I ricercatori hanno presentato a 17 cani alcuni abbinamenti di immagini e suoni che trasmettevano diverse combinazioni di espressioni emotive positive (felicità o gioco) e negative (ira o aggressività) negli esseri umani e nei loro simili. Queste fonti distinte di input sensoriali - foto di espressioni facciali e clip audio di vocalizzazioni (voce o abbaio) da soggetti sconosciuti - sono state presentate contemporaneamente agli animali, senza alcuna formazione precedente.
Il team ha rilevato che i cani trascorrono molto più tempo a guardare le espressioni facciali quando abbinate allo stato emotivo della vocalizzazione, sia nel caso di soggetti umani sia canini. E l'integrazione di diversi tipi di informazioni sensoriali indica che i cani hanno rappresentazioni mentali di stati emotivi positivi e negativi, hanno concluso gli autori. "In passato - spiega Kun Guo - gli studi hanno indicato che i cani possono distinguere tra emozioni umane attraverso alcuni 'indizi', come le espressioni facciali. Ma non è la stessa cosa rispetto al riconoscimento emotivo. Il nostro lavoro mostra che i cani hanno la capacità di integrare due diverse fonti di informazioni sensoriali, in una percezione coerente delle emozioni sia degli esseri umani che dei cani. Per fare ciò è necessario un sistema di classificazione interna degli stati emotivi. Questa capacità cognitiva è stata evidenziata finora solo nei primati e la capacità di fare questo tra diverse specie si è vista solo negli esseri umani".
"Molti proprietari di cani - dice il co-autore Daniel Mills - ci segnalano nei loro aneddoti che gli animali domestici sembrano molto sensibili agli umori dei membri della loro 'famiglia umana'. Il nostro studio è il primo a dimostrare che i cani riconoscono veramente le emozioni negli esseri umani e negli altri cani, senza ricevere alcuna formazione precedente o aver trascorso un periodo di familiarizzazione con i soggetti presentati nelle immagini o negli audio. Una capacità, dunque, che può essere intrinseca".
In un altro studio pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences", la University of California a Los Angeles getta nuova luce sulla storia dell'animale preferito dall'uomo: sembra infatti che addomesticarli, a partire dai lupi grigi più di 15.000 anni fa, possa aver portato a un aumento del numero di mutazioni genetiche dannose. Ma ciò non sembra aver influito sul loro "cuore".
Da questo blog:
Ho sempre praticato i cani perché avevo un padre cacciatore. Era un cacciatore alla Turgenev: amava camminare da solo per ore in zone isolate con il suo cane che gli correva intorno; aveva con esso un rapporto fra esseri viventi pensanti, anche se in modo diverso, appartenendo ciascuno ad una differente specie animale.
Passavo con i cani di mio padre il periodo estivo, non potendo tenerli in città, chiusi in un appartamento avrebbero sofferto. Ho molti aneddoti su questa esperienza di vita con i cani di mio padre. Ho imparato da bambina che essi sono tutti diversi, come gli uomini, alcuni possono essere simili, come gli uomini, ma ognuno ha la propria personalità, il proprio carattere.
Racconterò solo un aneddoto perché è vivo nel ricordo e commovente, ma ne avrei tanti da raccontare...
Ero in casa, seduta al tavolo del tinello, e piangevo silenziosamente per un dolore. Senza singhiozzi le lacrime mi scendevano silenziose sul viso quando, da sotto il tavolo dove, da me dimenticato, era Bobby, o forse era Bricco suo figlio, non ricordo più bene perché avevano lo stesso mantello color marrone, sentii un lieve guaire, di quelli che i cani fanno a bocca chiusa, solo con la gola e, subito dopo, qualcosa di caldo si posò sulle mie ginocchia spuntando da sotto il tavolo: il cane aveva posto il sotto del suo muso sulle mie ginocchia e guaendo dolcemente mi guardò con i suoi occhi intelligenti e buoni. La sorpresa per quel suo sentire silenzioso il mio dolore e parteciparvi mi commosse e mi consolò.
In seguito ho avuto cani miei, non da caccia, ma da difesa e compagnia: pastori tedeschi o belga. Delle bestie umane me li hanno avvelenati e l'ultimo fatto sparire e nemmeno la denuncia fatta ai Carabinieri ce lo ha fatto ritrovare.
Amo dunque i cani e li rispetto nella loro natura. Non ho frustrazioni da spostare su di loro rendendoli aggressivi, né vanità di sfoggiarli come cose... Ora, dopo la sparizione dell'ultimo, non ne ho voluti più per non soffrire.
Una donna sciocca, che ha l'incarico di dar da mangiare a cani del mio circondario, lasciati spesso da soli, appartenenti ad una razza inserita nel decreto dell'ex-ministro Sirchia come "destinataria di una particolare custodia e cautela" da parte dei detentori, ha detto con aria supponente "che i cani hanno diritto di abbaiare come e quanto vogliono" perché sono cani. L'atteggiamento saccente dell'ignara presuntuosa nasce proprio dalla mancanza di umiltà nel valutare sia i cani sia le persone. La superficialità porta questi individui a dare lezioni senza sapere e conoscere l'esperienza di chi hanno davanti. Amare i cani non vuol dire ammettere come giusto tutto quello che fanno. Sarebbe come dire che, amando gli esseri umani, si accettino i pedofili, gli assassini, gli stupratori e via dicendo.
Cani che assordano con i loro latrati per ore ed ore sono spesso cani resi disperati dai loro detentori. Cani feroci possono esserlo perché frutto di una selezione razziale operata dall'uomo, in aggiunta ad addestramenti dissennati all'attacco in nome di una ingiustificabile difesa. I miei sfortunati cani da guardia si limitavano ad abbaiare avvertendo se c'era una presenza estranea. Mai hanno latrato per ore. Così i cani di mio padre, che abbaiavano solo quando avevano stanato la lepre...