mercoledì 24 agosto 2016

Tino di Accumoli Rieti

 "Abbiamo paura di essere dimenticati, il patrimonio edilizio è del tutto compromesso", sintetizza tra le lacrime il sindaco, Stefano Petrucci. "L'Aquila è una ferita ancora fresca, sono passati sette anni e non è ricostruita, che cosa accadrà a noi?"


Conosco bene il Geom. Stefano Petrucci, è una persona perbene, bravo e rigoroso nel suo lavoro di Perito. Si è occupato, nel suo lavoro di libero professionista, dei miei terreni, delle eredità che da quei luoghi, oggi devastati dal terremoto, mi arrivavano dalle famiglie dei miei genitori: entrambe di Tino di Accumoli.
Coltellese è un cognome che, quando sono nata nel 1946, esisteva solo in quel posto e non altrove. Oggi, grazie al moltiplicarsi delle generazioni, si è sparso un po' ovunque... Ma l'origine è lì e soltanto lì. Quando ero bambina si potevano trovare sparsi in Italia molti
Coltellesi
Cortellesi
Cortellese, ma i Coltellese erano tutti e solamente originari di quel piccolo paesino del contrafforte appenninico facente parte dell'Abbruzzo e della provincia di L'Aquila, fino alla creazione della provincia di Rieti in epoca fascista.
E dell'antica provincia di appartenenza ha il destino geologico: zona di terremoti storici. Solo che uno così devastante non c'è stato da che io sono al mondo: 70 anni.
In quei posti dei miei avi passavo le estati. Ricordo un terremoto in cui vedevo le antiche pietre di quei muri, tirati su nel 1300 con la rena del fiume Tronto e la calce, ballare come entrando ed uscendo dai muri stessi, per poi, passato quel frullare di spavento, ritornare immoti e a posto come se si fosse trattato solo di un effetto visivo.
Quei muri non crollavano. Poi sono iniziate le ristrutturazioni, gli abbellimenti, gli ampliamenti... Sospetto non sempre con i dovuti permessi ed i dovuti controlli da parte dell'Ufficio Tecnico del Comune... E la mancanza di applicazione delle regole antisismiche, che pure in quei luoghi ci sono, comporta i disastri che ora hanno creato lutti.
Il terremoto però questa volta è stato davvero forte, molto forte.
Ha ragione a piangere il Sindaco Petrucci, giacché quei luoghi sono da tempo in discesa economica e i paesi si sono spopolati, rimanendo solo pochi coraggiosi giovani agricoltori e piccoli allevatori.
Il Governo, Matteo e gli altri, debbono aiutare soprattutto questi giovani che sono rimasti a far vivere quei luoghi di montagna: loro sono l'avvenire di quei posti.













Estate del 1965, una mia immagine diciottenne, con colui che sarebbe diventato mio marito, in un tratturo della campagna intorno a Tino di Accumoli.
Oggi solo brutte immagini...


Foto di Cecilia Coltellese da Facebook: Una strada di Tino di Accumoli con case crollate