Pomeriggio 5, fidanzata Giosuè Ruotolo scrive a Barbara d'Urso
LA BELLA E PROCACE EX GIOVANISSIMA COMPAGNA DI MEMO REMIGI, CANTANTE E AUTORE AFFERMATO QUANTO, ALL'EPOCA DELLA LORO LIAISON, SPOSATO, OGGI CONDUTTRICE, ETERNAMENTE COMMOSSA, DI UNA TRASMISSIONE POPOLARE PER PALATI FACILI ALLE COMMOZIONI SUPERFICIALI E, A VOLTE, UN POCO INDECENTI PER LO SPIATTELLAMENTO DI PRIVATI SENTIMENTI MESSI IN VETRINA, HA RICEVUTO UNA LETTERA AUTOGRAFA (MA TRAMITE IL SUO AVVOCATO) DELLA FIDANZATA INDAGATA DI GIOSUE' RUOTOLO, A SUA VOLTA INDAGATO QUALE POSSIBILE AUTORE DEL DELITTO DI TRIFONE RAGONE E DELLA SUA FIDANZATA TERESA COSTANZA.
Questo il tESTO DELLA LETTERA PUBBLICATO DA NUMEROSI GIORNALI:
«Oggi mio malgrado sono indagata per una orribile vicenda avvenuta a Pordenone, a mille chilometri da dove vivo io. Io sono una ragazza che fino a ieri viveva la sua vita in tranquillità, dedicandosi allo studio e alla famiglia. Oggi, improvvisamente, mi trovo catapultata in una vicenda più grande di me, in un incubo inspiegabile. Vivo notti da incubo, svegliandomi di soprassalto, sperando che si sia trattato di un brutto sogno: purtroppo così non è e continuo a trascorrere giorni bui che posso solo sperare finiscano quanto prima».
«Sono stata giudicata e condannata già prima di entrare quale indagata in questo processo, eppure avevo appreso attraverso i miei studi universitari - frequento con discreto profitto l’ultimo anno della facoltà di Giurisprudenza - che per essere ritenuta colpevole dovevo essere condannata dopo ben tre gradi di giudizio. Le mie foto, mio malgrado, sono ovunque».
«Magari volevo essere additata per le mie capacità professionali, non certo per un caso di cronaca nera. Sono sicura che tu, donna e mamma, possa capirmi, anche perché non vedo in te un giornalista, innocentista o colpevolista poco importa che si esercita sulla mia pelle, ma al contrario una persona che si limita a riportare i fatti senza volermi per forza giudicare.
Vedo che da più parti addirittura si meravigliano che non abbia ancora lasciato Giosuè: perché dovrei farlo? Cosa mi rimarrebbe? Se un giorno dovesse accadere sarà perché il nostro amore sarà finito e non certo perché oggi io possa avere dei dubbi. Sono certa della sua innocenza, vorrei solo essere lasciata in pace. Scusami se ti lascio, sono stanca. Con affetto, Rosaria».
Ricordo una notizia, riportata dai media, sull'interrogatorio iniziale della fidanzata di Giosuè Ruotolo che mi sorprese: qualcuno aveva fatto trapelare che le era stata fatta la domanda "se era gelosa di Trifone" e lei aveva risposto di si. Mi stupii di una simile domanda, giacché lei era la fidanzata di Giosuè e Trifone viveva con Teresa... Dunque?
Poi riflettei che forse gli inquirenti avevano delle informazioni che i lettori e gli ascoltatori dei media non avevano e dunque avevano delle ragioni per porre una simile domanda.
Giustamente le indagini, nonostante l'insistenza dei giornalisti per avere informazioni, debbono rimanere quanto più possibile segrete per arrivare a buon fine.
Trifone Ragone, lo si vede chiaramente dalle innumerevoli immagini e filmati che di lui sono stati pubblicati, era bellissimo, esuberante e ben cosciente della sua bellezza e dell'effetto che questa sua prestanza faceva su tutti. Forse si sentiva così sicuro di sé da approfittarsi un po' troppo del suo prossimo, usando la sua estroversione caratteriale e la sua simpatia, e non sempre forse la gente lo gradiva, piuttosto subiva certi suoi atteggiamenti. Lo fanno pensare i commenti dei suoi commilitoni sui soldi, piccole cifre non significative, che lui doveva ancora loro per le spese comuni della loro convivenza nell'appartamento dove era rimasto a vivere Giosuè con gli altri compagni, dopo che lui se ne era andato per vivere solo con Teresa.
Ma certo non può essere questo soltanto un motivo per covare odio fino ad uccidere con premeditazione. Ci deve essere dell'altro e questo altro può essere soltanto una grande profonda frustrazione.
