Novelle nuove
Modi
diversi di essere medici
Il paziente si presentava difficile.
Respirava a fatica, era vecchio e malandato. L'avevano ricoverato nel suo
reparto dopo un intervento chirurgico fatto altrove. L'intervento sembrava
riuscito, il paziente era stato dimesso, era passato del tempo ed ora l'avevano
di nuovo ricoverato per dolori allo stomaco. Bisognava applicare un drenaggio
con sondino nasogastrico per analizzare i succhi gastrici e per svuotare lo
stomaco da gas che sicuramente gli provocava il dolore... ma lui non se la
sentiva di farlo da solo. Il paziente era agitato, poteva avere delle
conseguenze, anche se quel tipo di drenaggio era il meno invasivo..
"Accidenti! - Pensò con un po' di
tensione. - Lo dovevano ricoverare proprio qui! Perché non l'hanno riportato
nell'ospedale dove l'hanno operato! I guai li mollano tutti qui!"
Si decise a chiamare Gialuanni che
tanto doveva venire a dargli il cambio alle h. 20:00. Non che gli facesse
piacere chiedere aiuto a quello: era polemico ed aggressivo e aveva capito che
il primario lo favoriva perché lui lo lisciava.. Dunque gli era ostile, ma da
solo non se la sentiva di mettere quel drenaggio e la sua insicurezza gli fece
superare ogni indugio.
"Ciao Pietro, sono io, Mauro, c'è
un paziente che ha bisogno di un drenaggio.. Sì, lo so.. ma subito e.. si lo so..
Ma non puoi venire prima così lo facciamo insieme?"
"Hai bisogno di aiuto per mettere
un drenaggio?" Rispose quello con freddezza. "Sei un chirurgo,
perfettamente in grado di farlo da solo." Concluse gelido il collega,
mentre pensava: "Stronzo, non sei capace, ti cachi sotto, ma prendi lo
stesso stipendio che prendo io."
Mauro Andrei capì che quello non
sarebbe venuto prima per aiutarlo e allora aspettò l'ora in cui sarebbe venuto
a dargli il cambio. Guardò il paziente. Respirava male. Figurati con il sondino
che doveva infilargli dal naso.. No, non voleva rischiare. Aspettò un'ora, poi
la seconda ora... A 10 minuti alle h. 20:00 se la filò: temendo di incontrare
quel satanasso di Pietro Gialuanni!
L'infermiera del turno di notte glielo
disse subito: "Dott. Gialuanni il Dott. Andrei se ne è già andato."
"Come?! Se ne è già andato?! Senza
dare le consegne?!"
"Brutto stronzo, - pensò con
rabbia - miserabile! Ed io che a volte debbo aspettare i suoi ritardi e quelli
di altri che non arrivano mai puntuali a darmi il cambio di turno!"
Si recò subito a visitare i pazienti,
gli unici di cui gli importava, e scoprì che "il miserabile" non
aveva fatto nulla sul vecchio per il quale lo aveva chiamato al telefono.
"Non gli ha messo il drenaggio!" Disse scandalizzato all'infermiera
che assisteva in silenzio. "Disgraziato! Per paura l'ha lasciato a
me!" Pensò con rabbia e disprezzo senza dirlo.
Dette all'infermiera le disposizioni
per effettuare subito il drenaggio e si mise all'opera con perizia e un
sentimento di umanità verso quel povero vecchio che, a differenza del suo
collega, non aveva ancora perso.
Il drenaggio deve rimanere
in sede per il minor tempo possibile; esso quindi deve essere prontamente rimosso
non appena non sia più ritenuta necessaria la sua presenza. Infatti la
permanenza in sede di un drenaggio può causare complicanze locali,quali l'infezione della cavità drenata, la compressione su visceri o su anastomosi, l'angolatura di anse intestinali...
Il Dott. Gialuanni, finita
l'operazione, si dispose a passare la notte. Il paziente, senza sondino, ora
riposava.
Qualche tempo dopo, in un
altro Ospedale della grande città, un altro medico fu chiamato dal Pronto
Soccorso: serviva la sua Specializzazione Chirurgica per un Codice Verde. Il
Dott. Stefani era un Chirurgo Vascolare e quella sera non era in servizio, ma
di reperibilità. Si precipitò in Ospedale e trovò un uomo di mezza età che era
stato accompagnato al Pronto Soccorso dalla moglie, agitatissima, in quanto
accusava dolore lombare. Al Triage lo avevano giudicato Codice Verde, ma
qualcuno aveva predisposto subito per una TAC che aveva rivelato qualcosa di
ben più grave: l'Aorta Addominale si stava dissecando! Stefani, avuta la TAC capì subito che l'uomo
sarebbe morto in poco tempo se non si riparava la falla.
