Mobilità, docenti suicidatisi dopo esito trasferimento
di redazione- 6 ottobre 2016 - 15:08 - redazione
Dopo due settimane dal funerale di un docente suicidatosi a Catanzaro con il lancio da un viadotto, ieri il caso di un altro docente del vibonese di sessant’anni che si spara al petto e si trova attualmente in ospedale in condizioni disperate.
I due docenti sono calabresi, ma ricordiamo anche un docente siciliano, Carmelo Lo Monaco che, non avendo ottenuto il trasferimento da Castel Franco Veneto nella sua Sicilia, si è tolto la vita alla fine di agosto. A giugno invece si era suicidata una docente precaria di Cagliari, che temeva di perdere il lavoro e di essere trasferita.
Cosa accomuna i 2 recenti casi tragici avvenuti in Calabria? Gli effetti devastanti della “Buona scuola”.
Per entrambi è stata fatale la notizia di un trasferimento coatto e improvviso dovuto al famoso algoritmo criptato che ha spedito come pacchi docenti con punteggi più elevati nei posti più remoti e altri docenti senza punteggi o con punteggi inferiori vicino casa.
Il docente catanzarese, infatti, dopo aver trepidato per moglie, docente anch’essa, l’intera estate nell’attesa degli esiti della mobilità 2016/17, si è avviato su una strada senza uscita, quella della depressione, e, dopo aver appreso prima del trasferimento a Milano della moglie, poi dell’assegnazione provvisoria in provincia revocata nell’arco di 24 ore, non ha retto il colpo e ha portato a termine il tragico gesto sotto lo sguardo atterrito e impotente di alcuni automobilisti.
Analogamente tragica la sorte del docente vibonese, che, vicino alla pensione, ha appreso di doversi trasferire in Puglia e si è sparato nel petto.
Per capire i drammi vissuti da questa gente, precaria storica, bisogna sapere che molti non erano passati di ruolo negli anni passati proprio perché non avevano consapevolmente inteso inserirsi nelle graduatorie esaurite di qualche altra provincia italiana, proprio perché se la scelta era se trasferirsi ed essere assunti o rimanere precari e lavorare vicino casa avevano scelto la seconda opzione.
Con la “buona scuola” invece sono stati obbligati a scegliere di entrare in ruolo con una procedura criptata che poi hanno scoperto che non ha tenuto conto nè di punteggi, nè di preferenze.
Infatti la legge 107/2015 prevede, per chi è rimasto fuori dalle assunzioni perché impossibilitato a subire questo ricatto, che potrà lavorare solo per altri 36 mesi a partire dal 1 settembre 2016, dopodiché queste persone senza riguardo a tutto il servizio precedentemente svolto in anni ed anni di precariato storico e cospicui investimenti in formazione, saranno costretti a cambiare professione o a rimanere a casa.
Un esecutivo forte può prendere decisioni senza ostacoli che possono ledere impunemente i diritti essenziali dei cittadini e quindi anche portare ad estreme conseguenze quali in questo caso i suicidi.