L’INTERROGATORIO
Inchiesta nomine, Murra dai pm:
«Le pressioni per dire sì a Romeo»
di Fulvio Fiano
L’ex capo dell’avvocatura capitolina racconta ai magistrati perché si oppose all’incarico al capo della segreteria del sindaco. «Procedura illegittima, non ho voluto cedere»
Quattro ore al cospetto del pm Francesco Dall’Olio, del procuratore aggiunto Paolo Ielo, e del capo della squadra mobile Luigi Silipo per confermare la ricostruzione di come si oppose alla nomina di Salvatore Romeo già contenuta nell’esposto della ex capo di gabinetto Carla Raineri che ha dato il via alle indagini. L’ex capo della avvocatura capitolina, Rodolfo Murra, parla da persona informata dei fatti e fornisce altro materiale all’inchiesta che tre giorni fa ha portato gli agenti di polizia in Campidoglio per acquisire gli atti su questa e altre tre nomine (la stessa Raineri, il suo successore Andrea Mazzillo, ora assessore al Bilancio, e l’avvocato Antonio De Santis collaboratore del sindaco con delega al personale). Capitolo a parte quello sul ruolo di Raffaele Marra, finito in carcere ieri per corruzione.
Murra, che secondo le ricostruzioni dal Campidoglio non è stato confermato a scadenza del suo mandato il 23 novembre per volere di Marra, ha raccontato agli investigatori le pressioni subite per avallare la nomina di Romeo. La scorsa estate la sindaca chiese all’allora capo dell’Avvocatura un parere preventivo sul dipendente comunale nominato capo della segreteria del primo cittadino, con un sostanzioso aumento dello stipendio. Murra sostenne che si trattava di procedura illegittima, ma — come raccontato dalla Raineri — «La sindaca non volle sentire ragioni. E quando realizzò che l’avvocato Murra era di avviso contrario non gli commissionò il parere scritto». Giorni dopo la Raggi ricevette analogo parere negativo dall’avvocato amministrativista Aristide Police, secondo il quale non esisteva «alcuna ragione che possa giustificare il mutamento del rapporto di servizio di un proprio dipendente o meglio, la duplicazione di tale rapporto».
Fu allora che la sindaca «si rivolse a una giovane avvocatessa sua amica (che di lì a poco avrebbe reclutato) la quale trovò un precedente costituito da un altro parere dell’Avvocatura capitolina e da un regolamento del Comune di Firenze», mai recepito dal Campidoglio. «Con questi documenti mi contattò sottoponendomi a pressanti domande per indurmi a cambiare opinioni», ha ribadito ieri Murra. «Ma io rifiutai esponendomi alle conseguenze». Autore di questo pressing sarebbe stato anche il vicesindaco Daniele Frongia, fedelissimo della Raggi, anche ai margini di una riunione di giunta, in presenza dell’allora assessore al Bilancio, dimessosi assieme alla Raineri, Marcello Minenna. «Il tentativo di convincermi durò quasi un’ora, ma io non cedetti».
Fu allora che la sindaca «si rivolse a una giovane avvocatessa sua amica (che di lì a poco avrebbe reclutato) la quale trovò un precedente costituito da un altro parere dell’Avvocatura capitolina e da un regolamento del Comune di Firenze», mai recepito dal Campidoglio. «Con questi documenti mi contattò sottoponendomi a pressanti domande per indurmi a cambiare opinioni», ha ribadito ieri Murra. «Ma io rifiutai esponendomi alle conseguenze». Autore di questo pressing sarebbe stato anche il vicesindaco Daniele Frongia, fedelissimo della Raggi, anche ai margini di una riunione di giunta, in presenza dell’allora assessore al Bilancio, dimessosi assieme alla Raineri, Marcello Minenna. «Il tentativo di convincermi durò quasi un’ora, ma io non cedetti».
17 dicembre 2016 | 07:30
Di ora in ora quello che sta venendo fuori è di una gravità assoluta e più che una insulsa incapace un po' sciocca e un po' ingenua, fa apparire Virginia Raggi ben altro e quello che viene fuori dalla deposizione dell'Avv. Murra, incaricato presso l'Avvocatura Capitolina, è inquietante.
Avevo rilevato, in alcuni commenti sotto i quotidiani on-line e nel sito facebook della trasmissione di RAI3 "Agorà", quello che mi appariva come un vuoto di informazione giornalistica: continuavano a dire e a scrivere che Salvatore Romeo si era messo in aspettativa, quale funzionario dipendente del Comune di Roma, ed era stato riassunto come Capo della Segreteria Politica del Sindaco a stipendione gonfiatissimo!
A parte il palese, strano e dispendioso favoritismo di cui non si aveva motivata spiegazione, e a parte che gli stipendioni non sono benvisti dalla morale politica del M5S, quello che NON mi suonava e lo attribuivo all'ignoranza giornalistica, ERA COME SI POTESSE RIASSUMERE UN DIPENDENTE PUBBLICO IN ASPETTATIVA CON DIVERSO RUOLO E, PER DI PIU', UN RUOLO MAGGIORE E MAGGIORMENTE RETRIBUITO.
Scrivevo nei commenti che l'aspettativa NON interrompe il rapporto di lavoro, il quale permane avendo effetti solo sullo stipendio e sui relativi contributi pensionistici.
Dunque, concludevo, per essere riassunto il Romeo doveva prima dimettersi dal rapporto di lavoro vigente.
Nessun giornale né TV però ha mai parlato di dimissioni. Ma non di ignoranza giornalistica si trattava.
Dall'interrogatorio reso agli inquirenti "quale persona informata dei fatti", si apprende che l'Avv. Murra riferisce che la procedura prospettatagli dalla Raggi, per passare il Romeo da funzionario in aspettativa al rango super retribuito di Capo della sua Segreteria Politica, era illegittima sul piano delle Leggi e delle Regole.
Ma all'Avv. Raggi serviva il parere scritto e avallante dell'avvocato consulente per il Comune, Murra, e non avendolo ottenuto è passata a chiederlo all'avvocato amministrativista Police, il quale non ha potuto che ricordarle quali sono le Leggi che regolano i rapporti di lavoro nello Stato, leggi che lei avrebbe comunque dovuto conoscere benissimo visto che è avvocato.
Non avendo ottenuto la forzatura della Legge la sindaca si è rivolta "ad una amica sua" poi premiata con successivo reclutamento (immagino retribuito con i soldi dei contribuenti), la quale, in puro stile "previtiano" è andata a cercare un improbabile quanto inapplicabile cavillo per piegare la norma ai voleri di Virginia Raggi.
Bene, per quello che ho imparato come impiegato dello Stato, posso dire che questa storia puzza di ben altra morale che quella del Movimento 5 Stelle.
Questa donna non solo sceglie persone discutibili, questa donna non solo promuove e consente che si promuovano parenti di chi lei ha scelto, (il fratello di Marra), ma fa ben altro: cerca di piegare LEGGI e NORME ai suoi voleri.
Se è vero quello che hanno pubblicato almeno due quotidiani che avrebbe sussurrato più volte: "Non mi riconosco più nel M5S" che Grillo ritiri il simbolo e che rimanga Sindaca di Roma come piccola avvocatuccia non si sa a quale titolo!
Povera Roma!