Garlasco, la difesa di Stasi: "Il dna di un altro ragazzo sotto le unghie di Chiara"
I nuovi esami porterebbero a un uomo nella cerchia delle vecchie amicizie della ragazza. La mamma di Chiara: "Se hanno un nome lo facciano" e lʼex comandante dei Ris: "Traccia inutile"
Clamorosa novità nel caso dell'omicidio di Chiara Poggi che sembrava essersi chiuso con la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere. La madre dell'ex fidanzato della ragazza ha reso noti tramite "Il Corriere della Sera" i risultati dei nuovi esami fatti svolgere dalla difesa. Il dna trovato sotto le unghie di Chiara porterebbe a una persona che non è Stasi: sarebbe un giovane della zona di Garlasco.
La madre di Chiara: "Se hanno un nome lo facciano" - La difesa di Stasi ha un nome? Lo facciano. Questo avrebbe detto la madre di Chiara, Rita Preda, secondo quanto riferisce l'avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni. "C'è una sentenza definitiva - avrebbe dichiarato - e per noi quella vale. Se hanno un nome, lo facciano pubblicamente, senza nascondersi dietro un dito".
Il generale Garofano: "Nessuna novità da quella traccia" - Ma il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, avverte: "Io non credo assolutamente si tratti di una svolta perché quel Dna è stato esaminato nel corso del secondo giudizio d'appello e la perizia concludeva con una presenza di Dna attribuibile alla vittima e in parte ad un uomo che non è possibile identificare, non escludendo che appartenesse all'imputato. Non credo assolutamente che quel profilo possa portare a un'identificazione certa".
Intervistato da Radio Monte Carlo Garofano, che seguì molto da vicino il caso Garlasco, aggiunge: "Non capisco quale elaborazione sia stata utilizzata e che aspetti abbia evidenziato ma comunque andava fatta prima dell'appello, quelle analisi non sono più ripetibili. Quella prova è stata discussa a tempo debito e oggi non è possibile recuperare niente di più di quanto fatto allora. Si tratta di una piccola parte, cromosoma Y, cioè maschile, che non permette nessuna nuova identificazione". Insomma, "nessuna nuova verità processuale può arrivare, non si può andare oltre i limiti di quel risultato e la prova di cui si parla oggi non è sufficiente a riaprire alcunché".
La difesa: riesaminati gli atti dell'inchiesta - "La consulenza chiesta dalla difesa dell'ex fidanzato di Chiara è stata svolta da una società di investigazioni che ha riesaminato gli atti dell'inchiesta. Gli accertamenti hanno portato a isolare unabottiglietta d'acqua e un cucchiaino che sarebbero stati utilizzati dal ragazzo, che potrebbe far parte della cerchia di vecchie amicizie della Poggi.
Sembra quindi non esserci ancora la parola fine al caso aperto la mattina del 13 agosto 2007, quando nella cittadina del Pavese venne trovato il corpo della ragazza. I risultati di laboratorio condotti da un noto genetista potrebbero portare alla riapertura del caso e la mamma di Alberto Stasi presenterà un esposto per chiedere la revisione del processo.
Il dna trovato in piccoli frammenti sotto le unghie di Chiara è stato prima ignorato per anni, poi, dopo una nuova perizia disposta dalla Corte d'appello per il processo-bis, è stato identificato del dna maschile compatibile solo per 5 marcatori su 9 con quello di Alberto Stasi. E i nuovi esami sono partiti proprio da quella perizia.
Il legale dei Poggi: "Capitolo superato" - Come il generale Garofano, anche il legale dei Poggi, l'avvocato Gian Luigi Tizzoni, non crede che si possano riaprire le indagini e considera remota anche l'evenutalità che nei confronti di Alberto Stasi sia possibile prospettare il concorso nell'omicidio con altri. "La questione del dna trovato sotto le unghie di Chiara è già stata superata dalla Corte d'Assise d'Appello e della Cassazione - ha dichiarato -. In ogni caso, questo indizio da solo non farebbe venir meno tutte le altre prove a carico di Stasi, semmai si potrebbe prospettare, ma è un'ipotesi a cui non credo, il concorso di Stasi con altre persone".
