giovedì 10 marzo 2016

Pace e civiltà non sono mai scontate

I recentissimi fatti che riguardano il dottorando Giulio Regeni e i quattro tecnici rapiti e due uccisi ci mostrano il volto della Storia, sempre in bilico fra Pace e Guerra, fra conquiste di civiltà e barbarie.
Basta spostarsi di poche ore di aereo e piombiamo in mondi senza le sicurezze a cui da 70 anni siamo abituati in Europa, a parte la sanguinosa guerra nella ex-Jugoslavia.
Solo da 70 anni, dopo un bagno di sangue orribile e una barbarie senza fine che è stato il nazismo.
La nostra democrazia, non totalmente compiuta, ma perfettibile, ci appare come un Eden da conservare con tutto il nostro impegno.
Insidie ci sono e ci saranno sempre. E' un impegno ed una lotta continua mantenere le attuali conquiste: la Storia insegna.
Quello di Giulio sembra sempre più un delitto compiuto da una polizia feroce di un governo debole..
Le dietrologie, sempre possibili, di infiltrati di Servizi di Paesi desiderosi di cambiare gli equilibri fra l'Italia e l'Egitto riguardo le concessioni petrolifere all'ENI, sfumano nelle evidenti difficoltà e reticenze delle autorità egiziane, che fanno pensare che, invece, la loro polizia è coinvolta, non per azione di qualche mestatore straniero che ha indotto qualche poliziotto egiziano a compiere lo scempio Regeni dietro compenso, col fine sopra esposto, bensì per precise politiche repressive del Governo egiziano in carica. Giacché, se di atto isolato si fosse trattato, l'autore o gli autori, in divisa o meno, sarebbero già stati isolati e palesati agli inquirenti italiani in missione.
Dunque l'Egitto che io visitai sotto Mubarak non è migliorato...
Povero popolo egiziano, povera intelligente guida turistica che ironizzava sui mali del suo Paese.. E' alle persone come quel giovane colto, che parlava così bene l'italiano, e che lavorava grazie a noi turisti, che va il mio pensiero.
Oltre, naturalmente, che a Giulio che certo mai avrebbe pensato di fare una così orribile fine solo per i suoi studi sociali..
Le spiegazioni che le Autorità egiziane hanno dato sulle unghie strappate a Giulio sono a mio avviso un'autoaccusa, che costituisce una prova del coinvolgimento governativo con una polizia feroce: sarebbero stati gli anatomopatologi nell'intento di cercare reperti utili alle indagini sotto le unghie! Allucinante e macabramente ridicolo! 
Stessa barbarie contro i 4 tecnici italiani in un Paese frantumato in tutti i sensi che è la Libia.
Fausto Piano e Salvatore Failla non sono riusciti neppure ad arrivare, insieme agli altri due che si sono salvati, nel luogo di lavoro. Qualcuno, non si sa ancora bene chi, ha cambiato il loro piano di viaggio, avuto alla partenza dalla Bonatti, da Gerba verso la loro meta di Mellitah, raggiungibile via mare, per evitare di attraversare la Libia in fiamme via terra. Il piano è stato cambiato da qualcuno da Mellitah. E' da notare che lo  stabilimento di gas di quella località libica è gestito da una società per metà dell’Eni e per metà della libica National Oil Company (Noc). I quattro tecnici erano sorpresi di questo cambiamento in quanto sapevano che la via del mare era la più sicura, ma quel qualcuno dalla sede di destinazione ha detto che l'autista che avrebbe guidato l'auto che doveva portarli via terra era un libico fidato, in quanto aveva già lavorato per loro. In realtà l'autista dopo il sequestro dei 4, avvenuto durante il tragitto, si è dileguato.
Non è dunque peregrino pensare che qualcuno ha cambiato i piani proprio per sequestrare i quattro italiani per poi chiederne il riscatto. Rapimento premeditato da qualcuno che si è corrotto all'interno della Noc che è libica? La Noc ha avocato a sé il Servizio di Sicurezza per i lavoratori dello stabilimento, dopo che l'Ambasciata italiana ha chiuso i battenti.
Il governo italiano stava trattando e sperava di salvarli tutti, ma i miliziani di Sabrata si sono mossi contro la banda di rapitori e ne è seguito uno scontro armato in cui Fausto Piano e Salvatore Failla sono rimasti uccisi.
Un giornalista arabo di askanews ha mostrato in televisione le foto del luogo dove i nostri due connazionali sono rimasti uccisi: vi si vede un'auto che i miliziani dicono abbiano dato alle fiamme i rapitori per distruggere indizi o altro, e vi si vede una grossa auto nera non bruciata. In seguito, però, in un video si vede che l'auto è stata data alle fiamme successivamente. Da chi visto che i rapitori non c'erano più sul luogo della morte di Fausto Piano e Salvatore Failla? Dai miliziani per distruggere i segni dei loro proiettili veri autori dell'uccisione dei due? Personalmente credo sia andata proprio così. Due, quelli che poi si sono fortunosamente salvati, sono stati lasciati nel covo dove erano detenuti, e due se li sono portati via fuggendo, essendo stati scoperti dai miliziani del comando di Sabrata, i quali hanno sparato sulle auto ammazzando anche gli ostaggi. Il reporter arabo di askanews, che ha scattato le foto e ripreso il video dell'auto data successivamente alle fiamme, riferisce di aver sentito i miliziani dire che credevano i due italiani dei  foreign fighters italiani, quindi complici della banda. Comprensibile confusione in un Paese allo sbando.
La reticenza a restituire subito i due cadaveri, l'insistenza a voler fare loro l'autopsia, definita dai nostri anatomopatologi "macelleria", fa pensare male: che volessero estrarre dai poveri corpi i proiettili in loro dotazione che avrebbero dato la certezza del loro errore, mentre chi governa Sabrata, e "quei" miliziani, ha voluto usare la liberazione dei due superstiti come una vetrina per accreditarsi internazionalmente. Se si fosse stabilito che, sia pure per errore, avevano ucciso gli altri due, questa immagine che hanno voluto darsi sarebbe andata distrutta.
Altra prova che sono stati loro è che hanno cercato di accreditare l'idea che fossero stati giustiziati dai rapitori prima di fuggire o di venire a loro volta uccisi: ma l'esame dei corpi in Italia ha evidenziato che non hanno ricevuto colpi alla testa, come accade in questi tragici eventi, bensì in altre parti non compatibili con questa ipotesi.
L'auto data alle fiamme dopo il blitz dei miliziani di Sabrata

