Non mi stupisco più…
“Ma come è possibile?!” Chiese quasi a sé stessa la signora.
“Io non mi stupisco più, perché con il lavoro che faccio, andando per le case… ne vedo tante.” Luisa, con la sua faccia buona e rubiconda un poco somigliante alla Camusso, lo disse con semplicità, senza ironia, malizia o sarcasmo.
“Due, che abitano proprio nella sua strada, un po’ più avanti, vivono lei al piano di sopra e lui al piano di sotto. La villa è di lei e dal marito si fa pagare l’affitto per la parte di sotto che occupa lui…”
“Addirittura l’affitto…” Commentò sempre più meravigliata la signora.
“Hanno una figlia sposata a Bergamo e quando la vanno a trovare partono insieme. Lei crede che i parenti del marito lo sappiano? Io credo di no. Si presentano insieme, quelli che ne sanno di come vivono.”
“Non c’è nulla di male a dire che si vive separati…”
“Sì, ma secondo me quelli non lo dicono. Partono insieme come se andassero d’amore e d’accordo, arrivano là… La figlia neppure lo saprà che il padre deve pagare l’affitto alla madre.”
“Ma che squallore…” La signora aveva una faccia triste.
Bevve un altro sorso di caffè, e Luisa continuò con la sua filosofica accettazione della realtà.
“Ora perché lei aveva sua cugina che la conosceva da anni, altrimenti…”
“No, no, eh, beh no! L’avevamo capito anche da soli, frequentandoli. Come lo trattava! Lui che restava sempre calmo in modo innaturale… E poi lei glielo ha detto pure in faccia più di una volta. Tentava di farcelo accettare come normale senza dircelo apertamente… Saggiava il terreno. Poi ha capito che non eravamo di quella pasta ed allora si inventava altre storie: chiacchiere in ufficio per invidia di lavoro… Ha tentato anche di screditare mia cugina ai miei occhi temendo che, prima o poi, mi avrebbe detto qualcosa… Cosa che poi è avvenuta del tutto casualmente e… debbo dire che non pensavo fino a questo punto…”
“Tanta gente vive così…”
“Ma non è meglio separarsi? Fanno finta davanti alla gente saggiando il terreno se quelli accettano una simile situazione… E’ brutto quando lo fa il marito, ma a me sembra ancora peggio se a farlo è la moglie.”
“E’ brutto comunque. Intanto vede le figlie? Si sono adattate e stanno sempre con loro.”
“E’ vero. Fingono pure tra di loro oltre che con la gente: dopo che ho tagliato i rapporti con queste persone, ho sentito un giorno la figlia più grande che diceva alla nonna paterna che non avevano più rapporti con me perché io sono matta perché dico che la loro madre ha l’amico.”
Luisa ora rise sinceramente divertita.
“E la madre del padre, secondo me, fa finta di niente anche lei, perché si limitò ad un debole: “Uh! E tuo padre che dice?!”
Luisa rideva ancora. “Già, che dice?”
“La ragazza rispose che non diceva niente, tanto io ero matta!”
Luisa continuò a ridere senza cattiveria.
Ora rise anche la signora. “Sembra la storia del “Berretto a sonagli” di Pirandello…”
“Cosa dice questa storia?” Chiese la donna semplice con curiosità.
“E’ una commedia di Pirandello, il grande scrittore siciliano. Vi si narra, di un uomo che sa benissimo di essere cornuto, ma fa finta di niente e guai a chi gli mette la verità così davanti da non poter più fingere di non vederla. Una moglie tradita, il cui marito va con sua moglie, non accetta le corna e fa uno scandalo. Lui, allora, va a casa di questa donna e le dice che non ci sono scelte: deve farsi passare per pazza, perché lo ha messo nella condizione di non poter più fingere di non sapere quello che fa sua moglie.”
Luisa sorrideva incuriosita e ascoltava quasi incredula. “E’ una commedia però!”
“Sì, ma Pirandello era un genio e quello che scriveva conteneva verità universali e non erano “pochades”… Ha avuto il Premio Nobel per la Letteratura.”
A Luisa faceva piacere sentire quello che non aveva potuto apprendere a scuola. I suoi studi si erano fermati alla licenza della scuola media inferiore e dopo aveva sempre lavorato come collaboratrice domestica e non aveva tempo per leggere.
“… E il berretto a sonagli che c’entra?”
