di Beppe Grillo
Il presidente dell'antitrust Pitruzzella ha rilasciato un'intervista al Financial Times, a metà strada tra il delirio d'onnipotenza e l'ignoranza completa di come funzioni il web, dicendo che "la post-verità in politica è uno dei catalizzatori del populismo e una minaccia alle nostre democrazie". E cosa è la post-verità si chiede una persona normale? "La post-verità è una definizione usata dai rosiconi che non sono entrati nel ventre della balena del web e quindi non riescono a interpretare i tempi. Parliamo di giornalisti le cui testate hanno avallato per anni bugie ed idiozie di ogni tipo. La post-verità semmai è quella costruita dai giornalisti. Chi vi ha aderito poi si è sorpreso per Grillo, per la Brexit, per la vittoria di Trump e per quella del no al referendum in Italia. Ci raccontano un mondo che non esiste più e chiamano post-verità quello reale."
Beppe Grillo è riuscito a sintetizzare in poche righe il mio pensiero.
Con la scusa che girano balle sul WEB si ricomincia a provare a mettere "la mordacchia", termine che usava sempre mio padre quando ricordava con odio il periodo mussoliniano.
Se c'è gente che scrive sciocchezze sul WEB abbiamo l'intelligenza e la cultura per saper discernere il falso dal vero, e chi non ce l'ha farà sempre parte di quel volgo ignorante che non capisce niente e non riesce a vedere la verità nemmeno quando gliela metti davanti con fatti inoppugnabili.
Il timore che, invece, si sparli di indagati non ancora condannati è quello che preoccupa di più la "Casta". Ma per quello, se si sentono infangati, c'è sempre la possibilità di querelare, qualora qualche testa calda scriva qualcosa sopra le righe!
Ma se sul WEB girano "bufale", ha ragione Grillo, ne girano tante anche sui giornali prezzolati dai politici con i nostri soldi sotto forma di "aiuti per l'editoria", e ogni giorno le sentiamo dai TG, e passi per quelli che hanno un padrone, ma quelli RAI li dobbiamo sempre pagare noi.
Le bufale sul WEB sono gratis, invece, e ci credono solo i gonzi.