mercoledì 12 ottobre 2016

Morte di Trifone e Teresa - Le armi a casa di Ruotolo

Da: Pianeta Notizie  di 

Fonte: Settimanale Giallo di Gian Pietro Fiore

I carabinieri sono andati a Somma Vesuviana per perquisire la casa dove Giosuè Ruotolo vive insieme con i genitori e con i nonni. Ebbene, da quella casa i carabinieri sono usciti con sacchi di materiale importantissimo: hanno sequestrato infatti due fucili da caccia, una pistola e numerosissime munizioni. Un arsenale. Stando alle informazioni trapelate, quelle armi apparterrebbero al nonno di Giosuè, un anziano e malato signore, ed erano custodite in 
un edificio attiguo a quello in cui risiede la famiglia Ruotolo. La notizia del sequestro, che vi scriviamo in esclusiva, assume una notevole importanza nell’ambito dell’inchiesta sul duplice omicidio.
E vi spieghiamo perché. Si ritiene che la Beretta calibro 7.65, semiautomatica con caricatore monofilare con cui l’assassino ha ammazzato senza pietà Teresa e Trifone, sia un modello appartenuto a una fornitura militare della Prima guerra mondiale. I pezzi di pistola trovati nel lago di San Valentino appartengono proprio a una vecchia arma. E vecchie armi, come vi svela ora Giallo, sono state trovate in casa di Ruotolo, e appartengono proprio a suo nonno. Il sequestro di due fucili e una pistola a casa dei Ruotolo dimostra, inoltre, che in quell’ambiente domestico c’era disponibilità di armi e munizioni. In queste ore gli investigatori, in trasferta a Somma Vesuviana, stanno cercando di capire, anche attraverso una serie di interrogatori, se l’anziano nonno di Giosuè abbia posseduto in passato anche una Beretta 7.65, cioè il modello che è servito per uccidere Teresa e Trifone. Non è semplice scoprirlo e per questo sono state avviate delle indagini dettagliate.

Da: Il Gazzettino di Pordenone - un anno fa

La vecchia Beretta, una leggera e maneggevole 7,65 concepita per gli ufficiali di seconda linea e successivamente riconvertita per uso civile, nonostante sia così datata ha una matricola, come tutte le pistole che all'epoca uscivano dalla fabbrica d'armi Pietro Beretta. Come se la sia procurata l'autore del duplice delitto resta un mistero. Ce l'aveva in casa qualche parente? È un'arma ereditata da qualche nonno ufficiale del Regio esercito? Gli accertamenti sulla pistola si sono spostati a Somma Vesuviana, dove vive la famiglia del caporale Giosuè Ruotolo, il ventiseienne del 132° Reggimento carri sospettato di aver ucciso i fidanzati e raggiunto da un avviso di garanzia per duplice omicidio e porto abusivo di armi. Il giovane è incensurato e privo di porto d'armi.


Non ho trovato notizie sulle risultanze della perizia effettuata dagli inquirenti sulle armi a suo tempo sequestrate in casa paterna di Giosuè Ruotolo.
Sembra che queste armi, appartenute al nonno di Ruotolo, fossero custodite in un edificio adiacente alla casa, sempre e comunque della famiglia del processando.
Sicuramente il padre di Ruotolo sarà stato interrogato durante le indagini e gli sarà stata mostrata la pistola rinvenuta nel laghetto non lontano dal luogo del delitto. Gli sarà stato chiesto se la riconosceva come un'arma appartenuta a suo padre, nonno dell'indagato poi rinviato a giudizio. Durante il processo si saprà la risposta dell'uomo.
Sembra che quel tipo di pistola fosse in dotazione dell'esercito nella Grande Guerra. Molti militari non riconsegnano le armi in dotazione dichiarando di averle smarrite durante il conflitto, per poi conservarle per ricordo o per collezionismo. 
Ricordo quando la insostituibile trasmissione "Chi l'ha visto?" si occupò subito del caso. In un servizio da loro effettuato e mandato in onda in una puntata capii perché i Carabinieri esploravano insistentemente quel laghetto, dove poi la pistola fu ritrovata divisa in due pezzi. Nel filmato che andò in onda intervistarono un signore che fungeva da guardiano notturno del parco dove era il laghetto. Egli disse che era un pregiudicato che aveva scontato il suo debito con la società e ora aveva quel lavoro onesto; fece capire che, proprio per i suoi trascorsi, non potevano sfuggirgli certe stranezze, tipo che, di sera tardi, qualcuno getti un oggetto non proprio inconsistente in un laghetto per poi scomparire subito, eclissarsi.
Doveva essere stato lui ad indirizzare i Carabinieri in quel posto, non poteva essere casuale la ricerca così mirata ed insistente, finché non l'hanno trovata: prima un pezzo poi, insistendo ancora, anche l'altro.

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