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"Chi l'ha visto?": Antonio Logli in appello, Roberta
Ragusa sparita
per dispetto?
Nell'ultima puntata in diretta in prima serata di questa edizione Federica Sciarelli si occupa del processo Ragusa: più di cento pagine per spiegare le motivazioni della richiesta d’appello. E’ quello che hanno prodotto gli avvocati della difesa di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa condannato a 20 anni di reclusione con il rito abbreviato. I legali citano anche il caso di un uomo condannato negli anni cinquanta per l'omicidio del fratello scomparso, che si poi fece vivo dopo otto anni. In primo grado Logli è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario della moglie e di averne distrutto il cadavere. Roberta, sparita nella notte del 13 gennaio 2012, non avrebbe mai abbandonato i suoi figli.
La difesa è un diritto di tutti, ma è sconcertante come gli avvocati siano costretti ad arrampicarsi sugli specchi solo per mettere insieme un quadro difensivo. Storie improbabili se non addirittura inverosimili vengono montate su pur di dimostrare che un assassino non è tale. In questo caso si vuole montare la tesi che in realtà Roberta è viva e da più di 5 anni "si nasconde per dispetto"! In una notte gelida si è allontanata a piedi in pigiama, non è mai tornata a prendere i suoi documenti né un pò di soldi ed è sparita nel nulla. Questo essere invisibile si nasconde a tutti. Chissà come vivrà e dove, infischiandosene alla grande della sofferenza dei suoi figli: lasciando allora una bimba di 10 anni e un adolescente di 15 che, angosciato, contattò per primo la trasmissione "Chi l'ha visto?".
Per tenere in piedi un simile castello inverosimile si porta ad esempio un caso unico, di cui ho esatta memoria anch'io, (quanto è importante aver vissuto tanto e lucidamente), che riguardò un uomo, un rozzo e cattivo personaggio che litigava con suo fratello forse per questioni di interessi di terre, il quale rimase nascosto per far credere di essere stato ucciso dal fratello che fu messo in galera per questo. Compiuta la sua rozza vendetta per le liti fra loro, si ripresentò e il fratello fu liberato.
Niente amatissimi figli da cui stare lontano "per dispetto" nel caso portato ad esempio dagli avvocati.
Nessuno confessa, sono tutti innocenti, nessun pentimento: la donna che trucidò il suo tenero figlioletto a Cogne, che si spinse a recite lacrimose in televisione, che tentò di scaricare la sua colpa addosso ai poveri vicini di casa... Così Stasi, che ha provato insieme a sua madre a gettare la sua colpa sulle spalle di un amico del fratello di Chiara, più piccolo e che frequentava poco quella casa per il fratello della povera uccisa. E altra madre mostro, quella che ha strozzato e poi gettato come spazzatura il suo povero bambino di otto anni, che ha tentato prima di incolpare la scuola dove non lo aveva mai portato, poi si è scagliata contro sua madre recitando una scena in cui le chiedeva aggressivamente "dove hai messo mio figlio", infine si è buttata a calunniare il suocero per vendicarsi del marito che, a differenza del padre del bimbo di Cogne, ha avuto una reazione sana allontanandosi dall'assassina.
E' di questi giorni anche il processo d'appello per l'uccisione della piccola Yara: anche qui, sempre scalando gli specchi, gli avvocati si presentano con una foto da satellite dove si dimostrerebbe che fino al 24 gennaio 2011 il corpo di Yara non c'era dove è stato ritrovato.
Però non sanno dimostrare come mai il DNA dell'assassino era addosso alla piccola.
Ma si sa, anche la madre dell'assassino non ha un buon rapporto con il DNA... visto che nessuno dei suoi figli ha quello del padre di cui portano il nome...