“L’uomo tradito dice che se l’altra tradita non si fa passare per pazza per aver rivelato la tresca, lui sarà costretto a mettersi un berretto con i sonagli e così girare per la strada esposto al pubblico beffeggio. E’ il simbolo del ridicolo della vergogna che ormai avrebbe addosso…”
“Capisco.” Luisa era intelligente, dato che la semplicità di pensieri e di sentimenti non esclude l’intelletto, anzi, senza sovrastrutture culturali forse arriva prima a certe verità.
“Questa che lei ha scansato, però, è anche pericolosa. Ricorda il gas?”
La signora si fece seria. “Sì. La prima volta che lei trovò le due bombole allentate non lo misi in relazione a questa folle ed al suo complice cornuto. Perché deve aver avuto qualcuno che le faceva da palo… per forza.”
“Ha fatto bene a togliere quelle scalette. Perché è sicuramente passata da lì… dal cancelletto e poi da lì. Doveva fare solo un piccolo tratto riparato dagli sguardi, la casa accanto era disabitata, e si è infilata subito nelle scale in discesa, ha allentato le due bombole ed è risalita su.”
“Mio marito lasciava sempre la chiave per poterle montare e smontare nell’abitacolo… Avrà usato quella. Ma la prima volta, anche se il fenomeno è sembrato strano a tutti noi, non ero arrivata a pensare una cosa del genere. So che è malata per le cose che dice e che fa, ma come potevo pensare che anche lui…”
“Ma uno che riesce a vivere così non è normale neppure lui. Lei mi ha raccontato delle cose…”
“Cose che ci hanno detto loro! Poi, certo, a certe azioni abbiamo assistito anche noi: come quella volta che staccava il busto dalla sedia e poi lo riappoggiava mentre era seduto, avanti ed indietro, avanti ed indietro, in modo inconsapevolmente ossessivo…”
“Quel giorno arrivai e lei non era ancora andata in cortile e trovai tutta quella puzza di gas!”
“Per fortuna che non accendemmo nulla!”
“Dopo un mese risuccesse.”
“Già, e lì mio marito cominciò a trovare molto strano che quello che non era accaduto in venti anni ora accadeva così di frequente: bombole con la chiusura difettosa.”
“Poi non accadeva mai durante il giorno, ma solo la mattina si trovavano le bombole allentate ed il gas che fuoriusciva.” Ricordò Luisa.
“La squilibrata si alza molto presto…”
“Poi ci fu l’episodio della camicia di suo figlio tagliata con le forbici.”
“Già. A quel punto andai a controllare il cancelletto e mi accorsi che era stato aperto. Però, prima di dirlo a mio marito, lo feci vedere a lei e le chiesi cosa notava…”
“Erano allentati i ganci.”
“Poi ci portai mio figlio, senza dirgli cosa avevo visto, e gli chiesi di guardare il cancelletto. Lui guardò e disse: “Ma questo è stato aperto.” A quel punto mi rivolsi a mio marito, senza dirgli quello che avevamo già notato in tre persone diverse, e gli dissi solo di guardare e dirmi se vedeva qualcosa che non andava: e lui disse “Questo cancello è stato aperto”.”
“Avete fatto bene a togliere le scalette.” Ribadì Luisa.
“Ma quelle le abbiamo tolte solo per allargare il vano di servizio dov’è la caldaia. In realtà mettemmo la catena con il lucchetto: per passare ora la pazza doveva tranciarla o farlo al lucchetto.”
“Ci vuole una sega da ferro… Ci vuole tempo… e si vede subito.” Concluse Luisa.
“Tutto questo solo perché gli abbiamo fatto capire che ci fanno schifo.”
“Capisco che gli può fare rabbia, ma queste sono cose da pazzi!” Commentò la brava domestica.
“Quando sono venuta qui ne conobbi un’altra. Ma quella non era pazza, era… è … solo una sporcacciona.” Si corresse sorridendo la signora.
“Chi sarebbe?”
“Graziella Monichelli. La conosce? Qui la conoscono tutti.”
“Oh, sì che la conosco. Vendeva le case.”
“E’ così che l’abbiamo conosciuta. Cercavamo una casa e lei lavorava per uno che aveva una specie di Agenzia, ci hanno detto che era un mezzo delinquente… Ci presentò un tizio che vendeva la sua villa, poi abbiamo scoperto che non aveva facoltà di venderla perché non aveva pagato il mutuo ed era sotto sequestro della banca.”