Gli inquirenti non sono arrivati a Giosuè per caso. Ci sono arrivati per gradi e in modo da accumulare riscontri con fatti che Giosuè ha negato o taciuto, ammettendoli soltanto di fronte alla contestazione fattuale degli inquirenti.
La trasmissione "Chi l'ha visto?", unica nel suo genere per il rigore di televisione di Servizio, che non ospita pseudo esperti speranzosi di crearsi un curriculum per essere chiamati poi come consulenti nei processi mediatici, ha mandato una intervista, fatta in loco, all'ex-carcerato che fa il guardiano nel parco nel cui laghetto qualcuno gettò la pistola vecchio modello usata per l'assassinio dei due sventurati giovani.
Mi ero chiesta come mai i sommozzatori delle Forze dell'Ordine avessero esplorato con ostinazione quel laghetto fino a che non hanno ritrovato la pistola. Senza dire molto il guardiano fece capire che aveva visto qualcuno gettare qualcosa nel laghetto la sera del delitto. Probabilmente ne aveva doverosamente informato le Forze dell'Ordine dopo aver appreso quello che era successo quella disgraziata sera. Forse il suo passato gli ha dato l'esperienza necessaria per capire che quello che aveva visto poteva avere un'attinenza con il delitto.
Giosuè aveva detto che quella sera non era uscito. Ha ammesso che invece era uscito e si era recato proprio alla palestra solo dopo che gli inquirenti gli hanno mostrato i filmati della sua auto che percorreva quella strada, andata e ritorno. Nella palestra però non era entrato. Perché vi si era recato allora? Voleva entrare ma non ha trovato parcheggio. E' poi entrato nel Parco del laghetto in cui qualcuno ha gettato la pistola uscendone quasi subito. Perché ci è entrato allora? Voleva correre un po', ma faceva freddo ed è andato via subito.
A casa sua posseggono vecchie pistole come quella ritrovata dai sommozzatori dei Carabinieri.
I suoi commilitoni, che dapprima gli avevano retto l'alibi, di fronte alla contestazione dei filmati e alle ammissioni dello stesso indagato, hanno ricordato che lui quella sera uscì, hanno detto anche l'ora ricordando perfino cosa si dissero quando egli uscì.
Come entra in tutto questo la fidanzata che vive "a mille chilometri"?
Le ipotesi lasciano il tempo che trovano ma, a meno di pensare ad un coinvolgimento omosessuale di Giosuè per il bellissimo Trifone, certi dubbi possono venire. Rosaria Patruno è molto bella, anche più della stessa Teresa, e forse anche se vive "a mille chilometri" si può ipotizzare che andasse a far visita al fidanzato in quell'appartamento dove viveva anche Trifone, prima di andarsene a vivere con Teresa. Ha subito il fascino di Trifone? Lui ha esercitato questo fascino sulla fidanzata del commilitone, indubbiamente molto carino, ma sicuramente appannato dall'esuberanza di Trifone? Può, Rosaria, suo malgrado, essersi sentita lusingata da eventuali attenzioni di Trifone? Può aver vagheggiato un rapporto nuovo con lui lasciando il timido e modesto Giosuè? Oppure c'è stato dell'altro? E quando Trifone se ne è andato con Teresa può aver lasciato dietro di sé risentimenti e rancore in chi, forse, pensava di aver fatto presa su di lui?
Può essere plausibile ma va provato e Rosaria scrive alla conduttrice popolare, seguita da un pubblico vasto e popolare, sapendo benissimo che la sua lettera verrà resa pubblica: infatti gliela fa avere tramite il suo avvocato.
A sinistra una rara fotografia in cui Giosuè e la fidanzata Rosaria appaiono sorridenti, al centro la sempre commossa Barbara D'Urso, a destra Trifone e Teresa i due giovani uccisi |
Da: Messaggero Veneto
PORDENONE. «Non dire del profilo Facebook». È stata questa raccomandazione, fatta all’amica di Somma Vesuviana, a mettere nei guai Rosaria Patrone, la 24enne studentessa di giurisprudenza e fidanzata di Giosuè Ruotolo.
Una frase sfuggita al telefono alla giovane dopo aver appreso che l’amica sarebbe stata sentita dai sostituti procuratori e dai carabinieri, in trasferta a Somma Vesuviana: l’uscita ha insospettito gli inquirenti. Per questa ragione Rosaria Patrone ha ricevuto l’avviso di garanzia con le ipotesi di reato alternative di favoreggiamento o istigazione all’omicidio e per false informazioni ai pm.
Da: Today
Messaggi definiti "molesti" a Teresa Costanza sarebbero stati inviati attraverso il profilo Facebook anonimo creato da Giosuè Ruotolo: è una voce che l’avvocato Roberto Rigoni Stern commenta così: "Nessuna molestia. Solo uno scambio di messaggi con Teresa per avvertirla dell’atteggiamento libertino di Trifone".
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