tribunale del mare di Amburgo. L'Italia: «Girone ostaggio dell'India»
Via alla battaglia legale tra Italia e India sul caso dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, approdato oggi al Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo.
L'Italia chiede misure cautelari urgenti a tutela dei due fucilieri di Marina, da oltre 3 anni trattenuti dalla giustizia indiana con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani mentre erano in missione anti pirateria. La decisione del tribunale è attesa in 2-3 settimane, solo dopo inizierà l'arbitrato vero e proprio.
Girone è «ostaggio» dell'India, mentre la salute di Latorre è «a rischio, se fosse costretto a tornarvi». È quanto si legge nelle "Richieste di misure provvisorie" avanzate dall'Italia al Tribunale di Amburgo, pubblicate sul sito dello stesso Itlos. Delhi «viola i diritti fondamentali» dei marò e dell'Italia, prosegue il documento.
«La frustrazione, lo stress, il deterioramento delle condizioni mediche delle persone direttamente e indirettamente coinvolte, minacciano un grave danno ai diritti dell'Italia. Per questo bisogna risolvere con urgenza la situazione», ha detto l'ambasciatore italiano a L'Aja, Francesco Azzarello, che guida la delegazione italiana, nell'udienza al Tribunale di Amburgo sui Marò.
Tra le motivazioni con cui il governo italiano chiede al Tribunale internazionale sul diritto del mare il rientro di Girone e la permanenza di Latorre in Italia per tutta la durata dell'arbitrato internazionale, si legge nel documento che Girone «è trattato come un ostaggio, costretto a restare in India nonostante non sia stato ancora incriminato», visto che Delhi lo considera «una garanzia che Latorre tornerà alla fine della sua permanenza in Italia», stabilita dalla Corte suprema indiana per gennaio 2016.
Per quanto riguarda invece l'altro marò, «gli ultimi rapporti medici sullo stato di salute del sergente Latorre evocano rischi che potrebbero verificarsi se fosse costretto a tornare in India», compreso il «rischio per la sua sicurezza e la sua vita». «In mancanza di un capo d'accusa, le restrizioni alla libertà» dei due fucilieri e la loro «durata» sono «arbitrarie e ingiustificabili», con possibili «conseguenze irreparabili per la loro salute e il loro benessere», costituendo perciò «una violazione dei loro diritti fondamentali».
«Ogni attentato ai diritti, alla salute e al benessere dei Fucilieri di Marina minaccia direttamente i diritti dell'Italia», prosegue il documento diffuso stamani. L'India viola inoltre «i suoi obblighi internazionali», «impedendo all'Italia di esercitare la propria giurisdizione» sul caso che riguarda due militari in servizio per conto dello Stato su una nave battente bandiera italiana.
L'India è si dimostrata aggressiva ma noi siamo estremamente determinati, aveva affermato ieri l'ambasciatore Azzarello. «L'Italia e l'India sono paesi tradizionalmente amici», ha sottolineato l'ambasciatore. «Ma l'incidente del 15 febbraio 2012 ha purtroppo provocato una controversia giuridica complessa, difficile ed estremamente delicata». Già «nelle osservazioni (scritte, ndr) sottoposte al tribunale giovedì scorso, la delegazione indiana ha manifestato particolare aggressività», ha spiegato Azzarello, auspicando tuttavia che «il confronto giuridico si mantenga nei binari della correttezza e della verità».
Prima di arrivare al ricorso alla giustizia internazionale, «l'Italia ha tentato in tutti i modi, attivando canali informali e formali, in più direzioni, di trovare una soluzione concordata con l'India. La mancata intesa ha costretto il governo ad attivare a fine giugno scorso una procedura arbitrale internazionale», ha aggiunto l'ambasciatore ripercorrendo le ultime tappe della vicenda.
«Poche settimane dopo ci siamo rivolti all'Itlos, chiedendo con procedura di urgenza, in attesa che l'arbitrato si concluda, che i diritti dell'Italia non vengano pregiudicati da esercizi giurisdizionali indiani, nonché il rientro di Salvatore Girone e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia».
La posizione italiana alla base delle richieste all'Itlos, che oggi e domani Azzarello illustrerà in aula, è che «il governo ha sempre, sin dal momento dell'incidente, rivendicato l'esclusiva competenza giuridica italiana, trattandosi di nave battente la nostra bandiera per fatti accaduti in acque internazionali». Per quanto riguarda i due Marò, inoltre, il governo ha sempre sostenuto che, poiché essi svolgevano funzioni ufficiali, devono godere della relativa immunità.
Dal canto suo l'India si oppone, rivendicando «la territorialità del reato commesso» (a 20,5 miglia della costa in «acque contigue») e contestando lo stesso ricorso dell'Italia alla procedura arbitrale internazionale. La decisione del Tribunale non arriverà prima di due-tre settimane, ma intanto ci si aspetta una dura battaglia in punta di diritto.
«L'Italia ha un collegio di difesa di grandissima levatura ed esperienza», ha sottolineato ancora Azzarello, che in aula cederà la parola al capo del team legale, l'avvocato britannico di origini italiane Daniel Bethlehem, ex capo del servizio giuridico del Foreign Office. «Gli avvocati fra i quali diversi italiani - ha concluso l'ambasciatore che in queste ore ad Amburgo ha lavorato con i legali alle ultime limature della strategia - hanno fatto un lavoro preparatorio encomiabile».
Tutto quello che si poteva fare sul piano diplomatico, e anche di più, è stato fatto.
L'India avrebbe potuto in questi lunghi anni trovare mille altre soluzioni a questa contesa, ma ha pervicacemente voluto umiliarci.
Secondo l'atteggiamento aggressivo ed offensivo di questo grande Paese noi avremmo dovuto transitare in acque contigue, dunque non indiane ma costituenti una fascia di mare fra le loro acque e quelle internazionali, senza scorta militare, alla mercè dei pirati, forse somali, ma viene il dubbio che le scorribande di tali delinquenti non destavano in India riprovazione né controllo, visto il subdolo comportamento di questo Paese dopo la morte dei poveri pescatori indiani: non si sa ancora per mano di chi.
I nostri militari sono stati un pretesto per tenerci sulla corda, forti della coscienza di essere noi un piccolo Paese, disarmato, mentre loro, nonostante l'estrema povertà di grande parte del popolo indiano, hanno la bomba atomica.
L'ostilità dell'India nei nostri confronti, del tutto immotivata, si è palesata sui loro giornali dove, a proposito dell'enorme sforzo di uomini, mezzi e denaro che l'Italia sta mettendo da anni in Mediterraneo soccorrendo gente che si affida a delinquenti scafisti traghettatori, hanno scritto "l'Italia fa affogare i migranti"!
Si spera nella Legge Internazionale, non essendoci altra soluzione con un simile atteggiamento estremo che vuole solo il conflitto.