Il premier: ciambella non riuscita, se fossimo stati più bravi... Siluro alla Giannini
Buona scuola, Renzi ora frena
Congelati fino al referendum i decreti attuativi della riforma
di Alessandra Ricciardi
Con tre miliardi di investimenti, e un piano straordinario di 120 mila assunzioni, Renzi si aspettava decisamente risultati migliori. E invece le contestazioni alla riforma della scuola arrivano copiose, non si tratta solo delle proteste di piazza organizzate dai sindacati, a cui il premier è quasi indifferente, ma dell'umore che si respira nelle scuole. Dove all'insoddisfazione dei docenti neo assunti, costretti a cambiare città per lavorare, alle polemiche per le difficoltà del concorso, che ha falcidiato metà dei candidati, alle contestazioni per la chiamata diretta degli insegnanti, e a migliaia di ricorsi e decine di sentenze dei Tar che stanno cambiando la geografia di graduatorie ed assunzioni, si somma lo sconcerto di migliaia di famiglie. Che ad anno scolastico iniziato si sono trovate con la classe del proprio figlio scoperta, con orari ridotti, con la promessa di una stabilizzazione nel giro di qualche settimana. Peggio di quando la riforma della Buona scuola non c'era, le assunzioni non si facevano e si andava avanti a supplenti.
Un annus horribilis, insomma, quello appena iniziato nella scuola, che ha fatto dire al premier Matteo Renzi: «Non tutte le ciambelle riescono con il buco. Se fossimo stati più bravi a gestire questa vicenda sarei stato più contento». Il riferimento è alla mobilità straordinaria, operazione messa in piedi per venire incontro alle richieste dei docenti del Sud e che, incrociata con le assegnazioni provvisorie, ha lasciato scoperte molte cattedre del Nord. L'accusa neanche troppo velata è all'indirizzo del ministro Stefania Giannini, e in generale all'amministrazione di viale Trastevere, rea di aver commesso errori tecnici e di strategia.
A palazzo Chigi si temono i risvolti negativi che il caos generato avrà sul referendum del 4 dicembre, andando ad ingrossare le ragioni del no nella categoria. Tanto che, dicono rumors governativi, il premier è fortemente deciso a bloccare fino a quella data i decreti attuativi della riforma, dalla nuova istruzione professionale all'istituzione di un modello generalizzato di offerta formativa per la fascia di età dei bambini 0-6 anni. Preferendo concentrarsi sulla legge di Stabilità. Sulla scuola «abbiamo preferito trovare le soluzioni per i professori che avrebbero dovuto muoversi, abbiamo permesso ad alcuni, soprattutto al Sud, di restare e abbiamo scoperto alcune cattedre al Nord..», ha detto Renzi.
La Giannini solo pochi giorni fa, in audizione congiunta camera-senato, ha fornito i dati dell'operazione del piano straordinario di mobilità: sono giunte al sistema 207 mila domande di trasferimento. Più del doppio rispetto allo scorso anno. Le conciliazioni per errori nei passaggi di sede sono state 5mila. Dati che devono fare i conti con una situazione strutturale della scuola italiana: l'80 degli insegnanti immessi in ruolo risiede al Sud di Roma, il 65% delle cattedre disponibili al Nord della Capitale. E ha ribadito, la Giannini, l'eccezionalità di quest'anno, con l'avvio di tante riforme insieme: dalla chiamata diretta allo svolgimento di una nuova tipologia di concorso alla mobilità, appunto.
Ragioni tecniche che non bastano a invertire il dato politico: lo strappo con la scuola, generato dalle prime uscite dello stesso Renzi a inizio mandato, non è stato affatto ricucito. Anzi. Intanto, cavalcando il caos, i sindacati di categoria, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals, hanno scritto una lettera denuncia sui troppi errori di quest'anno al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.