19 DICEMBRE 2016
La madre di Chiara: "Se hanno un nome lo facciano" - La difesa di Stasi ha un nome? Lo facciano. Questo avrebbe detto la madre di Chiara, Rita Preda, secondo quanto riferisce l'avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni. "C'è una sentenza definitiva - avrebbe dichiarato - e per noi quella vale. Se hanno un nome, lo facciano pubblicamente, senza nascondersi dietro un dito".
Il generale Garofano: "Nessuna novità da quella traccia" - Ma il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, avverte: "Io non credo assolutamente si tratti di una svolta perché quel Dna è stato esaminato nel corso del secondo giudizio d'appello e la perizia concludeva con una presenza di Dna attribuibile alla vittima e in parte ad un uomo che non è possibile identificare, non escludendo che appartenesse all'imputato. Non credo assolutamente che quel profilo possa portare a un'identificazione certa".
Intervistato da Radio Monte Carlo Garofano, che seguì molto da vicino il caso Garlasco, aggiunge: "Non capisco quale elaborazione sia stata utilizzata e che aspetti abbia evidenziato ma comunque andava fatta prima dell'appello, quelle analisi non sono più ripetibili. Quella prova è stata discussa a tempo debito e oggi non è possibile recuperare niente di più di quanto fatto allora. Si tratta di una piccola parte, cromosoma Y, cioè maschile, che non permette nessuna nuova identificazione". Insomma, "nessuna nuova verità processuale può arrivare, non si può andare oltre i limiti di quel risultato e la prova di cui si parla oggi non è sufficiente a riaprire alcunché".
La difesa: riesaminati gli atti dell'inchiesta - "La consulenza chiesta dalla difesa dell'ex fidanzato di Chiara è stata svolta da una società di investigazioni che ha riesaminato gli atti dell'inchiesta. Gli accertamenti hanno portato a isolare unabottiglietta d'acqua e un cucchiaino che sarebbero stati utilizzati dal ragazzo, che potrebbe far parte della cerchia di vecchie amicizie della Poggi.
Sembra quindi non esserci ancora la parola fine al caso aperto la mattina del 13 agosto 2007, quando nella cittadina del Pavese venne trovato il corpo della ragazza. I risultati di laboratorio condotti da un noto genetista potrebbero portare alla riapertura del caso e la mamma di Alberto Stasi presenterà un esposto per chiedere la revisione del processo.
Il dna trovato in piccoli frammenti sotto le unghie di Chiara è stato prima ignorato per anni, poi, dopo una nuova perizia disposta dalla Corte d'appello per il processo-bis, è stato identificato del dna maschile compatibile solo per 5 marcatori su 9 con quello di Alberto Stasi. E i nuovi esami sono partiti proprio da quella perizia.
Il legale dei Poggi: "Capitolo superato" - Come il generale Garofano, anche il legale dei Poggi, l'avvocato Gian Luigi Tizzoni, non crede che si possano riaprire le indagini e considera remota anche l'evenutalità che nei confronti di Alberto Stasi sia possibile prospettare il concorso nell'omicidio con altri. "La questione del dna trovato sotto le unghie di Chiara è già stata superata dalla Corte d'Assise d'Appello e della Cassazione - ha dichiarato -. In ogni caso, questo indizio da solo non farebbe venir meno tutte le altre prove a carico di Stasi, semmai si potrebbe prospettare, ma è un'ipotesi a cui non credo, il concorso di Stasi con altre persone".
