Genova - Tutto sembrava procedere senza scossoni, con l’assessore Carmencita Mangano, dalla Sicilia per rappresentare le Regioni italiane, esultante perché «gran parte dei nostri suggerimenti sono stati accolti, è un risultato importante». Invece no. Invece, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale del Piano nazionale per l’integrazione dei migranti (giovedì prossimo a Roma), arriva il “no” secco di tre regioni del Nord. Liguria, Lombardia e Veneto si mettono di traverso, contestano il documento, aprono il fuoco di sbarramento: «Questo documento - dicono - vuole rendere ufficiale la resa dell’Italia di fronte all’invasione di clandestini che stiamo subendo».
Non è escluso, adesso, che i tre governatori partecipino personalmente alla presentazione del rapporto per esprimere il loro secco diniego direttamente al ministro dell’Interno Minniti. Un piano elaborato dal governo in collaborazione con il ministero del Lavoro, le Regioni Piemonte e Sicilia, l’ Anci, l’Ufficio anti-discriminazioni, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un piano che il ministero puntava a licenziare la prossima settimana dopo che il ministro l’aveva promesso a febbraio.
Che cosa c’è, nelle 150 pagine che illustrano il Piano? Si parla di temi quali l’assistenza sanitaria, l’inserimento socio-lavorativo, la formazione linguistica, il ricongiungimento familiare, l’istruzione e il riconoscimento dei titoli di studio, per chi sbarca in Italia. Non è soltanto un libro dei sogni: una volta ottenuto il via libera, le linee guida indicate diventeranno vincolanti per le amministrazioni locali (Regioni e Comuni) e il semaforo rosso delle giunte di Toti, Maroni e Zaia non sarebbe sufficiente a bloccarle, perché l’approvazione non richiede l’unanimità.
Ma quali sono i punti più importanti (e contestati) del Piano, che il Secolo XIX ha letto in anteprima?
Il sistema. Il modello di accoglienza in Italia dovrà diventare unico, quello dello Sprar, con il superamento di altre formule, quali i Cas. Per chi ha poca confidenza con queste sigle, significa che dei migranti sul territorio si dovranno far carico le amministrazioni locali, che così controlleranno le sedi e le modalità dell’accoglienza; dovrà essere superato l’esperienza degli appartamenti presi in affitto dalle prefetture e affidate a coop e ad altri enti di accoglienza.
Il primo approccio
Spiega il documento che «lo strumento cardine per l’integrazione rimane il progetto personalizzato che deve essere impostato, seguito e monitorato per ogni singola persona accolta, da personale specializzato».
Genova - Tutto sembrava procedere senza scossoni, con l’assessore Carmencita Mangano, dalla Sicilia per rappresentare le Regioni italiane, esultante perché «gran parte dei nostri suggerimenti sono stati accolti, è un risultato importante». Invece no. Invece, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale del Piano nazionale per l’integrazione dei migranti (giovedì prossimo a Roma), arriva il “no” secco di tre regioni del Nord. Liguria, Lombardia e Veneto si mettono di traverso, contestano il documento, aprono il fuoco di sbarramento: «Questo documento - dicono - vuole rendere ufficiale la resa dell’Italia di fronte all’invasione di clandestini che stiamo subendo».
Non è escluso, adesso, che i tre governatori partecipino personalmente alla presentazione del rapporto per esprimere il loro secco diniego direttamente al ministro dell’Interno Minniti. Un piano elaborato dal governo in collaborazione con il ministero del Lavoro, le Regioni Piemonte e Sicilia, l’ Anci, l’Ufficio anti-discriminazioni, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un piano che il ministero puntava a licenziare la prossima settimana dopo che il ministro l’aveva promesso a febbraio.
Che cosa c’è, nelle 150 pagine che illustrano il Piano? Si parla di temi quali l’assistenza sanitaria, l’inserimento socio-lavorativo, la formazione linguistica, il ricongiungimento familiare, l’istruzione e il riconoscimento dei titoli di studio, per chi sbarca in Italia. Non è soltanto un libro dei sogni: una volta ottenuto il via libera, le linee guida indicate diventeranno vincolanti per le amministrazioni locali (Regioni e Comuni) e il semaforo rosso delle giunte di Toti, Maroni e Zaia non sarebbe sufficiente a bloccarle, perché l’approvazione non richiede l’unanimità.
Ma quali sono i punti più importanti (e contestati) del Piano, che il Secolo XIX ha letto in anteprima?
Il sistema. Il modello di accoglienza in Italia dovrà diventare unico, quello dello Sprar, con il superamento di altre formule, quali i Cas. Per chi ha poca confidenza con queste sigle, significa che dei migranti sul territorio si dovranno far carico le amministrazioni locali, che così controlleranno le sedi e le modalità dell’accoglienza; dovrà essere superato l’esperienza degli appartamenti presi in affitto dalle prefetture e affidate a coop e ad altri enti di accoglienza.
