Da: Next Quotidiano
Daniele Frongia, vicesindaco, rilascia oggi un’intervista al Tempo in cui racconta il piano per governare la città: “L’eredità che ci hanno lasciato è pesante: hanno lasciato Roma in macerie. I poteri forti restano alla finestra ma noi siamo un’altra cosa e, con umiltà, lavoreremo duramente per cambiare davvero le cose”, dice. Alla domanda su quali saranno i primi interventi Frongia risponde: “Come assessore e vicesindaco ridurrò il numero e il compenso dei collaboratori e anche le stanze che occuperemo. Ci siamo attivati subito per risolvere alcuni problemi contingenti sugli impianti sportivi. Li metteremo a reddito, l’obiettivo è sfruttare tutte le risorse patrimoniali del Comune. Avremo bisogni di soldi e di tempo, ma contiamo di dare forti segnali di discontinuità già nel biennio 2016-2017”. A tenere banco è sempre il tema delle Olimpiadi: “Sui Giochi Olimpici la linea è sempre la stessa – ribadisce Frongia – Non c’è nessuna preclusione da parte nostra e consideriamo le Olimpiadi una manifestazione importantissima di carattere sportivo, morale e culturale, ma al momento le priorità sono altre. I trasporti, i rifiuti, ad esempio. Presto incontrerò il presidente del Coni Malagò per affrontare il dossier – annuncia – ma la nostra posizione non è cambiata”. Una battuta infine sul gossip in merito ai presunti legami sentimentali fra lui e il sindaco Virginia Raggi. ”Durante la campagna elettorale siamo stati attaccati tutti, indiscriminatamente, in modo indecente, con notizie false e montate ad arte. Soprattutto Virginia. Hanno provato a minarci ma non ci sono riusciti. I gossip inventati – conclude Frongia – come quelli realizzati su di me, li annovero nella categoria del giornalismo d’accatto e credo che macchino l’immagine di una professione importantissima, alla base del nostro tessuto democratico, se svolta seguendo i principi deontologici”.
Sul quotidiano "La Repubblica" cartaceo del 7 luglio 2016 pag. 16 è stata pubblicata la rettifica della "compagna" del vicesindaco Daniele Frongia, pubblicata da lei stessa sulla sua pagina facebook, corredata dalla foto della scrivente.
Detta rettifica è stata scritta da Raffaella Tommasi perché, scrive, Daniele è stato definito "single" da molti media e, in particolare, dal quotidiano "La Repubblica". In realtà, scrive la donna, egli vive con lei da 6 anni e hanno un figlio. Il commento è dunque ironico nei confronti di chi ha scritto che Daniele è "single", forse sottintendendo che potesse essere vero il gossip su lui e la Sindaca.
Questa giusta precisazione da parte della signora Tommasi su facebook si presta però ad alcune riflessioni, prima fra tutte l'uso dei vocaboli. Le parole sono un mezzo di espressione linguistica e, in particolare nel giornalismo, che dovrebbe avere lo scopo di informare e rendere chiare le cose, dovrebbero servire a far capire meglio a chi legge.
L'uso spesso inutile degli inglesismi, quando il ricco vocabolario della lingua italiana consente una maggiore chiarezza usando i vocaboli appropriati, confonde e sfuma la sostanza delle cose.
Scrivere "single" vuol dire che la persona è momentaneamente libera da impegni sentimentali, spesso usato anche per persone che all'anagrafe risultano coniugate nello stato civile. E' quindi termine ambiguo, complice, appunto, l'inglesismo, molto usato per definire azioni del governo italiano tipo "jobs act", "spending review" o tentativi di forzature di leggi come " stepchild adoption", appunto perché questo uso rende le cose nebulosamente indefinite nel vero e stretto senso della parola italiana.
Stessa cosa, però, accade con termini italianissimi, chiamando indifferentemente due cose diverse con lo stesso indefinibile termine, rendendo incerta l'individuazione della realtà: in questo caso, emblematico, il termine compagna. Viene spessissimo usato per definire indifferentemente chi vive insieme senza aver fatto la scelta di sposarsi e chi invece è moglie o marito. Questo uso a mio avviso non è affatto casuale: è un modo per appiattire due concetti su un unico binario, quando così non è nella Società civile organizzata per Istituzioni.
Padronissimi di convivere scegliendo di non istituzionalizzare il proprio rapporto, ma perché farsi chiamare moglie se non lo si è, e perché definire semplicemente compagna una donna regolarmente sposata? E' IPOCRISIA.
Altro conto è definire una persona sposata da decenni "compagno o compagna di una vita", essendo essenziale la specifica "di una vita" per sottolineare qualcosa di sentimentale e morale insieme.
Insomma le parole sono importanti e non giova ad un buon giornalismo "mischiare storie", come si dice in gergo.
Dunque, nel caso specifico, la precisazione della signora
Tommasi non chiarisce se Daniele Frongia sia sposato con lei o conviva, dato che lei stessa si definisce nebulosamente compagna.
Questo comporta il dubbio che il giornalista che lo aveva definito "single" potrebbe aver acquisito tale informazione direttamente all'anagrafe dove, risultando celibe, legittimamente egli ha pensato di scrivere "single", seguendo la moda della confusione: in questo ipotetico caso sarebbe stato meglio usare il termine italiano che non lascia dubbi, e la signora Raffaella Tommasi non avrebbe avuto nulla di cui lamentarsi, dato che quello che succede nella sua vita privatissima non appare nello stato civile.
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