Sul mio sito facebook l'anno passato avevo dedicato un post all'ex Generale della Guardia di Finanza Rapetto, ripreso dalla rivista Tzè Tzè.
Ora forse qualcuno entra in giusta galera e speriamo che ci rimanga.
In questo scandalo L'Espresso scrive che sono coinvolti il suocero ed il cognato di Gianfranco Fini, politico un tempo stimato che ha fatto una brutta fine!
In realtà siamo al solito giornalismo che piega la realtà all'approssimazione di essa: per essere, queste due "disinvolte" persone, definite suocero e cognato dell'ex stimato politico Fini egli avrebbe dovuto sposare l'ex-convivente di Gaucci, cosa che, dalle ultime notizie sulla coppia, sembra non essere ancora avvenuta, nonostante la nascita di due bambine dalla loro relazione.
Fini, come Esaù, si è venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie: cioè ha perso la faccia per aver venduto una donazione, fatta al partito, al fratello della sua convivente, appunto quella Elisabetta Tulliani che prima stava con quel bell'uomo di Gaucci , certamente per amore!
Elisabetta Tulliani, 41 anni nel 2013 e Luciano Gaucci 75 anni, all'epoca della loro relazione |
Da: La Stampa 2013
“Alla Tulliani il tesoro di Gaucci”
L’ex fidanzata non dovrà restituire appartamenti, gioielli, auto e quadri
«Elisabetta aveva fame di soldi, stava con me solo per i soldi, mica per altro. Ha fatto il bottino di tutto quello che voleva, ha appartamenti, ville, terreni, e ... ha cambiato strada». E nella sua memoria difensiva - assistito, dall’avvocato Sammarco - spiegava che oltre al tesoro dei beni immobili, auto e quadri, aveva ringraziato la Tulliani per la sua attività di prestanome con «gioielli, pietre preziose, brillanti, viaggi in località prestigiose, voli aerei, un orologio con brillanti del valore di 40 milioni di lire, ecc, fino a spendere la cifra di circa un miliardo di lire».
Nelle 7 pagine della sentenza civile, depositata lo scorso 5 aprile, viene riepilogata, sin dai primi albori, la storia raccontata da Gaucci. «Ha esposto che verso la metà degli Anni ’90 stringeva una relazione sentimentale con Elisabetta Tulliani e che presto estendeva l’amicizia al padre Sergio, la madre Francesca Frau e il fratello Giancarlo». Fratello che mise in imbarazzo Fini con l’appartamento del partito a Montecarlo, ma quella è un’altra storia.
In quest’altra è successo di tutto: Gaucci latitante a Santo Domingo avrebbe smarrito la dichiarazione in cui Elisabetta si autocertificava sua prestanome mentre lei, dal canto suo, non ha alcun documento per reclamare il miliardo di vecchie lire consegnato all’ex fidanzato (conosciuto perché padre di un suo compagno di scuola).
Da: L'Espresso
Nel luglio 2008 Alleanza nazionale vende per 300 mila euro un appartamento di Montecarlo, in Boulevard Principesse Charlotte 14, che era stato donato al partito, per testamento, dalla contessa Anna Maria Colleoni, morta il 12 giugno 1999. A comprarlo è una offshore, chiamata Printemps, che nell'ottobre 2008 lo rivende per 330 mila euro a un'altra società anonima caraibica, Timara Limited. L'appartamento viene subito affittato a Giancarlo Tulliani, che è fratello di Elisabetta.
Giancarlo Tulliani si dedica a pulire una Ferrari 458 Italia blu notte in un autolavaggio del Principato di Monaco. L'auto è uno dei primi esemplari consegnati del modello presentato un anno fa a Maranello.
Da: Il Fatto Quotidiano 13 dicembre 2016
CRONACA
Slot machine: Laboccetta, Corallo, Tulliani e la resa dei conti
“Il futuro ci darà ragione” diceva Wernher von Braun, anticipando la corsa verso lo spazio in tempi in cui la missilistica era legata ai cruenti scenari di guerra.
Qualcosa di simile, in un contesto certo meno ambizioso, è scappato anche a me il 29 maggio 2012 quando ho annunciato ai miei ragazzi del GAT Nucleo speciale frodi telematiche che stavo per rassegnare le mie dimissioni.
Quel giorno – con la morte nel cuore – ho liquidato con una manciata di firme la mia vita in divisa. Un’avventura cominciata il 30 settembre 1975 alla Scuola militare Nunziatella e durata quasi 37 anni all’inseguimento del sogno di fare qualcosa di buono per gli altri.
La Guardia di Finanza aveva pianificato la mia rimozione dall’incarico e la destinazione alla frequenza del corso all’Istituto per gli Alti studi della Difesa dove insegnavo da una quindicina d’anni. Ci furono ben 11 interrogazioni parlamentari sulla mia curiosa vicenda e non servirono a nulla.
Ero colpevole di aver “incrinato i rapporti con una Amministrazione consorella” (i Monopoli) mi disse un giorno uno dei vertici GdF: nonostante i più o meno garbati consigli a rimuovere l’incomprensibile ostinazione e a desistere dall’occuparmi delle investigazioni sulle slot machine, la mia squadra – sola contro tutti – arrivò a ricostruire uno scenario sconfortante sul gioco d’azzardo nel nostro Paese.
A distanza di quattro anni e mezzo gli stessi personaggi che hanno animato quella straordinaria indagine saltano di nuovo fuori.
Non sono riuscito a provare gioia nel leggere che questi signori sono finiti in manette.
E’ più forte il ricordo delle mortificazioni del mio reparto e mie personali nel vedere il signor Amedeo Laboccetta diventare deputato della Repubblica, sedere quindi in Commissione Finanze e poi diventare membro di quella parlamentare Antimafia, dove si portò come assistente Francesco Corallo. Lo stesso Francesco Corallo che alla fine del 2013 mi denunciò per diffamazione e non si presentò all’udienza in cui – lui latitante – io provavo il brivido, dopo mesi di angoscia e dolore, di trovarmi nel banco sbagliato. L’archiviazione di quel giorno non ha cancellato i segni delle prepotenze subite anche dopo esser stato costretto a mollare quella che era la mia vita.
Vorrei, invece, sapere dai miei superiori di allora se hanno coscienza di quel che mi hanno costretto a fare.
Vorrei poi che la gente, vedendo come le cose possono evolvere e cambiare, non si arrendesse, non continuasse a piegare la testa. Qualunque ne sia il costo.
"La Casa della Libertà di infrangere la Legge" |
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