Girone, bloccato in India dal 2012, deve attendere a casa con i suoi familiari la conclusione del procedimento arbitrale tra Roma e New Delhi su chi abbia la giurisdizione del caso: il pronunciamento dei giudici dell’Aja è chiaro.
Però Le condizioni del rientro devono essere in qualche modo «concordate» tra Italia e India. E l’India ha intenzione di dire l’ultima parola, come ha fatto in questi 1538 giorni. È infatti dal 15 febbraio del 2012 che i nostri fucilieri di marina Salvatore Girone, ancora agli arresti domiciliari nell’ambasciata italiana a Nuova Delhi, e Massimilano Latorre, in convalescenza in Italia dopo l’ictus che lo ha colpito il 31 agosto 2014, attendono giustizia.
«L’Italia - secondo Nuova Delhi - sta travisando l’ordine del Tribunale» internazionale dell'Aja, «il marò non è stato liberato e le condizioni della sua libertà provvisoria saranno stabilite dalla Corte Suprema». Il ministero degli Esteri Indiano ha diffuso ieri «estratti rilevanti» dell’ordine del Tribunale arbitrale dell’Aja (che sarà reso pubblico solo oggi), dai quali si dovrebbe capire che non viene stabilito il rilascio di Girone, ma viene semplicemente raccomandato che la Corte Suprema indiana valuti un ulteriore allentamento delle sue condizioni detentive. La decisione dell’Aja, secondo gli indiani, prevede tra l’altro che India e Italia si rivolgano alla Corte Suprema di Nuova Delhi per chiedere questo allentamento, sulla base di una serie di «condizioni e garanzie». «L’Italia - afferma il ministero degli Esteri indiano - assicurerà che Girone riferisca ad un’autorità in Italia indicata dalla Corte Suprema ad intervalli che saranno determinati dalla Corte. A Girone sarà chiesto dall’Italia di consegnare il passaporto e gli sarà vietato lasciare l’Italia a meno che non glielo consenta la Corte Suprema». L’Italia, stabilisce l’Aja, dovrà «sua sponte notificare alla Corte Suprema la situazione di Girone ogni tre mesi». Secondo quanto comunicato, l’Italia ha accettato che, «se al marò sarà permesso dalla Corte Suprema di tornare in Italia, resterà sotto la giurisdizione dei tribunali indiani, senza pregiudizio alcuno della loro autorità». Infine l’ordine stabilisce che all’India «deve essere assicurato, in modo inequivocabile e con effetto legalmente vincolante, che Girone tornerà in India nel caso in cui il Tribunale arbitrale decida che è l’India ad avere la giurisdizione» sul caso. Una sentenza che non arriverà prima del 2018. L’Italia aspettava da tempo il pronunciamento dell’Aja: «Un passo in avanti davvero significativo al quale abbiamo lavorato con grande dedizione», ha esultato il premier, Matteo Renzi, che ha voluto «mandare un messaggio di amicizia al grande popolo indiano». Poi ha telefonato a Girone. La prima battuta del militare, nell’apprendere la notizia è stata: «Evviva! Non vedo l’ora di partire, di tornare in Italia».
La Farnesina, nonostante tutto, si augura «un atteggiamento costruttivo dell’India anche nelle fasi successive e di merito della controversia» e sottolinea che il rientro in Italia di Girone «non influisce» sul proseguimento del procedimento arbitrale.
Il ministro degli Esteri Gentiloni prudentemente precisa: «Girone non tornerà domattina, ci vorrà forse qualche settimana, ma quello che è importante è che la decisione è stata presa e ha dato ragione all’Italia».
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