LA LEGGE REGIONALE NON CONTRASTA MA AGEVOLA L' ABUSIVISMO EDILIZIO
Giustificare l'abusivismo
edilizio con la carenza di alloggi è come discolpare chi per mancanza di soldi effettua una rapina.
L'abusivismo edilizio e in generale il mancato rispetto delle leggi creano una società che non avrà più né cittadini, né professionisti, né imprenditori, né politici capaci di confrontarsi in condizioni di rispetto delle leggi; perché quelli che avrà selezionato, abituati a non rispettare le regole, non avranno alcuna opportunità in contesti più sani. Di questo si è discusso in un recente incontro organizzato dalla Scuola Bruniana-Fondazione Forense di Nola. Il tema specifico trattato è stato il comma 65 della legge regionale 5 del 2013, che sostanzialmente consente di acquisire al patrimonio comunale gli abusi edilizi. Dagli interventi dei partecipanti, provenienti da esperienze diverse ma complementari rispetto alla lotta all'abusivismo edilizio, è derivata una totale bocciatura del provvedimento, sia per le sue indeterminatezze giuridiche sia per la sua grossolanità sotto gli aspetti delle discipline tecniche che si occupano di governo del territorio. Come è possibile, se non per la demolizione, acquisire al patrimonio comunale fabbricati realizzati senza rispettare alcuna norma in materia di resistenza delle strutture portanti, così come sotto l' aspetto energetico ambientale, che la normativa italiana ha finalmente recepito nel suo ordinamento. L' incontro è stato l' occasione per elaborare ulteriori considerazioni. Chi sopporterà gli elevati costi di adeguamento? I Comuni che non hanno neanche le risorse finanziarie per far fronte all' ordinario? L' unico effetto che la norma riuscirà a sortire è il blocco delle demolizioni. L' acquisizione al patrimonio comunale sposterà il piano delle responsabilità, dal privato autore dell' abuso, al Comune, che sarà il nuovo proprietario. Salvo a dare in locazione l' immobile medesimo allo stesso autore dell' abuso. Il comma 65 dell' articolo 1 della legge prevede inoltre che i medesimi fabbricati, qualora si decida di venderli, il valore corrispondente «non può essere inferiore al doppio del prezzo fissato per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica». Sembra evidente che la norma, stabilendo un prezzo così alto, voglia scongiurare il rischio che qualcuno li possa comprare. In clima di dismissione del patrimonio pubblico la norma spinge verso un percorso inverso. Affida ai Comuni un patrimonio parcellizzato, non adeguato, la cui gestione sarà così complessa che l' unico risultato sarà quello di aver salvato gli abusi dall' abbattimento e aver lasciato gli autori nel possesso perpetuo dell' immobile. Con il vantaggio ulteriore di non pagare le tasse sulla casa, in quanto inquilini. L' articolato della legge è uno spettacolo di successione logica degli argomenti, infatti il comma che tratta dell' acquisizione degli abusi è collocato fra un comma precedente che tratta di oftalmologia e quello successivo che si occupa di turismo nautico sociale. Non è possibile affrontare in questo modo i problemi del territorio. Il governo del territorio ha bisogno di norme semplici, di lettura semplice ed efficace, che mettano insieme la sostenibilità economica, la sostenibilità sociale e la sostenibilità ambientale delle azioni apportate al territorio. Se siamo effettivamente intenzionati a porre un punto fermo; a individuare una soluzione definitiva per l' abusivismo edilizio e non a continuare ad arraffare voti, in un bacino ieri di abusivi e domani di inquilini dei fabbricati abusivi, blocchiamo l' abusivismo presente, quello che si sta sviluppando in questi giorni, e quello futuro. Approviamo, senza indugio, delle norme che garantiscano un controllo serrato del territorio. Rendiamo obbligatorio il telerilevamento. Che essendo una tecnologia matura non ha più alti costi e garantisce un risultato oggettivo, davanti al quale nessuno potrà dire di non aver visto. Promuoviamo una integrazione all' articolo 141 del Testo Unico sull' ordinamento degli enti locali, per sciogliere quei consigli comunali che, trascorso un certo periodo dall' insediamento, non attuino piani di rilevazione e demolizione degli abusi. Creiamo degli interessi contrapposti tra gli autori degli abusi e i componenti dei consigli comunali. Solo allora si potrà ragionare intorno all' abusivismo pregresso con soluzioni urbanistiche che prevedano, dove è possibile, l' adeguamento dell' immobile abusivo, a spese però dell' autore dell' abuso, che colgano il reale fabbisogno abitativo e lo riportino negli strumenti di pianificazione. Strumenti di pianificazione redatti, più che per mero adempimento a un obbligo legislativo, per costruire piani di sviluppo del territorio, che attivino processi economici virtuosi, riducano le diseguaglianze sociali e tutelino l' ambiente.
edilizio con la carenza di alloggi è come discolpare chi per mancanza di soldi effettua una rapina.
