Da: ANSA.it
25 nov 2008 - Il futuro di Doina Matei comincera' fra 16 anni. Nessuno sconto di pena dalla sentenza della I Corte di Assise di Appello di Roma, per la giovane ex prostituta che il 26 aprile dello scorso anno uccise in una affollata stazione della metropolitana, sfondandole il cranio, trafitto dalla punta di un ombrello, Vanessa Russo, una ragazza di 22 anni. La Corte di Assise, dopo una camera di consiglio di poco meno di due ore, ha confermato la condanna inflitta a Doina in primo grado dal gup Donatella Pavone nel novembre dello scorso anno, al termine del giudizio abbreviato. Soddisfatta la mamma di Vanessa, Rita Russo, oggi in aula insieme con il marito Pino.
Così scrivevano le cronache nel 2008.
Che non è così lontano.
Una che viveva nel nostro Paese per prostituirsi.
Una scellerata linea di pensiero di soloni, che hanno la possibilità di usufruire dell'amplificatore dei "media" per propalarla, propaganda il permissivismo più bieco ed irresponsabile: gli assassini debbono essere capiti, bisogna dare loro voce, debbono essere riabilitati...
Anche i pochi anni che a volte vengono dati per una vita umana soppressa vengono ritenuti pena severa...
Nessuno di codesti soloni si preoccupa di chi è condannato a vita alla sofferenza della privazione della persona amata.
Praticamente un mondo alla rovescia, a meno che non si debba costruire una società fondata sulla tutela del crimine, nell'oblio dei morti ammazzati, nella cancellazione dalla memoria della Società delle vittime viventi legate da amore verso chi è stato ucciso.
L'ex-prostituta vive, grazie al suo crimine lo Stato Italiano le aveva dato anche la dignità di un lavoro, esterno al carcere, piacevole, e lei era felice. Addirittura, come accade di sovente, ha degli amici, a riprova che nel profondo molte persone si identificano con il male, più che con il bene. Giustamente lei vive e, come scriveva il giornalista dell'ANSA nel 2008, Il futuro di Doina Matei comincera' fra 16 anni...
Peccato che la sua vittima un futuro non ce l'ha: lei glielo ha fermato all'età di 22 anni.
Da: Blogo
Le foto pubblicate su Facebook da Doina Matei, che nel 2007 uccise con la punta di un ombrello Vanessa Russo nella metro di Roma, hanno spinto il magistrato di sorveglianza di Venezia a revocare il beneficio della semilibertà per la ragazza. La Matei stava usufruendo di un permesso speciale per buona condotta e per il suo pentimento, permesso che - a quanto si apprende - le consentiva di dormire all'esterno nonostante la condanna a 16 anni per omicidio preterintenzionale.
"Questo è un brutto passo indietro per la mia assistita. Forse dovuto all'effetto del polverone mediatico che si è sollevato sul caso dopo la pubblicazione di quelle foto. Ma la sospensione durerà giusto il tempo di discuterla davanti al tribunale di Venezia dove dimostreremo che fra i divieti non c'era quello specifico dell'uso del social network" ha commentato l'avvocato della Matei, Nino Marazzita.
"La donna ha ora il diritto di reinserirsi nella società" dice l'avvocato Nino Marazzita, difensore di Doina Matei che aggiunge: "Devo dire che il sistema carcerario ha funzionato bene riportando la pena inflitta a livelli accettabili e proporzionati all'omicidio preterintenzionale e anche calibrandolo sulla figura di Doina e sul dramma che ha vissuto. Quando il fatto avvenne la mia assistita aveva appena compiuto 18 anni ed aveva un vissuto difficile alle spalle con due figli". Parole analoghe a quelle che l'avvocato Marazzita aveva usato per difendere Matei, ex prostituta, nella sua arringa durante il processo di II grado che aveva confermato i 16 anni per la ragazza: ''Lei è una sventurata rimasta incinta a 15 anni e a 17 aveva già due figli ed è venuta in Italia spinta dal bisogno: la giustizia non deve essere vendetta''. La mamma di Vanessa Russo aveva risposto a queste affermazioni urlando, tanto da dover essere allontanata dai carabinieri dall'aula: ''Mia figlia non c'è piu' e lei avvocato sta facendo solo teatro''.
Vanessa, la ragazza uccisa: la mammina di due bambini, prostituta, le conficcò con inaudita violenza la punta dell'ombrello nel cranio attraverso l'occhio, recidendo anche un'arteria. Dopo un breve coma la giovane morì.
Gli avvocati dell'assassina dicono che chi condanna la sua gioia di vivere, alla faccia di chi è morto, "è razzista" perché è romena. Un modo abituale per far tacere il reale buonsenso che giudica semplicemente in base ai fatti e alle azioni delle persone, ai gesti che palesano gli interni sentimenti, al di là delle parole di comodo, insomma, come dice mio marito: "QUELLO CHE CONTA E' IL "COLORE DEL CERVELLO". Altro argomento, per vanificare l'ovvio pessimo giudizio su pessime azioni di certi individui, è la parola "fascio", praticamente un'etichetta per sminuire il giudizio non permissivo: per quel che mi riguarda affermo che non è fascismo provare disprezzo per certi soggetti, anzi, è l'esatto contrario, visto come agivano quelli in camicia nera.