 
Il cadavere di Salvatore Failla. Si noti l'auto, i particolari delle ruote 

Forno Crematorio

Da: Il Mamilio 

Rocca Priora, il Comitato: ''Domani la consegna delle firme per il Referendum contro il Tempio Crematorio''

Rocca Priora - Numerosa l'affluenza dei cittadini''. Domani la consegna
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Il Comitato Promotore contro la costruzione del tempo crematorio a Rocca Priora ha comunicato che in data 10 marzo verranno ufficialmente consegnate le firme raccolte per l’indizione del referendum comunale abrogativo della delibera comunale n° 2 del 26/01/2016 che ha espresso l’interesse del Consiglio alla realizzazione di un tempio crematorio all’interno del cimitero comunale di “Fontana Chiusa”.
Data la numerosa affluenza dei cittadini, a dimostrazione del grande interesse che l’argomento suscita, le firme, raccolte in pochissimo tempo, sono superiori al numero necessario stabilito per legge. Il Comitato comunica inoltre che, in data odierna, ha protocollato al comune di Rocca Priora la richiesta di partecipazione come parte attiva, per mezzo dei propri portavoce, alla conferenza organizzata dal Comune per venerdì 11 Marzo, riguardo la realizzazione del tempio crematorio, per un confronto democratico ed in rispetto delle reciproche posizioni.
Quando, nel lontano 1979, ho lasciato Roma, che già stava mutando aspetto dalla Roma che io conoscevo e dove sono nata, per vivere nella campagna intorno ad essa, scelsi casualmente Rocca Priora, essenzialmente per i prezzi abbordabili delle ville e villette.
Era allora un paese solitario, nella strada dove comperai la mia nuova casa non passava autobus, il postino veniva si e no tre volte a settimana, i cacciatori entravano nei giardini privati a fucile spianato credendo fossero riserve di caccia...
La sto prendendo alla lontana.. Lo so. Ma ne vale la pena: Rocca Priora, provincia di Roma, a soli Km. 20 dal Grande Raccordo Anulare che circonda la Città Eterna, era un Paese in cui la gente come me veniva considerata "forestiera". Un amico e compagno di lavoro di mio marito, che già abitava qui, ci avvertì: e aveva ragione. Eppure lui cercava di inserirsi nel tessuto sociale del paese, essendo attivo nella comunità cattolica del borgo dei Castelli Romani.
Raccolsi nella mia strada 160 firme per avere un autobus urbano, una strada percorribile senza allagamenti, controlli sui cacciatori armati di fucile spianato, avendo un bel giardino in cui i miei figli avevano il diritto di giocare senza tema di essere impallinati. Per il postino mi bastò fare l'abbonamento a "Il Tempo" e il quotidiano furono costretti a portarmelo tutti i giorni.
Il Sindaco Tisbi fu il miglior sindaco che questo paese ha avuto: a mio avviso naturalmente.
Egli cercò di portare la cultura ai paesani che, pur avendo Roma così vicina, scoprii  allora con meraviglia, la sentivano lontana.. Il Sindaco Tisbi, in estate, fece venire compagnie teatrali di prestigio a dare spettacoli anche classici gratuiti, che si svolgevano in un grande cortile all'aperto oggi ridotto a parcheggio. Ricordo, a tal proposito, un'Elettra di Euripide con una bravissima Marina Malfatti e un altrettanto bravo Aldo Reggiani: attori di prosa di primissimo piano.
In quegli anni si svolgeva ancora la Festa del Narciso: le donne si alzavano di notte per comporre vere e proprie scene artistiche fatte con il fiore autoctono di questi luoghi, assolutamente protetto, ma bastava reciderlo facendo attenzione a lasciare il prezioso bulbo sotto terra e sarebbe ritornato la primavera successiva.
Basta, non voglio qui fare la storia di quasi 40 anni di residenza in questo luogo, arriviamo all'oggi: al Forno Crematorio!
Mi viene da ridere! A questo l'hanno condotta i Pubblici Amministratori! A pensare che questo paese di alta collina possa diventare il luogo di una processione continua di bare provenienti, mi dicono, anche dalla provincia di Frosinone!!!
Un luogo allegro! Ameno! Con fumi non di rustici forni a legna ma di fumi funerei! 
I soldi non bastano mai alle dispendiose casse comunali, nonostante la gente come me ne versi di soldi fra TASI (per quest'anno renzianamente abolita), la TARI, l'IRPEF comunale...
Dunque, invece di usare le foto aeree che mostrano un abusivismo edilizio da paura e far pagare gli evasori incrociando semplicemente i dati con il catasto, i solerti Amministratori hanno pensato al turismo funebre!
Mi riportano ragionamenti di codesto tenore: "Dopo la cremazione del caro estinto "se vanno a pijà 'na cosetta ar bar... Se comperano quarche cosa..."
La Morte è l'anima del commercio!!!