L'Aorta Ascendente e
l'Aorta Addominale sono le arterie più grosse del corpo umano e la loro
dissecazione, o fessurazione, porta a morte certa, in quanto, sotto la spinta
della pompa del cuore, il sangue fuoriesce nel torace, se si tratta dell'Aorta
che esce direttamente dal cuore, nell'addome, se si tratta dell'Aorta
Addominale. Inoltre, sotto la spinta del sangue pompato dal cuore, la fessura
si apre sempre più fino alla lacerazione dell'arteria e la morte.
Stefani sapeva che
l'intervento era disperato. L'uomo non era ancora morto solo perché,
probabilmente, il sangue aveva formato un coagulo che faceva da tappo
momentaneo alla falla del tubo... Le arterie altro non sono che questo..
In questi casi intervenire
è rischiosissimo per i chirurghi perché la morte sul tavolo operatorio può
esserci sempre e nessun chirurgo la vuole. Non solo per il proprio curriculum,
ma soprattutto perché la morte non è più accettata dalla mentalità corrente e dai
medici ci si aspetta sempre il miracolo che, qualora non c'è e la morte vince
sull'uomo, l'uomo non può essere che incompetente o, peggio, criminale. Molti
parenti denunciano comunque, tanto, pure se si accerterà che non c'è né
imperizia né dolo, loro non pagano niente e nessuno potrà chiedere loro i danni
conseguenti alla loro inutile ed infondata denuncia. In mancanza di una legge
forse sarebbe il caso che, una volta accertato che non c'è stato dolo né
imperizia, ma semplicemente ha vinto la morte perché l'Uomo non può tutto su di
essa non essendo Dio, il medico o i medici inquisiti comincino a chiedere i
danni agli stolti denuncianti per l'infondatezza della loro denuncia.
Stefani, però, apparteneva
ad una specie di Medici diversa da quella ad esempio di Andrei. E pensò solo a
quello che poteva fare nel più breve tempo possibile per quella vita: per
strapparla alla morte. Seguì l'istinto che l'aveva spinto a laurearsi in
Medicina, e non pensò neppure un attimo alla cosiddetta "Medicina
Difensiva", che ha indotto tanti medici a fare il meno possibile per
evitare denunce, ormai all'ordine del giorno.
Il Dott. Stefani cercò
quanto di meglio conosceva negli Ospedali della sua città e per primo chiamò
l'Ospedale più importante del suo che costituiva il suo riferimento immediato,
secondo i Protocolli Organizzativi della Sanità di quel Territorio. Fece quello
che si fa in questi casi: telefonò. Quelli gli risposero subito di no, che il
paziente in quelle condizioni era inutile trasportarlo nel grosso Nosocomio di
riferimento del suo Ospedale. Ma Stefani, preso dalla sua passione di medico,
non pensò a se stesso, non pensò di mandare un fax in modo che quelli dovessero
rispondere per scritto il loro diniego... Chiamò un luminare della Chirurgia
Vascolare che operava in un Ospedale come il suo: declassato per ragioni di
economia, ma in cui, alla faccia della politica cieca che aveva operato tale
declassazione, operavano chirurghi eccellenti. Il luminare accettò che il
paziente a rischio di vita venisse portato in ambulanza a sirene spiegate
nell'Ospedale dove operava. Stefani partì con la sua auto e la TAC attraversando la città
come un pazzo, per arrivare almeno insieme all'ambulanza in cui era stato
sistemato il paziente con altro medico a bordo.
Intanto, dopo la telefonata
di richiesta del Dott. Stefani, si era messa in moto tutta la organizzazione
dell'équipe del luminare che aveva accettato il rischioso intervento.
La sfida con la morte è
quanto di più eccitante per chi fa il medico con la sicurezza della propria
professionalità, e il Prof. Immagini si sentiva sicuro del fatto suo. Il Dott.
Stefani, che conosceva da tempo, gli aveva parlato di un versamento da drenare
prima dell'intervento ed egli fece svegliare alle 4 della notte il Chirurgo
Gastrointestinale che ben conosceva l'Anatomia dell'Addome, per avere un valido
appoggio mentre la sua équipe sarebbe intervenuta sul fessurando grosso vaso.