19 DICEMBRE 2016
Garlasco, il genetista De Stefano: "Impossibile identificare il dna sotto le unghie di Chiara"
"Impossibile identificare il dna sotto l'unghia di Chiara". A Radio Capital parla il genetista che eseguì la perizia al processo d'appello bis del delitto di Garlasco. Gli avvocati della famiglia Stasi sostengono che, attraverso un loro perito, hanno dimostrato che il materiale genetico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi appartenga a una famiglia della zona di Garlasco e forse, in particolare, a un giovane. Questo, a loro avviso, potrebbe scagionare Stasi. Ma il professor Francesco De Stefano, perito nominato del giudice al processo, sostiene che non c'era materiale genetico sufficiente per ripetere l'esame
Intervista di Antonio Iovane
L'atroce dramma di una madre che ha un figlio, l'unico figlio, in carcere, condannato, dopo innumerevoli processi, come assassino di colei che vedeva ormai come sua nuora futura, possibile madre dei suoi nipotini, vedova, dopo aver diviso con suo marito il dolore e lo strazio del figlio sotto accusa, si può comprendere. In fondo lei non ha fatto niente: ama suo figlio e lo difende anche perché lui il delitto non glielo ha mai ammesso, mai confessato. Allora cosa fa? Si aggrappa all'unico motivo di vita che le è rimasto: trovare una prova così importante da poter ottenere la revisione del processo.
Dunque commissiona, pagando con gli ultimi soldi che le sono rimasti dopo le ingenti spese dei processi, ad un pool di investigatori privati di cercare questa prova che possa cambiare il destino di recluso di suo figlio.
E quelli cosa fanno per guadagnarsi il loro lavoro? Cercano, arrampicandosi sugli specchi, e raccattano il DNA di qualcun altro, lasciato su un cucchiaino, su una bottiglietta d'acqua, sperando che alcuni punti di quel DNA intero siano combaciabili con gli infinitesimali frammenti recuperati sotto le unghie della vittima, che erano scarsi e confusi fin da subito, altrimenti si sarebbe da subito ricavato un DNA intero.
Ma la madre si aggrappa alle sue supposizioni, chissà chi sarà il poveretto indicato a cui ha fatto toccare il cucchiaino, la bottiglietta dell'acqua, nella speranza di addossargli l'enorme peso che suo figlio si è messo sulle spalle, distruggendo una vita e così anche la sua, quella di chi amava Chiara, e quella dei suoi genitori che certo per lui immaginavano altra vita, altro avvenire...
L'atroce dramma di una madre che ha un figlio, l'unico figlio, in carcere, condannato, dopo innumerevoli processi, come assassino di colei che vedeva ormai come sua nuora futura, possibile madre dei suoi nipotini, vedova, dopo aver diviso con suo marito il dolore e lo strazio del figlio sotto accusa, si può comprendere. In fondo lei non ha fatto niente: ama suo figlio e lo difende anche perché lui il delitto non glielo ha mai ammesso, mai confessato. Allora cosa fa? Si aggrappa all'unico motivo di vita che le è rimasto: trovare una prova così importante da poter ottenere la revisione del processo.
Dunque commissiona, pagando con gli ultimi soldi che le sono rimasti dopo le ingenti spese dei processi, ad un pool di investigatori privati di cercare questa prova che possa cambiare il destino di recluso di suo figlio.
E quelli cosa fanno per guadagnarsi il loro lavoro? Cercano, arrampicandosi sugli specchi, e raccattano il DNA di qualcun altro, lasciato su un cucchiaino, su una bottiglietta d'acqua, sperando che alcuni punti di quel DNA intero siano combaciabili con gli infinitesimali frammenti recuperati sotto le unghie della vittima, che erano scarsi e confusi fin da subito, altrimenti si sarebbe da subito ricavato un DNA intero.
Ma la madre si aggrappa alle sue supposizioni, chissà chi sarà il poveretto indicato a cui ha fatto toccare il cucchiaino, la bottiglietta dell'acqua, nella speranza di addossargli l'enorme peso che suo figlio si è messo sulle spalle, distruggendo una vita e così anche la sua, quella di chi amava Chiara, e quella dei suoi genitori che certo per lui immaginavano altra vita, altro avvenire...