Due esempi, uno del passato ed uno del presente: Peppino De Filippo con il suo Pappagone, Carlo Verdone con il suo Furio nelle innumerevoli sfaccettature dell'ossessivo personaggio.
Checco Zalone è personaggio e attore-autore, Luca Medici non compare, tira solo i fili.
Mi fu segnalato dal mio figlio maggiore a cui piaceva molto. Ho visto i suoi primi film: "Cado alle nubi", "Sole a catinelle".. E indubbiamente ho trovato divertente e geniale il personaggio, che per certi versi ricorda l'ingenuità irresponsabile e candida dell'Ispettore Clouseau di Peter Sellers, oppure il personaggio quasi border-line interpretato dall'indimenticabile comico inglese in "Hollywood Party".
Checco ha il condimento di una ingenua cialtroneria popolare italiana, buona e inoffensiva, che si fa perdonare e il personaggio diventa simpatico per il suo idiota candore che strappa un liberatorio riso.
Nel contempo però Luca, attraverso Checco, fa una satira sociale, con affetto, non una satira cattiva né feroce, presentando abitudini e costumi, soprattutto della sua terra, la Puglia, nelle loro esagerazioni inconsapevolmente grottesche. E si ride, si ride perché Checco presenta situazioni vere, semplicemente mettendole in risalto con il suo candore.
Sono andata a vedere "Quo vado?" Che già dal titolo denota la comica intelligenza e gli intenti. Non mi sono fatta abbagliare dalle notizie sugli strabilianti incassi, giacché so che quello che può piacere alla massa non sempre piace a me. Ma alcuni pezzi del film mandati dalla TV mi hanno fatto capire che mi poteva piacere: uno per tutti, quando Checco bambino (un piccolo attore bellissimo) risponde al sacerdote-insegnante su cosa vorrà fare da grande: "Io posto fisso" e aggiunge "Come te". Dopo che i suoi compagni di classe hanno risposto con vari mestieri e professioni.
Quella breve esilarante scena iniziale è tutto un programma, da lì parte tutta la satira di costume su una mentalità radicata, soprattutto nel sud di Italia, che ha portato a degenerazioni come le raccomandazioni, i concorsi pubblici alterati da commissioni giudicanti inquinate dal concetto di avere in mano, più che il potere di esaminare la validità dei candidati in base alle prove svolte, il potere di elargire o meno posti di lavoro garantiti a vita. Non a caso il Checco di questo film ha un nume protettore, un senatore, interpretato da Lino Banfi, esempio dello sfacelo del sistema Italia.
Checco per lavoro cosa fa? Niente di concettuale, nulla per cui debba usare le meningi: mette timbri per rilasciare licenze di caccia e pesca. Per questo percepisce uno stipendio "a vita" e per questo nella società in cui vive è visto come un privilegiato, un possibile ambito marito! Vezzeggiato dalla famiglia della fidanzata speranzosa di farsi sposare, coccolato da una mamma all'italiana nello stile più tradizionale e classico, foraggiato dagli utenti che, per atavica italica abitudine, concepiscono il diritto come un favore, Checco è un furbo egoista che, nello svolgimento del film, finirà per emanciparsi per amore di una ricercatrice fin troppo emancipata.
Nella trama del film non manca un tocco surreale, tipico di Checco Zalone, ed è da segnalare una bravissima Sonia Bergamasco nella parte di una Dirigente del Ministero, che tenta di portare disperatamente a termine il programma affidatele dal Ministro per contenere la spesa pubblica, offrendo una buonuscita ai rami improduttivi, compito che non riesce a completare per la resistenza estrema del ramo improduttivo Checco Zalone. Questa battaglia fra i due, nel suo svolgimento surreale, è una delle parti più esilaranti del film, anche grazie alla perfetta interpretazione della Bergamasco.
A questo ben riuscito film di meritato successo fa da contrappunto la scelta politica coraggiosa, perché sicuramente impopolare fra i "checco zalone" italiani, del nostro attuale Capo del Governo: Matteo Renzi.
Non so come andrà a finire, ma credo che il crescendo rossiniano degli ultimi anni sulle truffe ai danni dello Stato, perpetrate da impiegati statali che timbravano per poi dedicarsi a tutto tranne che al lavoro per il quale percepivano lo "stipendio sicuro a vita", esigeva una risposta, dopo i reintegri, concessi da giudici del lavoro, ritenuti ingiusti ed offensivi dagli impiegati statali produttivi ed onesti e dal resto della popolazione che lavora nel privato senza privilegi di sorta.
Il malcostume è ormai diffuso dalla Liguria, confinante con la Francia, fino alla Sicilia, e la degenerazione è dovuta certamente alla correttezza personale di ciascuno venuta meno, ma anche alla percezione dell'impunibilità.
Questo l'annuncio renziano arrivatomi per tweet:
15 gennaio 2016
Enews 409
Pubblica Amministrazione. Mercoledì sera, dopo il voto sulle riforme costituzionali al Senato, il Consiglio dei Ministri si riunirà in notturna per discutere di pubblica amministrazione. Tra i principi che giudico più interessanti, il licenziamento immediato di chi viene scoperto a timbrare il cartellino e poi se ne va (e se il dirigente non procede, licenziamo anche il dirigente!). Ci sono centinaia di migliaia di persone perbene che vengono infangate dai truffatori: è l'ora di farla finita. In arrivo anche novità sulle partecipate, sulla riduzione dei corpi di polizia e soprattutto sui tempi di autorizzazione e di concessione dei permessi. Un'Italia più semplice è possibile. Facciamola, tutti insieme.