Quella notte il Dott.
Gialuanni, Chirurgo Gastrointestinale, era di reperibilità e, quando fu
svegliato dal telefono, pensò ad una urgenza nel suo reparto: invece gli
dissero che dall'Ospedale dei Partigiani stava arrivando un paziente per la Chirurgia Vascolare
la quale richiedeva anche la sua presenza per la sua specializzazione.
Pietro Gialuanni arrivò nel
suo ospedale contemporaneamente all'ambulanza; il Dott. Stefani era già lì con il CD della
TAC.
Il paziente era vigile,
parlava, ed era anche in grado di firmare la liberatoria.
La fessurazione era ora di
almeno 5 centimetri.
"Non c'è tempo per drenare, - disse Gialuanni al luminare della Chirurgia
Vascolare - e si rischia che con lo svuotamento venga anche via il coagulo che
fino ad ora ha fatto da tappo."
Il Prof. Immagini capì al
volo che Gialuanni aveva ragione e si iniziò l'intervento. L'anestesista, una
giovane donna, aveva paura ad addormentare un paziente in quelle condizioni:
"Se muore poi è colpa mia.." Disse. Si optò per una anestesia
parziale. L'intervento riuscì alla perfezione. Il grosso vaso era riparato, la
protesi al suo posto ma... il cuore si fermò di botto. I chirurghi iniziarono
un estenuante massaggio cardiaco dandosi il cambio sfiniti.. Il Dott.
Gialuanni, che non aveva neppure potuto toccare il paziente, attendendo la fine
dell'intervento operatorio in Chirurgia Vascolare per poi intervenire per lo
svuotamento dei liquidi dall'addome, dette il cambio ai colleghi nel massaggio
cardiaco, ma il cuore non ne volle sapere di ripartire e, dopo un'ora di
stimoli di ogni tipo, si arresero.
Non vi è nulla di più
desolante e triste del senso di sconfitta di un'équipe chirurgica che ha
tentato con ogni mezzo di strappare un paziente alla morte senza riuscirvi..
Inutile l'affanno, la
tensione, la speranza del Dott. Stefani che non si era fermato di fronte al
diniego, che non doveva esserci, del Nosocomio di riferimento. Egli, non avendo
nel suo Ospedale una équipe adatta a quel tipo di operazione ad altissimo
rischio, si era rivolto a chi aveva avuto modo di conoscere come persona
valente nella sua Specializzazione... La sua corsa nella notte, con il CD della
TAC illustrando la situazione al luminare nel più breve tempo possibile, era
stata inutile.
Anche il luminare era
rabbiosamente sconfitto: una protesi da ventimila euro inutile ormai...
La moglie, saputo che il
marito era morto, urlò, pianse e corse a denunciare tutti.
Carabinieri, giudici,
avvocati, un'altra macchina fu inutilmente messa in moto. Periti, autopsia..
Molti medici hanno perso la
voglia e la gioia della loro professione. Stefani forse non correrà più nella
notte a tutta velocità con la sua auto per la grande città portando con sé la
speranza di una vittoria. La prossima volta egli chiamerà il grosso Nosocomio
di riferimento e al diniego spedirà comunque l'ambulanza in quel riottoso
Ospedale, che legalmente deve accogliere il paziente proveniente dall'Ospedale
declassato, non importa se finirà nelle mani del chirurgo di turno, se forse
non opereranno nemmeno dichiarando il paziente inoperabile.. Stancamente egli
si sarà messo al riparo da ogni denuncia: avrà fatto quello che il protocollo
burocratico gli impone. Il suo Ospedale declassato non può operare un'arteria
importante che si sta aprendo come il tubo dell'annaffiamento ormai usurato, ed
egli lo trasferisce nel Nosocomio di riferimento, in mani qualsiasi, affari
loro..
Il luminare che ha fatto
un'operazione perfetta non accetterà più nel cuore della notte di operare un
paziente proveniente da un Ospedale declassato come il suo.. E si dirà con una
punta di cinismo che avrà fatto risparmiare la comunità dei contribuenti non
usando una protesi del valore di 20.000 euro!
Nessun entusiasmo, nessuna
passione, nessun tentativo di vincere la Morte che signoreggia e se la ride, mentre ottusi
e disperati parenti se la prendono con gli sconfitti.