“Ma pensa un po’!”
“Questo tipo diceva che lui i soldi del mutuo li dava al titolare dell’Agenzia di cui si fidava “perchè era un amico”…”
“E non si faceva dare nemmeno una ricevuta? Pensi che scemo!”
“Graziella Monichelli difendeva il suo datore di lavoro e diceva che era questo tizio che faceva debiti e che fra i creditori che si erano messi in coda insieme alla banca c’era addirittura la Stock, perché questo tizio, che aveva perso la casa anche se ci abitava ancora e si atteggiava a impossibile venditore, mandava cassette di liquori a destra e a manca per fare il grande e farsi bello con la gente. Insomma una storia assurda di gente assurda.”
“Ah, signora, io non mi stupisco più di niente!”
“Io invece mi voglio stupire, Luisa, altrimenti qua ci fanno sembrare tutto normale, tutto giusto…”
“Giusto no! Però la gente è così. Io ne vedo tante.”
“Comunque io non credo alle chiacchiere se non tocco con mano e sulla Monichelli ero incredula quando quella sciroccata della moglie del pilota di aerei mi disse che ci aveva provato con suo marito.”
Luisa rideva di nuovo. Ora avevano finito il caffè ed avevano ripreso a sfaccendare.
“Poi ci ha creduto però?”
“Eh, sì. Perché la moglie di Andrea, il pilota, è vero che è una nevrotica, perché glielo hanno scritto addirittura sulla cartella clinica quando finì nell’ospedale qua vicino, però di certo non è una mitomane come la squilibrata che forse ha aperto le nostre bombole… E quando mi raccontò che con Graziella erano amici e che, una sera che lei l’aveva invitata con suo marito a cena, questa, con la scusa di aiutare Andrea che stava sparecchiando, lo aveva seguito in cucina portando dei piatti e, una volta riposti nel lavandino, gli aveva fatto delle "avances"… ci ho dovuto credere.”
“Con il marito che stava di là?”
“Che fa, si stupisce Luisa?” Scherzò la signora.
Rise anche lei: “No… però…”
“Allora le dirò anche il resto: la moglie di Andrea mi disse che Graziella gli aveva messo la mano in quel posto!”
Luisa smise di pulire la macchina del gas: “No?!!!”
“Ebbene sì. Disse che il povero Andrea non sapeva come fare. Imbarazzante! Anche perché Graziella è un poco racchia vicino alla moglie di Andrea, che è una bella ragazza!”
Luisa rideva: “Per fortuna!”
“Lo disse anche lei: “Fortuna che è brutta, altrimenti io che cosa avrei fatto?” Aveva ragione.”
“Aveva ragione sì!”
“Bella amicizia! Comunque disse anche altre cose che mi lasciarono esterrefatta. Disse: “Per me il marito manda avanti la moglie…Lui è d’accordo.” E siccome io non capivo il senso di quello che mi stava dicendo, aggiunse: “Non hai visto come è effeminato? Porta la sciarpa di seta al collo…” Io continuavo a guardarla senza capire ed obiettai che avevano tre figli e non lo vedevo come omosessuale, e poi il fatto che in casa portasse la veste da camera e la sciarpa di seta al collo l’avevo visto anch’io, una volta che ero andata a cercare la Monichelli per la faccenda della casa che voleva venderci, quando ancora non sapevo come fosse impicciata, ma poteva essere uno che teneva all’eleganza… Ma lei niente… Insistette che quei due erano ambigui.”
“Volevano fare lo scambio di coppie…”
“Forse volle insinuare proprio una cosa del genere. Comunque debbo dire che quando Graziella Monichelli, sfumato l’improbabile acquisto che ci aveva proposto, vide che, tramite una agenzia immobiliare seria, avevamo acquistato proprio nel condominio dove abitava Andrea Pretori, mi disse con aria contrita: “Siete fortunati perché avete come vicini i Pretori che sono delle ottime persone. Eravamo amici…Poi c’è stato un equivoco…Mi è dispiaciuto molto, è stata colpa mia, di quell’equivoco… e l’amicizia è finita.” Riportai questa frase alla moglie di Andrea quando mi raccontò i fatti e lei disse che c’era poco da equivocare, ma che di equivoco c’erano solo Graziella e suo marito.”