Il primo approccio
Spiega il documento che «lo strumento cardine per l’integrazione rimane il progetto personalizzato che deve essere impostato, seguito e monitorato per ogni singola persona accolta, da personale specializzato».
Meno male che queste tre Regioni si oppongono al piano preordinato che, nonostante la maggioranza degli Italiani avversi questa invasione e lo spalmare per l'Italia tutta questa gente da mantenere, il governo PD manda avanti in quello che ormai appare sempre più come un disegno perverso per cambiare l'Italia in peggio e a spese del popolo italiano.
Sì, ahimé, ora ho capito che dietro c'è un disegno e l'autore è il PD renziano, ma anche quelli più a sinistra di lui.
Le rivelazioni della Bonino e le categoriche affermazioni di Francia, Spagna, Germania e altri hanno messo drammaticamente a nudo che qui tutti entravano per scelta dissennata e criminale di chi ci governava e continua a governarci nostro malgrado.
Per me, non lo nascondo, è una grande delusione. L'ennesima in politica. Non riesco ad arrendermi al cinismo e al catastrofismo di chi mi dice che "è tutto inutile", "tutto è corrotto", "sono tutti uguali".
Possibile che non ci sia un politico a cui sta a cuore l'Italia?
Questo Piano nazionale per l’integrazione dei migranti mette paura!
Questi sono pazzi! Come si permettono di decidere per noi il futuro dell'Italia imponendoci di mantenere questa gente?
Con quale maggioranza?
Quelli che voteranno lo ius soli sono complici: Alfano e i fuoriusciti come lui dal partito di Berlusconi in testa!
Dovranno pagare questo sfascio! Che la gente la smetta di lamentarsi e reagisca, con proteste civili ma sentite e vigorose!
Liguria, Lombardia e Veneto mantengano il punto: sono la speranza di questa Italia morta.
Nell'articolo de Il Secolo XIX si legge con sconcerto lo spiegamento di varie Istituzioni, fra cui il Ministero del Lavoro!
Rita Coltellese *** Scrivere: Continua la follia masochistica
In questo mio post del 2015, di cui do il link qualora si voglia rileggerlo, avevo riportato l'intenzione di Alfano di utilizzare i migranti, entrati senza essere richiesti e mantenuti con i soldi dei cittadini italiani, per far loro guadagnare il loro mantenimento, ma è arrivato Migliore, del PD, dicendo che no, dovevano essere retribuiti con tanto di contributi!
Quale lavoratore italiano ha questo privilegio che gli danno vitto, alloggio, pulizia oltre la paga e i contributi?
Ora, si legge nel piano respinto da tre Regioni, questo vogliono istituzionalizzarlo a livello nazionale!
Ribelliamoci a questa politica imposta e folle, facciamolo finché siamo in tempo.
Ora è chiaro, ha ragione chi dice che c'è in atto un tentativo, in gran parte riuscito, mancano solo un poco di ritocchi legislativi, di sostituzione etnica: fuori i laureati, specializzati, addottorati, e dentro masse arretrate meglio manovrabili.
D'altra parte non l'aveva detto l'inamovibile Ministro del Lavoro Poletti?
Rita Coltellese *** Scrivere: Continua la follia masochistica
In questo mio post del 2015, di cui do il link qualora si voglia rileggerlo, avevo riportato l'intenzione di Alfano di utilizzare i migranti, entrati senza essere richiesti e mantenuti con i soldi dei cittadini italiani, per far loro guadagnare il loro mantenimento, ma è arrivato Migliore, del PD, dicendo che no, dovevano essere retribuiti con tanto di contributi!
Quale lavoratore italiano ha questo privilegio che gli danno vitto, alloggio, pulizia oltre la paga e i contributi?
Ora, si legge nel piano respinto da tre Regioni, questo vogliono istituzionalizzarlo a livello nazionale!
Ribelliamoci a questa politica imposta e folle, facciamolo finché siamo in tempo.
Ora è chiaro, ha ragione chi dice che c'è in atto un tentativo, in gran parte riuscito, mancano solo un poco di ritocchi legislativi, di sostituzione etnica: fuori i laureati, specializzati, addottorati, e dentro masse arretrate meglio manovrabili.
D'altra parte non l'aveva detto l'inamovibile Ministro del Lavoro Poletti?
Poletti: “Giovani italiani vanno all’estero? Alcuni meglio non averli tra i piedi”. Poi le scuse. Utenti su Twitter: “Dimissioni”
CERVELLI IN FUGA
Il ministro parla dei giovani che espatriano: "Non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola". E quando le sue parole diventano un caso rilanciato da agenzie e social, fa dietrofront: "Mi sono espresso male". Critiche da sinistra. Civati: "Incommentabile". Vendola: "Si tolga dai piedi lui"