Sciocche bugie
Dopo molto tempo che parlava con Serena, la nuova vicina, Clara, iniziò, con un poco di reticenza, a parlare del vecchio silenzioso che spesso era nel loro giardino guardando oziosamente i lavori di ristrutturazione che stavano facendo. Accennò alla parola "zio", poi in seguito parlò, sempre con una punta di imbarazzo, degli "zii di suo marito".
Serena trovava ridicola quella tardiva e quasi reticente ammissione di parentela, dato che l'aveva sentita tante volte chiamare da un giardino all'altro: "Zio!" Oppure: "Zia!"
Quanto doveva essere stupida quella donna per non pensare che la cosa non poteva che essere palese? Si chiedeva ironicamente Serena. Inoltre perché quella sciocca reticenza ad ammettere quel legame che lei aveva capito subito giacché, appena arrivati, avevano immediatamente aperto un cancelletto fra la loro recinzione e il giardinetto di quegli abitanti che erano già lì da diversi anni.
Davvero questi erano così legati ad una squilibrata nota nella zona, che Serena e famiglia avevano evitato di frequentare, da cercare di nascondere la loro parentela? Oppure i loro parenti temevano di essersi fatti troppo coinvolgere nelle sceneggiate di quella donna pazza e che Serena e famiglia ne avessero avvertito qualcosa?
A Serena veniva da ridere, ma si stupiva sempre, nonostante l'esperienza di vita, di come certa gente nascondesse quelle che riteneva essere le proprie malefatte.
Essersi prestati ad ascoltare le calunnie e gli insulti che una donna dalla vita indecente rivolgeva a chiunque le dimostrasse apertamente il suo disprezzo, li preoccupava?
Cosa temevano?
Tutti, ma proprio tutti, dopo un po' che frequentavano quella donna dalla testa matta, si rendevano conto di chi era lei e delle stranezze del resto della sua famiglia. I parenti di Clara evidentemente si trovavano bene con lei, nonostante tutto, tanto da farle da spalla nelle sue frequenti ed ossessive sceneggiate volte ad incanalare lo sfogo della sua frustrazione per essere stata rifiutata da alcune persone e, soprattutto, scoperta nella sua realtà, che ella voleva infiocchettare. Guai a loro! Non la finiva più di infarcire di insulti, calunnie e derisione i suoi sproloqui contro queste persone. E fra queste c'erano anche Serena e la sua famiglia.
A Serena non importava un fico secco di quello che quella squinternata diceva, ma trovava singolare questo nuovo capitolo della "saga della pazza".
D'accordo, esisteva gente a cui, una donna così e quello zimbello di marito che si trascinava dietro, potevano piacere.. Ma arrivare al punto di voler nascondere il legame con i nuovi arrivati, era ridicolo!
"Che sciocchi!" Pensava Serena. "Cosa temono? Come ignoriamo le sceneggiate e gli insulti della pazza, ignoriamo anche loro. Se i loro parenti si sono fatti coinvolgere nelle sceneggiate forse se ne vergognano?"
Non si finisce mai di scoprire nuove contorsioni mentali nella gente che non sa vivere in modo libero e si autocondiziona con i propri timori, imponendosi comportamenti stupidi ed autolimitanti.
Serena era una persona libera da condizionamenti di ogni tipo. Si comportava liberamente nel rispetto del prossimo, senza sotterfugi, civilmente, ma sceglieva chi frequentare, non accettava i condizionamenti di maniera che certa gente si impone nel praticare forzosamente vicini e conoscenti anche se non gli piacciono, rifugiandosi poi in commenti ipocriti dietro le spalle.
Ma il massimo del risibile lo aveva raggiunto il suocero di Clara.
Era questo un uomo anziano, dall'eloquio pesante, che usava espressioni anche volgari. Mentre si svolgevano i lavori di ristrutturazione della casa appena acquistata dal figlio, egli era di sovente presente, anche per dare una mano. Ogni tanto dal cancelletto aperto sul retro entrava il silenzioso osservatore dei lavori che però non muoveva un dito. Ancora non si era mai sentita Clara chiamarlo "zio", né tantomeno lo aveva mai chiamato così il vero nipote, il marito di Clara.
Spesso il suocero di Clara attaccava discorso con il marito di Serena, se questi si trovava a svolgere qualche lavoro in giardino, vantandogli le doti di suo figlio con molto orgoglio di padre.
Un giorno si espresse anche sul vecchio silenzioso che, immoto, guardava i lavori.
"Ho ritrovato qui questo vecchio compagno di lavoro!" Disse al marito di Serena che l'ascoltava cortese col sorriso sulle labbra.
"Ha ritrovato qui il vecchio compagno di lavoro che è il marito di sua sorella?!" Rise Serena parlandone con suo marito. "Non si sono mai frequentati prima? Cognati!!" E rise di nuovo per quella inutile commedia.
"Che strane persone davvero. - Commentò il marito di Serena. - Perché non dire che sono parenti?"
"Perché evidentemente temono che noi sappiamo quanto hanno fatto da sponda alla pazza, che noi evitiamo, negli insulti e nelle calunnie che lei ci rovescia addosso."
"Insomma hanno la coscienza sporca e hanno confabulato tra loro di fingere che si sono conosciuti solo ora, incontrandosi qui per caso di vicinato?"
Serena rideva a tanta sciocca ed inutile pantomima. "Non si finisce mai di stupirsi della stupidità e falsità umana." Commentò.