di Claudia Guasco
Yara Gambirasio ad un saggio di ginnastica artistica |
BERGAMO
C'è la firma dell'assassino sul corpo di Yara. E' il suo dna trovato dove solo chi ha compiuto il delitto poteva lasciarlo: in quattordici punti della traccia isolata sugli slip della ragazzina, il dna della vittima è mischiato a un codice genetico maschile. Ovvero quello di Ignoto 1, che secondo l'accusa è riconducibile per il 99,999% a Massimo Bossetti. Nell'undicesima udienza del processo a carico del muratore di Mapello, accusato di aver ucciso con crudeltà la piccola ginnasta di Brembate, depone il colonnello Giampietro Lago, comandate del ris di Parma. Nei laboratori del reparto di investigazioni scientifiche sono stati effettuati gli esami del dna trovato sul corpo della ragazzzina, delle fibre tessili isolate sul suo giubbino (e compatibili con un furgone marca Iveco come quello dell'indagato), l'elaborazioni in 3D delle immagini del suo cassonato che si aggira per il paese il 26 novembre 2010, quando Yara scomparve per sempre.
DNA LASCIATO DA CHI HA UCCISO La deposizione di Lago, centrale sul ruolo di Bossetti quale presunto assassino, ha provocato le prime scintille della giornata tra la pm Letizia Ruggeri e i difensori del carpentiere di Mapello. Per gli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni le dichiarazioni dell'ufficiale sarebbero inutilizzabili poiché, non avendo firmato la relazione scientifica del ris depositata alla Procura, può riferire unicamente sulle attività da lui direttamente compiute.
"Non c'è nessuna norma che sancisce questa inutilizzabilità - ha replicato il pm Ruggeri - Il ris ha compiuto oltre 16 mila accertamenti ed è impossibile che il colonnello Lago abbia partecipato a tutti". I giudici, presieduti da Antonella Bertoja, hanno risolto il confronto spiegando che "il colonnello, come comandante del ris, aveva il controllo del lavoro dei suoi uomini che, se necessario, potranno essere sentiti sui singoli accertamenti". L'ufficiale ha approfondito tutte le analisi svolte: sul giubbino, sulla maglietta azzurra, sul reggiseno, sui calzini, sulle scarpe e sugli slip.
E ha tratto una convinzione: "E' del tutto inverosimile e improbabile una deposizione del dna sul corpo di Yara al di fuori del contesto". Che significa: per posizione e quantità del dna trovato, il codice genetico di Ignoto 1 non può essere stato trasportato, ma sarebbe stato trasferito sul corpo della vittima nelle fasi drammatiche dell'omicidio.
LE TRACCE SUGLI SLIP
Tra i reperti esaminati, sono stati gli slip ha fornire gli elementi più interessanti. "Presentano un taglio in posizione latero-posteriore destra. E' un taglio netto, non uno strappo o il morso di un animale", riferisce Lago. Ma soprattutto hanno una traccia che ha fornito esiti decisivi: in quattordici punti il dna di Yara è mischiato a un codice genetico maschile. In otto casi è prevalente quello della ragazzina, in cinque quello dell'uomo. "E' un profilo riferibile a una persona di sesso maschile e sempre uguale a se stesso. Ed è quello che abbiamo convenzionalmente denominato Ignoto 1", afferma il colonnello. Sulla manica del giubbotto invece è stato isolato del dna femminile
diverso da quello della vittima: è di Silvia Brena, l'istruttrice di ginnastica ritmica del centro sportivo di Brembate, la cui posizione insieme a quella del fratello è stata al centro dell'attenzione degli inquirenti e poi ritenuta estranea alla scomparsa della ragazzina.
MINACCE AL PM
Massimo Bossetti, come sempre presente in aula, segue attento la relazione di Lago e quando i passaggi si fanno più complessi chiede spiegazioni a Marzo Capra, genetista forense e consulente della difesa che si è occupato anche del giallo di Garlasco. Non manca il pubblico, con un nutrito drappello di innocentisti schierati al fianco del muratore. Il caso continua a infiammare gli animi, tant'è che sono arrivate nuove minacce al pm Letizia Ruggeri alla quale è stata assegnata una scorta volante. Da un paio di settimane il magistrato è seguita da un servizio di vigilanza dinamica, con passaggi di pattuglie delle forze dell'ordine a casa sua, in procura e alla scuola della figlia, dopo la comparsa di frasi minacciose contro di lei su facebook. La decisione è stata presa dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Tutti hanno diritto ad un processo, ma alla luce della Scienza, quella vera, quella galileiana, quindi dei fenomeni ripetibili e misurabili, gli avvocati di Bossetti possono solo arrampicarsi sugli specchi delle obiezioni formali, come quella di tentare di inficiare la deposizione del Colonnello a Capo dei RIS perché non ha messo la firmetta su ogni relazione scientifica condotta dai suoi uomini...
Poi ci sono gli ignoranti, i tarpani che non capiscono niente "ma non credono che sia stato lui": "Ma che è sto' DNA mo'?"
Se sei ignorante almeno statti zitto! Invece no! Minacciano pure!