Masterchef, gli animalisti denunciano Cracco: "Ha cucinato un piccione in tv" Aidaa: "E' un animale protetto dalla legge, abbiamo presentato denuncia al tribunale di Milano"
Premesso che a me il piccione, e la selvaggina in genere, fa schifo fin dalla più tenera infanzia, quando mio padre, cacciatore, mangiava le quaglie che aveva ucciso e che mia madre gli cucinava con la foglia di alloro, trovo questa notizia folle, ma purtroppo assolutamente vera.
Il giornale pubblica anche la copia della denuncia in cui è citata la Legge n. 968 del 27/12/1972:
Si noti che la Legge è del 1972, la Direttiva CEE è del 2009 e l'articolo della rivista è del 2010, successivo a codeste normative, eppure vi si parla della "carne dell’animale selvatico, detto anche “palombaccio” o “colombaccio”, che appare più scura e consistente e, soprattutto, con quel gusto di selvatico che non a tutti i palati risulta gradito", senza alcun accenno alla proibizione a cibarsene...
Per quello che ho capito io, dunque, si sarebbe trattato di un particolare tipo di piccione, il piccione selvatico. Quello che mi chiedo, però, se altri tipi di selvaggina si possono mangiare o no.
Come la mettiamo ad esempio con i fagiani? Altro tipo di selvaggina ambita dai palati dei buongustai? A me sembra tutta una follia, anche alla luce di quello che si legge sul WEB in fatto di cucina:
Da:Edizioni Pubblicità Italia
Eurocarni nr. 5, 2010
Nera o bianca, la carne di piccione è sempre ottima
Innumerevoli sono i modi di cucinarlo, che costituiscono anche un prezioso “spaccato” della nostra arte culinaria
Rubrica: Gastronomia
Articolo di Manicardi N.
(Articolo di pagina 99)
Da un punto di vista nutrizionale e gastronomico il piccione, ossia il colombo addomesticato, appartiene alla categoria della selvaggina da penna, tant’è vero che le sue carni sono definite “nere” per distinguerle da quelle “bianche” (pollo, tacchino) e “rosse” (bovino, suino, equino, ovicaprino). I piccioni presenti sul mercato, essendo quasi esclusivamente di allevamento, sono animali giovani (del peso di 3 o 4 ettogrammi) e, per questo motivo, con carne più chiara e tenera. È anche il motivo per cui essa in genere non necessita di frollatura prolungata, come occorre invece per la maggior parte della selvaggina. Differente è la carne dell’animale selvatico, detto anche “palombaccio” o “colombaccio”, che appare più scura e consistente e, soprattutto, con quel gusto di selvatico che non a tutti i palati risulta gradito. Questi ultimi animali però, per svariati motivi (tra cui l’abolizione del tiro al piccione, le difficoltà di allevamento rispetto ad altri pennuti, le preoccupazioni igieniche acuite dalla considerazione dello stato di salute precario dei colombi di città e dalla paura per il diffondersi dell’influenza aviaria), sono ormai quasi completamente scomparsi dall’uso alimentare, almeno quello quotidiano, a favore di altri volatili quali quaglie e pernici. Preparato solitamente arrosto o alla griglia, rimane comunque molto apprezzato dagli amanti della cacciagione. Quello che è cambiato comunque, nel caso del piccione, non è tanto il suo successo in tavola come prodotto in sé e per sé (anzi, tra molti dei ristoratori di fama è diventato uno dei piatti di maggior vanto), quanto soprattutto il modo di cuocerlo e cucinarlo e, appunto, la scelta delle tipologie di animale, due fattori che influenzano in maniera considerevole il gusto delle carni.
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