domenica 22 ottobre 2017

La Scuola colpevole di tutto

La mia lunga esperienza di vita, 71 anni fra pochi giorni, vissuta lucidamente, sempre presente ai fatti che accadevano, umilmente cercando sempre di capire e di analizzare i pro e i contro, mi consente di dire che mai si era vista tanta follia generale anche nelle Istituzioni, una volta baluardo imprescindibile delle follie individuali senza il quale nella società umana si instaura il caos e il disordine.
La Scuola è diventata la discarica di ogni responsabilità, sia dell'Istituzione che la dovrebbe gestire, sia dell'individuo genitore che ha la responsabilità sui figli minori.
Non voglio qui elencare le mancanze vergognose del MIUR nei riguardi di chi Dirige le Scuole e dei docenti e, per l'edilizia scolastica e relativa manutenzione delle Scuole, le irresponsabilità dei Comuni  e delle Provincie, né tirare in ballo la Politica, massima responsabile in assoluto della trascuratezza verso un'Istituzione importantissima che forma le generazioni future del Paese, qui voglio parlare delle follie dei genitori di questi poveri uomini e donne del futuro. 
Chi vive nella Scuola ne sente e ne vede di tutti i colori ogni giorno, ma solo poche follie conquistano le cronache dei giornali, delle televisioni e delle radio, insomma dei mezzi di comunicazione in generale.
Prendo lo spunto da una delle ultime:
Da: Il Piccolo 18 ottobre 2017

Gorizia, il Tar promuove il bocciato: «Suo padre non sapeva»

I giudici accolgono il ricorso dei genitori separati di un alunno: «Solo la mamma fu avvisata dello scarso rendimento, così fu impedito al padre di intervenire»

«Ma così si dà ai figli un messaggio di sfiducia»

TRIESTE. «I professori si stanno mettendo sulla difensiva. Sempre più spesso nei consigli degli insegnanti sento dire “facciamo così per star tranquilli coi genitori”, per evitare proteste e ricorsi»
TRIESTE. Il pordenonese Enrico Galiano insegna materie letterarie in una scuola media di Pravisdomini, è nella classifica dei migliori cento professori d’Italia stilata da Masterprof.it, ha creato la cliccatissima webserie “Cose da prof” ed è reduce dalla fortuna del suo ultimo romanzo “Eppure cadiamo felici”, storia di un’adolescente con qualche problema di relazione coi coetanei.
Galiano, il fenomeno dei ricorsi è in aumento?

Perché le famiglie non si fidano più?

A casa si può avere la visione di un ragazzo intelligente che non si applica e subito si pensa che la colpa sia dei docenti. Ma in caso di bocciatura la responsabilità va divisa equamente: 33% gli insegnanti, 33% la famiglia e 33% il ragazzo. Con un ricorso pare invece che sia tutta colpa della scuola. Vale il discorso delle opinioni su questioni scientifiche: oggi sembra che tutti siano in grado di dire la loro e, così come si spiega al medico come si fa il medico, ci si arroga il diritto di insegnare all’insegnante il suo lavoro.

I docenti come devono comportarsi con le famiglie?

Non devono prendere le accuse sul personale ma cercare di spiegare via via e con trasparenza le decisioni, cercando di aprire a una sinergia coi genitori.

Quanto pesa una separazione nel percorso di un dodicenne?

Può pesare moltissimo. Se il ragazzo è particolarmente fragile ci sono ricadute su rendimento e capacità di crescere in modo sano. Ho visto ragazzi molto bravi risentire di certe situazioni.

Che idea si è fatto del caso di Gorizia?

Difficile parlare senza conoscere le cose da vicino. Mi pare una situazione obliqua, perché la scuola ha avvisato la famiglia ma il giudice ha ritenuto insufficiente la comunicazione causa qualche lacuna formale.

È stata presa la scelta giusta per il ragazzo?

Gli insegnanti hanno deciso di fermarlo, certo non per un approccio punitivo: simili decisioni vengono prese domandandosi se sia più utile dal punto di vista educativo promuovere o bocciare. La prima cosa cui penso è però la decisione della famiglia, che invia al ragazzo un messaggio di sfiducia verso insegnanti e istituzione scolastica. Penseranno sia positivo aver preso questa linea, hanno mostrato invece che qualcosa si è rotto nel rapporto scuola-famiglia.

Ha ancora senso bocciare un dodicenne?

Al di là di questo caso, credo serva una piccola rivoluzione. Si decida tutti assieme che fino a 13 anni la bocciatura non si fa più, come già accade in altre parti del mondo dove il lavoro sul profitto si affianca a quello su autostima e crescita personale dei ragazzi. Oppure torniamo alla scuola selettiva degli anni Cinquanta, dove nozioni e conoscenze contavano più della maturazione personale.



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