L'abusivismo edilizio e in generale il mancato rispetto delle leggi creano una società che non avrà più né cittadini, né professionisti, né imprenditori, né politici capaci di confrontarsi in condizioni di rispetto delle leggi; perché quelli che avrà selezionato, abituati a non rispettare le regole, non avranno alcuna opportunità in contesti più sani. Di questo si è discusso in un recente incontro organizzato dalla Scuola Bruniana-Fondazione Forense di Nola. Il tema specifico trattato è stato il comma 65 della legge regionale 5 del 2013, che sostanzialmente consente di acquisire al patrimonio comunale gli abusi edilizi. Dagli interventi dei partecipanti, provenienti da esperienze diverse ma complementari rispetto alla lotta all'abusivismo edilizio, è derivata una totale bocciatura del provvedimento, sia per le sue indeterminatezze giuridiche sia per la sua grossolanità sotto gli aspetti delle discipline tecniche che si occupano di governo del territorio. Come è possibile, se non per la demolizione, acquisire al patrimonio comunale fabbricati realizzati senza rispettare alcuna norma in materia di resistenza delle strutture portanti, così come sotto l' aspetto energetico ambientale, che la normativa italiana ha finalmente recepito nel suo ordinamento. L' incontro è stato l' occasione per elaborare ulteriori considerazioni. Chi sopporterà gli elevati costi di adeguamento? I Comuni che non hanno neanche le risorse finanziarie per far fronte all' ordinario? L' unico effetto che la norma riuscirà a sortire è il blocco delle demolizioni. L' acquisizione al patrimonio comunale sposterà il piano delle responsabilità, dal privato autore dell' abuso, al Comune, che sarà il nuovo proprietario. Salvo a dare in locazione l' immobile medesimo allo stesso autore dell' abuso. Il comma 65 dell' articolo 1 della legge prevede inoltre che i medesimi fabbricati, qualora si decida di venderli, il valore corrispondente «non può essere inferiore al doppio del prezzo fissato per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica». Sembra evidente che la norma, stabilendo un prezzo così alto, voglia scongiurare il rischio che qualcuno li possa comprare. In clima di dismissione del patrimonio pubblico la norma spinge verso un percorso inverso. Affida ai Comuni un patrimonio parcellizzato, non adeguato, la cui gestione sarà così complessa che l' unico risultato sarà quello di aver salvato gli abusi dall' abbattimento e aver lasciato gli autori nel possesso perpetuo dell' immobile. Con il vantaggio ulteriore di non pagare le tasse sulla casa, in quanto inquilini. L' articolato della legge è uno spettacolo di successione logica degli argomenti, infatti il comma che tratta dell' acquisizione degli abusi è collocato fra un comma precedente che tratta di oftalmologia e quello successivo che si occupa di turismo nautico sociale. Non è possibile affrontare in questo modo i problemi del territorio. Il governo del territorio ha bisogno di norme semplici, di lettura semplice ed efficace, che mettano insieme la sostenibilità economica, la sostenibilità sociale e la sostenibilità ambientale delle azioni apportate al territorio. Se siamo effettivamente intenzionati a porre un punto fermo; a individuare una soluzione definitiva per l' abusivismo edilizio e non a continuare ad arraffare voti, in un bacino ieri di abusivi e domani di inquilini dei fabbricati abusivi, blocchiamo l' abusivismo presente, quello che si sta sviluppando in questi giorni, e quello futuro. Approviamo, senza indugio, delle norme che garantiscano un controllo serrato del territorio. Rendiamo obbligatorio il telerilevamento. Che essendo una tecnologia matura non ha più alti costi e garantisce un risultato oggettivo, davanti al quale nessuno potrà dire di non aver visto. Promuoviamo una integrazione all' articolo 141 del Testo Unico sull' ordinamento degli enti locali, per sciogliere quei consigli comunali che, trascorso un certo periodo dall' insediamento, non attuino piani di rilevazione e demolizione degli abusi. Creiamo degli interessi contrapposti tra gli autori degli abusi e i componenti dei consigli comunali. Solo allora si potrà ragionare intorno all' abusivismo pregresso con soluzioni urbanistiche che prevedano, dove è possibile, l' adeguamento dell' immobile abusivo, a spese però dell' autore dell' abuso, che colgano il reale fabbisogno abitativo e lo riportino negli strumenti di pianificazione. Strumenti di pianificazione redatti, più che per mero adempimento a un obbligo legislativo, per costruire piani di sviluppo del territorio, che attivino processi economici virtuosi, riducano le diseguaglianze sociali e tutelino l' ambiente.
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