Da: La Repubblica 7 dicembre 2014
Lorenzo Amurri, diario di viaggio a Lourdes: "Io non ho fede. Ma in quel posto qualcosa c'è"
L'autore di 'Apnea' pubblica il suo secondo lavoro, "Perché non lo portate a Lourdes?". Un romanzo in equilibrio tra fantasia e curiosità che passa attraverso le speranze e le vite di chi incontra. Dal 'treno bianco' alla grotta di Massabielle o alle piscine, un racconto senza pregiudizi che non affronta temi sacri ma parla di persone
Da: La Repubblica 12 luglio 2016
Morto Lorenzo Amurri, "ma per me fate una festa"
Lo scrittore di Apnea si è spento per una malattia incurabile all'ospedale Regina Elena di Roma. Aveva 45 anni: da quasi venti era su una sedia a rotelle. Non ci saranno funerali, su sua indicazione. Quel suo viaggio a Lourdes: "La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo"
ROMA - È morto questa mattina all'ospedale Regina Elena di Roma, Lorenzo Amurri, scrittore, musicista, sceneggiatore, produttore. Aveva 45 anni, e una malattia senza cura. Da 19 camminava su una sedia a rotelle.
Nato nel 1971 aveva deciso di raccontare l'incidente sugli sci per cui aveva perso l'uso delle gambe e delle braccia, nel libro Apnea (Ed. Fandango Libri, 251 pp), finalista al premio Strega nel 2013. La sua storia Lorenzo, Lollo, l'aveva raccontata anche nel libro successivo. Perché non lo portate a Lourdes? (Ed. Fandango Libri, 201 pp), il diario di un viaggio a metà tra scetticismo e inevitabile speranza. La domanda già nel titolo.
"La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo", scriveva Amurri. Che sul Treno Bianco dell'Unitalsi - l'Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali - c'era salito dopo un'estate, con un quaderno per prendere appunti e senza immaginare il finale di ciò che avrebbe scritto.
Di estate dopo ce n'è stata solo una piena, l'anno scorso, e Lorenzo l'ha passata in ospedale. Poco dopo la pubblicazione del secondo libro c'erano state complicazioni, diverse, inaspettate. Una dopo l'altra. Amurri aveva cambiato un paio di ospedali, subito interventi, e imparato, diceva, a contare le ore, che non passavano più. Lui voleva uscire, continuava a scrivere soggetti, accumulare idee, vedeva film, leggeva, meditava, aspettava di tornare a casa e di rivedere Roma, i tetti veri di Roma però "che da qui quelli non si vedono".
Nato nel 1971 aveva deciso di raccontare l'incidente sugli sci per cui aveva perso l'uso delle gambe e delle braccia, nel libro Apnea (Ed. Fandango Libri, 251 pp), finalista al premio Strega nel 2013. La sua storia Lorenzo, Lollo, l'aveva raccontata anche nel libro successivo. Perché non lo portate a Lourdes? (Ed. Fandango Libri, 201 pp), il diario di un viaggio a metà tra scetticismo e inevitabile speranza. La domanda già nel titolo.
"La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo", scriveva Amurri. Che sul Treno Bianco dell'Unitalsi - l'Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali - c'era salito dopo un'estate, con un quaderno per prendere appunti e senza immaginare il finale di ciò che avrebbe scritto.
Di estate dopo ce n'è stata solo una piena, l'anno scorso, e Lorenzo l'ha passata in ospedale. Poco dopo la pubblicazione del secondo libro c'erano state complicazioni, diverse, inaspettate. Una dopo l'altra. Amurri aveva cambiato un paio di ospedali, subito interventi, e imparato, diceva, a contare le ore, che non passavano più. Lui voleva uscire, continuava a scrivere soggetti, accumulare idee, vedeva film, leggeva, meditava, aspettava di tornare a casa e di rivedere Roma, i tetti veri di Roma però "che da qui quelli non si vedono".
Poco conta l'età, poteva essere mio figlio, giacché era più giovane del minore dei miei figli...
Come ci dicemmo e scrivemmo François Cheng ed io, anzi fu lui a dirlo, non conta il tempo e il luogo dove si nasce, né le diverse esperienze di vita, contano i pensieri e i sentimenti che queste diverse esperienze di vita suscitano in noi... E conta la scrittura.. Giacché è attraverso essa che due pensieri si incontrano, intendono e comprendono anche se uno è morto da un secolo, magari, e l'altro lo legge ora.
Scopro, dunque, questo scrittore che per generazione poteva essere mio figlio, solo ora che è morto e, leggendo di lui, scopro delle similitudini.
Intanto Lourdes: anch'io, ormai laica per lucidità di pensiero e visione della realtà, andai a Lourdes, non come malato come Amurri, ma come assistente volontaria di malati. Anch'io con l'Unitalsi.. Anch'io disposta ad essere toccata da un ritorno di fede... Anch'io ciò nonostante tornata lucidamente convinta che non vi è che una cosa sola: la speranza di gente disperata che cerca consolazione... Questo soltanto c'è in quel posto scrissi nel mio diario, che tenni anch'io come Amurri.
Non so, invece, cosa intendesse lui con il suo "in quel posto qualcosa c'è.."
"Non c'è stato bisogno di 'portarlo', un uomo su una sedia a ruote al massimo si accompagna. Amurri a Lourdes c'è andato da solo." Scrive la giornalista nell'articolo.. Ma non è proprio così: ci sono i robusti "barellieri" dell'Unitalsi ad occuparsi di malati o infermi o disabili sulle sedie a rotelle come stava Amurri.
Amurri sfortunatissimo... Come tante creature umane, che lo sono anche se non se lo meritano, per ribadire il concetto che non c'è nessun Dio che si occupi di fare Giustizia.
Dopo l'infermità conseguente ad incidente sfortunatissimo, è arrivata la morte per tumore in età ancor giovane... Nessun miracolo a Lourdes... Il suo destino ha fatto il suo corso.
Altra similitudine è lo scrivere... Lui con ben altro successo, visto che è quasi arrivato allo Strega.
Scrivere di sé: l'autobiografismo che mio marito critica nella scrittura, mentre io penso che chiunque scriva di storie umane non prescinda mai dalla propria personale esperienza sia diretta, come Amurri, che indiretta come a volte capita di scrivere a me.
Infine "aspettava di tornare a casa e di rivedere Roma, i tetti veri di Roma però ".. Anche questo mi appartiene: le prime immagini della mia memoria visiva di bambina, che mi accompagnano ancora e per sempre, sono i tetti di Roma, quelli che vedevo dalla finestra della soffitta in via della Mercede...
Anch'io sono stata per qualche anno alla Fiera "Più libri, più liberi" che si tiene all'EUR per la piccola e media editoria... Ora non più.. Ora i miei libri, volendo, potrebbero essere ripubblicati giacché nessun editore ne detiene più i diritti. Ma l'editoria, in Italia, è sempre più in crisi ed ha bisogno di nomi noti o molto appoggiati in certi ambienti.
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