“Certo che è difficile trovare gente normale.” Sospirò a questo punto la buona domestica.
“Non mi abituerò mai! – Ribadì la signora. – Vedo che l’anomalia è più frequente della normalità ma non sottolinearla equivale ad accettarla. Questa squilibrata di cui sospettiamo sia l’autrice dell’apertura delle bombole e del taglio della camicia stesa ad asciugare, dette subito dei segnali di anomalia….”
“Sì. Lo so: diceva di avere il cancro e non era vero…”
“Ma di follie ne dice tante, perché è una mitomane… Ma non è solo questo: cerca di distorcere la realtà degli altri e proprio sull’argomento che la riguarda da vicino!”
“Le corna!” Disse Luisa ridendo.
“Anche, ma non solo. Come sa cerca di accreditare in giro la voce che io sono scema o pazza e le figlie ed il marito sono complici anche in questo.”
“Devono coprire la loro situazione e sminuiscono chi dimostra di non credere alle follie che dice la loro madre e moglie e li evita… chi fa capire che sa delle corna… Gli altri non è che non sanno o non capiscono… E’ che sono ipocriti: fingono di essere gentili e poi gli ridono dietro.”
“Lo so, lo so. Il primo a dire che era matta fu mio figlio, il medico. Tornai a casa dal lavoro e mi disse: “Mamma ha telefonato Cristina, la vicina, non ho capito niente di quello che ha detto… Dice che stava in un salone di bellezza per donne e uomini e che ha incontrato un collega di papà e lei si è fatta passare per te e quello ha detto che ti conosceva, che ti aveva conosciuta ad una festa da ballo dell’Ente dove lavora suo marito… Non ci ho capito niente e non so perché telefona per dire simili stupidaggini.”
“E’ proprio scema … Ma era poi vero?”
“E chi lo sa. Dopo ha raccontato altre volte questo episodio, non si sa se interamente inventato o distorto dalla sua mente malata. La persona che descriveva mio marito ha detto che esiste davvero, lui lo conosce come un mezzo cretino, ma io credo che non l’ho mai conosciuto, non solo perché non sono mai stata a balli aziendali, che trovo di una tristezza infinita, ma se io avessi conosciuto altrove questo tizio e lui ricordasse male il luogo della presentazione di certo la squilibrata non avrebbe mai potuto farsi passare per me: non abbiamo proprio nulla in comune! Se uno mi ha visto almeno una volta non può ravvisarmi in un soggetto così diverso!”
“Io non l’ho mai vista da vicino ma effettivamente non mi sembra…”
“Ha un viso triangolare, magro e il mio è tondo e con gli zigomi alti… E’ una nana, tanto che io vicino a lei mi sento alta! Ha pochi capelli di un incerto castano…io, lo vede, ho una massa di capelli scuri!”
“Mi sembra bionda….”
“Perché si schiarisce con delle “mèches”… Ma, al di là del colore dei capelli che una donna può anche cambiare… proprio non si può, nell’insieme, ravvisare la mia persona in quella lì!Quindi, o quello ha conosciuto qualche signora che le assomiglia e quando la pazza si è presentata con il mio nome ha erroneamente confuso un collega con un altro, o si è inventata parte dell’episodio.”
“E’ comunque scorretto usare il cognome di qualcun altro.” Disse seria Luisa.
“Ma è pazza veramente, non per insulto: è malata, credo si tratti di un grave disturbo della personalità. Pensi che fra le mille follie che non sto a raccontarle si era messa in testa di regalare al mio figlio medico una cravatta... a tutti i costi. Io avevo rifiutato di prenderla e lei sa cosa ha fatto?"
"Cosa?"
"Gli ha telefonato a casa alle sette del mattino per dirgli che gli voleva regalare la cravatta ed io non avevo voluto prenderla!"
"Alle sette del mattino?!"
"Ebbene sì e mio figlio, che come sa vive solo, mi ha detto "Mamma, quella pazza mi ha telefonato a quell'ora per dirmi che mi voleva regalare una cravatta, ed io avevo fatto la notte di guardia in ospedale e mi ero appena addormentato!"
"Ma pure se non avesse fatto la guardia, se invece dormiva da tutta la notte, non si telefona alla gente a quell'ora, a meno che non sia successo qualcosa di grave o di importante!"
"L'unico modo per difendersi da certa gente è stare loro lontani." Concluse la signora e Luisa assentì.